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Siete pronti a tornare sulla Luna?

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Siete pronti a tornare sulla Luna? ESA ha preparato un kit multimediale di 39 pagine per rimetterci in viaggio e posare i nostri piedi sul satellite.

Velletri 2030
Basta spostarsi tra le pagine utilizzando l’indice dei contenuti o con le frecce situate nella parte inferiore di ogni pagina. Si può vedere anche sullo smartphone, ma è consigliabile uno schermo grande per immegersi nella Luna. http://esamultimedia.esa.int/docs/HRE/Moon_Media_Kit.pdf

Educare alla bellezza. Nascita e morte dell'amore violento

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Siamo abituati a chiamare “gelosia” forme di controllo sull’altro e non “violenza” come dovremmo, così insegniamo ai ragazzi e alle ragazze che i comportamenti di ricatto emotivo, controllo, manipolazione sono accettabili e leciti.


di Ielena Caracci, psicologo e psicoterapeuta.

L’amore ai nostri tempi

Le coppie che nascono dalle prime esperienze amorose dell’adolescenza, nel nostro tempo, assumono caratteristiche che rimandano a vecchi e nuovi modelli di coppia, ma con una progressiva spinta a basare le relazioni sui sentimenti e sul desiderio delle persone piuttosto che su regole sociali e su modelli normativi; di qui, le modalità di stare con l’altro si sono ridisegnate assegnando centralità al desiderio e alla immediatezza del suo soddisfacimento. L’avvento dello spazio virtuale accessibile a tutti, anticipato dalla letteratura e dal cinema, come sempre avviene, oggi è esistente; i piani di realtà, all’interno dei quali costruiamo le nostre esperienze e gestiamo le relazioni, si sono ampliati: a quella ideativa e a quella tangibile si aggiunge un’altra dimensione. Le persone utilizzano, infatti, la rete per molte delle proprie attività quotidiane siano esse lavorative, ricreative o ludiche ma, anche affettivo – sentimentali – sessuali; ne consegue che una percentuale importante delle relazioni si gioca, all’interno di uno spazio virtuale. Questa porzione di relazioni subisce una contrazione dei tempi di comunicazione e si giova della possibilità costante di contatto e di presenza dell’altro, seppure non fisica. L’espandersi, inoltre, dello spazio di espressione e costruzione dell’identità, che la diffusione dell’uso delle tecnologie ha reso possibile, ha condotto ad una riduzione, se non all’impercettibilità, dei confini tra ciò che è pubblico, privato e intimo nella vita di una persona, con una esposizione di questa che non ha precedenti. In questo variare di modalità, piani, presupposti e punti di riferimento nello stabilire e nel gestire le relazioni, quelle caratterizzate da modalità violente si sono estese. L’individualismo, ricaduta sociale di una scelta solipsistica centrata sul senso di onnipotenza, diviene elemento essenziale di quelle relazioni che poggiano su un pensare, comunicare, agire che non considera l’altro con un perdita del significato che assume la sessualità in termini di espressione affettiva, intesa, intimità, condivisione e bellezza. In linea generale, si può osservare il passaggio da una cultura basata sull’inibizione dell’atto, propria di un tempo antecedente alla seconda metà dello scorso secolo, a una cultura che poggia sull’immediatezza dell’atto stesso, con conseguenze negative sulla capacità di guardare all’altro, elaborare desideri, emozioni, senso di frustrazione, idee, sentimenti, empatia, in una forma diversa da quella del passaggio all’agito. In questa immediatezza del soddisfacimento dei desideri, le modalità di stare nella coppia sono molto diverse rispetto al passato e permettono l’accesso al significato soggettivo che si vuole assegnare all’amore di coppia ma, per questo bisogna essere adeguatamente attrezzati fin dalle prime esperienze perché le relazioni d’amore in adolescenza sono importanti, potenti, coinvolgenti, complesse e formative. Un adolescente deve acquisire gli strumenti di lettura di sé e dell’altro e le competenze per entrare in una relazione sana, intima e basata sul piacere e sulla bellezza. La mancanza di sviluppo di tali strumenti, della consapevolezza di sé nel sentire e nell’agire genera relazioni difficili, spesso basate su forme coercitive scarsamente riconoscibili come tali da chi le agisce e da chi le subisce. 



Quando inizia la relazione d’amore violenta? 

Alla relazione di coppia si accede in adolescenza attraverso un investimento amoroso sull’altro che prescinde dalle sue reali caratteristiche. La graduale separazione dai genitori, inoltre, diventa necessaria per giungere a forme di “amore maturo”. Le relazioni genitoriali hanno un impatto sulla scelta del partner e sull’idea soggettiva di coppia: è frequente che nell'altro si cerchino delle caratteristiche proprie o opposte a quelle di relazioni già note, all'altro è chiesto di aderire a modalità che non gli sono proprie con il risultato che prima o poi si opporrà a tale richiesta. L’unione tra le persone non è affatto semplice, naturale e spontanea, è fatta di molte spinte e complicata dalla mancata acquisizione di competenze specifiche e conoscenza di sé. Si tende, infatti, spesso a non riconoscere le reazioni come personali, se ne assegna la responsabilità all'altro cercando spiegazioni del proprio comportamento all'esterno, ritenendo che sia il partner a suscitarlo. Tutto ciò poggia sulla poca conoscenza di sé e sulla disattenzione alle caratteristiche dell'altro. Stabilire una relazione intima centrata sul riconoscimento della separatezza e quindi anche sul rispetto è frutto di capacità acquisite, laddove queste sono assenti, non trasferite o sviluppate, si cronicizzano forme di ignoranza sulle quali poggia molta parte della violenza di genere. 

Cosa possono fare gli adulti? 

I temi legati alla relazione di coppia si associano oggi alla riflessione sulla violenza di genere e alla necessità di prevenirla, uno degli ambiti prioritari d’intervento nella popolazione dei giovani e dei giovanissimi. I programmi attuati, oltre ad essere numericamente esigui, sono prevalentemente orientati ad insegnare alle ragazze ed ai ragazzi come si possano difendere dal pericolo di eventuali aggressori contribuendo a costruire una rappresentazione duale vittima-carnefice. Interventi così strutturati allontanano dalla possibilità di trasferire conoscenze e competenze per costruire relazioni basate sulla bellezza dell’intimità, della condivisione, del rispetto, dello scambio. Da ciò risulta una relazione amorosa privata del suo significato profondo e della sua funzione evolutiva. Siamo, inoltre, abituati ad utilizzare un linguaggio diverso per ragazzi e ragazze quando parliamo di amore generando due distinte modalità di pensiero e comunicazione circa le relazioni affettivo-sentimentali, che difficilmente, nel corso della vita, potranno integrarsi in una comunicazione sintonica. Nella scuola si trasferiscono competenze per l’agire ecologico, si propongono progetti su molti temi per sviluppare competenze di tipo sociale. L’area dell'affettività e della sessualità, tuttavia, trova ancora un vuoto formativo eppure l’esperienza della coppia è un l'aspetto importante perché coinvolge totalmente ed intensamente la persona fin dalle prime relazioni amorose. L'educazione sessuale è lasciata ai materiali pornografici reperibili in rete dove la relazione affettivo-sessuale e i suoi attori sono rappresentati in modo molto diverso dal reale generando aspettative errate e la ricerca di falsi piani. Quando i ragazzi e le ragazze si avvicinano alle prime esperienze di coppia con competenze adeguate ad entrare in una relazione intima, ad ascoltare se stessi e gli altri, aspettare, sostenere e gestire il proprio desiderio si chiude il varco al controllo, alla manipolazione, alla limitazione della libertà dell’altro, alla violenza. E’ ormai noto come le esperienze di relazione di coppia segnate da forme di violenza, in adolescenza, rappresentino un fattore di rischio per l'uso di alcol, abbassamento del rendimento scolastico, dell'autostima e, soprattutto, per i disordini alimentari e per il suicidio. Lavorare in questo momento del ciclo di vita significa lavorare sul benessere della persona, costruire le fondamenta di relazioni positive e felici e ridurre la violenza domestica in età adulta. 

Il centro Eppur Si Muove proporrà in autunno un incontro dedicato a questo tema in occasione della settimana del benessere sessuale promossa dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, rivolto a genitori, educatori ed insegnanti che vuole essere un’occasione di confronto e scambio sul al fine di poter pensare ed agire al servizio della salute e del benessere della persona nella relazione.


