Una notizia che alcuni non ritenevano sorprendente, che per altri invece è stata un fulmine a ciel sereno. Giorgio Zaccagnini, consigliere comunale e segretario PD, ha rassegnato le dimissioni da quest'ultima carica e nella lunga intervista rilasciata a Velletri Life spiega le ragioni di una scelta sofferta e meditata.
Dopo due anni di mandato ti sei dimesso da segretario del Partito democratico di Velletri
Non è stata una scelta facile, ma erano mesi che riflettevo sull'opportunità di presentarle. Quando nel 2017 ho deciso di mettermi in gioco il partito era praticamente sotto un treno e alla vigilia di un appuntamento decisivo come le elezioni amministrative. Nonostante la mia netta contrarietà a temi quali “la rottamazione”, o la questione anagrafica in politica, pensai allora che i miei 29 anni e il mio profilo potessero aiutare a dare un'immagine nuova al Pd, a farlo uscire dall'angolo, a far sentire direttamente protagonista una generazione che fino a quel momento aveva contribuito da gregari ai successi delle amministrazioni di centrosinistra. Ho stretto un patto politico intergenerazionale su una prospettiva chiara, che diede anche il titolo alla mia mozione congressuale: esaltare tutto quello che avevamo in comune.
E allora perché le dimissioni? È venuto meno quel patto?
In parte si. Le mie dimissioni oggi chiudono quell'esperienza ma non ne sanciscono il fallimento, anzi tutt'altro. Spero servano proprio a ritrovare quel senso comune sommerso dai troppi individualismi che stanno annichilendo pericolosamente l'azione politica dell'amministrazione Pocci. Purtroppo non sempre tutto va come vorremmo, soprattutto in politica, dove i compromessi sono il pane quotidiano del nostro agire. È indubbio però che qualcosa oggi non sta funzionando e non è mettendo la testa sotto la sabbia che ne usciremo. In questo senso, prima di sollecitare una svolta negli altri, penso che bisogna avere la coerenza e il coraggio di provare ad imprimerla direttamente, con azioni e scelte chiare e quindi mi sono dimesso da segretario politico del partito più grande della coalizione. Non credo infatti che quello scatto indispensabile al centrosinistra veliterno per non deludere le aspettative della città possa davvero realizzarsi senza la piena consapevolezza del Partito democratico. Mi è sembrato corretto iniziare da lì.
Quindi niente scissione, resti nel Pd?
Assolutamente si. Le ho sempre rispettate ma non ho mai condiviso le scissioni. Indeboliscono chi rimane e chi se ne va. Io resto e continuerò a battermi per le mie idee dentro il PD, senza paura di finire in minoranza. Credo che la pluralità sia un valore in grado di arricchire una comunità politica, mi annoierei a morte in un partito personale partecipato da individualità che arrivano a pensarla tutte allo stesso modo solo per idolatrare un leader. Si finisce per essere tifosi fedeli, io invece ho sempre preferito e praticato la lealtà politica.
Però hai invocato una svolta per l'amministrazione Pocci...
Ho profondo rispetto per i ruoli e per la politica. Mi sono confrontato più volte con il sindaco e ho espresso tutte le mie perplessità fin dal primo momento in cui ci ha comunicato la squadra che avrebbe poi dato vita alla sua amministrazione. A un anno e mezzo di distanza, resto convinto del fatto che gli amministratori del PD in primis, e quindi assessori e consiglieri comunali, possano e debbano fare di più. Innanzitutto cominciando a svolgere la loro funzione politica all'interno degli organi collegiali. Riscontro purtroppo una debolezza imbarazzante del PD in Giunta e in Consiglio comunale che non rispecchia affatto i numeri e le percentuali uscite dal voto popolare, né le aspettative della cittadinanza. Siamo giovani, è vero, alcuni di noi anche anagraficamente parlando, ma questo non può più essere un alibi. Per usare un termine calcistico, potrei dire che la squadra appare squilibrata e quindi potrebbe essere il caso di cominciare a correggere qualcosa per rimanere competitivi nella categoria. E attenzione, non è sempre un problema di giocatori, per quanto continuo a credere che si è tutti importanti e nessuno indispensabile. Si tratta invece sicuramente di contenuti e di come si intende affrontarli in una visione di campo che deve rimanere estremamente chiara nonostante le difficoltà che oggi appaiono evidenti ad ogni livello di governo. Quel campo è il centrosinistra, senza ambiguità o tentazioni di svolte incomprensibili, dettate magari dalla tentazione di seguire i sondaggi o le mode del momento.
Quali possono essere i contenuti di cui parli?
