Quantcast
Channel: Velletri Life
Viewing all 7460 articles
Browse latest View live

"Io vivo nell'ombra": a Velletri la storia del fondatore dei GIS, comandante Alfa

$
0
0
Missioni segrete, cronaca, servizi, sequestri e casi di rilevanza internazionale. Il Comandante Alfa, nome in codice di uno dei fondatori del Gruppo Investigativo Speciale dei Carabinieri, racconta la sua vita, l’addestramento, le missioni ad alto rischio nel libro Io vivo nell’ombra

di Rocco Della Corte 


VELLETRI - L’ultimo appuntamento di agosto della rassegna letteraria “Velletri Libris”, ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano in coproduzione con la Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri, si preannuncia intrigante.
Tante le personalità, italiane e straniere, che il Comandante Alfa ha incontrato nelle sue indagini compiute sempre nell’ombra e a volto coperto. Lo pseudonimo dell’uomo che ha vissuto in prima persona realtà difficili e di guerra come Kabul, Nassyria, Baghdad – per citare quelle degli anni Duemila – è lo specchio di una vita indirizzata sui binari dell’indagine a trecentosessanta gradi. Io vivo nell’ombra, in tal senso, descrive i sacrifici, gli imprevisti ma anche le soddisfazioni di missioni portate a termine. Il passamontagna sempre presente è diventato l’emblema della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, nella quale l’unica virtù che non deve mai venir meno è lo spirito di sacrificio alimentato dallo scopo di garantire la sicurezza. Giovedì 3 agosto alle ore 21.00, quindi, l’ultimo appuntamento estremamente particolare di una rassegna variegata che è stata premiata dal pubblico sia in termini di gradimento che di partecipazione. Si chiude con tematiche calde e difficili, ma gli organizzatori – che ringraziano gli sponsor Banca Popolare del Lazio, Allianz Assicurazioni, Piana dei Castelli e Casale della Regina – preannunciano novità per settembre. Intanto l’appuntamento è alla Casa delle Culture e della Musica di Velletri, nel Chiostro, prima di entrare nel vivo di agosto.

Juana Romani 1867-1923: una modella e pittrice italiana nella Parigi della Belle Époque

$
0
0
Riceviamo e pubblichiamo dal professor Marco Nocca, referente dell'Accademia delle Belle Arti, sede di Velletri, un contributo sul centocinquantesimo anniversario della nascita di Juana Romani. La pittrice veliterna, già al centro dell'attenzione con diverse pubblicazioni anche sulla nostra testata, sarà oggetto di una serie di iniziative proprio in collaborazione con l'Accademia delle Belle Arti veliterna.

di Marco Nocca


In concomitanza con il 150° anniversario della nascita della pittrice Juana Romani (Velletri, 1867-Suresnes, 1923) esce un volumetto di Gabriele Romani, dal titolo Juana Romani: il corpo e la patria, stampato in maniera indipendente con giovanile baldanza presso Blurb, Lightning Source, Milton Keynes, UK.   
Velletri dal 1901 ha reso onore a questa sua figlia, dedicandole in vita, al culmine della sua fortuna parigina, la Scuola serale di Disegno applicata alle Arti, poi Istituto Statale d’Arte, oggi Liceo artistico, con antica sede sulla “via Corriera” (Corso della Repubblica), non più destinata alla didattica. Juana Romani ha ricambiato la stima e l’amore dei suoi concittadini, con donazioni in denaro ai poveri, permettendo a ragazzi dotati ma indigenti della città di poter studiare Arte, e con alcuni regali eclatanti: una delle prime macchine per il cinematografo, attualmente dispersa, consegnatale da Antoine Lumière, fotografo lionese padre dei mitici fratelli inventori della Settima Arte. Il suo internamento in manicomio ad Ivry-sur-Seine nel 1906, deciso dal suo maestro e compagno Roybet (la vicenda si specchia negli stessi anni nel caso analogo di Camille Claudel, impazzita sotto lo sguardo impotente e distaccato di Auguste Rodin), interrompe i sogni di Juana, e le relazioni con la sua città d’origine. A Velletri giungeranno solo alcuni dipinti della Romani: la maggior parte di essi è oggi custodita da musei e collezionisti in Francia, ma anche negli Stati Uniti e in Argentina. Non riuscirà a prendere forma la pinacoteca di “grande arte moderna” che Juana aveva promesso al sindaco Barbetta, da realizzarsi nel Palazzo Pubblico. La Romani muore dimenticata nella casa di cura Château de Suresnes nel giugno 1923, e ivi sepolta due anni più tardi. Ma chi era veramente Juana Romani? Quali sono le ragioni della sua rapida ascesa verso il successo, e dell’altrettanto veloce oblio, in quel primo ventennio del Novecento, per lei immerso nelle nebbie della follia? Come possono inquadrarsi le vicende che la riguardano nel contesto parigino dell’epoca, tenendo presente l’atteggiamento della Romani, che rifiutò sempre di essere considerata un’artista francese? Quale terribile dicotomia cresce e si sviluppa nella sua mente, dal 1903 sempre più divisa tra il Corpo che l’ha resa celebre (da pittrice si è quasi sempre autoraffigurata e proiettata nelle figure storiche dipinte) e quella Patria lontana, a cui vuole appartenere nella designazione geografica degli artisti delle grandi Esposizioni Universali, o delle Biennali veneziane, con opere significativamente in contrasto con il contesto artistico della Penisola? A queste, ed altre domande, tenta per la prima volta di rispondere Gabriele Romani, in un saggio non specialistico, dalla struttura non sempre ordinata, ma forse anche per questo dotato di forte capacità di racconto, che ha il merito di far emergere una notevole messe di dati, riguardanti la fortuna parigina della Romani, analizzati oltre che nei cataloghi d’arte e nei giudizi della critica, nelle riviste d’epoca.


Nata nel 1867 a Velletri, città tra la pianura pontina e la campagna romana, da Marianna, sarta e da un padre brigante che la abbandona, la piccola Juana è adottata dal nuovo marito della madre, Temistocle Romani, notabile del luogo, che scappa a Parigi con Marianna e la bambina. All’arrivo della famigliola, nel 1877 la Ville Lumière vive la piena frenesia dei tempi descritti da Baudelaire: soltanto tre anni prima lo studio del fotografo Nadar ha ospitato la prima mostra degli Impressionisti, che, dileggiati all’inizio dalla critica, diverranno i progenitori della pittura moderna. Un’altra strada nella foresta intricata della pittura francese di allora indica una direzione, capace ugualmente di stupire il pubblico mescolando tradizione e gesto eclatante: il Déjeuner sur l’herbe, del grande Eduard Manet, rifiutato al Salon del 1863, mette in scena in un contesto iconografico antico, un Giudizio di Paride da Raffaello, la scampagnata domenicale della Parigi dell’epoca, con gentiluomini borghesi che conversano amabilmente con la loro Ninfa nuda. In questo alternarsi di colpi di scena, la pittura di Storia, già portata in primo piano dai Salons nei decenni precedenti, continua la sua fortuna, avallata dalla critica più tradizionalista, e col successo di mercato tributato dai collezionisti borghesi, destinato a concludersi solo al giro di boa del secolo. A quest’ultimo filone appartengono i due pittori di successo che Juana incontra sulla sua strada, importanti per orientarla nel mondo parigino: Jean-Jacques Henner (1829-1905) e Ferdinand Roybet (1840-1920). Nell’Atelier des Dames di Henner e Carolus-Duran, e nello studio di Roybet di Place Pigalle, Juana adolescente negli anni Ottanta muove i primi passi nel mestiere di modella: una sorte comune a decine di giovani povere, provenienti dalla campagna romana, che alla bellezza del loro corpo affidano la fortuna. Nei dipinti di Henner e di Roybet di quegl’anni emerge il fascino di quella ragazzina italiana, dal corpo giovanile ma formato, il viso birichino e sensuale al tempo stesso, con la fossetta sul mento, i capelli dai riflessi rame, giunta a Parigi per tentare la sorte e consacrarsi alla pittura. Nell’arco dello stesso decennio diviene allieva di Henner, poi di Roybet (in Francia le donne verranno ammesse a corsi regolari di Disegno in Accademia solo nel 1902). Juana, grazie alle sua grandi capacità di osservazione, al suo talento e ai suoi maestri (di Roybet diviene compagna di vita dal 1892, nonostante egli sia sposato), approda a una piena maturità stilistica, che le permette di esporre ai Salons (il primo è del 1888 con “Gitane”, l’ultimo del 1904), alle Esposizioni Universali (1889, medaglia d’argento hors-concours; 1900) nella sezione italiana con Boldini, Mancini, Michetti, Sartorio, Segantini, alle Biennali Internazionali d’Arte di Venezia (1901), alla mostra d’arte di Torino nel 1913.
La sua notorietà di artista donna avrà poche eguali in Francia e Juana sarà antesignana testimonial di prodotti per signore, le cui réclames campeggiano sulle riviste (Lagrange 2017). Le protagoniste dei suoi dipinti sono soltanto donne, avvolte in un’aria decadente, a volte segnate dall’emergere prepotente di un potere femminile incontrollabile, legato alla seduzione. La Romani, dopo aver posato per anni, in quasi tutte le sue opere prende a modello se stessa: dipinge personaggi della tradizione giudaico-cristiana (Salomè, Giuditta, Erodiade, Maddalena), donne del Medioevo bizantino dai richiami dannunziani (la “Figlia dell’imperatrice Teodora”, 1898, figure letterarie della nostra tradizione cavalleresca (“Angelica”, 1898) o eroine “moderne”, come Bianca Cappello, finita sulla copertina dell’Art français (1892). Nella “Pensierosa” , ispirata ad una poesia di Louise Colet, l’artista al Salon del 1894 ottiene un grande successo di pubblico, e una prima vera consacrazione. Il dipinto, già comparso in forma leggermente differente sulla copertina di Paris-Noël nel 1893, è talmente noto da essere realizzato in una propria versione da Henner, suo maestro (oggi a Mulhouse). La critica francese, passata in rassegna in modo esauriente da Gabriele Romani, riconosce a Juana una bravura tecnica degna dei grandi maestri del passato, si entusiasma per il trionfo del colore, vivo nelle carni e sulle stoffe. Al Salon del 1894 il grande Gustave Geffroy, autore del primo sistematico studio sui pittori impressionisti, scrive: “m.lle Juana Romani schiaccia tutto il resto, con la sua adorabile testa d’infante; e ancora di più con la sua Pensierosa, vestita da drappi di ricche stoffe, di una maestria sorprendente” (Le Journal, 1894). O Emile Trogan: “davanti alla sua Pensierosa, il pubblico applaude, e si dice che lei non ha paura di competere con Velazquez” (La semaine des familles). Un altro filone riguarda le eroine di opere letterarie o in musica contemporanee, come la sensuale Fior d’Alpe (Salon,1896), protagonista dell’opera di Alberto Franchetti messa in scena a Parigi nel 1895. Molto amata dalla Romani, che si rispecchia nel suo destino di giovane che viene dal paesello, Fior d’Alpe, con quel fiore delle sue montagne nei capelli è un’innocente, sospesa sul baratro della sensualità indotta dalla città viziosa, languida nel corpo nudo avvolto dal prezioso broccato: uno dei risultati più conturbanti dell’arte di Juana. Le sue donne sono sempre ammantate in tessuti preziosi e ricercati, dalle decorazioni storicizzanti, rese con tecnica pittorica virtuosistica, vicina alla maestria tecnica del Siglo de oro, mutuata dal maestro Roybet. Traspare qui chiaramente ancora il riferimento a Velazquez, e alla grande pittura spagnola del Seicento, così importante per l’italiana, e particolarmente vivo in Francia già dalla prima metà del secolo, quando anche Manet aveva eletti Velazquez e Goya, ammirati nella “Galerie Espagnole” di Luigi Filippo al Louvre (1838-1848), ricca di ben quattrocento dipinti, suoi numi tutelari.

