“E mica è facile…
Andare avanti, fermarsi e poi rimanere un po’ indietro…
Si sta bene indietro, lo conosco, so com’è fatto…
Ma non mi basta più, voglio qualcosa di nuovo, di diverso…
Chissà che potrò incontrare? Chissà che mi potrà accadere? Mi riconoscerò?
E mica lo so…
Allora mi fermo un po’, aspetto e poi ci provo…
Questa cosa qua, fresca, frizzante, che mi mette i brividi nel corpo e mi fa sentire vivo, nuovo!
Che bello! Ma quanto colpa sento!
Mi sembra di tradire qualcuno, mi sembra di avventurarmi in qualcosa di pericoloso…
Però forse ne vale la pena…
Chissà cosa pensano i miei? Ieri ho fatto molto tardi ed ero proprio sconclusionato…
Per fortuna non se ne sono accorti, per come mi ero ridotto, sentire anche loro non ce l’avrei fatta…
Ultimamente si preoccupano un po’ di meno ma con più intensità…
Mi sa che le cose stanno cambiando…
Prendono più sul serio quello che dico o faccio…
Così l’altra sera quando gli ho parlato della vacanza con gli altri hanno sgranato gli occhi, si sono guardati, hanno aspettato qualche secondo, hanno tirato giù il fiato e con dolcezza mi hanno detto che potevo andare...
Mica ci potevo credere! Stava succedendo proprio a me? Una vita a dirmi attento di qua e attento di là e ora invece puoi andare!
Avevo quasi la tentazione di dirgli: “oh aspettate! Non scherziamo, ritorniamo da dove eravamo!”
Ma era così bella l’idea di prendere lo zaino e partire cantando insieme che mi è passata la paura…
E poi ci sono le ragazze…
E mica è facile…
Mica è facile dire a Eleonora che è carina quando chiude gli occhi e pensa, quando mi guarda con quella faccia da punto interrogativo…
Ci sono volte che vorrei prenderle la mano e stringerla intorno a me, ci sono volte che vorrei rimanere solo con lei...
E poi ci sono altre volte, quelle in cui mi vergogno, ho paura…
Paura di che non lo so, in cui preferisco non superare quella linea così sottile e così invisibile che a me invece mi pare grande da dividermi in due…
Ma dico, ma mica mi spezzo proprio in due, forse c’avrò pure l’elastico che mi permette di tendere un po’ di qua e un po’ di là rimanendo insieme…
Forza, forza sento che quest’anno il vento mi porterà in mari nuovi da attraversar!”
Mai come nell’adolescenza le ragazze e i ragazzi vivono la tensione dei cambiamenti con così tanta intensità. Molte domande e pensieri affollano la mente di questi giovani esploratori che per poter navigare i nuovi mari hanno bisogno di una barca con cui salpare ma anche di un porto nel quale ritornare per poi ripartire. Sentono che vorrebbero avventurarsi alla ricerca di altre terre, di esperienze diverse, di incontri stimolanti ma allo stesso tempo a volte ne hanno paura, temono di perdere quelle parti di sé conosciute ma antiche, familiari ma ora un po’ strette. I cambiamenti del corpo, le tempeste ormonali, la mente che offre diverse prospettive, i rapporti da
![]()
rivedere con i genitori e gli adulti, le amicizie di gruppo e i primi amori rappresentano i nuovi compiti di sviluppo che gli adolescenti si trovano ad affrontare. E’ importante far sentire che possono rompere i vecchi schemi e allo stesso tempo ricostruirne dei nuovi senza avere il terrore di perderli, concedendogli la possibilità di trasformali.
I genitori, i parenti, gli insegnanti hanno un ruolo educativo cruciale da questo punto di vista: rappresentano quel porto sicuro, il punto di riferimento attraverso il quale poter scoprire, poter andare e ritornare, potersi allungare e ritirare. Un compito impegnativo anche per gli adulti che devono tollerare le ambivalenze, le incertezze, gli strattonamenti, le perdite dei movimenti adolescenziali che sono funzionali non solo alla crescita dei giovani ma a tutto il sistema perché per fare in modo che il cambiamento sia effettivo deve poter avvenire sia da una parte che dall’altra. Le trasformazioni di questa fase di vita, infatti, richiedono che anche gli adulti siano disposti a ritrovare la propria adolescenza, a rimettere in discussione i ruoli, le funzioni e le relazioni perché come recita un’antica legge della fisica: «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».
![]()
A volte può capitare che per alcuni i compiti di sviluppo legati all’adolescenza siano difficili da affrontare, le energie a disposizione non siano sufficienti, i cambiamenti possano essere sentiti così destabilizzanti che ci si può fermare e spaventare. In questi casi i giovani possono esprimere il proprio disagio attraverso stati ansiosi o depressivi, abusi di sostanze, problemi con l’alimentazione, condotte autolesive, ritiri a casa con internet e i videogiochi. I momenti di stallo e di crisi fanno parte della vita, la “normalità” non è nell’assenza di difficoltà, la “forza” non è nel fare da soli. Riconoscere le proprie vulnerabilità e chiedere un sostegno è un’occasione importante per tutti, ovvero per l’intero nucleo familiare. In questi casi, oltre al supporto delle persone care, è fondamentale l’intervento dei professionisti della salute mentale (psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili) al fine di rimettere in movimento la propria esistenza e riprendere a scoprire mari nuovi da attraversar!
Il Centro “Eppur si Muove” di Velletri, in via IV Novembre, nasce con l’intenzione di offrire un punto di riferimento territoriale nella promozione del benessere psicologico. In particolare mi occupo di consultazioni per bambini e ragazzi che presentano difficoltà in ambito emotivo (ansia, depressione, inibizione), comportamentale (oppositorietà, aggressività), sociale (isolamento) e negli apprendimenti scolastici. L’obiettivo è quello di offrire in primo luogo una comprensione delle criticità in atto ed in seguito, nelle situazioni in cui si riterrà opportuno, un sostegno psicologico ai minori e agli adulti di riferimento che attraversano dei momenti di vulnerabilità e disagio.
Articolo di Simone Cupellaro, psicologo clinico, psicoterapeuta, esperto in psicodiagnostica, dottore di ricerca