Gianni Oliva a “Velletri Libris” racconterà gli anni “di piombo e di tritolo” del Novecento

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È il giornalista, storico e studioso Gianni Oliva il prossimo ospite della rassegna internazionale “Velletri Libris”, ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri in collaborazione con Fondarc.

di Rocco Della Corte
Sabato 27 luglio, a partire dalle ore 21.00, il noto scrittore presenterà l’ultimo libro da lui pubblicato per Mondadori, “Anni di piombo e di tritolo”, intervistato da Emanuele Cammaroto. Una ricognizione storica a trecentosessanta gradi dal 1969, anno della strage di piazza Fontana, fino agli anni Ottanta. Un periodo storico complesso, pieno di intrighi e insanguinato da attentati di aria matrice, immediatamente successivi al caso Moro. Correnti politiche estremistiche e opposte si rendono protagoniste (o rivendicano) episodi di cronaca che scuotono profondamente il nostro paese, ma il monito di Oliva si rivolge soprattutto alla memoria collettiva: non bisogna ricordarsi solo i carnefici, bensì anche le vittime, altrimenti si crea un pericoloso corto circuito che consentirà alla storia di essere traviata. Prima dell’incontro con l’autore alle 20.00 le degustazioni enogastronomiche a cura di CREA, Casale della Regina, Gelatomania. Operativo come sempre lo spazio bimbi a cura di Fantanimazione, mentre alle 20.45 nell’anteprima premio Rocco Della Corte intervisterà Renato Amoroso, autore del racconto “Bus” contenuto nell’antologia “Per un pugno di storie”. Le letture tratte dal libro di Gianni Oliva, invece, sono state scelte e ridotte da Silvia Ciriaci, che leggerà insieme ad Arianna Zuccaro ed Emanuela Ciarla. L’ingresso alla Casa delle Culture e della Musica è ovviamente libero.

Con Alessandro Robecchi riflessione su “I tempi nuovi”: giornalismo, tv, individualismo e letteratura nel dibattito a “Velletri Libris”

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Un’altra bella serata per la rassegna internazionale di letteratura “Velletri Libris” alla Casa delle Culture e della Musica di Velletri. Ospite dell’appuntamento del giovedì è stato lo scrittore e giornalista Alessandro Robecchi, una delle firme più note e importanti del panorama editoriale italiano, autore del romanzo “I tempi nuovi” edito da Sellerio.


di Rocco Della Corte
Prima dell’atteso incontro con l’autore, il consueto spazio di anteprima riservato al Premio Velletri Libris ha visto protagonista Giordano Vecchietti con il suo racconto “Odysseus”, contenuto nell’antologia appositamente pubblicata con i lavori dei vincitori e intitolata “Per un pugno di storie” (L’Erudita). Dopo la presentazione di Aurora De Marzi, che ha fatto gli onori di casa dando il benvenuto alla folta platea, sono saliti sul palco Alessandro Robecchi ed Emanuele Cammaroto per iniziare la presentazione. Un giallo, che parte da un assassinio, e del quale si può svelare poco davanti al pubblico per non togliere il gusto e il sapore della lettura. Il dialogo si è quindi soffermato prima di tutto sulla città in cui è ambientato il romanzo, Milano: “Sono uscito un po’ dal centro, anche per sottolineare come a pochi metri di distanza vi siano quartieri completamente autonomi e diversi fra loro. Milano è fatta di gente comune, che guarda alla realtà. Lo scenario certe volte diventa quello che dà assolutamente adito alle teorie della tv spazzatura, come un mio personaggio dimostra”. Una digressione, quella sulle trasmissioni che si soffermano sul dolore rendendolo come se fosse uno spettacolo, molto cara a Robecchi: “Io faccio il giornalista da trenta anni, ma capisco perfettamente e delle volte sono anche d’accordo con chi critica i miei colleghi. Va sempre più di moda mettere in piazza il dramma, senza considerare che l’inchiesta stessa è un’altra cosa. I ritmi del giornalismo sono così diversi da quelli della televisione…”. Impossibile, dunque, non spiegare le differenze tra due forme di scrittura così difformi: quella rivolta al lettore di un libro, che coniuga la fantasia alla ricerca, e quella rivolta a chi sfoglia i giornali, sintetica e completa. Robecchi ha individuato nell’assenza di limiti la principale distinzione tra le due possibilità scrittorie: “Avere a che fare con la carta stampata significa adeguarsi alle quaranta, ottanta, centoventi righe. Io che scrivo praticamente tutti i giorni, tranne a Natale forse, con il romanzo non mi sento costretto dai limiti editoriali. Posso dilungarmi e soprattutto inventare le vite degli altri: penso che sia la cosa più bella che si possa fare, considerando che siamo ogni giorno a contatto con centinaia di vite”. L’autore crea quindi un vero e proprio rapporto con le sue creature, e lavora sui livelli di identificazione. Un altro nodo cruciale è quello della proprietà: "Oggi tutto è privatizzato, anche la rabbia. Negli anni settanta la rabbia era vissuta collettivamente e la usavamo per affermare i nostri diritti". Questo processo di privatizzazione generalizzata porta sempre di più verso una visione individualistica della società – e il discorso ha ricordato, in parte, quello di Michela Murgia sulla letteratura degli eroi soli - e una visione del mondo disegnata per segmenti separati e distinti. Così, piuttosto che affrontare il problema della precarietà collettivamente, (precarietà materiale e relazionale: "dopo la guerra eravamo certi che i nostri figli avrebbero vissuto una vita migliore della nostra, oggi invece pensiamo al loro futuro con incertezza e preoccupazione"), andiamo alla ricerca del nemico da combattere (rapporto uno a uno). Al termine dell’interessantissimo dibattito, si è svolto come sempre il firma-copie e poi le foto ricordo a cura di Edoardo Amati. Per “Velletri Libris” un altro successo in attesa della serata di oggi con Gianni Oliva (ore 21 al Chiostro).

Re-stiamo insieme con la Lega Arcobaleno Velletri

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Un duplice evento estivo, per la Lega arcobaleno di Velletri, con due giornate dedicate allo sport ed al teatro, all’insegna dell’inclusione. Il 12 luglio, presso la piscina Belvedere, un gruppo di ragazzi con disabilità, affiancati da educatori e volontari, hanno dato vita a gare di nuoto individuali e a staffetta, mentre il 21 luglio, presso una sala del ristorante I Cacciatori, il pubblico ha potuto assistere a saggi di teatro e danza.
L’evento è stato preceduto da 10 giorni di preparazione, in cui non è mancato il divertimento, grazie anche alla formula ormai collaudata di preferire assistenti che siano in linea di massima coetanei dei ragazzi coinvolti.
Inclusione significa anche evitare l’isolamento dei nostri figli quando le scuole sono chiuse o, ancor di più, quando il ciclo scolastico è terminato- ci dice la presidente dell’associazione, Simona Colizzi, che da anni è in prima linea per i diritti delle persone con disabilità. – Quest’anno abbiamo organizzato, ad esempio, i “sabatinsieme”, serate di convivialità tra i nostri ragazzi e i loro compagni/tutor. Per l’estate, abbiamo risposto ad un bando regionale volto a finanziare eventi di rilevanza sociale; la graduatoria non è stata ancora pubblicata, ma contiamo in un finanziamento che, oltre ad essere materialmente più che utile, sarebbe il riconoscimento di una progettualità maturata negli anni e di cui andiamo fieri. E guardando i volti sereni di questo gruppo che trasuda inclusione, non possiamo che dirci d’accordo con la sig.ra Colizzi.

Lariano ricorda Faber con la Mondadori Bookstore: Luigi Viva presenta “Falegname di parole”

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Venerdì 2 agosto, a partire dalle ore 20.30, Piazza S. Eurosia diventerà un vero e proprio agone musicale e letterario. Con l’organizzazione della Mondadori Bookstore Velletri-Lariano, in collaborazione con il Comune larianese e nell’ambito delle iniziative organizzate dal Consorzio I castelli della Sapienza con il patrocinio della Regione Lazio, Luigi Viva presenterà il libro “Falegname di parole”.

di Rocco Della Corte
Biografo ufficiale e amico di Fabrizio De Andrè, Viva ripercorre nel suo volume le tappe più importanti della carriera del geniale cantautore genovese, uno degli ultimi poeti del Novecento. Lo fa inserendo testimonianze, ricordi, immagini, il tutto grazie al lavoro che egli stesso ha compiuto nella Fondazione De Andrè. Un’autentica miniera per gli appassionati di Faber, che potranno riascoltare alcuni dei pezzi musicali più apprezzati grazie al live con Simone Presciutti e Giampiero Gotti. La presentazione, il cui orario di inizio è fissato alle ore 21.00, sarà preceduta da una degustazione enogastronomica. L’appuntamento è in Piazza S. Eurosia per una serata diversa nella calda estate larianese. L’ingresso è ovviamente libero e al termine dell’incontro sarà possibile farsi autografare una copia del libro.