Dopo il fiasco dell’Olympia, nel 1865 l’artista si era rifugiato addirittura a Madrid, al Prado, avvolto nei cromatismi di Velazquez (e di Tiziano) ritornati potenti nella sua opera, ma incompresi dalla critica. Anche Juana Romani compie nel 1895 un viaggio a Madrid, per ammirare dal vivo quei capolavori. Per l’occasione la stampa iberica arriva, forse confusa dal nome di battesimo, forse dallo stile neoseicentista, a considerarla “una famosa pittrice spagnola” (La Iberia, 1895), dando avvio alla sua fama nel mondo ispanofono, mentre attraverso la collezione Roverano, del ricco imprenditore argentino collezionista a Parigi, giungeranno in Sudamerica la “Giovane donna orientale”, 1895, Buenos Aires, e “L’Infanta”, 1895-1900, Paranà. Tornata a Parigi, il Salon del 1895 segna un ritorno dell’artista di Velletri al Rinascimento italiano in un tema botticelliano ( “Primavera”, acquisita dallo stato francese per intercessione di Silvestre, Lagrange 2017), svolto in un trattamento della figura alla Velazquez, potente nell’espressione del sorriso in primo piano, che fa preoccupare il critico Mayet (“questa testa di idiota scappata da una Salpêtrière qualunque mi lascia assolutamente indifferente”), ma che precorre in realtà un taglio compositivo dell’immagine e moduli espressivi già rivolti alla cartellonistica e alla pubblicità: nel 1902 la Romani sarà chiamata dai grandi magazzini Samaritaine, il Paradiso delle Signore descritto da Zola, per disegnare le grandi affiches pubblicitarie di réclames. L’esigente critica francese, pur tra qualche voce dissonante (Jean de l’Hers), che disapprova l’ossessione monocorde per il tema del ritratto femminile, e il pericolo per la sua pittura di sconfinare ne “l’Art pour l’art”, si manterrà costante nell’apprezzamento anche dopo il 1895, valutando le particolarità dello stile e il coraggio delle sortite di mademoiselle Romani nel difficile campo della pittura, saldamente tenuto in mano dagli uomini. Spicca tra tutti il celebre Armand Silvestre, che nel 1896 tesse un apertissimo elogio dell’artista italiana rivolta al grande passato del Rinascimento (“Correggio, Veronese, Tiziano rivivono in lei”): la Romani, al culmine del successo, esteso a Bordeaux, Mulhouse, Lione, Montecarlo, Lille, Monaco, Nantes, Besançon, Anversa, Londra, Vienna, affronta nel Salon del ‘98 con la sua “Angelica” d’Orlando, calando il fascino poetico della creatura in modi tizianeschi; si raffigura al Salon del 1902 come “Tizianella” , impersonando, al femminile, il Tizianello cugino di Tiziano; arrivando addirittura ad incarnare -come riportato da Gabriele Romani- i panni en travesti di Mino da Fiesole, scultore rinascimentale ammiratissimo, in una sorta di operazione alla George Sand, ma rovesciata: la sua Mina da Fiesole, presentata al Salon del 1899, celebra in quel ritratto di ragazza, “un’adolescente sorridente dagli occhi luminosi e dai capelli rossi”, l’immedesimazione della sua figura e del suo talento di artista donna nello scultore toscano del Quattrocento, percepito vicino alla sua poetica e sensibilità.
La svolta del nuovo secolo segna per Roybet e la sua allieva Juana Romani il coinvolgimento nello scandalo finanziario Humbert: nel 1903, il celebre critico Vauxcelles li va a trovare nello studio, e registra una pittrice estremamente agitata, che ribadisce la sua voglia di vivere e dipingere, e il disprezzo di tutto ciò che non è arte. Sulla prima pagina del Gil Blas campeggia la dichiarazione di castità professata come un voto dall’artista, che desidera dedicarsi quale vestale soltanto all’arte, rinunciando alla maternità. Un’intervista al Pearson’s Magazine, dell’anno prima, rivela in Juana una tiepida seguace della causa femminista, già da allora in primo piano in Inghilterra (non parteciperà mai all’Union des Femmes Peintres et Sculpteurs), e la convinzione, intima per lei, che nei Salons si misura con gli uomini, e che vede riconosciuta dalla critica l’energia “maschile” della sua tecnica artistica, di un’assoluta parità uomo-donna: “prese singolarmente le donne sono spesso intellettualmente superiori agli uomini…ma esse debbano rimanere tali, e coltivare le proprie facoltà…”. Invitata ad assumere la cittadinanza francese, per essere quindi annoverata tra le artiste transalpine, come consigliatole da Roybet, e poter dunque trarre da questa condizione maggiori vantaggi (concessione di onorificenze, quale la prestigiosa Legion d’Honneur) Juana Romani la rifiuta, trovando però, paradossalmente, nella sua Patria, in cui per lei sono fuse nazione e città d’origine, l’ostilità della critica. Al pari di Boldini, De Nittis, Mancini, “les italienes parisianisés” secondo Vauxcelles, la Romani è considerata “contaminata” dall’arte francese: la sua “Angelica” , esposta alla Biennale di Venezia del 1901, è descritta come “una tisica vestita da prete russo”. Inoltre viene rilevato il suo essere fuori contesto dai temi trattati nel padiglione del Lazio, in cui quell’anno Coleman, Sartorio, Cabianca, Mancini, Petiti espongono tutti la grande pittura di paesaggio. Non giova di certo a Juana l’insuccesso di “Sarabande” di Roybet, esposto nel padiglione francese, cui è accomunata per il suo alunnato. Cominciano nel 1903 i primi segni dell’instabilità mentale, alimentata dal mancato riconoscimento della sua arte da parte della Patria, in cui tanto aveva sperato.
I progetti di collaborazione con Velletri, amata città natale che nel 1901 le ha dedicato la civica scuola di Arti e Mestieri, accogliendo trionfalmente la sua visita il 21 ottobre di quell’anno, decadono velocemente, sino a non essere più menzionati nei carteggi esistenti. Il Salon del 1904 è l’ultimo a cui la Romani partecipa. Dal 1905 la situazione precipita: muore Henner, l’artista che ha favorito il suo esordio, a cui Juana è molto legata, e nel 1906, dopo una violenta crisi nervosa, Roybet è costretto a rinchiudere la sua allieva e compagna d’arte in manicomio a Ivry-sur-Seine, per “psicosi allucinatoria cronica”, proprio mentre la Francia le tributa l’omaggio di inserirla tra gli artisti italiani di spicco esposti al Musée du Luxembourg. Dopo un effimero ristabilimento, registrato dalla stampa nel 1914, la vita di Juana Romani si chiude nell’oblio in manicomio, come quella della grande scultrice Camille Claudel, nel 1923. Juana Romani Il Corpo e la Patria di Gabriele Romani offre senza dubbio, nel suo impeto giovanile, a tratti con poco ordine, ma molta partecipazione, un interessante spaccato della vicenda storico critica dell’artista dall’Italia, e si aggiunge alle iniziative straniere volte a riconsiderare Juana Romani (Fig. 16): dal volume di Marion Lagrange Les peintres italiens à Paris dans la seconde moitié du XIXe siècle (1855-1909): l’affirmation d’une identité picturale (2010), alle due mostre di Courbevoie, piccola città satellite di Parigi, sede del Musée Roybet, curate da Emmanuelle Trief-Touchard: Femmes et artistes du XIXe siècle, à travers les collections du Musée Roybet-Fould (2014), con tre dipinti della Romani esposti a confronto con altre artiste dell’epoca; e La Main chaude, Histoire d’un jeu à travers les siècles (2016), rassegna di numerosi schizzi e disegni che raffigurano l’artista e sua madre Marianna. Dalla Francia all’Argentina: il Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires ha dedicato nel 2014 un’esposizione a La seducción fatal. Imaginarios eróticos del siglo XIX, a cura di Laura Malosetti Costa, in cui la “Giovane donna orientale” (1895-1900) di Juana, scelta anche da Gabriele Romani per la sua copertina, è diventata l’icona simbolo dell’esposizione; La Collección a través de la mujer, è il titolo della mostra del 2016 al Museo di Paraná, in cui è stata esposta “La infanta” (1895-1900). Il più recente segnale d’interesse in questo 2017, ricorrenza del 150esimo della nascita, è ancora francese: l’articolo di Marion Lagrange Juana Romani 1867-1923, élève de…maîtresse de…la parentèle sous la plume des critiques d’art, in Parent-elles, compagne de, fille de, sœur de…: les femmes artistes au risque de la parentèle, atti della conferenza in “Awarewomenartist.com”, pubblicato il 15 giugno 2017, restituisce un’immagine sempre più precisa della biografia dell’artista e del contesto in cui essa è maturata. E l’Italia? Sono lieto di annunciare che grazie alla collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Roma, diretta da Tiziana D’Acchille e il Comune di Velletri, il lavoro affrontato da Gabriele Romani e da Alessandra De Angelis, sta per confluire, sotto la supervisione scientifica di chi scrive, nella prima mostra italiana dedicata all’artista, che entro l’anno vedrà esposte al Convento del Carmine, nuova sede veliterna dell’Accademia, una decina di dipinti, provenienti da musei e collezioni private straniere, insieme a stampe di opere della Romani, e a una ricchissima documentazione originale tra scritti e materiali appartenuti. La mostra costituirà un’occasione di verificare, attraverso il voluminoso catalogo, con saggi dei principali specialisti internazionali, la tenuta dell’opera di Juana e la modernità delle sue posizioni riguardo alla condizione femminile, vissuta da protagonista, quale donna artista, nel contesto parigino della società dell’epoca.

