“Il giusto modo di procedere all’iniziazione amorosa è quello di partire dalle cose belle di questa terra, ma avendo in ogni istante per suprema meta, quella suprema Bellezza da raggiungere come per gradini in una scala ascendent…” (Platone, Convito, 211 b-c).
Al corpo e all’amore corporeo, da millenni, si assegna il ruolo di una dimensione che l’essere umano deve travalicare per giungere a più alte mete eppure, l’esperienza corporea è stata ricollocata nelle discipline psicologiche. La nozione freudiana di pulsione, concetto limite tra lo psichico ed il somatico, assegna al corpo l’origine della vita mentale, la dicotomia piacere-dispiacere, che Freud pone alla base della dinamica psichica, rimanda alla dimensione corporea. Lo sviluppo dell’identità di genere non può prescindere dalla corporeità, che assume un ruolo centrale durante l’intero arco della vita di un individuo ma, soprattutto, nel processo di costruzione dell’identità, durante l’adolescenza, trova il suo picco, quando, secondo Laufer, l’individuo deve riorganizzare la propria immagine corporea, integrandovi i genitali maturi e, al contempo, affrontare la perdita del corpo infantile. I Il processo di costruzione dell’identità di genere è presente nei maschi quanto nella femmine tuttavia, il percorso maschile appare più difficile e accidentato. Il corpo assume significati simbolici e valoriali dai quali precipitano stereotipi e pregiudizi caratteristici di epoche storiche e culture, con un’origine antica e centrata sul dimorfismo di genere. Le trasformazioni del pensiero scientifico e socioculturale conducono alla coesistenza, nell’immaginario collettivo, di rappresentazioni del femminile e del maschile che provengono dal vecchio e dal nuovo, con ricadute non trascurabili sullo sviluppo dell’identità sessuale nel maschio. Nella nostra cultura echeggia ancora l’idea aristotelica: “… la donna è come un uomo sterile. La femmina è infatti contraddistinta da una certa impotenza: non è in grado, a motivo della sua natura fredda, di operare la cozione del seme a partire dall’alimento ultimo (il fluido mestruale) (…) Poiché il maschio apporta la forma e il principio del mutamento, e la femmina il corpo e la materia (…) Pertanto se uno è attivo e soggetto di trasformazione, l’altro è passivo e oggetto di trasformazione …” (Riproduzione degli animali) Continuiamo ad associare alla femminilità l’idea della passività e alla mascolinità quella della azione che diventa un mandato sociale a cui il maschio deve rispondere e conformarsi, secondo modelli di comportamento sessuale che conferiscono scarsa importanza alle relazioni intime, alla conoscenza di sé e del proprio corpo.
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Tra i nuovi contributi Claud Crépault in “Dal seme di Eva” introduce il concetto di “protofemminilità” la cui fondatezza è ormai accertata: il programma biologico è universalmente e, di base, femminile; scoperta che stravolge l’idea protofallica dalla quale culturalmente proveniamo ma, non la smantella nell’immaginario sociale e culturale. La formazione dell’identità di genere maschile passa attraverso una forte spinta a differenziarsi dal femminile, per giungere alla costruzione di rappresentazioni di sé, delle relazioni, del corpo sessuato socialmente accettabili. L’immagine del corpo elaborata dalla donna contiene l’idea di uno spazio interno, luogo di processi vitali legati alla sessualità. L’immagine corporea maschile fa riferimento a percezioni di superficie legate a ciò che avviene sul corpo, in termini di sensazioni, ciò che si fa con il corpo, in termini di prestazioni, l’idea di un dentro è difficilmente concepibile. L’immagine corporea è focalizzata sui genitali e sull’esperienza sensoriale che ne deriva, elementi questi che assumono il forte significato dell’acquisizione di un’identità che abbia valore. Nel maschio, di ogni età, è presente il bisogno di affermare, manifestare e controllare la propria virilità, con riferimento a rappresentazioni stereotipate, sulla base delle quali si costruiscono i ruoli di genere, all’interno della cultura di appartenenza, a cui il maschio sente di doversi adeguare. L’acquisizione dell’identità maschile risulta rigida poiché risponde ad un mandato proveniente dall’esterno con la conseguenza di una maggiore vulnerabilità. A complicare il compito, i ruoli di genere sono diventati meno rigidi; diversi studi mostrano che la liberalizzazione sessuale, la maggiore intraprendenza delle donne in ambito relazionale e professionale, hanno generato un’insicurezza maschile che si è tradotta in una crescente numero di casi di disturbi sessuo-relazionali. La spinta alla differenziazione rispetto al femminile, inoltre, richiede l’uso di aggressività e la tendenza a fare esperienze, cui si associa una condizione comune ai due sessi ma, maggiormente spiccata nei maschi: la maturazione dei processi cognitivi, nella prima fase dell’adolescenza, non consente un’adeguata percezione del rischio. I maschi sono maggiormente esposti, mascolinità e giovane età sono considerati fattori di rischio per l’uso di sostanze, comportamenti antisociali, incidenti. “L’adolescente è un individuo che si ammala poco ma muore spesso”. Emblematico di tale condizione è il contributo di Grosso quando rappresenta i rischi cui vanno incontro gli adolescenti maschi con l’acronimo delle tre V: Violenza, Velocità, Virus. I comportamenti maschili in ambito sessuo-affettivo sono sostenuti da un’idea della virilità misurata sul numero di rapporti sessuali, numero delle partner, su una sessualità concepita come impulso incoercibile. La scarsa attenzione che nell’educazione dei maschi è stata prestata allo sviluppo di competenze legate all’espressività emotiva, alla comunicazione interpersonale, all’empatia, alla negoziazione con l’altro, alla conoscenza del corpo, in favore di una centratura sulla efficienza e sulla performance, ha generato una limitata capacità dell’accettazione corporea, la produzione di aspettative sessuali incongrue. Quest’ultimo aspetto ha inciso notevolmente su un sempre maggiore ricorso, in giovane età, a prodotti e farmaci che influiscono sulla funzionalità sessuale (inibitori della fosfodiseterasi 5, ormoni della crescita, anabolizzanti, ansiolitici, antidepressivi), come pure sull’incremento delle richieste nel settore della chirurgia estetica peniena in assenza di difettualità organica. Per aiutare i giovani di sesso maschile a costruire una vita sessuo-affettiva soddisfacente è necessario fornire strumenti che favoriscano lo sviluppo di competenze relazionali ed emozionali: conoscere il proprio corpo, saper riconoscere le intenzioni proprie ed altrui, integrare gli impulsi in una relazione affettiva in cui si che tenga conto dell’altro e alla quale si assegni un senso. È nostro compito accompagnare l’adolescente nel percorso di ricerca dei significati delle esperienza di crescita, maturazione sessuale e relazione.
Ielena Caracci
Psicologa, psicoterapeuta
Esperta in psicologia del lavoro
Esperta in psicologia giuridica Sessuologa clinica