Una fiaba per crescere

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Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo. (Gianni Rodari).
Giudichiamo spesso le nuove generazioni. Definiamo i giovani disimpegnati, distratti, poveri di lessico e di emozioni. Oggi i bambini sono sempre più attratti da videogiochi, televisione ed internet, strumenti che forniscono stimoli forti ed accattivanti, ma che non sono sempre in grado di garantire le giuste risposte ai quesiti che emergono in età evolutiva. Ci lamentiamo molto, ma facciamo poco, a partire dall’età dell’infanzia dove il ruolo del genitore è determinante per la crescita. 

Molti di noi hanno rimosso l’abitudine, cara ai nostri genitori ed ai nostri nonni, di raccontare storie ai bambini, per avvicinarli al linguaggio, e per migliorare la loro capacità di apprendimento. L’ascolto di favole e fiabe permette ai bambini di immergersi nell’immaginazione, di sperimentare meraviglia e di confrontarsi con le potenzialità dei personaggi e le innumerevoli possibilità della fantasia. I racconti quasi sempre esprimono, in modo simbolico, situazioni problematiche che spesso accadono nel quotidiano e successivamente suggeriscono come possono essere risolte, puntando sulle risorse e sulle potenzialità dei personaggi: in questo modo si pongono le basi per far costruire ai bambini la propria identità personale e formativa. 

L'esposizione precoce e intensa dei bambini alle storie, sembra connettersi positivamente anche con le successive acquisizioni di lettura e scrittura. La narrativa orale è una delle esperienze più precoci nella vita di una persona, uno strumento privilegiato per lo sviluppo linguistico e per la conoscenza del mondo e delle azioni umane: l’adulto legge e racconta storie al bambino, prima ancora che questi impari a raccontare. Successivamente, il narrare permette al bambino l’espressione personale e spontanea dell’immaginazione, ed assume la funzione di canale di scarica delle tensioni emotive e di proiezione di esperienze interne e di vissuti salienti. Infine, la narrativa costituisce un’occasione per sistematizzare le proprie conoscenze e credenze. 

La capacità di comprendere e produrre storie coinvolge numerose capacità cognitive e linguistiche di livello superiore, che si arricchiscono e si affinano nel corso degli anni: sequenziare correttamente gli eventi, creare una coesività interna del brano narrato attraverso il rispetto delle regole grammaticali, usare specifici “markers” linguistici ed un preciso vocabolario, convogliare e comunicare le idee senza l’utilizzo di supporti extra-linguistici, comprendere le relazioni di causa ed effetto. Inoltre, è necessario strutturare un racconto che segua gli schemi narrativi propri della cultura d’appartenenza, in modo da agevolare l’ascoltatore nella comprensione del racconto; infine, per poter narrare, è essenziale attuare il passaggio da schemi orali aperti a schemi orali chiusi, sviluppando cioè la capacità di produrre un ragionamento logico astratto, capace di funzionare senza un partner conversazionale. 

Lo sviluppo delle competenze narrative è dunque frutto di un lungo processo che inizia intorno ai 3 anni: a questa età i bambini sono già in grado di rievocare informazioni ed esperienze quotidiane; a 4 anni compaiono poi i primi esempi di narrazioni fantastiche e di storie descrittive, in cui gli eventi sono collegati temporalmente, ma in cui ancora manca l’inserimento dell’evento problematico. Tale competenza viene affinata intorno ai 5 anni, quando le storie vengono progressivamente arricchite di elementi strutturali e di situazioni problematiche che il protagonista risolve attuando strategie. Successivamente, tra i 5 e gli 8 anni, il bambino struttura e fortifica un sistema logico-linguistico ed un sistema narrativo: impara a riflettere sul linguaggio, utilizzandolo per avanzare operazioni logiche e verificarle, per cogliere ed esprimere nessi temporali, causali, intenzionali, inferenziali . La fiaba rappresenta quindi una forma di educazione utile a far sviluppare nel bambino quelle abilità, competenze relazionali e capacità espressive determinanti per il suo processo di crescita. Inoltre la favola permette l’interazione con il genitore, rende prezioso il tempo da condividere e alimenta la relazione; attraverso la vicinanza dell’adulto il bambino può imparare a conoscere se stesso, il mondo che lo circonda e a diventare egli stesso un adulto consapevole e creativo. 

Il tempo che un adulto dedica alla lettura di una fiaba per il proprio bambino è un tempo di condivisione di grandissimo valore educativo, è un “tempo di qualità” soprattutto se, dopo il racconto, si offrono risposte alle domande dei piccoli ascoltatori intrise di curiosità e creatività. 

Le fiabe possono trasformarsi in uno “strumento terapeutico” perché permettono di presentare svariate situazioni di vita, di accogliere il vissuto emotivo del bambino e di restituirglielo con un linguaggio che egli possa comprendere; inoltre possono essere un valido aiuto nella comprensione di ciò che i bambini custodiscono nella loro mente e nel loro cuore e che, non avendo ancora maturato le competenze per esprimere verbalmente, cercano di comunicare con atteggiamenti che a volte sembra difficile interpretare.


Una proiezione per Ruggero Mastroianni: il 9 settembre alle ore 21 al Polo Espositivo "E la nave va"

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In attesa della VII edizione del "Velletri Wine Festival Nicola Ferri" sono stati programmati alcuni eventi che interesseranno il Polo Espositivo "Juana Romani" nei primi giorni di Settembre.


di Alessandro Filippi


Tra questi una serata per ricordare il 23esimo anniversario della scomparsa di Ruggero Mastroianni, avvenuta a Torvajanica il 9 Settembre 1996. Il 9 Settembre 2019 alle ore 21.00 ci ritroveremo presso la Sala Marcello De Rossi del Polo Espositivo Juana Romani per la proiezione di un capolavoro di Federico Fellini, "E la nave va", montato da Ruggero Mastroianni. 1914: il piroscafo "Gloria N." salpa dal molo n. 10 di un non meglio definito porto di Napoli con a bordo le ceneri della "divina" cantante lirica Edmea Tetua. Meta della crociera: l'isoletta di Erimo nel Mar Egeo, nelle cui acque - per ottemperare alle ultime volontà del soprano - le ceneri dovranno essere sparse. A bordo della nave, celebrità varie, nobili e amici della defunta artista, descritti con un'ironia comprensiva e impietosa al tempo stesso dal giornalista Orlando, a bordo per redigere una cronaca dell'evento.
A bordo è presente persino un rinoceronte, ammalato di tristezza d'amore, che saltuariamente viene visitato dai passeggeri. Il corso della Storia irrompe però con forza: a Sarajevo il granduca Ferdinando è ucciso e scoppia la Prima guerra mondiale; contemporaneamente, il comandante della nave si trova costretto a dover soccorrere dei naufraghi serbi. In vista della meta, il piroscafo italiano incrocia una corazzata austriaca e viene colpito ed affondato. Nell'ultima scena il giornalista Orlando informa il pubblico del fatto che i passeggeri non sono tutti morti: Un idrovolante ha recuperato i superstiti della scialuppa Aurora [...] La scialuppa Stella del nord è miracolosamente arrivata ad Ancona [...] Per quanto mi riguarda io ho una grande notizia da darvi: Lo sapevate che il rinoceronte dà un ottimo latte? Nel dir questo il giornalista si scherma le labbra con la mano per non farsi sentire dal rinoceronte, il secondo passeggero della barca, che finalmente sereno, mangia un ciuffo d'erba.

Venerdì 20 settembre Memoria '900 presenta "Clementina Caligaris. Storia di una consultrice" alla Tersicore

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Nuovo appuntamento in vista per l'Associazione Culturale Memoria '900: venerdì 20 settembre, alle ore 17.30, presso la Sala Tersicore del Comune di Velletri sarà ospite lo scrittore Dario Petti.

di Rocco Della Corte



Autore di numerose pubblicazioni sulla storia del Lazio, Petti ha esplorato e analizzato la vicenda umana e professionale di Clementina Caligaris, una donna che si lega anche a Velletri. Nata nel 1882, era una maestra ricordata per lo "scompiglio" causato dalle sue idee politiche e per le sue gesta. Nonostante le origini vercellesi, si trasferì a Sezze e poi a Velletri, dove le fu conferita anche una medaglia al merito nel 1956. Antesignana della militanza politica femminile, con un forte ascendente sul pubblico e membro della Consulta nazionale per la costituente: fu infatti una delle tredici donne che, a seguito del parlamento transitorio nominato dal CNL, fece parte di quel pezzo di storia così importante. Il volume "Clementina Caligaris. Storia di una consultrice" (Atlantide editore)  di Dario Petti sarà presentato venerdì 20 settembre alla Sala Tersicore, con inizio alle ore 17.30. Dialogherà con l'autore Massimo Fabi. L'ingresso è naturalmente libero. 