Pensiamo per esempio alle immagini drammatiche che arrivano dai comuni italiani alluvionati. Le stesse voragini che hanno interessato una parte del nostro territorio, non ci impongono forse una riflessione che vada oltre l'ordinario ripristino della viabilità per quanto necessario e urgente? Non è forse il caso di elaborare un piano straordinario contro il dissesto idrogeologico per mettere in sicurezza il territorio da questi eventi atmosferici straordinari che ormai sono diventati la normalità? Potremmo coinvolgere la società civile, farci aiutare, ricercare sostegni economici sovracomunali e sviluppare a partire da questo anche una visione di lungo periodo per la nostra città. Comprendo e conosco perfettamente l'urgenza e la necessità per la politica di dare risposte ai cittadini nell'immediato, ma non può rimanere l'unica preoccupazione di chi amministra. In questo senso, prendiamo ad esempio il nuovo sistema di illuminazione che stiamo apprezzando proprio in queste settimane a Velletri: un intervento innovativo di sostenibilità ambientale realizzato grazie al PD e all'intuizione dell'ex vicesindaco Marcello Pontecorvi che insieme all'ex sindaco Servadio hanno perfezionato un project financing specifico e mirato, nonostante sapessero bene che i frutti di quel lavoro ambizioso sarebbero stati raccolti dalle amministrazioni comunali successive. È un esempio secondo me calzante di come la presenza di una visione in politica riesca a migliorare realmente la vita dei cittadini, molto di più dell'ordinaria amministrazione. Ma gli ambiti di possibile intervento sono davvero svariati, se smettiamo di preoccuparci solo della quotidianità. C'è il commercio, che attraversa una crisi mondiale rispetto alla quale, nel nostro piccolo, avevamo preso in considerazione l'idea di trasformare il mercato coperto di piazza Metabo in un contenitore fruibile da vivere tutti i giorni tutto il giorno, sulla falsa riga delle trasformazioni che hanno interessato le grandi città e i loro mercati rionali. Potrebbe essere davvero una boccata d'ossigeno per il nostro centro storico, ma non è certo una rivoluzione, perché di questo parliamo, che si può compiere da sola mentre noi corriamo dietro alle esigenze quotidiane.
Insomma pare di capire che al centrosinistra occorra una visione?
Esatto, penso proprio che una visione nuova di lungo periodo sia la chiave per uscire da questa situazione di difficoltà oggettiva. E non credo che si sia esaurita con le amministrazioni precedenti, si tratta solo di focalizzare l'attenzione sul tipo di città che vogliamo lasciare al termine del nostro mandato. Che certamente non può essere la stessa che abbiamo trovato. Una nuova visione condivisa sulla quale fondare un patto di governo, che incroci i sentimenti e le aspettative dei cittadini e sia in grado di coinvolgerli nella sua realizzazione. Questa infatti è una sfida che non può avere solo gli amministratori come protagonisti, ma necessita di una partecipazione ampia di forze politiche e sociali, giovani e meno giovani, che si ritrovano intorno ad un obiettivo comune. È un appello che voglio fare a tutte le realtà e le personalità che si riconoscono in questo campo di azione e vogliono dare una mano a Velletri. Se c'è una cosa che la politica ha smesso di fare infatti, è organizzare la società. E il Pd in questo è assolutamente responsabile e parte del problema perché quando chiamato ad amministrare finisce inevitabilmente per chiudersi nei palazzi. È così anche qui da noi. Davvero pensiamo che la funzione di un politico oggi sia quella di svolgere le stesse mansioni di un dipendente comunale? Possibile che chi oggi è chiamato ad amministrare abbia come unica preoccupazione quella di occuparsi esclusivamente delle deleghe che ha ricevuto dal sindaco? Non credo debba essere così, anzi è un'idea che rifiuto categoricamente soprattutto se penso ai giovani che decidono di impegnarsi in politica.
Non a caso proprio i giovani, se si escludono i sindacati universitari e quindi le città più grandi, appaiono quasi disinteressati ai partiti e alla vita politica nei Comuni. Velletri può fare eccezione?
Io mi sono candidato a consigliere comunale per la prima volta alla soglia dei 30 anni e a quasi 15 dalla mia prima tessera di partito. Volevo essere pronto a questo tipo di impegno, affidarmi il meno possibile all'improvvisazione. Ma soprattutto ho impiegato quel tempo per costruire una rete di connessioni nel mondo giovanile con l'idea di dare una prospettiva alla città prima ancora che al mio partito e al campo del centrosinistra. Penso, magari con poca modestia, di esserci anche riuscito, ma non ho mai creduto che potesse essere sufficiente e purtroppo registro che oggi quella mia preoccupazione non sembra più una nostra esigenza. Tra pochi giorni, il 1 dicembre, ricorre la Giornata mondiale contro l'AIDS e nessuna attività di sensibilizzazione alle giovani generazioni è stata messa in campo dall'amministrazione, per esempio. Le politiche giovanili a Velletri sembrano tornate ad essere due parole vicine senza contenuto, utili solo ad allungare un elenco vuoto e formale di deleghe. Di questo passo il centrosinistra è destinato ad una fine ingloriosa. E davanti a questo scenario, capisci che non puoi passare tutto il mandato a preoccuparti esclusivamente di lampioni e sampietrini.
