“Quando la relazione con il partner mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo” [Donne che amano troppo, R. Norwood].
di Daniela Di Renzo
Nella relazione con le persone significative, il bambino impara attraverso le cure e la sensibilità dell’altro che egli è una “persona degna d’amore”. Questo sentimento lo accompagnerà per tutta la vita, nutrendo il suo amor proprio e la fiducia verso se stesso e verso gli altri. Ma quando i bisogni di amore, di accudimento e protezione sono stati frustrati fin da bambini, il sentimento di fiducia e amore per se stessi viene sostituito da una continua e affannosa ricerca di conferme. Le persone che sviluppano dipendenza sono convinte che i loro bisogni non contano perché non si considerano degne di essere amate. Da adulti, questi “bambini non amati” dipendono dagli altri nel proprio benessere psico-fisico e nella soluzione dei loro problemi, ripropongono legami che somigliano a quelli di cui hanno fatto esperienza da piccoli, vivono nella paura di essere rifiutati, fuggono dal dolore, non hanno fiducia nelle proprie capacità, non si giudicano degni di amore. La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva, in cui l'individuo, “donatore d'amore” a senso unico, vede nel legame con l’altro, (spesso problematico o sfuggente), l'unico scopo della propria esistenza e l’unica possibilità di riempimento dei propri vuoti affettivi. Non sempre la distinzione tra amore e dipendenza affettiva è netta, può addirittura accadere che i due fenomeni si confondano, anche perché la relazione amorosa implica sempre la componente della dipendenza, dettata dal bisogno di mantenere in vita, (per citare R. Barthes), il godimento della quiete dell’abbraccio materno. La differenza sta nel grado di autonomia che l’individuo riesce a mantenere in relazione al partner e nella sua capacità di trovare un senso in se stesso. Diversamente da quanto comunemente si crede, l'amore nasce dall'incontro di due unità, non di due metà. La paura dell'abbandono, della separazione, della solitudine generano un costante stato di tensione. La presenza dell'altro non è più una libera scelta ma è vissuta come una questione di vita o di morte: senza l'altro non si ha la percezione di esistere. I propri bisogni e desideri individuali vengono negati e annullati in una relazione simbiotica.
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La dipendenza affettiva non è un fenomeno che riguarda una sola persona, è una dinamica a due, è un “gioco” le cui regole vengono tacitamente condivise. A volte il partner del “dipendente affettivo” è un soggetto problematico che maschera la propria dipendenza con comportamenti a rischio (droga, alcol o gioco) e i problemi del partner diventano la giustificazione per dedicarsi interamente al soggetto bisognoso, non assumendosi la responsabilità di condurre un'esistenza per sé. Ciò che seduce è la lotta: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da chi non ci ricambia in modo soddisfacente, e cresce in proporzione al rifiuto, al contrario, se non ci fosse quest'ultimo, il presunto amore non durerebbe.
I VISSUTI E LE SENSAZIONI
Ebrezza: la persona prova una sensazione di piacere quando sta con il partner, che non riesce ad ottenere in altri modi.
Tolleranza: la persona cerca dosi di tempo sempre maggiori da dedicare al partner, riducendo sempre di più il proprio tempo autonomo.
Astinenza: la persona sente di esistere solo quando c'è l'altro, la sua mancanza lo getta in uno stato di allarme.
LE CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
Ossessività; bisogno controllo; paura di essere inadeguati a meritare un importante legame affettivo; senso generale di disistima; idealizzazione della persona amata; sottomissione e tolleranza eccessiva; riduzione progressiva dei contatti affettivi e sociali, dolore e angoscia ad ogni separazione o possibile abbandono; tendenza ad assumersi la colpa della crisi del rapporto; bisogno di aiutare il partner; manipolazione (anche attraverso il sesso) ed iperpossessività.
Si diviene incapaci di controllare il proprio comportamento, la capacità critica si riduce gradualmente in proporzione all’intensità del bisogno e parallelamente si genera il sentimento della vergogna e del rimorso per non essere in grado di affermare la propria identità, fino a sfociare nel senso di colpa e nella rabbia. La paura ossessiva di perdere la persona amata viene espressa con gelosia e possessività, che si alimenta smisuratamente ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce. La posizione paradossale che caratterizza la dipendenza affettiva è: “non posso stare con te (per il dolore in seguito a umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti)”, “nè senza di te”, (per l'angoscia al solo pensiero di perderti)”.
Nella vita di coppia si riattribuisce, più o meno inconsapevolmente, un ruolo simile a quello vissuto con i genitori, nel tentativo di cambiare il finale. La difficoltà nell’individuazione del problema risiede anche nei modelli distorti di amore che possono far ritenere determinati abusi e sacrifici di sé come “normali”. In definitiva, dietro la dipendenza affettiva c’è sempre il bisogno di essere visto ed amato. La dipendenza affettiva priva il soggetto della libertà di essere autentico, fino al punto di ANNULLARE il proprio sé.
QUALE STRADA PERCORRERE PER USCIRE DALLA DIPENDENZA?
L’autonomia, l’indipendenza, la coscienza di essere unità e unicità.
In definitiva bisogna affrontare il coraggio di scoprire che solo nella solitudine è possibile incontrare se stessi e sviluppare l’amore per sé.
Amarsi per poter amare l’altro.
Eppur si Muove
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