Il Banco del Mutuo Soccorso in concerto al Teatro Artemisio-Volonté di Velletri venerdì 1 novembre (ore 21)

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Cominciano a trapelare sempre più notizie sulla stagione culturale 2019-2020 della Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri. Dopo l'ufficializzazione delle date per il cartellone del Teatro Artemisio-Volonté, ecco un altro grande evento: una tappa del tour del Banco del Mutuo Soccorso a Velletri.

di Rocco Della Corte
Il legame del leader del gruppo prog, Vittorio Nocenzi, con la città veliterna non è nuovo a nessuno: il grande artista ha infatti ribadito più volte il suo forte amore per Velletri, iniziato dai tempi della sua frequentazione del Liceo Classico "Mancinelli". Nel mese di maggio è finalmente uscito, per i tantissimi seguaci, fan, amanti e simpatizzanti del BMS, l'album "Transiberiana", considerato dalla critica musicale un "agognato ritorno" sulla scena nazionale e internazionale. Il tema del viaggio, a partire dalla ferrovia Mosca-Vladivostok, chiamata appunto Transiberiana, è centrale nel disco e ricchissimo di suggestioni, tracce e note. Questi i titoli dell'ultimo lavoro svolto da una formazione che è ormai storia assoluta della musica italiana e mondiale: Stelle sulla terra, L’imprevisto, La discesa dal treno, L’assalto dei lupi, Campi di Fragole, Lo sciamano, Eterna Transiberiana, I ruderi del gulag, Lasciando alle spalle, Il grande bianco, Oceano: Strade di sale. Venerdì 1 novembre il Teatro Artemisio-Volonté ospiterà il Banco del Mutuo Soccorso, alle ore 21.00, per un concerto indimenticabile. Si possono già prenotare i biglietti on line (Ticketone e Viva Ticket) e nei punti vendita autorizzati (a Velletri, "Il Biglietto" in via Eduardo De Filippo). L'evento, imperdibile, è stato svelato dal direttore artistico della Fondazione Claudio Maria Micheli sui social e sul materiale informativo diffuso in città. Novembre sembra lontano, ma in realtà è dietro l'angolo: e l'attesa della buona musica lo renderà più dolce e meno grigio.

Dalla cattedra alla tv per insegnare il valore della parola: chi è Francesco Sabatini, ospite del convegno su Achille Campanile a Velletri

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Non è di certo un nome che ha bisogno di presentazioni quello di Francesco Sabatini. Sarà anche lui a parlare nell'ambito dei contributi sul linguaggio e su  Achille Campanile, insieme a Giancarlo Governi ed Emilia Costantini, nel convegno inaugurale della rassegna letteraria internazionale “Campaniliana” dedicata al grande scrittore.


di Rocco Della Corte

L’evento, giunto alla sua terza edizione e organizzato dalla Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri in collaborazione con Memoria ‘900 e Comune di Velletri, si aprirà domenica 29 settembre alle ore 18 presso l’Auditorium della Casa delle Culture e della Musica. Il convegno – dibattito, che si propone di riflettere sul peso della parola e sul suo valore, in un’epoca di banalizzazione e svilimento del linguaggio, vedrà tra gli illustri relatori proprio il professor Sabatini. Laureato in Lettere alla Sapienza e specializzatosi in Storia della Lingua Italiana, diviene professore ordinario nel 1971. Ha insegnato a Lecce, Genova, Napoli e naturalmente a Roma, sia alla Sapienza che a Roma Tre. Presidente della Società di Linguistica Italiana fino al 1981 e dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana fino al 2001, Sabatini è pienamente inserito negli ambienti accademici dove grazie alla sua sterminata preparazione e alla sua bravura ha ricoperto i ruoli più importanti. Entrato nell’Accademia della Crusca dal 1976, è stato presidente per tre mandati. Attento al linguaggio e anche alla diffusione dello stesso nella modernità (è durante la sua presidenza che si è avuto la storica informatizzazione dell’Archivio e l’apertura del sito web), Sabatini di frequente è in televisione dove tiene delle rubriche settimanali di stampo divulgativo. Una delle iniziative più illustri da lui promosse è la “Settimana della lingua italiana nel mondo”, che unisce tutti i centri culturali del pianeta – in collaborazione con il Ministero – per riscoprire autori, regole, grammatica della lingua italiana. Senza fine la lista dei premi ricevute e delle pubblicazioni, oggi Sabatini tiene la rubrica “Pronto soccorso linguistico” su Raiuno dove è apprezzato da tutte le generazioni per la cortesia e la precisione delle spiegazioni di forme dialettali, espressioni, proverbi, sinonimi. Per ascoltare il suo intervento nell'iniziativa per Achille Campanile e il linguaggio, nell’ambito della “Campaniliana”, non resta che aspettare domenica 29 settembre: il convegno inaugurale della rassegna dedicata a Campanile si preannuncia quest’anno quanto mai interessante. 

Velletri 2030: "Compito primario di educazione, politica e società capire le aspettative di millenials e generazione Z"