La Vjs Velletri torna all'antico: ripresa la vecchia denominazione per i rossoneri rinati dalla Scuola Calcio

$
0
0
L’ASD Vjs Velletri è lieta di comunicare l’apertura delle iscrizioni per la Scuola Calcio 2017-2018. 

Comunicato stampa

VELLETRI - Non è un errore di battitura, in quanto l’aggettivo “nuova”, a partire da quest’anno, non sarà più nella denominazione del club rossonero. La FIGC ha accettato la richiesta posta dalla dirigenza per il cambio di nome, e così dalla stagione prossima si torna ad utilizzare l’appellativo Vjs Velletri.
Un nome importante, che aumenta ancor più le responsabilità di chi nel team veliterno mette a disposizione la propria passione e le proprie competenze, e un monito anche alla dirigenza e alla città, visto il susseguirsi di problematiche intorno alla squadra simbolo di Velletri negli ultimi anni, dovute fondamentalmente a difficoltà economiche e scarsa progettualità. La Vjs Velletri torna sulla scena, e lo farà riconfermando la Scuola Calcio e iniziando a lavorare per la futura ricostruzione di un Settore Agonistico. La società veliterna aprirà le iscrizioni presso il Centro Sportivo “Maracanà”, che anche quest’anno ospiterà gli allenamenti dei bambini, a partire da lunedì 7 agosto con orario 17.30-19.30. Una pausa sarà osservata durante la settimana di Ferragosto, poi si ripartirà ininterrottamente fino all’11 settembre, data di inizio delle attività. Nei prossimi giorni verrà ufficializzato lo staff al completo, così come i dettagli inerenti l’organizzazione. Nel frattempo, la notizia positiva è il ritorno di un nome storico nel panorama calcistico regionale: chi vuole bene veramente ai colori rossoneri non potrà che gioirne, magari avvicinandosi al club veliterno per portare le proprie idee e le proprie convinzioni da mettere al servizio dei bambini che onoreranno la storica e affascinante casacca.

Castelli sotto le stelle: cinema, cibo e musica nei borghi nel primo week end di Agosto

$
0
0
Molte le proposte ai Castelli Romani anche in questo weekend, all’insegna del relax e del fresco serale. “Calici di stelle” a Marino e a Velletri. 


CASTELLI - Nel centro storico marinese venerdì e sabato degustazioni ed eventi, visite a Marino sotterranea, musica live, proiezioni artistiche, osservazione delle stelle. A Velletri sabato 5, in Piazza Mazzini, degustazioni e osservazioni astronomiche, anche all’esterno del Museo Archeologico, che offrirà un’apertura serale, così come l’Area Archeologica delle SS. Stimmate.
Ma anche molto altro in programma nell’estate veliterna: ogni sera Cinema sotto le stelle nella piazza del Comune, Sagra della Trippa alla romana al Palabandinelli, La piazzetta del gusto a Porta Napoletana, sabato e domenica Notti d’Arte su Corso della Repubblica e Via Luigi Novelli, spettacoli in Piazza Caduti sul Lavoro e Piazza Mazzini; alla Casa delle Culture e della Musica segnaliamo EventoSax con i bei concerti del 2 e 4 agosto alle 21, e Velletri Libris giovedì 3 con il Comandante Alfa. Serate di cinema all’aperto anche a Ciampino - tutte le sere - e ad Albano, a Piazza Pia, venerdì 4 e sabato 5 agosto, e per quasi tutto il mese. Albano Laziale propone fino a Ferragosto anche l’Anfiteatro Festival, all’anfiteatro romano nella parte alta della città, che questo weekend da giovedì a domenica ospiterà, nell’ordine, il musical "I 7 Re di Roma", i canti musiche e danze di "Algeciras Algarabìa”, Katia Ricciarelli in "Ti Canto d’Amore" e la "Tosca" di Giacomo Puccini. A Rocca di Papa sabato e domenica si terrà la 5ª edizione della Festa della Pizza, con il borgo animato da musica, spettacoli, mostre d'arte e animazione, e ogni forno a offrire le proprie specialità, frutto di antica tradizione. Folclore e spiritualità a Rocca Priora con la Festa della Madonna della Neve, che culminerà sabato sera nella caratteristica "nevicata" a fine processione, e ad Albano con la Festa di S. Maria della Rotonda, che si concluderà domenica alle 21 con il tradizionale concerto classico di fronte al Santuario. Anche tra le escursioni del circuito “Cose Mai Viste” non mancheranno appuntamenti serali. Sabato, a Rocca Priora, ci si potrà inoltrare nel bosco fino a raggiungere la vetta di Monte Fiore (723 mt), dove si assisterà al tramonto con vista mozzafiato sul cratere dell’antico Vulcano Laziale e sui monti del pre-Appennino. Mentre a Monte Compatri, partendo dal Piazzale del convento San Silvestro, si potrà fare una passeggiata al tramonto e poi gustare un fresco aperi-cena presso la Collina degli Asinelli. Per gli amanti delle ore mattutine, invece, sabato si potrà scoprire il borgo medievale di Genzano, con visita a Palazzo e Parco Sforza Cesarini; domenica ci si inoltrerà nel bosco del Cerquone, presso il Vivaro, tra storie di streghe, fate, elfi e folletti; e a Genzano, all’interno del convento delle Suore dell'Assunzione, visita guidata gratuita tra alberi monumentali e spettacolari scorci panoramici sul lago. Tutto il programma di Enjoy nel dettaglio, aggiornato e consultabile per settimana, è su: www.visitcastelliromani.it (http://www.visitcastelliromani.it/it/cosa-fare/enjoy-castelli-romani) e sull’ultimo numero - speciale - della rivista Vivavoce.

La "Notturna" di luglio: calcio e amicizia tutta la notte, stupenda manifestazione al "Maracanà"

$
0
0
Grandissima ed entusiasmante iniziativa al centro sportivo "Maracanà": il 29 luglio si è svolta, infatti, la "Notturna".

VELLETRI - Giocare a calcio divertendosi e facendo amicizia, nella calda estate 2017. Con questo spirito si è svolta, lo scorso 29 luglio, la "Notturna" al "Maracanà". Un autentico monumento al pallone in un contesto di sport allo stato puro, con gare dalla sera alla mattina. Hanno partecipato otto squadre e con grande sportività , tanto gli arbitri si sono trovati costretti ad estrarre una sola volta il cartellino giallo.

Alla fine, le prime quattro posizioni sono state così assegnate: Blaugrana per il primo posto, Euroservices per il secondo, Edil Rocchi per il terzo, Pro Secco per il quarto. Una iniziativa stupenda che ha lasciato soddisfatti organizzatori e partecipanti. Si ringrazia Generali Assicurazioni, Agenzia di Velletri, sponsor ufficiale della manifestazione.  Arrivederci alla prossima edizione.