Sembra un'analisi calzante anche per il centrosinistra nazionale. Come vedi la situazione italiana?
Non a caso nascono i movimenti come le Sardine. Una straordinaria manifestazione plurale di popolo, che tenta coraggiosamente di svegliare il Paese dal torpore e dalla rassegnazione. È composta per lo più da sentimento, certo, ma è il primo passo e anche il più difficile da compiere. Qualcuno con estrema miopia proverà ad intercettare quelle esperienze e a ingabbiarle dentro contenitori più o meno ampi. Qualcun altro sta già cercando l'etichetta perfetta nel tentativo disperato di indebolirne il messaggio. La verità palese, tuttavia, è l'assoluta debolezza della politica e del centrosinistra in particolare. Davanti a questo scenario vorrei che il PD trovasse la forza di assumere una linea politica più marcata, abbandonando quella che appare come una vera e propria paura di prendere decisioni. Perché è arrivato il momento di proposte radicali e perché anche a livello nazionale, proprio come nel locale, evitando di prendere posizione per timore di scontentare qualcuno, si finisce inevitabilmente per non accontentare nessuno.
In questo quadro il nuovo partito di Matteo Renzi aiuta il centrosinistra?
È presto per dirlo ma non ci scommetterei. La corsa al centro sembra già una strategia fallita prima ancora di cominciare. Tanto che sento parlare di endorsement a personalità come Renata Polverini, quella che durante la campagna per le regionali del 2010 di giorno saliva sui palchi ad insultare i contestatori apostrofandoli “zecche di sinistra” come a Genzano e poi di notte finiva tra i suoi sostenitori a fare i saluti romani. Un pessimo inizio direi. Per non parlare delle invettive di Renzi contro la magistratura. Sembra di essere tornati ai tempi di Berlusconi, con la differenza di non poco conto che a Renzi sembrano mancare i voti.
Italia Viva appare una mina vagante per il governo Conte, sarà così anche a Velletri con l'amministrazione Pocci?
A Velletri è diverso, come sempre accade tra i vari livelli di governo. Qui se il centrosinistra fa le cose fatte bene, Italia Viva sarà sicuramente un valore aggiunto. La scelta di campo è netta e la storia che contraddistingue le personalità che in queste settimane hanno aderito a quel progetto non lascia spazio a dubbi di interpretazione. Certo non è sufficiente, come non basta il Pd. Ecco perché auspico e continuerò a lavorare per l'unità di tutto il centrosinistra. In parte e con senso di responsabilità ci eravamo riusciti per le amministrative del 2018. Ad un anno e mezzo di distanza le cose sono già cambiate e non è certo un segnale incoraggiante. Anzi credo che sia uno dei problemi che faremmo bene ad affrontare e correggere.
n'ultima battuta su due grandi questioni che coinvolgono Velletri: il nuovo progetto di discarica in contrada Lazzaria e la sorte dell'Ospedale “Paolo Colombo”. Qual è la tua opinione?
Sul nuovo progetto presentato da imprenditori privati per la realizzazione di una discarica a Velletri, il Consiglio comunale si è espresso contrariamente all'unanimità. Un segnale importante e adesso l'amministrazione sta lavorando alle osservazioni da presentare per scongiurare questo ennesimo tentativo di devastare il nostro territorio per salvare Roma. La sindaca Raggi pensa di scaricare le sue responsabilità e le conseguenze dell'immobilismo della sua amministrazione sulla Provincia di Roma. Un atteggiamento vergognoso e non all'altezza della Capitale d'Italia. Noi ci faremo trovare compatti a salvaguardia delle nostre zone agricole. Resto fiducioso che la politica regionale, come già successo in passato, saprà ascoltare le istanze che provengono da Velletri. E in questo anche i consiglieri regionali del territorio saranno validi alleati.
Per quanto riguarda l'Ospedale, l'abbiamo sempre difeso da ogni tentativo di attacco ai servizi che offre. In passato siamo arrivati ad occupare la Sala consiliare per scongiurarne il declassamento e se dovesse servire non ci tireremo indietro nemmeno stavolta. L'Ospedale di Velletri serve una popolazione diversa dal Policlinico dei Castelli e non è smantellando gli ospedali limitrofi che si fa la fortuna del NOC. Su questo il nostro sindaco è stato chiaro più volte e non è solo. Anche qui però non credo che l'intenzione della Regione Lazio vada in questa direzione. Il lavoro di questi anni della giunta Zingaretti sta per portare alla fine del commissariamento della sanità regionale, una svolta epocale, e probabilmente è necessaria una sua riorganizzazione funzionale. Da questo a dire che l'Ospedale di Velletri è finito ce ne passa. Eviterei quindi le strumentalizzazioni politiche, che non fanno la fortuna del nostro territorio, perché a forza di “gridare al lupo al lupo” poi si finisce per non essere più credibili. E non ce lo possiamo permettere.
Rocco Della Corte