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Capire le aspettative della generazione dei millennials e la generazione Z è compito primario di chi ha responsabilità educative, politiche e sociali. Uno degli errori più comuni nella gestione dei giovani talenti è continuare ad applicare le stesse pratiche delle vecchie strutture sociali. Il modo di gestire i progetti e svolgere i compiti è cambiato, anche i valori e le abitudini delle organizzazioni devono cambiare.
Secondo l’ultima indagine The Deloitte Global Millennial Survey 2019, condotta tra 13.416 Millennials (nati tra il 1981 e il 1994) in 42 Paesi e 3.009 individui di Generazione Z (nati tra il 1995 e il 2002) di 10 Paesi, il 43% degli intervistati ritiene che i media tradizionali abbiano un impatto negativo sul mondo, mentre il 27% dà zero fiducia ai media mainstream, in grado di modellare le correnti di pensiero prevalenti, come fonte affidabile di informazioni. Millennial e Generazione Z si informano per lo più attraverso fonti alternative online, ma sono abbastanza preoccupati per l’impatto dei social media nelle loro vite. Il 64% degli intervistati ritiene che sarebbe meglio per la propria salute riuscire a ridurre il tempo passato sui social network e il 41% desidererebbe smettere di usarli completamente. I Millennials sono cresciuti in un’epoca di continui mutamenti tecnologici e sociali, in cui i tempi del progresso si sono improvvisamente drasticamente ridotti. La Generazione Z si è sviluppata in parallelo al web 2.0, vivendone a pieno il rivoluzionario ribaltamento dei ruoli che ha reso il singolo utente non più solo consumatore ma produttore di contenuti. La generazione Z è nata prosumer, non ha idea di cosa fosse il web prima del 2004, quando l'introduzione del così detto web 2.0 con la sua duttilità e semplicità d’uso, offre all’utente comune, non esperto, l’opportunità della libera espressione dell’individuo, che può: pubblicizzare la sua persona, la sua professione o attività e/o la sua competenza per un argomento specifico, in maniera semplice, veloce e gratuita. Chi vorrà rivolgersi a queste generazioni dovrà rapidamente mettere in campo progetti mirati alla sostenibilità ambientale e sociale, visto che anche i dati di vendita confermano quanto riportato da Deloitte. I Millennial comprano dalle aziende più in linea coi propri valori: il 42% ha iniziato o approfondito rapporti commerciali con determinate realtà perché convinto che i prodotti o i servizi offerti abbiano impatti positivi su società e ambiente, mentre il 38% ha chiuso o ridimensionato relazioni economiche con quelle aziende percepite come aventi un impatto negativo.È l’altra faccia dello sviluppo sostenibile, ancora troppo poco percepito dalle generazioni al potere. E' un nuovo modo di percepire la proprietà, il lavoro, la mobilità e tutto ciò che riguarda le strutture sociali. Impariamo a capire le aspettative di queste nuove generazioni. Pensare di introdurre risorse appartenenti alla Generazione Millenials o Generazione Z all'interno di schemi e organizzazioni del lavoro pensate nel secolo scorso è profondamente sbagliato, antieconomico e socialmente insopportabile. Secondo il dossier The future of jobs elaborato dal World Economic Forum, nel 2022 il lavoro delle macchine crescerà dal 29% al 58%. Il loro impiego non riguarderà soltanto i lavori rutinari, ma anche quelli di fascia più alta. Una realtà che avrà impatti importanti sull’occupazione. Tuttavia, Paesi come il Giappone, la Corea del Sud e la Germania, in cui il processo di automazione è molto più avanti, sono la dimostrazione pratica del fatto che è possibile costruire un sistema dove la tecnologia sia un bene per tutti e venga percepita non come un fattore di rischio ma come un’opportunità di beneficio. In Italia il mercato digitale quest'anno promette una crescita del 2,5%, per arrivare a un volume totale di 72,2 miliardi di euro. Un trend positivo che continuerà anche nei prossimi due anni con una previsione di incremento del 2,8% e un volume totale di 74,2 miliardi di euro per il 2020 e una crescita del 3,1%, con un volume totale di 76,5 miliardi per il 2021. Più nello specifico, l'anno scorso nel mercato domestico il mobile business è cresciuto del 9,4%, l’IoT del 19,2%, il cloud del 23,6%, la cybersecurity del 12,2%, i dispositivi indossabili del 15,3%, le piattaforme per il web del 13,7%, mentre hanno acquisito consistenza le applicazioni di intelligenza artificiale, big data e blockchain. Nonostante ciò, l’Italia si è collocata al 26° posto su 28 per livello di competenze digitali nell’indice DESI (Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società). Il livello delle competenze digitali di base e avanzate degli italiani è, infatti, al di sotto della media UE. Solo il 44% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, contro il 57% nell’UE. Scarsi risultati in termini di competenze digitali si riflettono anche in un minore utilizzo dei servizi online e in una bassa attività di vendita online per le Piccole e Medie Imprese (PMI). Servirebbe che gli organi competenti delle Amministrazioni al potere facessero un censimento delle realtà locali, incentivandole e aiutandole a crescere. In modo del tutto casuale siamo venuti a conoscenza di due recentissime iniziative imprenditoriali, nel campo degitale, nella città di Velletri: la creazione di uno spazio di coworking e di una Applicazione a sostegno del commercio locale, denominata CITY+. Entrambe le iniziative sono nate da giovani Millenials intraprendenti, con una visione di futuro, senza sostegno pubblico. Che servano politiche di visione è un dato di fatto sul quale è difficile non concordare visto che la trasformazione digitale è uno dei quattro driver che riformuleranno il nostro futuro insieme a Demografia, Clima ed Etica. Così come è un dato di fatto la necessità di colmare il gap culturale e formativo della nostra società. Tuttavia, non potrà esserci un cambiamento possibile fuori di noi che non passi attraverso un cambiamento interiore. Oggi la tecnologia ci porta lontano molto in fretta, affascinandoci con dimensioni nuove, lasciandoci prefigurare la possibilità di far accadere cose anche in maniera molto più semplice e redditizia che nel passato. Di contro, però, ci costringe a farci delle domande nuove oppure a riformularci in maniera nuova domande vecchie. A noi la responsabilità di far accadere cose nuove, impegnandoci a contrastare un’azione eccessiva di semplificazione che in genere siamo portati a fare di fronte alle complessità. Ridurre la sostenibilità all’ambiente e l’ambiente alla plastica è un errore clamoroso. Il tema della sostenibilità comprende la diversità di genere, la lotta alle povertà e alle disuguaglianze, il diritto alla salute, al cibo e all’acqua. Il cambiamento deve dunque partire da noi che siamo la tecnologia più potente del mondo. Serve una rivoluzione etica che collochi le cose al posto giusto. Il denaro come mezzo. L’essere umano come fine. Noi siamo il futuro - Storie per raccontare le sfide del mondo in cui vivremo è una raccolta di 17 racconti ispirati all’Agenda ONU 2030. Diciassette autori tra i più grandi del panorama italiano della letteratura per ragazzi, ci hanno donato 17 racconti, uno per ogni obiettivo dell’Agenda. Dalla penna di grandi scrittori una risposta alle sfide che ci pone il futuro e un’occasione per rendere i ragazzi protagonisti consapevoli della costruzione di un mondo di pace, giustizia e rispetto tra i popoli. L’educazione a una cittadinanza attiva e responsabile passa attraverso la scuola, la famiglia e la società tutta, e anche la letteratura può e deve contribuire al cambiamento, perché mezzo di diffusione di consapevolezza che dura, nel tempo e nello spazio. Noi siamo il futuro "vuole far sì che le nuove generazioni sentano che c’è speranza, che la loro forza propulsiva e ideale non è destinata a perdersi in un mondo sovrastato dall’impo­tenza di fronte all’enormità delle problematiche. Le parole di queste pagine vogliono essere un grido per risvegliare la voce dei giovani che tutto tende a quietare, in un’atmosfera di rinuncia che appare letale per lo sviluppo di personalità sane, di uomini liberi, di cittadini consapevoli”, così scrive nell’introduzione Patrizia Ceccarelli, direttrice editoriale del catalogo Raffaello Ragazzi. Ci sono sfide per tutte le generazioni, dalla generazione dei Baby Boomers alla Generazione Z. Velletri 2030 cerca di affrontare queste sfide stimolando il dibattito, con l'obiettivo di coniugare etica sociale e sviluppo tecnologico. Finalmente, nell’orientamento strategico della Commissione Europea, così come illustrato dalla nuova Presidente Ursula von der Leyen, appare una visione integrata delle dimensioni economiche, ambientali e sociali dello sviluppo. L’attuazione di un programma così impegnativo e "rivoluzionario" non sarà facile. Le resistenze culturali all’interno della Commissione e soprattutto la contrarietà di alcuni Paesi ad accelerare la transizione allo sviluppo sostenibile renderanno il cammino impervio. Ma non si può non sottolineare la novità dell’approccio proposto da Ursula von der Leyen, il cui discorso rappresenta, di fatto, anche una giusta critica allo scarso coraggio della passata Commissione. Non possiamo non auspicare che anche l'Amministrazione della città di Velletri, che ha ricevuto poco prima della sua elezione il nuovo Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, si attrezzi il prima possibile per definire strategie credibili di sviluppo sostenibile così da utilizzare al meglio i fondi comunitari per l’innovazione, la coesione, ecc. Passare dalle parole ai fatti non sarà semplice, ma il segnale lanciato da Bruxelles non può essere sottovalutato da nessuno.

La Stazione di Velletri si rifà il look: quanto tempo per i miglioramenti infrastrutturali dello scalo?

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Mese di agosto con interventi infrastrutturali alla stazione di Velletri. A partire dalla fine di luglio, infatti, è stata completamente "scartavetrata" la facciata dello scalo ferroviario cittadino in attesa di una nuova tinteggiatura.

di Rocco Della Corte

Disagi ridotti al minimo per i pendolari, in attesa che gli interventi siano ultimati. Quello che però preme maggiormente all'utenza, al di là della apprezzatissima nuova veste che si darà all'imponente fabbricato della stazione di Velletri, è una serie di migliorie strutturali e funzionali. Un esempio? L'innalzamento dei marciapiedi con percorso adatto a persone a ridotta mobilità dei tre binari a servizio dei passeggeri (tra l'altro già effettuato a Lanuvio, Pavona, Frascati, Marino, Albano, Ciampino), l'installazione di pensiline sulle banchine dei binari due e tre, un impianto audio potenziato insieme agli stessi monitor.
Inoltre, cosa non da poco, sarebbe da controllare l'illuminazione serale: in media ogni lampada accesa ce ne sono due spente, soprattutto sulle banchine dei binari due e tre, da dove partono e arrivano gli ultimi treni (quello delle 22.15 parte dal terzo, quello delle 23.00 da Roma arriva sul terzo). Che dire poi degli arredi? Sui binari di servizio non c'è traccia di panchina e resta superstite qualche cestino, mentre nella sala d'attesa non c'è una sola panchina per l'attesa comoda del treno. Rimangono alcune sedute sul primo binario, alcune delle quali vecchie e arrugginite. Rifare la facciata va bene, ma il restyling di cui ha bisogno la stazione è più complesso e la speranza è che le FS presto mettano mano al portafogli per adeguare l'infrastruttura come già fatto - per l'appunto - in altre città dei Castelli. Per vedere altri esempi, oltre ai già citati, farsi una passeggiata a Campo di Carne, Padiglione, Anzio o Nettuno. Stazioni ugualmente impresenziate ma interessate da lavori che ne hanno completamente cambiato il volto.