GALLERIA FOTOGRAFICA



























L'Under 19 dell'F&D H2O è la settima squadra d'Italia: buona prova alle finali scudetto di Fiuggi

$
0
0
Finali Scudetto Under 19 soddisfacenti per l'F&D H2O Domus Pinsa, che con una buona prova generale e il titolo di capocannoniere andato ad una straordinaria Beatrice Clementi chiude al settimo posto. 

di Rocco Della Corte

FIUGGI - Proprio l'atleta veliterna è stata premiata dal Commissario Tecnico della Nazionale Fabio Conti e dal tecnico della Nazionale Giovanile Paolo Zizza. A tracciare un bilancio dell'esperienza fiuggina è stato mister Danilo Di Zazzo, che ha commentato con un'analisi precisa la prestazione della sua squadra, risultata alla fine la settima in Italia per la categoria U19. 

"Le ragazze meritavano un risultato migliore del settimo posto, siamo sempre entrati nel modo giusto e il risultato è stato sempre in bilico nei primi due tempi", ha constatato il mister dell'F&D H2O. Nonostante tutto, però, il risultato riportato non va sminuito, anzi: "La panchina giovane ed inesperta non è riuscita a mantenere alta la tensione, tuttavia questa non deve essere una giustificazione e neanche una accusa contro nessuno perché alla fine il risultato è ottimo: siamo la settima società Under 19 femminile in Italia". Il Torneo si è svolto in un continuo crescendo, e alla fine resta un pizzico di rammarico ma tantissimi margini di miglioramento: "Il nostro cammino è stato in costante miglioramento - ha sottolineato Di Zazzo - e dopo l'esordio con l'Acquachiara (match perso 10-3), dove siamo stati sul 6-3 fino a inizio quarto e il 12-9 con Padova  in una partita tenuta meglio seppur con qualche errore di troppo, le cose sono notevolmente migliorate con il 7-5 con la SIS Roma, che poi ha vinto il titolo.
La sconfitta con Bogliasco, arrivata seconda, è stata diversa rispetto alle prime due poiché a metà partita il risultato era ancora incerto. Nella seconda fase gli incroci ci hanno messo di nuovo di fronte Acquachiara e Padova, e lì abbiamo dato prova di maturità pur senza cambiare le sorti del risultato finale: la prima partita è stata combattuta, è finita 4-4 ed è stata persa poi ai tiri di rigore. La seconda la abbiamo vinta per 11-6, e questi due risultati aumentano il nostro rammarico". Nonostante il settimo posto, non si può che essere soddisfatti e rimboccarsi le maniche in vista del prossimo futuro: "Dobbiamo continuare a lavorare - ha concluso mister Di Zazzo -  e cercare di allungare la squadra il più possibile anche con atlete più giovani e dare ricambi per le prime sette". Complimenti alle ragazze veliterne che hanno dimostrato una volta di più di essere dedite all'impegno, professionali e valide dal punto di vista tecnico. 

Atletico Velletri, Daniele Di Cocco: "L'obiettivo è migliorare la crescita intrapresa tre anni fa"

$
0
0
L'Atletico Velletri prosegue nelle sue ufficializzazioni e a parlare, dopo mister Fanelli e il direttore sportivo Stefano Di Giammarino, è il consigliere e allenatore in seconda Daniele Di Cocco.

di Rocco Della Corte


VELLETRI - Dopo un anno ricco di soddisfazioni e con risultati importanti a livello di crescita, Di Cocco è pronto a ripartire nelle sue mansioni di consigliere della società e di vice-allenatore e mostra dalle sue parole grande determinazione. "Come società - ha dichiarato il dirigente biancorosso - si è deciso di puntare su Fabio Fanelli in qualità di allenatore perché è una persona che ha molta esperienza, è cresciuto nel circolo ed è giusto che venga premiato.
E' stato riconfermato - ha svelato poi Di Cocco - in parte lo staff dell'anno scorso, avremo magari mansioni diverse perché si sono aggiunte figure professionali di primo livello e io sono il primo a farmi da parte volentieri quando c'è tanta esperienza e tanta competenza. Svolgerò comunque il ruolo di allenatore in seconda, dando qualche consiglio al mister". Sugli obiettivi che l'Atletico Velletri deve porsi per la stagione 2017-2018, il dirigente veliterno è chiaro e deciso: "Speriamo di migliorare, ma non a livello di punteggio in classifica - anche se ovviamente ci farebbe piacere - bensì nel continuare la crescita iniziata tre anni fa, quando è stata creata la squadra. Lo staff già in parte ci è riuscito e non ho dubbi che quest'anno andremo ancora meglio".
Lo spirito rimane quello di puntare ad un lavoro certosino per risultati importanti: "E' nostro intento migliorare e far crescere il circolo, farlo conoscere a livello regionale, e senz'altro con le new entry ci sarà una visibilità maggiore rispetto al passato". Di Cocco ha concluso svelando l'organigramma societario che nella stagione 2017-2018 comporrà i ranghi dirigenziali dell'Atletico Velletri, anche se non sono esclusi ulteriori ingressi: "Saranno presidenti Giovanni Poggi e Nicola Di Luzio, quest'ultimo anche consigliere insieme a me, Stefano Di Giammarino. Lo stesso Di Giammarino avrà la carica di Direttore Sportivo e dirigente accompagnatore. Per quanto riguarda lo staff tecnico, oltre a Fabio Fanelli, il preparatore atletico che collaborerà con noi sarà Marco Galderisi, per i portieri il grande Ivano Supplizi e ovviamente il sottoscritto come secondo. Stiamo cercando comunque di portare a termine alcune trattative e a giorni potrebbero esserci novità..."

Velletri 2030, "Il 2 agosto è stato il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra”

$
0
0
In questi giorni tutti i media ne parlano. Nel 2017, il “Giorno del Sovrasfruttamento della Terra” (in inglese Earth Overshoot Day) cade oggi 2 agosto, mai così in anticipo da quando nei primi anni del 1970 abbiamo cominciato a sovra-sfruttare le risorse del pianeta Terra. 

Velletri 2030


Il Giorno del Sovrasfruttamento delle risorse della Terra rappresenta la data in cui la richiesta di risorse naturali dell’umanità supera la quantità di risorse che la Terra è in grado di generare nello stesso anno.
In altre parole, il 2 agosto rappresenta la data in cui la richiesta di risorse naturali dell’umanità supera la quantità di risorse che la Terra è in grado di generare nell'anno 2017. Questo secondo il Global Footprint Network, l’organizzazione di ricerca internazionale che ha dato avvio al metodo di misura dell’Impronta Ecologica (in inglese Ecological Foorprint) per il calcolo del consumo di risorse. I costi di questo crescente sbilanciamento ecologico stanno diventando sempre più evidenti nel mondo e li vediamo sotto forma di deforestazione, siccità, incendi, scarsità di acqua dolce, erosione del suolo, perdita di biodiversità e accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera. In generale, di fronte ad un problema di tale portata il nostro atteggiamento è di impotenza e di impossibilità a contribuire alla risoluzione dello stesso. Le cose non stanno proprio così: a livello individuale, possiamo contribuire con una maggiore conoscenza dei fattori chiave in grado di influire sulla sostenibilità e la sperimentazione di nuovi stili di vita per abbassare la propria Impronta Ecologica. La conoscenza degli Obiettivi e degli Indicatori dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile possono aiutarci molto. Velletri2030, con le proprie Pubblicazioni e Seminari cerca di creare tra la popolazione la giusta consapevolezza per tracciare insieme il cammino verso un futuro sostenibile, almeno a livello locale. Il Rapporto "Velletri2030 un'idea di futuro sostenibile - edizione 2017" (scaricabile dalsito web) riporta esempi di azioni possibili, anche di successo a livello locale. Il Rapporto Velletri2030 "Misuriamo la città" in corso di preparazione, metterà nelle mani dei futuri Amministratori strumenti per fare un’auto-analisi della situazione di partenza e stabilire su base scientifica delle priorità di intervento rispetto a diversi target temporali. Per un progetto di futuro partecipato, tutti siete invitati a suggerire possibili Indicatori di un Benessere Equo e Sostenibile.

Campaniliana: conto alla rovescia, ultimi giorni per inviare i copioni per il Premio Nazionale Achille Campanile

$
0
0
La Rassegna Nazionale di Teatro e Letteratura dedicata allo scrittore, drammaturgo, giornalista e umorista Achille Campanile entrerà nel vivo ad ottobre, ma questi sono giorni caldi – non solo dal punto di vista climatico – per l’organizzazione. 

