Mi guardo e mi chiedo cosa ci sia che non va,
la marea ha riportato tutto ciò che galleggiava e che avevo gettato di là.
Anni, mesi, giorni spesi a cancellare qualcosa che sentivo urlare in profondità,
qualcosa che non poteva esistere di qua! E allora dove poteva andare tutto questo sentire
che neanche la notte riusciva a riempire?
Ti guardo e vedo oltre fin là,
qualcosa che fino a qualche tempo fa,
sembrava come un mucchio di carta sparsa che si lascia andar.
La paura di sentirmi estraneo a me
era come morire senza un perché,
era come lasciare che il mare mi travolgesse
senza che nulla mi tenesse.
Riprendere con le tue mani quei pezzi di me
che non avrei mai voluto tener,
è stato come rinascere senza temer!
Il cielo, le nuvole, le stelle, gli uccelli all’ingiù
la terra, le piante, il mare, i pesci all’insù
non sono più certo di vivere i miei sentimenti
senza provare a capovolgere quei turbamenti
di Simone Cupellaro
Convivere con sentimenti, pensieri, fantasie, desideri diversi da quelli della cultura dominante è qualcosa di molto doloroso, che richiede forza e coraggio. L’omosessualità ha impiegato diverso tempo nella cultura moderna occidentale per essere accettata come un diritto nella vita di una persona, e ancora tanta strada è necessaria per vincere l’ostilità e l’ostracismo di una parte consistente della nostra società che ritiene l’eterossessualità la condizione normativa indiscussa. Basti pensare che perfino nel campo della salute mentale fino al 1973, ovvero prima della terza edizione del Manuale Statistico dei Disturbi Mentali (DSM III; APA, 1973), l’omosessualità era considerata come una problematica clinica da annoverare tra i disordini psichiatrici (Lingiardi, Nardelli 2014). Negli anni 80’ furono promosse negli Stati Uniti anche le cosidette “terapie riparative”, le quali si proponevano di riconvertire l’orientamento sessuale; in seguito però vari studi scientifici ne hanno dimostrato non solo l’inefficacia ma anche la dannosità in quanto alimentano lo stigma sociale e possono provocare depressione, ansia, sentimenti di colpa, disistima e ideazione di pensieri suicidari (Rigliano, Ciliberto, Ferrari 2012). Ma soltanto il 17 maggio 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cancellò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano". Bisognerà poi aspettare il 2004 per istituire la Giornata Internazionale contro l’omofobia che ricorre proprio il 17 maggio, ovvero la data della storica decisione dell’OMS.
![]()
Le persone che hanno un orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale, ovvero da ciò che la nostra cultura giudica come la condizione attesa, devono affrontare il peso di quello che all’esterno e a volte anche all’interno di sé viene vissuto come riluttante e negativo. Questa atmosfera discrepante e discriminatoria agisce non soltanto a livello socio-culturale ma anche nell’ambito delle relazioni familiari e amicali, e non ultimo sul piano individuale, ovvero rispetto al rapporto con se stessi e l’immagine di sé. I familiari di un ragazzo o una ragazza con orientamento omosessuale, potrebbero faticare ad accettare che il proprio figlio/a, fratello/sorella, nipote, sia diverso da quello che era nelle loro aspettative. Devono superare e capovolgere i pregiudizi, gli stereotipi e le presunte rappresentazioni ideali per far posto a qualcosa di nuovo e lontano da quello che avevano immaginato, rimettendosi in discussione. Non tutti riescono in questo compito importante e a volte la reazione che ne deriva è quella del rifiuto fino ad arrivare alla negazione del legame che vede il ragazzo/a costretto ad uscire dal nucleo familiare. A testimonianza di ciò è la presenza da alcuni anni a Roma di “Refuge”, la prima comunità in Italia che ospita giovani adulti LGBT (sigla utilizzata per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) che sono stati costretti ad andare via da casa e che attraverso tale spazio possono essere accolti e sostenuti nei loro processi di autonomia (sociale, lavorativa) e di “coming out” (termine anglosassone che indica il percorso che porta l’individuo a sviluppare la propria identità, riconoscere il proprio orientamento sessuale e a svelarlo agli altri). Il gruppo dei pari, soprattutto in età adolescenziale in cui l’importanza dell’appartenenza rispetto all’individualità raggiunge il punto massimo, spesso può assumere un atteggiamento svalutante, denigratorio nei confronti dei ragazzi/e LGBT che conduce all’isolamento e a forti ripercussioni sull’immagine personale. Il rapporto con se stessi in queste situazioni è un terreno molto delicato che può contribuire in maniera determinate a intensificare i sentimenti di vergogna, colpa e rifiuto di sé. In alcuni casi la persona vive i suoi desideri come legittimi ma deve affrontare l’ostilità di alcuni ambienti sociali, mentre in altre situazioni oltre a questo aspetto del contesto esterno si possono creare anche delle fratture interne in cui ci si può sentire come dilaniati: da un lato vi è un sentire dal profondo di sé avvertito come vitale, eccitante e in connessione alla propria persona; dall’altro un malessere rispetto a tutto ciò in quanto vissuto come inaccettabile e controcorrente che si vorrebbe quasi cancellare, nascondere, mettere da parte.
![]()
Le angosce, i conflitti, gli smarrimenti e la confusione che ne derivano hanno un forte impatto sullo sviluppo dell’adolescente e sulla costruzione della sua identità. Oltre ai sentimenti depressivi e ansiosi può svilupparsi anche l’“omofobia interiorizzata” (Montano, 2000), che si riferisce alla presenza di atteggiamenti negativi nei confronti della propria omosessualità e quindi ad una percezione di sé svalutante rinforzata dall’assenza di un sostegno sociale. Da questo punto di vista è importante sostenere psicologicamente le persone LGBT, che vivono il loro orientamento sessuale con difficoltà e sofferenza, al fine di poter affrontare i sentimenti negativi e svalutanti, rinforzare l’immagine di sé, promuovere un’identità integrata e far crescere la consapevolezza dei propri diritti. In adolescenza questo tipo di sostegno risulta fondamentale per la crescita e il benessere del minore e si avvale anche dell’apporto del nucleo familiare, il quale gioca un ruolo prezioso nel contribuire al supporto emotivo-sociale e all’accettazione di sé. Al centro “Eppur si muove” di Velletri ci occupiamo anche di supporto psicologico a persone LGBT. Rispetto a questo ambito, il mio contributo è rivolto in modo particolare ai minori che sperimentano un disagio rispetto al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere.
Bibliografia American Psychiatric Association (APA) (1980), DSM III. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Masson, Milano, 1983. Lingiardi, V., & Nardelli, N. (2014). Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali. Raffaello Cortina. Montano, A. (2000). Psicoterapia con clienti omosessuali, McGraw-Hill, Milano. Rigliano, P., Ciliberto, J., & Ferrari, F. (2012). Curare i gay?: oltre l'ideologia riparativa dell'omosessualità..Raffaello.Cortina.Editore.