L’ansia sociale: cosa è e come può essere trattata

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Descrizione del problema: l’ansia sociale (o fobia sociale) è caratterizzata dalla presenza di una forte ansia in diverse situazioni sociali e nello svolgimento di performance o altre attività davanti a persone. I sintomi più tipici sono: rossore in volto, sudorazione, tensione muscolare, agitazione, tachicardia, accompagnati dalla paura di sbagliare o bloccarsi e di essere pertanto giudicati dagli altri come stupidi, impacciati, strani. Quando lo stato ansiogeno si aggrava, in termini di frequenza e/o di intensità, si può giungere ad attivare una serie di comportamenti di evitamento, che portano a sottrarsi dalle situazioni, o protettivi, quando invece si è costretti ad affrontarli.


di Barbara Benincasa
L’ansia sociale fa parte del gruppo di disturbi d’ansia che, come descritto nei principali manuali diagnostici (DSM V), comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessive, a cui si associano un set di disturbi comportamentali correlati. La paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente, reale o percepita, mentre l'ansia è l'anticipazione di una minaccia futura. Sebbene questi due stati talvolta si sovrappongono, sono di fatto molto differenti: la paura è più spesso associata a picchi di attivazione autonomi necessari alla lotta o alla fuga, a pensieri di pericolo immediato e a comportamenti di fuga, mentre l'ansia è più frequentemente associata alla tensione muscolare e alla vigilanza, in preparazione al pericolo futuro e a comportamenti prudenti o di evitamento. A volte il livello di paura o ansia è ridotto da comportamenti di evitamento dello stimolo. Gli attacchi di panico giocano un ruolo importante all'interno dei disturbi d'ansia come un particolare tipo di risposta alla paura, e non sono necessariamente tipici di questo disturbo, e possono essere presenti anche in altri disturbi mentali. I disturbi d'ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutiva perché sono eccessivi o persistenti rispetto allo stadio di sviluppo. Essi differiscono dalla paura o dall'ansia transitorie, spesso indotte da stress, perché sono persistenti (per es., durano tipicamente 6 mesi o più). Dal momento che gli individui con disturbi d'ansia sopravvalutano tipicamente il pericolo nelle situazioni che temono o evitano, la valutazione primaria per stabilire se la paura o l'ansia siano eccessive o sproporzionate è fatta dal clinico, tenendo conto di fattori culturali contestuali. Secondo la classificazione internazionale si possono distinguere nove differenti disturbi d’ansia in base all'età tipica di esordio di ciascuno. 


Tra questi c’è il disturbo d'ansia sociale (o fobia sociale), definito come paura o ansia accompagnato da comportamenti di evitamento in relazioni a situazioni di interazione sociale o che coinvolgono la possibilità di essere esaminato. Queste includono le interazioni sociali in cui si incontrano persone non conosciute, situazioni in cui l'individuo può essere osservato mentre mangia o beve, e situazioni in cui l'individuo si esibisce di fronte ad altri. I pensieri disfunzionali che accompagnano questo stato di malessere e lo sviluppo dei sintomi ansiogeni creano l’ideazione cognitiva di essere valutato negativamente dagli altri, di sperimentare imbarazzo, umiliazione o rifiuto, oppure al contrario di offendere gli altri con il proprio modo di essere. Molti disturbi d'ansia si sviluppano in età infantile e tendono a persistere se non vengono curati. Ogni disturbo d'ansia è diagnosticato solo quando i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza/farmaco o a un'altra condizione medica, oppure non sono meglio spiegati da un altro disturbo. Sul piano epidemiologico, la fobia sociale risulta il disturbo d’ansia più diffuso, con un’incidenza che oscilla tra il 3% e il 14% nei paesi occidentali, con una frequenza maggiore nelle donne, con un rapporto 2 a 1) e con un esordio durante l’infanzia o la pubertà, meno probabile dopo i 25 anni, (McGuinn e Newmann, 2013).

A causa della sua prevalenza, numerosi sono i trattamenti per questo tipo di disturbo, che si differenziano per metodo e obiettivi. Tra quelli più utilizzati tesi a liberare la persona dal malessere attraverso la consapevolezza del disturbo si distinguono: 
1. Social Skill Training, o training di gruppo per il miglioramento e/o il potenziamento delle abilità sociali, quali ad esempio la capacità di risoluzione dei conflitti e all’acquisizione di competenze specifiche per affrontare e gestire situazioni critiche. Giocandosi in ambienti protetti, i partecipanti riescono a mettersi in gioco in prima persona e a modificare la loro rappresentazione di sé attraverso le interazioni sociali con gli altri membri e i feed-back ricevuti dal terapeuta sulla loro performance. 
2. Trattamento psicoterapeutico che permette di affrontare le origini, l’evoluzione e la sintomatologia del disturbo in un percorso individuale. 

Tra le diverse tipologie di trattamento terapeutico, un modello particolarmente efficace è quello ad orientamento cognitivo-comportamentale, che utilizza per il trattamento della fobia sociale un protocollo ben definito. In particolare, partendo dalla formulazione di obiettivi condivisi tra paziente e terapeuta e i loro rispettivi compiti (es. compiti a casa per il paziente), questo modello prevede dapprima la ricostruzione della storia del disturbo, partendo dal primo episodio in cui si è manifestato, fino alla dettagliata descrizione della manifestazione attuale; per poi giungere alla definizione dello schema di funzionamento del disturbo, a partire dall’analisi di episodi più recenti durante i quali la persona ha provato ansia sociale, accompagnati da interventi di tipo psicoeducativo, con cui vengono fornite informazioni sulla natura dell’ansia e della vergogna e sul loro ruolo nell’insorgenza e nel mantenimento del disturbo. L’elemento centrale dell’intero protocollo è l’individuazione e l’analisi dei pensieri disfunzionali alla base del disturbo, che vengono affrontati con specifiche tecniche (es. esperimenti comportamentali, dialogo socratico), al fine di portare il paziente ad una migliore gestione dei sintomi con l’acquisizione di tecniche specifiche (es. tecnica del respiro lento, rilassamento muscolare isometrico e progressivo, ecc.) e ad una riduzione della sintomatologia attraverso un’esposizione graduale ai pensieri ed agli stimoli temuti ed evitati (es. esposizione immaginativa, enterocettiva ed in vivo). Infine, in fase conclusiva, ci si concentra su interventi di prevenzione delle ricadute. Questo protocollo può essere utilizzato anche in una terapia di gruppo, che nel caso di disturbo da ansia sociale, ha come svantaggio il fatto che il gruppo rappresenta, per questi pazienti, una situazione critica e quindi fonte di estrema ansia; ma come vantaggio quello di permettere un confronto continuo con altre persone che soffrono dello stesso disturbo e di favorire, così, il ridimensionamento del problema e la riduzione della sensazione soggettiva di “essere strano”. I modelli esplicativi e di trattamento dell’approccio cognitivo comportamentale hanno dimostrato la loro efficacia in diversi studi scientifici, portando alla conclusione che tale modello di trattamento sia tra quelli più indicati per questi pazienti. In particolare, sembra che la ristrutturazione cognitiva e l’esposizione graduale in vivo si siano dimostrate le tecniche d’intervento più efficaci per l’ansia sociale.


La deficienza non ha mai fine: roghi dolosi nel pomeriggio di ieri sul Monte Artemisio

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Se fino a questo momento sembrava esserci stata una tregua, nel pomeriggio di ieri con il ritorno del caldo si sono scatenati anche i piromani sul Monte Artemisio. In tantissimi cittadini, infatti, si sono accorti dell'enorme nube di fumo proveniente dalla montagna che 'culla' la nostra città.


Sul posto i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile di Velletri. Gli operatori sono stati costretti a lavorare numerose ore sia per domare l'incendio che per controllare eventuali danni fatti a persone o a cose. Altri pezzi di bosco che se ne vanno, purtroppo, e un duro colpo al verde del Monte Artemisio. Innumerevoli i commenti di condanna sui social e per le strade. Sono stati diversi i punti incendiati sia in zona Vivaro, sia in zona Cigliolo, sia dalla parte del Monte de' Ferrari. Questa piaga tipicamente estiva rinnova ancora una volta la convinzione, tutt'altro che ortodossa, che la deficienza non abbia mai fine perchè oltre al danno ambientale, grandissimo, si mette a rischio anche l'incolumità delle persone e degli animali che vivono il bosco e la montagna.  