di Rocco Della Corte

VELLETRI - Scade il 12 agosto prossimo, infatti, il termine per la presentazione dei copioni che verranno poi sottoposti alla Giuria di qualità composta da Arnaldo Colasanti (Presidente), Simona Marchini e Gaetano Campanile.
Il vincitore, che verrà proclamato in ottobre, avrà un premio in danaro della somma di € 1500.00, messo gentilmente a disposizione dalla Casa di Cura “Madonna delle Grazie” di Velletri. Ideatrice e promotrice del Premio la Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri, che sin dall’insediamento del Maestro Claudio Micheli in qualità di Direttore Artistico illustrando le linee programmatiche ha ufficializzato questo ambizioso progetto.
Il Maestro Claudio Maria Micheli
Dopo la fase organizzativa e il grande lavoro di tutti i componenti del Comitato Organizzativo, le risposte non sono tardate ad arrivare, sia in termini mediatici che di gradimento: l’occasione di riscoprire Achille Campanile, personaggio di spicco nel Novecento italiano per la sua versatile ed ingegnosa capacità di utilizzare la “parola”, dono e pregio di ogni scrittore degno di questo nome, ha di fatto creato un grande interesse per la “Campaniliana”. La Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri, in tal senso, ha saputo carpire in questa proposta culturale le innumerevoli sfaccettature e i diversi ambiti che il personaggio include nella sua produzione, in quanto impegnato in varie forme artistiche dalla poesia, al teatro, passando ovviamente per la narrativa e la proverbiale, e più nota, scrittura umoristica. Senza svelare il numero di copioni già pervenuti, il bilancio degli organizzatori – a pochi giorni dalla scadenza fissata– è assolutamente positivo e la risposta è stata importante, non solo a Velletri, a Lariano e in Lazio ma anche in altre regioni d’Italia. Segno dell’immortalità dell’autore e del suo messaggio, ma soprattutto dell’intelligente prospettiva di ampio respiro che il progetto messo in atto dalla Fondazione veliterna ha voluto dare e sta cercando di raggiungere. Come hanno ripetuto più volte sia il Direttore Micheli che la referente del Premio, professoressa Maura Dani, la prima edizione è sempre di rodaggio ma i risultati lasciano presagire una Rassegna di qualità nella sua interezza, pur con la consapevolezza che l’anno “pilota” servirà anche, eventualmente, a correggere il tiro in occasione delle edizioni future. Per chi avesse ancora un copione nel cassetto, inedito e di genere umoristico, inizia un autentico countdown: fino al 12 agosto si può scaricare il bando dal sito ufficiale della manifestazione (www.campaniliana.it) e inviare la propria opera all’indirizzo indicato (Fondazione Arte e Cultura Città di Velletri – Premio Nazionale Achille Campanile. C/o Segreteria del Sindaco- Palazzo comunale. Piazza Cesare Ottaviano Augusto n.1 - 00049 Velletri), mentre sono al lavoro anche i curatori della mostra e i membri dell’Associazione Memoria ’900 per gli altri importanti appuntamenti della settimana dedicata allo scrittore romano. Dopo la chiusura dei giochi per quanto riguarda il Premio Nazionale Teatrale, partirà un’ampia campagna per divulgare in maniera più dettagliata le singole attività che comporranno la “Campaniliana”. Per Velletri, insomma, si preannunciano giorni importanti dal 21 al 29 ottobre (e non solo) sotto il profilo letterario, teatrale, artistico, turistico, accademico: nel segno di Campanile, infatti, gli ospiti illustri e di fama nazionale che arriveranno in città porteranno una ventata di cultura allo stato puro.


Velletri Archeologica: "L'Egitto di Augusto" a cura del Gruppo Archeologico Veliterno

$
0
0
Primi di agosto dell’anno 30. Ottaviano, lasciato morire suicida l’ultimo rivale, Marco Antonio, aveva un solo grande desiderio: impadronirsi di Cleopatra viva per trascinarla a Roma in catene dinanzi al carro del suo trionfo. 

di Ciro Gravier
Gruppo Archeologico Veliterno - Prima Parte

Ma si rese subito conto che la cosa non gli sarebbe stata possibile: il Mausoleo in cui la regina si era asserragliata era pressoché imprendibile o, almeno, Cleopatra avrebbe avuto mille volte il tempo di suicidarsi prima che un soldato romano le mettesse le mani addosso.
Allora fu magnanimo: aspettò freddamente una settimana e penetrò nel Mausoleo a cose fatte. Trovò la regina morta, serenamente composta su un letto prezioso. Si raccontò che si era fatta mordere da un aspide introdotto nel Mausoleo nascosto in un cesto di fichi portato da un contadino. Studi recenti hanno concluso che il veleno di tali serpenti è dolorosissimo, ma non garantisce la morte: per cui è più probabile che Cleopatra abbia assorbito anche una miscela di veleni che ella portava sempre con sé nel cavo di una spilla dorata per i capelli. Con lei finiva l’ultima dinastia dei Faraoni, risalente ad Alessandro Magno e al suo diadoco Tolomeo. O piuttosto no: c’erano ancora i suoi figli: i tre piccolissimi avuti da Antonio e il più grande, Cesarione, alias Tolomeo XV, ormai diciassettenne, avuto da Cesare. I piccoli potevano agevolmente e senza alcun pericolo essere portati a Roma, ma il grande, che Antonio aveva proclamato erede di Cesare e la fronda in Egitto e a Roma poteva sfruttare per opporglielo contro, doveva essere soppresso. Subito. Per proteggere lui e la sua discendenza, Cleopatra l’aveva inviato lontanissimo da Alessandria, nella città meridionale di Berenice, sul Mar Rosso. Un drappello di soldati romani riuscì finalmente a raggiungerlo, e fu strangolato. Ora poteva cominciare l’Egitto romano. C’è un problema. Alto come un obelisco e vasto quanto una piramide. Per governare l’Egitto ci vuole un Faraone. Ma i Romani, ai quali lo stesso termine di “re” sembra una mostruosità, accetteranno mai un Ottaviano faraone? Indubbiamente i Romani no, ma gli Egiziani sì. Unica soluzione: almeno per il tempo strettamente necessario, nessun Romano (anzi, meglio: nessun senatore o eques di una certa importanza) avrà l’autorizzazione di metter piede in Egitto. Di converso, nessun funzionario egiziano potrà esercitare ruoli che diano accessi al Senato. All’interno dell’Egitto, i sacerdoti venereranno il nuovo padrone come il nuovo faraone, anche se una cerimonia ufficiale di incoronazione e intronizzazione non ci sarà mai. Nell’Egitto profondo, dove più difficile risultava accettare il nuovo padrone che non fosse faraone, Augusto si lascerà rappresentare nei nuovi templi (peraltro fatti erigere da lui stesso) in veste di faraone con tanto di abiti e copricapo tradizionali, nella gestualità ieratica tipica degli antichi sovrani d’Egitto. A Figeac, in Francia, dove è stato portato da Champollion, si conserva un magnifico frammento policromo proveniente dal tempio di Kalabsha nella Nubia meridionale, che lo rappresenta così. Tutto questo però a Roma non si doveva sapere. Con l’occasione, fu introdotta una nuova categoria giuridica nell’amministrazione dell’impero: quella delle “province imperiali” distinta dalle vecchie “province senatorie”. Le prime – tra cui l’Egitto – per la loro posizione strategica e fino a nuovo ordine (che durò pressocchè immutato fino al tempo di Adriano), dipendevano direttamente dall’imperatore che le amministrava attraverso un proprio legatus scelto direttamente da lui e al quale soltanto rendeva conto, le seconde – in quanto provinciae populi romani - continuavano la tradizione repubblicana ed erano gestite dal Senato che vi nominava un governatore, detto propretore, scelto fra i suoi membri. A partire dal 29, il titolo del governatore dell’Egitto sarà praefectus Alexandriae et Aegypti e finchè Ottaviano Augusto sarà in vita, ce ne saranno successivamente (con brevi interruzioni gestite direttamente da lui) non meno di undici: in media meno di quattro anni per ciascuno, il che dimostra l’attentissima attenzione e il pignolo controllo che l’imperatore vi esercitava. Aveva bisogno infatti che vi regnasse la pace, o almeno l’ordine, e che dall’Egitto giungesse regolarmente il rifornimento di cereali (due milioni di quintali annui) per la plebe di Roma insieme a grandiosi monumenti (specie obelischi) con cui abbellire l’Urbe facendo strabiliare il popolo. Per non suscitare malumori e pericolose opposizioni, Augusto si guardò bene dal dedurvi colonie, per cui l’Egitto di dopo la conquista restò socialmente e culturalmente a lungo quello che era all’epoca degli ultimi Tolomei. La popolazione, calcolata intorno a sette milioni e mezzo di abitanti, si divideva in tre grandi gruppi “nazionali”: i Greci (non più di qualche centinaio di migliaia), gli Ebrei (forse intorno a un milione e mezzo) e finalmente la grandissima massa degli Egizi; la lingua greca della κοινή fu mantenuta come lingua dell’amministrazione e della burocrazia, quella latina restò ristretta fra i militari romani delle tre legioni di stanza (si ritiene non abbiano mai superato i ventimila uomini), e quella egizio-demotica come strumento vivo della comunicazione dell’immensa massa del popolo, mentre l’egizio ieratico continuava nell’ufficialità religiosa e nella liturgia. Il Pantheon egizio fu scrupolosamente rispettato anche se il culto imperiale venne lentamente introdotto. Il ceto dei sacerdoti finì una volta per tutte di essere quella lobby potente che in alcuni momenti dell’Egitto faraonico era stato in grado di mettere in scacco motto l’autorità dello stesso faraone, e fu strettamente controllato dal potere politico mediante l’ἀρχιερεὺς Ἀλεξανδρείας καὶ πάσης Αἰγύπτου, che era sempre un cittadino romano.

Di Luzio e il CDA della VS: "Nulla di personale sulle nomine, ma mi aspettavo condivisione"

$
0
0
Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere Dario Di Luzio una nota stampa sulle nuove nomine del CDA della Velletri Servizi.

di Dario Di Luzio

VELLETRI - "Apprendo dalla stampa locale che la municipalizzata Velletri Servizi ha nominato due nuovi membri del CDA. Da capogruppo del maggior gruppo consiliare presente in opposizione dal 2013 ad oggi (Fdi ha 4 consiglieri comunali su 9 consiglieri di minoranza, tutti gli altri sono mono-gruppi con un solo membro) non ho ricevuto nessuna richiesta di comunicare o indicare nominativi per il cda stesso dell'importante e strategica municipalizzata in quota all'opposizione.
Una amministrazione comunale che governa Velletri da oltre 9 anni a guida Servadio e Partito Democratico che ha sempre deciso e stabilito tutti i ruoli a nomina in totale ed esclusiva gestione, come l'intera commissione edilizia oppure il collegio sindacale della municipalizzata stessa o tante altre occasioni. Ora a pochi mesi dal voto non permetto a nessuno di mandare in giro voci di nominativi condivisi con l'opposizione. Se le altre forze lo hanno fatto se ne assumeranno le responsabilità del caso. Se articolo 1 avesse prove e conferme facesse i nomi di chi ha fatto accordi sotto banco. Rimane comunque il problema concreto di come è stata gestita l'azienda in questi ultimi anni con fortissime perdite sanate di recente dal Comune stesso, importanti debiti fuori bilancio pagati negli ultimi anni sempre dal Comune di Velletri come unico socio oltre a relazioni dei revisori dei conti dell'ente e dello stesso collegio sindacale, oltre che dei dirigenti del Comune, che lasciano moltissima preoccupazione e perplessità sugli ultimi anni di gestione societaria dove tutte le nomine di vertice sono state scelte esclusivamente dal Pd e dalla maggioranza che sostiene Servadio. Sono gli atti che parlano. Tanti fogli ufficiali e firmati che fanno molto preoccupare chi come me cerca sempre di leggere e comprendere con attenzione tutti i documenti che gli vengono presentati, in piena autonomia, senso di responsabilità e rispetto massimo per la millenaria Città di Velletri. Nulla di personale sui nominativi scelti, che sinceramente non conosco neanche personalmente e ai quali auguro un buon lavoro. Questa rimane comunque una mia idea personale, da consigliere comunale eletto e da cittadino che per ideologia e storia non sarebbe minimamente disponibile a lavorare su un progetto totalmente trasversale e di 'miscuglio atomico' che abbia l'unico scopo di vincere a tutti i costi. Disponibile ad aperture e condivisioni di programmi e scelte strategiche per Velletri ma con un limite e soprattutto con un rispetto massimo verso l'elettore-cittadino contribuente. Il futuro darà le risposte che faranno chiarezza e sarà, come sempre, galantuomo".

Da "Pallante" pellet Heizinos, a bancale e a sacchetto: scopri tutti i vantaggi di questo fantastico prodotto

$
0
0
Nuove possibilità da Pallante Elettrodomestici senza problemi. Nel punto vendita di via Circonvallazione Appia, 52, arriva il pellet di qualità. 

Il pellet si chiama Heizinos di Peter Sepple, disponibile sia a bancale che a singolo sacchetto. Si può trovare a prezzi vantaggiosi e ha la sua peculiarità: differisce dai pellet dei concorrenti pubblicizzati ovunque a 2 - 3€ perché proviene da puro abete bianco austriaco. O meglio, dal truciolato dell'abete austriaco, il che significa senza le parti impure degli alberi come la corteccia o le radici.
Il vantaggio di questa qualità è dimostrabile dal rapporto tra potere calorifico (4.8 kwh/kg) e residuo ceneri (0.4%). Questo perché i collanti sono minimi e non ci sono additivi.
Naturalmente il nostro pellet è certificato in classe En Plus A1, che è l'ente più severo in fatto di controllo qualità. Al momento non è ancora disponibile fisicamente in Negozio, ma è consigliabile prenotare e recarsi da Pallante per chiedere informazioni ulteriori. Le due brochures in allegato all'articolo forniscono ulteriori delucidazioni relativamente a questo prodotto importante, innovativo e sicuramente conveniente.


Informazione pubblicitaria

Accademia delle Belle Arti, parola al referente Marco Nocca: "Una grande opportunità per Velletri"

$
0
0
L'apertura della sede distaccata dell'Accademia delle Belle Arti a Velletri è un risultato straordinario per tutta la città di Velletri.

Intervista a cura di Rocco Della Corte

VELLETRI - Per saperne di più, conoscendo il percorso che ha portato la storica Istituzione ad aprire una sede in città e gli obiettivi che la stessa Accademia si prefigge, la nostra Redazione ha fatto alcune domande al professor Marco Nocca, docente referente del polo veliterno. Ecco le sue interessanti e complete risposte.

Professor Marco Nocca, dopo l’ufficialità è la prima volta che lei prende la parola riguardo all’Accademia di Belle Arti. Come e quando è nata l’idea di portare una sede distaccata a Velletri?

L'idea di portare una sede distaccata dell'Accademia di Belle Arti di Roma nell'ex Convento del Carmine a Velletri è nata quando, dopo il restauro della struttura, l'Amministrazione ha interpellato la nostra Istituzione tramite il Sindaco Servadio, e l'allora Assessore Usai, con l'invito ad insediarci con corsi universitari. Per impedimenti burocratici non siamo riusciti ad avviare l'attività nel 2016; finalmente oggi il traguardo voluto dall'Amministrazione e dalla nostra Direzione si concretizza. La professoressa Tiziana D'Acchille, Direttrice dell'Accademia, crede molto nel decentramento e nella necessità di portare l'Alta Formazione in provincia. La visione, che condivido, è quella di considerare una sede in provincia come un'opportunità di sviluppo. La provincia in Italia è spesso stata motore e volano di una rinascita culturale: proprio qui possiamo trovare centri di eccellenza della cultura. 

Le prospettive sono importanti, così come grande è il potenziale bacino: che tipo di corsi saranno attivati e perché la scelta è ricaduta proprio su questi? 

A Velletri l'Accademia attiverà una triennale di primo livello di Pittura, con insegnamento anche in lingua inglese importante per eventuali allievi stranieri, una triennale in Grafica Editoriale, oltre alla prestigiosa Scuola Libera del Nudo: a Roma gli indirizzi più gettonati dagli studenti provenienti da Velletri, dai Castelli Romani,dal Sud pontino. La Scuola Libera del Nudo è una gloriosa tradizione e sarà seguita,come il corso di Disegno dal Vero con modella, da un grande docente come il professor Pierluigi Berto, allievo di Carlo Levi, che ha dato la sua disponibilità ad insegnare a Velletri. Sarà una vera isola d'eccellenza per chi vuole imparare il disegno del vero, le tecniche e i materiali della Pittura tramandati dalla tradizione. I corsi di Velletri sono concepiti anche per facilitare gli studenti lavoratori: sono attivi anche insegnamenti singoli (Storia dell'Arte, tenuto dal sottoscritto, con 60 ore tra lezioni e uscite nei musei, Pittura con 60 ore, Disegno dal vero con 70 ore). Tali corsi singoli stanno avendo un alto numero di richieste di adesione perché permettono,con orari compatibili con il tempo del lavoro, una formazione di livello a tutti coloro che vogliono riprendere lo studio e la ricerca approfittando di questa offerta didattica qualificata nella sede di Velletri. 

È prevista l’attivazione di un servizio navetta che colleghi la sede di Piazza Trento e Trieste dalla stazione ferroviaria e dal terminal bus? 

L'attivazione di una navetta è opportuna, l'idea è stata da me proposta al Sindaco Servadio nel momento della firma della convenzione tra il Comune e l'Accademia. Gli allievi si muoveranno senz'altro con i mezzi da Roma, Latina, o dai Castelli Romani. Da Piazza Garibaldi il servizio navetta è superfluo, vista la vicinanza al Convento del Carmine,che si può raggiungere in pochi minuti, a piedi. naturalmente con le opportune segnalazioni stradali che dovremo far installare. Dalla stazione, però, è necessario che le navette - peraltro esistenti - possano essere indirizzate con una ulteriore fermata e una piccola deviazione a Piazza Trento e Trieste. Ciò permetterebbe agli allievi di essere supportati nella mobilità urbana. 

Quali sono gli obiettivi del primo anno, che di solito coincide sempre con un assestamento? 

Per il primo anno l'obiettivo è quello di avviare i corsi, come scopo abbiamo quello di raggiungere i venti iscritti per ciascuna triennale e per ciascuna offerta, compresi i corsi di insegnamenti singoli. Sto cercando, essendo avviate le procedure per arredi delle aule,attrezzature, attivazione della linea telefonica e wi-fi, di essere presente fino al 15 settembre, data di scadenza della domanda di ammissione, tenendo aperta l'ala Sud a noi destinata, e ricevendo nelle aule genitori e studenti. Mi conforta vedere un grande interesse. Portare studenti dall'esterno a Velletri è un'opportunità per tutta la città: oltre ai corsi sono previste master class, corsi estivi per allievi stranieri nel 2018, corsi di perfezionamento. 

A suo avviso portare l’Accademia può essere un input per vedere a Velletri anche una succursale universitaria con altre facoltà, in modo tale da far diventare davvero la nostra una “città degli studi” come spesso paventato? 

La città ha avuto paura di investire in un futuro legato all'istruzione e alla ricerca. Eppure negli anni Settanta c'era già una popolazione scolastica rilevante rispetto anche ad altre città del Lazio. Orientativamente oggi sono circa 14.000 gli studenti veliterni. Ricordo i progetti passati per un'offerta anche legata all'accoglienza e alla permanenza degli studenti. E' una bella sfida perché implica impegno, una strategia pianificata che permetterebbe alla città di proporsi con una offerta competitiva, importante, per l'alloggio degli studenti, con l'aumento delle opportunità di ritorno economico e delle risorse che gli studenti attiverebbero (ristorazione, esercizi commerciali e indotto). Partire con l'Accademia e mostrare all'esterno la nostra struttura è già tanto: molti professori sono sorpresi dalla bellezza della Casa delle Culture, risorsa fondamentale è la Biblioteca Civica con cui ci sarà una sinergia vitale, poiché diventerà una biblioteca di riferimento anche per gli studenti dell'Accademia. Per tornare alla domanda, la città degli studi è auspicabile. Ricordo dal 2001 al 2009 i corsi universitari con l'Ateneo della Tuscia, un'esperienza importante e di successo sia per la triennale di Enologia che per quella in Beni Culturali,con centinaia di iscritti Continuando su questa strada sono certo che la tradizione di città-studi e il filo rosso che lega Velletri al passato la imporranno come centro non più marginale, in cui potrà essere dato impulso a nuovi progetti. 