Menotti Garibaldi moriva il 22 agosto 1903: illustre cittadino di Velletri, sarà ricordato il 29 settembre al Polo

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Per consegnare dedicato a Menotti Garibaldi all’interno del Velletri Wine Festival "Nicola Ferri" domenica 29 Settembre presso il Polo Espositivo Juana Romani sarà presente Costanza Ravizza Garibaldi, sua discendente diretta attuale custode della tenuta di Carano.

di Alessandro Filippi

Il 22 Agosto del 1903 a Roma stroncato dalla malaria, moriva il generale Domenico Menotti Garibaldi figlio primogenito dell’eroe dei due mondi e di Anita. La vicenda biografica di Menotti è strettamente legata alla storia cittadina perché importante è la sua azione a favore della comunità veliterna. Fu eletto deputato del Regno nel collegio veliterno e in quello romano esattamente un anno dopo la proclamazione del padre Giuseppe a cittadino onorario di Velletri. Dal 1876 al 1900 Menotti per un periodo che copre otto legislature si adoperò per i territori dei suoi collegi, a Velletri dovendo fronteggiare un infezione di fillossera che stava mettendo a rischio la cultura enologica nazionale diede vita alla Regia Cantina Sperimentale e nei terreni dove ancora oggi sorge l’istituto impiantò le prime viti americane fatte arrivare apposta da oltre oceano con la nascita del Regio Vivaio di viti americane sanò l’infezione salvando l’enologia nazionale. Per Velletri ottenne la regificazione del Liceo Mancinelli e istituì la tenenza della Guardia di Finanza. Anche lui durante una cerimonia pubblica in Piazza Mazzini venne proclamato cittadino onorario di Velletri. Aveva scelto di vivere con la sua famiglia nella tenuta di Carano all’epoca nel territorio comunale veliterno ed oggi in quello Apriliano. La malaria lo stronca il 22 Agosto del 1903 nel suo appartamento romano, gli furono tributati i funerali di stato e con un sontuoso corteo funebre aperto da Gabriele D’Annunzio a cavallo; la salma è stata portata a Carano dove ancora riposa nel mausoleo che lui stesso si fece costruire. Da cinque anni nel quadro dei riconoscimenti del "Velletri Wine Festival Nicola Ferri"è stato istituito un premio a lui dedicato proprio per ricordare questo profondo legame di Velletri con la figura del generale Garibaldi quest’anno lo consegnerà all’artista vincitore Costanza Ravizza Garibaldi, sua diretta discendente provenendo dal ramo nato dal matrimonio della figlia di Menotti Rosita con il Conte Vittorio Ravizza. Costanza è l’attuale custode della tenuta di Carano dove la mattina del 22 Agosto alle 9.30 sarà celebrata una messa in ricordo del grande italiano.

Crisi di governo, Elisabetta Trenta replica a Salvini: "Tentativo di screditare me e la Difesa è inqualificabile"

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Aveva annunciato che sarebbe stata la crisi di governo più trasparente della Repubblica Italiana e così è stato per molti aspetti. Tutto in un pomeriggio: Giuseppe Conte ha ascoltato gli interventi in Senato, ha rassegnato le proprie dimissioni in serata al Quirinale e sono in corso le consultazioni per la formazione del nuovo governo.

di Rocco Della Corte


Come tutti sanno - al di là di diversi slogan che purtroppo non corrispondono al vero e delle troppe chiacchiere da tastiera - la democrazia parlamentare in vigore in Italia prevede due strade: il tentativo da parte del presidente Mattarella di cercare una nuova maggioranza parlamentare per un governo di scopo o di legislatura oppure il ricorso alle urne. Tra le frizioni più aspre nella ormai ex alleanza di governo giallo-verde spicca quella tra Salvini, leader della Lega, ed Elisabetta Trenta, il ministro della Difesa. La veliterna, accusata a più riprese dal titolare del Viminale, ha replicato così a Salvini: "Caro Matteo, il tuo tentativo di screditare non solo me ma l'intera Difesa è inqualificabile. Ricordati che le istituzioni non sono le nostre e che noi diamo solo l'indirizzo. In una riunione in cui eri presente ho disposto di intensificare l'attività di polizia marittima. Le navi della Marina Militare non hanno scortato la nave ONG "Open Arms" per far sbarcare a Lampedusa i migranti; bensì come da sollecitazione del Tribunale dei minori di Palermo erano pronte a intervenire in favore dei minori a bordo, il mare era forza quattro in aumento e la nostra Marina era predisposta eventualmente a prestare loro soccorso. Sei stato bravo a piegare ogni cosa a tuo vantaggio ma questo metodo non funziona più. Ho rispedito sempre ogni attacco al mittente e lo faccio oggi con ancor più convinzione, quando ormai hai rivelato i tuoi veri obiettivi. La difesa dei confini è un compito dello Stato che deve essere esercitato dai ministri competenti con rigore, e nel rispetto delle leggi e delle competenze delle Forze Armate e di Polizia che vi sono impegnate. Impara a rispettare il ruolo delle istituzioni e a non appropriartene". Il riferimento è pienamente in linea con quanto detto anche dal presidente dimissionario Giuseppe Conte, che ha accusato Salvini di mancanza di cultura istituzionale. Da parte sua il leader leghista, forte del buon risultato conseguito alle Europee, rilancia sul voto e sui porti chiusi. Il dibattito politico in aula è stato infuocato, soprattutto al momento degli interventi di Renzi e Salvini. Sarà ancora una volta il presidente della Repubblica, verso il quale tutti ripongono massima fiducia, a dirimere la matassa nel rispetto della Costituzione.

Il computer a scuola: secondo i dati OCSE spesso distrae se usato troppo

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Il computer a scuola non basta, e se è usato troppo e male anzi fa danni. Lo dicono i dati di un rapporto OCSE, (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) del 2015 su istruzione e competenze informatiche. La tecnologia spesso distrae.


di Velletri 2030

Aggiungere strumenti del 21esimo secolo a pratiche di insegnamento del 20esimo diluisce l’efficacia di quello che viene insegnato ai ragazzi. Se gli studenti usano lo smartphone per copiare è improbabile che questo li aiuti a diventare più “smart". Il rapporto dell'OCSE "Students, Computers and Learning" del 2015, sull'uso della tecnologia digitale a scuola e sulle conseguenze sull'apprendimento mette in forse l'efficacia didattica delle tecnologie digitali. La tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC in italiano o ITC in inglese) ha di fatto rivoluzionato ogni aspetto della nostra vita e del nostro lavoro. Donne e uomini incapaci di navigare attraverso un complesso panorama digitale non saranno in grado di partecipare pienamente alla vita economica, culturale e sociale che si svolge intorno a loro. Questo rapporto fornisce un’analisi comparativa, la prima di questo tipo, a livello internazionale delle competenze digitali che gli studenti hanno acquisito, e degli ambienti di apprendimento progettati per sviluppare queste competenze. Coloro che sono responsabili di educare gli odierni allievi «connessi» si devono confrontare con problemi impegnativi, dall’eccesso di informazione a forme di plagio, dal proteggere i ragazzi dai rischi dell’online, della frode, della violazione della privacy o del bullismo online, al predisporre una adeguata e appropriata «dieta» dell’uso dei media. Ci si aspetta che le scuole educhino i nostri ragazzi a diventare consumatori critici dei servizi di Internet e dei media elettronici, aiutandoli a fare scelte oculate ed evitare comportamenti dannosi. E ci si aspetta che le scuole aumentino la consapevolezza sui rischi che i ragazzi incontrano online e su come evitarli. I risultati della ricerca non mostrano alcun apprezzabile miglioramento delle capacità nella lettura, nella matematica o nelle scienze nei Paesi che hanno effettuato consistenti investimenti in TIC per la didattica. E forse la scoperta più deludente del rapporto è che la tecnologia è di scarso aiuto per colmare la differenza fra le abilità che dividono gli studenti avvantaggiati da quelli svantaggiati. Per farla breve, garantire che ogni allievo raggiunga un livello basilare di profitto in lettura e in matematica sembra più efficace per creare uguali opportunità in un mondo digitale, rispetto a quello che può essere ottenuto espandendo o favorendo l’accesso agli strumenti e ai servizi dell’alta tecnologia. Se gli studenti usano gli smartphone per fare «copia e incolla» di risposte prefabbricate alle domande, è difficile che ciò li aiuti a diventare più intelligenti. Se vogliamo studenti che diventino più intelligenti di uno smartphone, abbiamo bisogno di riflettere in modo più approfondito sulle pedagogie che stiamo usando per insegnare loro. La tecnologia può amplificare un buon insegnamento, ma una buona tecnologia non può sostituire un insegnamento carente. Le tecnologie, possono valorizzare il lavoro dei buoni insegnanti, non sostituire quelli cattivi. I risultati del rapporto suggeriscono che le connessioni tra studenti, computer e apprendimento non sono né semplici né delineate chiaramente; e che il reale contributo che le TIC possono dare all’insegnamento e all’apprendimento non è stato ancora completamente compreso e utilizzato. A distanza di quattro anni qualcosa è cambiato? Sembra di no! Uno studio analogo pubblicato lo scorso Maggio da "The Canadian Journal for the Scholarship of Teaching and Learning" dal titolo "A Mixed Blessing? Students’ and Instructors’ Perspectives about Off-Task Technology Use in the Academic Classroom" porta agli stessi risultati: scaricabile da: https://ojs.lib.uwo.ca/index.php/cjsotl_rcacea/article/view/8002/6577 Il dibattito rimane vivo, ogni contributo è benvenuto. Dobbiamo impegnarci per fornire agli insegnanti ambienti di apprendimento che supportino le pedagogie del XXI secolo e di fornire agli allievi le competenze del XXI secolo di cui hanno bisogno per aver successo nel mondo futuro. Per portare a compimento le promesse, i Paesi hanno bisogno di una convincente strategia per costruire le capacità degli insegnanti. E i politici devono diventare più bravi a costruire un supporto per questo programma. Il futuro è dei Millennials e della Generazione Z, la responsabilità di definire percorsi pedagogici adeguati allo sviluppo tecnologico in atto è degli adulti. Gareggiare solo per la dotazione di nuove tecnologie, non sempre utilizzate al meglio, non è sufficiente.

Scopriamo gli ospiti della “Campaniliana”: Emilia Costantini, giornalista professionista e critico teatrale

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Già membro della Giuria nella passata edizione, torna in veste di giurata e di relatrice anche Emilia Costantini. Un forte valore aggiunto per la “Campaniliana” 2019 avere tra gli interventi quello della nota giornalista professionista del “Corriere della Sera” ed esperta critica teatrale.


di Rocco Della Corte
Molto addentrata nelle tematiche di cultura e spettacolo, Emilia Costantini già lo scorso anno nella serata di gala che ha concluso l’edizione della rassegna aveva sottolineato l’importanza di andare a teatro. Quest’anno interverrà sul palco dell’Auditorium della Casa delle Culture e della Musica insieme a Francesco Sabatini e Giancarlo Governi. Opinionista televisiva, autrice di romanzi e saggi, membro di Giuria anche in altri premi letterari, Emilia Costantini con la sua competenza e professionalità è un’autentica garanzia anche per la Giuria di qualità che sta ultimando i lavori in vista della designazione del vincitore del Premio Nazionale Teatrale “Achille Campanile” 2019. L’appuntamento è a domenica 29 settembre, alle ore 18.00, presso l’Auditorium della Casa delle Culture per il convegno “Per parlar chiaro” sul linguaggio scritto, trasmesso e comunicato.

Il cielo e la terra capovolti

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Mi guardo e mi chiedo cosa ci sia che non va, 
la marea ha riportato tutto ciò che galleggiava e che avevo gettato di là. 
Anni, mesi, giorni spesi a cancellare qualcosa che sentivo urlare in profondità, 
qualcosa che non poteva esistere di qua! E allora dove poteva andare tutto questo sentire 
che neanche la notte riusciva a riempire? 
 Ti guardo e vedo oltre fin là, 
qualcosa che fino a qualche tempo fa, 
sembrava come un mucchio di carta sparsa che si lascia andar. 
La paura di sentirmi estraneo a me 
 era come morire senza un perché, 
era come lasciare che il mare mi travolgesse 
senza che nulla mi tenesse. 
Riprendere con le tue mani quei pezzi di me 
che non avrei mai voluto tener, 
è stato come rinascere senza temer! 
Il cielo, le nuvole, le stelle, gli uccelli all’ingiù 
la terra, le piante, il mare, i pesci all’insù 
non sono più certo di vivere i miei sentimenti 
senza provare a capovolgere quei turbamenti 

di Simone Cupellaro
Convivere con sentimenti, pensieri, fantasie, desideri diversi da quelli della cultura dominante è qualcosa di molto doloroso, che richiede forza e coraggio. L’omosessualità ha impiegato diverso tempo nella cultura moderna occidentale per essere accettata come un diritto nella vita di una persona, e ancora tanta strada è necessaria per vincere l’ostilità e l’ostracismo di una parte consistente della nostra società che ritiene l’eterossessualità la condizione normativa indiscussa. Basti pensare che perfino nel campo della salute mentale fino al 1973, ovvero prima della terza edizione del Manuale Statistico dei Disturbi Mentali (DSM III; APA, 1973), l’omosessualità era considerata come una problematica clinica da annoverare tra i disordini psichiatrici (Lingiardi, Nardelli 2014). Negli anni 80’ furono promosse negli Stati Uniti anche le cosidette “terapie riparative”, le quali si proponevano di riconvertire l’orientamento sessuale; in seguito però vari studi scientifici ne hanno dimostrato non solo l’inefficacia ma anche la dannosità in quanto alimentano lo stigma sociale e possono provocare depressione, ansia, sentimenti di colpa, disistima e ideazione di pensieri suicidari (Rigliano, Ciliberto, Ferrari 2012). Ma soltanto il 17 maggio 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cancellò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano". Bisognerà poi aspettare il 2004 per istituire la Giornata Internazionale contro l’omofobia che ricorre proprio il 17 maggio, ovvero la data della storica decisione dell’OMS. 

Le persone che hanno un orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale, ovvero da ciò che la nostra cultura giudica come la condizione attesa, devono affrontare il peso di quello che all’esterno e a volte anche all’interno di sé viene vissuto come riluttante e negativo. Questa atmosfera discrepante e discriminatoria agisce non soltanto a livello socio-culturale ma anche nell’ambito delle relazioni familiari e amicali, e non ultimo sul piano individuale, ovvero rispetto al rapporto con se stessi e l’immagine di sé. I familiari di un ragazzo o una ragazza con orientamento omosessuale, potrebbero faticare ad accettare che il proprio figlio/a, fratello/sorella, nipote, sia diverso da quello che era nelle loro aspettative. Devono superare e capovolgere i pregiudizi, gli stereotipi e le presunte rappresentazioni ideali per far posto a qualcosa di nuovo e lontano da quello che avevano immaginato, rimettendosi in discussione. Non tutti riescono in questo compito importante e a volte la reazione che ne deriva è quella del rifiuto fino ad arrivare alla negazione del legame che vede il ragazzo/a costretto ad uscire dal nucleo familiare. A testimonianza di ciò è la presenza da alcuni anni a Roma di “Refuge”, la prima comunità in Italia che ospita giovani adulti LGBT (sigla utilizzata per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) che sono stati costretti ad andare via da casa e che attraverso tale spazio possono essere accolti e sostenuti nei loro processi di autonomia (sociale, lavorativa) e di “coming out” (termine anglosassone che indica il percorso che porta l’individuo a sviluppare la propria identità, riconoscere il proprio orientamento sessuale e a svelarlo agli altri). Il gruppo dei pari, soprattutto in età adolescenziale in cui l’importanza dell’appartenenza rispetto all’individualità raggiunge il punto massimo, spesso può assumere un atteggiamento svalutante, denigratorio nei confronti dei ragazzi/e LGBT che conduce all’isolamento e a forti ripercussioni sull’immagine personale. Il rapporto con se stessi in queste situazioni è un terreno molto delicato che può contribuire in maniera determinate a intensificare i sentimenti di vergogna, colpa e rifiuto di sé. In alcuni casi la persona vive i suoi desideri come legittimi ma deve affrontare l’ostilità di alcuni ambienti sociali, mentre in altre situazioni oltre a questo aspetto del contesto esterno si possono creare anche delle fratture interne in cui ci si può sentire come dilaniati: da un lato vi è un sentire dal profondo di sé avvertito come vitale, eccitante e in connessione alla propria persona; dall’altro un malessere rispetto a tutto ciò in quanto vissuto come inaccettabile e controcorrente che si vorrebbe quasi cancellare, nascondere, mettere da parte. 

Le angosce, i conflitti, gli smarrimenti e la confusione che ne derivano hanno un forte impatto sullo sviluppo dell’adolescente e sulla costruzione della sua identità. Oltre ai sentimenti depressivi e ansiosi può svilupparsi anche l’“omofobia interiorizzata” (Montano, 2000), che si riferisce alla presenza di atteggiamenti negativi nei confronti della propria omosessualità e quindi ad una percezione di sé svalutante rinforzata dall’assenza di un sostegno sociale. Da questo punto di vista è importante sostenere psicologicamente le persone LGBT, che vivono il loro orientamento sessuale con difficoltà e sofferenza, al fine di poter affrontare i sentimenti negativi e svalutanti, rinforzare l’immagine di sé, promuovere un’identità integrata e far crescere la consapevolezza dei propri diritti. In adolescenza questo tipo di sostegno risulta fondamentale per la crescita e il benessere del minore e si avvale anche dell’apporto del nucleo familiare, il quale gioca un ruolo prezioso nel contribuire al supporto emotivo-sociale e all’accettazione di sé. Al centro “Eppur si muove” di Velletri ci occupiamo anche di supporto psicologico a persone LGBT. Rispetto a questo ambito, il mio contributo è rivolto in modo particolare ai minori che sperimentano un disagio rispetto al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere. 

Bibliografia American Psychiatric Association (APA) (1980), DSM III. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Masson, Milano, 1983. Lingiardi, V., & Nardelli, N. (2014). Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali. Raffaello Cortina. Montano, A. (2000). Psicoterapia con clienti omosessuali, McGraw-Hill, Milano. Rigliano, P., Ciliberto, J., & Ferrari, F. (2012). Curare i gay?: oltre l'ideologia riparativa dell'omosessualità..Raffaello.Cortina.Editore.


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