La scelta della Casa delle Culture, suggestiva e calzante, è arrivata in corso d’opera oppure l’idea di un’apertura di una sede a Velletri è successiva alla ristrutturazione del “Carmine”? 
La scelta è successiva al lavoro di completamento della struttura. La Casa della Cultura come luogo per incontrarsi, discutere, confrontarsi, parlare di ciò che si legge,della musica nuova che si ascolta è un'idea che viene da lontano. Questo percorso lungo 40 anni oggi è realtà grazie ai fondi europei che il Comune ha saputo ben gestire, dopo averli conquistati, e devo dire che anche il restauro è stato svolto in modo egregio, dagli architetti Cupelloni e Sollami.

Quali sono i benefici, non solo mediatici, che la città potrà avere con l’afflusso di ragazzi da Roma e dal circondario? 

I benefici sono e saranno numerosi: la presenza di ragazzi che provengono dai centri vicini e dalla stessa Velletri possono creare aggregazione in nome dei loro interessi culturali. Si dice spesso che lo spazio urbano non è più lo sfondo in cui armonicamente si proietta la vita dell'uomo: passeggiare per vivere il tempo libero non accade più e la città non è più il teatro urbano dei suoi abitanti. Dare ai giovani questi spazi aiuterà a far radicare in loro un sentimento di appartenenza. Lo si vede già con la Biblioteca, che ha raddoppiato i frequentatori, più a loro agio in una struttura così bella. Gli spazi dell'Accademia sono meravigliosi, e mi auguro che questa aggregazione si riverberi nelle attività culturali che l'Accademia stimolerà. Nel dicembre 2017 la grande mostra per Juana Romani, artista veliterna affermata a Parigi, con il catalogo già finanziato dall'Accademia, è esempio tangibile di come si potrà lavorare insieme alle istituzioni comunali per promuovere delle iniziative di spessore. 

In ultima battuta, in qualità di referente del distaccamento veliterno, chi vuole ringraziare per questo importante risultato? 

Mi sento di ringraziare l'Amministrazione, nelle persone del Sindaco Fausto Servadio, dell'ex assessore alla Cultura Ilaria Usai che ha creduto molto in questo progetto. Ringrazio l'assessore Luca Masi che con solerzia ha seguito questa vicenda, la Direttrice dell'Accademia professoressa Tiziana D'Acchille la cui opera sta rinnovando l'immagine della nostra istituzione. Ringrazio la cittadinanza, dalla quale mi sembra di cogliere segnali interessanti e positivi di apprezzamento, e la Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri diretta dal Maestro Claudio Micheli che gestisce il complesso, con Auditorium e Chiostro, e con cui è iniziata una collaborazione in sintonia assoluta nel nome di una visione identica del ruolo della cultura volta allo sviluppo della società. Ringrazio anche il vostro Giornale, e il lavoro che Velletri Life svolge sul territorio credendo fortemente in queste iniziative: siete 'compagni di strada'.

PPV: "E' più difficile gestire la vittoria che vincere, valutiamo solo ed esclusivamente in base al programma"

$
0
0
In questo caldo agosto, dal punto di vista politico, arriva anche il punto di vista di Patto Popolare Velletri. Il movimento civico veliterno, che sta preparando la sua squadra da ufficializzare a settembre, si è espresso sul momento che lo scenario locale sta vivendo.

VELLETRI - "Indipendentemente dalla destra e dalla sinistra, se questi termini sono ancora utilizzabili rispetto alla questione politica nazionale e locale, pensiamo che sia fondamentale per qualsiasi competizione elettorale lavorare sul programma". Esordisce così la nota di PPV, che poi svela il proprio punto di vista in merito al discorso degli schieramenti e delle candidature.
"Quello che è uscito fuori da una parte è un progetto inclusivo dove tutti coloro che vogliono dare il proprio contributo per la crescita sociale, economica, culturale e dei servizi di Velletri possono partecipare - si legge nella nota stampa - e sono ben accetti, trovando spazio. Dall'altra abbiamo visto che c'è stata una spaccatura nella compagine di maggioranza. Abbiamo denunciato più volte, come Patto Popolare Velletri, che non c'è un'amministrazione in grado di garantire ai cittadini la buona politica perché le commissioni vanno deserte, i Consigli Comunali o non si fanno o Si fanno in doppia convocazione contro ogni principio di democrazia oltre al fondo aggiuntivo per le casse in difficoltà. A nostro avviso - continua il comunicato - non c'è una maggioranza, o meglio c'è la maggioranza numerica ma non quella politica. Questo appare. Una maggioranza spaccata con Articolo 1 che dice, come abbiamo letto in alcuni articoli anche sui giornali locali, che fa molte critiche non è d'accordo su metodi e contenuti però poi dà la sua disponibilità a dialogare e a rimettersi insieme. Entrambe le situazioni sono ambigue". Riguardo la definizione di lista civica, Patto Popolare rivendica il suo appartenere all'area dei moderati: "Chiariamo che lista civica significa mettere da parte casacche e risentimenti basandosi sui programmi. I programmi devono essere comprensibili e realizzabili. Velletri - scrivono da PPV - non può permettersi gente solo onesta ma ha bisogno di amministratori capace, non solo di buona volontà. Servono persone serie perché la situazione non è tranquilla. Noi siamo moderati e spesso si travisa questa definizione. Siamo meno perentori, cerchiamo di mediare tra posizioni differenti cercando una soluzione e con caratteristiche non dittatoriali. PPV punta più al ragionamento e alla conclusione finale". Ma da che parte sta il movimento civico? "I moderati di Patto Popolare Velletri non hanno quella serenità con cui l'amico Giorgio Greci o gli altri affermano l'inclusività. La nostra condizione imprescindibile è la discontinuità col passato, necessaria per tutta una serie di motivi a cominciare dalla credibilità del progetto, che deve rivelarsi utile, da presentare all'elettorato. Oltre i riferimenti politici va messo in evidenza il programma rispetto ad altre logiche meno coinvolgimenti e interferenze con un sistema romano-centrico che è riconosciuto in maniera negativa. A differenza degli altri - spiegano da PPV - che si rimettono insieme con facilità per poltrone o convenienza o che sono inclusivi a prescindere, riteniamo siano necessarie regole. Prima programma e poi si individuano le persone migliori per realizzarlo. Ci avviciniamo ad un periodo elettorale caldo per le Regionali, le Politiche e le Amministrative. Patto Popolare si sta organizzando e nei primi quindici giorni di settembre faremo l'inaugurazione del circolo di via Ragazzi  del '99 e cominceremo a presentare la squadra, un gruppo di donne e uomini che avranno la responsabilità di costruire il futuro e dare un contributo importante al programma, nostro o della coalizione di cui faremo parte". "Molti potrebbero chiedersi con chi stiamo - continua la nota - e rispondiamo che noi stiamo con chi intende realizzare cose importanti, necessarie e utili per la cittadinanza. Siamo partiti con un progetto civico insieme a Giorgio Greci che sta assumendo una forma diversa, ci si ragionerà nelle prossime ore, siamo stati i primi a proporre le primarie per far valere quel senso di democrazia e anche su questo abbiamo fatto più appelli. Se c'è una coalizione che va unita - sottolineano da PPV - è un obbligo per tutti dare il proprio contributo e realizzare le condizioni per perché questa unità possa avvenire a livello programmatico, strutturale e di regole. E' più facile vincere che gestire la vittoria: si vince se si è tutti uniti e si riesce a gestire la vittoria se ci sono regole chiare e condivise. Questi principi non li abbiamo individuati o visti da nessuna parte ancora, ribadiamo che il programma viene prima di tutto ed è prematuro parlare di candidatura. Su Greci diciamo che è una candidatura importante, ambiziosa, e l'ambizione è fondamentale quanto le capacità e l'onestà. Lui ha messo tanto impegno, anticipando tutti, ma oggi è ad un guado importante perché deve passare dalle buone intenzioni a qualcosa di concreto.  Questo vale per lui ma per tutti, non so cosa avverrà dall'altra parte, se ci saranno molteplici candidature PPV potrebbe ritenere come forma di primarie il presentarsi autonomamente alla prima competizione per poi sulla base de programmi e sulla convergenza dei punti fondamentali trovare un accordo. Per ora - concludono dal movimento veliterno - sono discorsi aleatori. Con programmi condivisi da una parte e dall'altra se c'è unità si può discutere, se c'è una frammentazione, invece, il ruolo che intendiamo svolgere nella politica dei prossimi anni sarà diverso. Riteniamo comunque tutte le scelte possibili e valutabili senza pregiudizi". 

Io vivo nell’ombra: sold out per il finale di “Velletri Libris” con il Comandante Alfa

$
0
0
Vivere nell’ombra per servire la patria, rinunciando ad una vita normale e lavorando giorno dopo giorno, con sacrifici e pressioni, per lo Stato e per la tutela della sicurezza di tutti. 

di Rocco Della Corte


VELLETRI - Comandante Alfa, nome in codice di uno dei fondatori dei GIS, ha concluso – almeno per il momento – la prima edizione della rassegna letteraria nazionale “Velletri Libris”, ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano in coproduzione con la Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri.

Un uomo che con garbo e naturalezza ha raccontato la sua esistenza, unica per forza di cose e votata ad una “missione” che ha avuto un inizio e che non avrà mai fine, nonostante la pensione per raggiunti limiti di età arrivata da qualche mese. Il concetto di sacrificio è stato uno dei temi portanti della serata, così come la rinuncia: “Io ho due rammarichi – ha spiegato il graduato – e cioè non aver vissuto i miei figli, non averli seguiti durante la loro infanzia, e a livello lavorativo, non essere riuscito ad assicurare alla Giustizia il latitante Matteo Messina Denaro, che abitava a pochi metri da casa mia”. Per il Comandante Alfa quello presentato a Velletri è il secondo libro, dopo l’esordio con Cuore di rondine: un modo di raccontare alla gente e ai cittadini il lavoro dei GIS – cercando di far capire il sacrificio continuo, animato da autentico spirito di servizio e soprattutto da un grandissimo lavoro di squadra.
“Ringrazio i miei genitori – ha dichiarato il Comandante – per avermi trasmesso sin da bambino i valori del bene e del giusto. Sono due valori semplici ma fondamentali per fare questo lavoro. Bisogna, secondo me, recuperare il patriottismo, quel senso della patria che rischia di sfumare. Noi italiani abbiamo un reparto d’eccellenza, anche se è inutile negare che inizialmente ci siamo ispirati ad altri reparti per il Gruppo di Intervento Speciale. Ora, però, sono i paesi esteri che guardano a noi come modello. Lavoriamo a stretto contatto con tutte le istituzioni e le forze dell’ordine, con le quali c’è un coordinamento, perché a livello investigativo il loro compito è basilare”. Uno dei punti più interessanti toccati dal dibattito è stato quello relativo ai giovani che decidono di entrare nella squadra dei GIS, intraprendendo un percorso di addestramento e impossibile da proseguire se non c’è alla base una forte motivazione: “Non ci servono dei rambo, o delle persone che credono di poter spaccare tutto: al fisico preferiamo la testa, perché stare nei GIS non significa fare un film ma avere a che fare con la dura realtà”. La vita del Comandante Alfa, nell’ombra, è fatta di eroici momenti ma anche di amare delusioni: la cosa che più gratifica l’autore di Io vivo nell’ombraè l’aver contribuito alla sicurezza della collettività e l’aver alimentato una speranza di un futuro migliore insieme alla sua squadra, con la quale c’è stata una unità e una sinergia assoluta.
Vivere in presa diretta i principali fatti di cronaca del nostro paese, in un’esperienza di oltre quarant’anni, è una grande responsabilità: “Ci vuole coraggio, spregiudicatezza ma anche testa sulle spalle. Il primo libro, Cuore di rondine, si chiama così da una sorta di gioco nato con mio nonno, il quale mi disse che per fare grandi cose avrei dovuto mangiare il cuore di una rondine”. Ovviamente il lavoro del Comandante ha avuto anche dei momenti duri: la ferita aperta di Nassyria, i contatti con personaggi famosi (ha raccontato, ad esempio, l’impatto con Sarkozy), in generale la consapevolezza di aver rinunciato a tanti aspetti edificanti della vita e ad una vita privata (“Anche se mia moglie è la colonna portante, una donna straordinaria senza la quale non avrei fatto nulla”). Vivere nell’ombra, tuttavia, aiuta anche a servire meglio lo Stato: “So che è difficile, ma lo rifarei: l’idea di aver seminato e forse contribuito a rendere migliore l’avvenire di tante persone mi fa stare bene con me stesso e con la mia coscienza”. I due libri del Comandante non hanno alcuna finalità di lucro: il primo, Cuore di rondine, destina il suo ricavato per gli orfani dei Carabinieri morti in servizio. Il secondo, Io vivo nell’ombra, servirà invece ad acquistare attrezzature per l’Ospedale di Castelvetrano, senza fare donazioni in denaro e rispondendo alle precise richieste dei medici del nosocomio siciliano.
Quello che è trasparito dalle parole del Comandante Alfa, al di là degli argomenti trattati nel dialogo, è stato un forte carattere abbinato ad una intensa umanità, nonostante una vita difficile e complessa. Al termine dell’incontro, che è stato partecipatissimo, sono saliti sul palco per i ringraziamenti finali la professoressa Maura Dani, in rappresentanza della Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura, e Guido Ciarla, titolare della Mondadori Bookstore. Maura Dani ha espresso la totale soddisfazione per la qualità della rassegna, che ha visto avvicendarsi a Velletri tanti personaggi importanti, che hanno arricchito il bagaglio culturale dei presenti. Ottima la risposta della città, che ha dato un pubblico sempre numeroso, e la scommessa di “Velletri Libris” abbracciata dalla Fondazione può considerarsi vinta. Visibilmente emozionato anche Guido Ciarla, ideatore e promotore della rassegna, che si è lanciato personalmente e a trecentosessanta gradi in questo ambizioso progetto insieme al suo staff investendo tempo e risorse per dare una proposta innovativa a Velletri, valorizzare con un alto livello culturale il nome della città e portare tanti personaggi di fronte ai veliterni. Ciarla ha ringraziato tutti gli autori e gli editori, lo staff, Ezio Tamilia – encomiabile ed impeccabile in tutte le interviste con i diversi scrittori – e naturalmente gli sponsor: Allianz Assicurazioni, Casale della Regina, Banca Popolare del Lazio, Piana dei Castelli.
Un ringraziamento particolare è andato al Maestro Claudio Micheli, ieri assente per motivi di lavoro, e alla Fondazione, a Publi R Graphic di Riccardo Colella e a Rocco Della Corte per il lavoro di reportage fotografico e giornalistico dei vari eventi. L’appuntamento con il Comandante Alfa ha chiuso il mese di agosto, ma molte sorprese sono attese per settembre: senza sbilanciarsi troppo, infatti, lo stesso Guido Ciarla ha lasciato intendere che ci sarà una serata finale con più ospiti che “metterà il punto alla rassegna”. In ogni caso, un grande successo suggellato dalle oltre duecento persone accorse per ascoltare il Comandante Alfa, per una scommessa, quella di “Velletri Libris”, che adesso, dopo due mesi di intenso lavoro e un calendario fittissimo può considerarsi senza ombra di dubbio vinta.

GALLERIA FOTOGRAFICA



Intervista al Comandante Alfa: “Crediamo nei giovani e diamo loro esempi positivi”

$
0
0
Il Comandante Alfa, al termine della presentazione di Io vivo nell’ombra, ha gentilmente rilasciato una breve intervista incentrata sull’approfondimento di tre temi in particolare emersi dal dialogo con Ezio Tamilia e con il pubblico.

di Rocco Della Corte


VELLETRI -  Senso della patria, motivazione dei giovani e il sapere dall’interno, senza poterlo rivelare e senza potersi rivelare, determinate questioni riguardanti le sorti di tutta la popolazione.
Comandante, uno dei concetti più forti e forse oggi ‘snobbati’ dall’opinione pubblica è quello del senso della patria. Negli incontri che fa, anche in un contesto come quello di stasera, a suo avviso il pubblico recepisce il messaggio che lei cerca di dare o vede ancora una tendenza disfattista?


No, non vedo affatto disfattismo. Anzi, in tutta sincerità, come stasera stessa, la risposta è più positiva di quanto non mi aspettassi. E questo soprattutto dai giovani e dai bambini. Io spero di contribuire a questo risveglio del senso della patria, che in altri Stati esiste e invece qui ultimamente è un po’ scemato. Spero che questo risveglio si verifichi quanto prima. 


Lei ha posto l’accento sulla tipologia di persone che si possono cimentare nell’esperienza dei GIS: preferite la testa al fisico. Ci sono persone giovani e motivate, in questo periodo storico particolare, che intraprendono questo tipo di attività? 

Penso di sì. Almeno a ciò che i giovani mi dicono e mi scrivono. La gioventù è cambiata, certamente, ma bisogna che i giovani abbiano testimonianze ed esempi da seguire. Senza immodestia, credo che noi, la nostra squadra e il nostro lavoro rappresentino un esempio di spirito di sacrifico, rinunce, abnegazione. I sacrifici però non ci pesano. Quindi, per tornare alla domanda, penso che ci siano questi giovani. Bisognerebbe seguirli un po’ di più, dialogare con loro, parlarci e soprattutto ascoltarli. 


Pensa che la gioventù sia sottovalutata? 

Sì, penso che sia molto sottovalutata. I giovani hanno bisogno di esempi da seguire, o più in generale di personaggi positivi. Io sono ottimista riguardo questo tema, i giovani sono il nostro futuro e dobbiamo credere in loro. Fare un lavoro così pieno di rischi presuppone di essere sempre informati, o aggiornati, su quello che succede e che un cittadino comune non vede. 


Come ci si sente a sapere che tante cose non usciranno mai sui giornali o in tv, o comunque arriveranno in maniera diversa alla gente? 

Non è un problema, anzi dico di più: vivere nell’ombra aiuta a servire meglio lo Stato. Sempre tenendo presente che lo Stato siamo noi. Questo ci aiuta ed è una cosa positiva e non negativa, anche ai fini della tutela della collettività. 


Con Io vivo nell’ombra è alla sua seconda esperienza letteraria: come è stato l’approccio alla scrittura, e cosa ha rappresentato per lei? Un modo di liberarsi o di comunicare in maniera differente tematiche difficili? 

Il mio obiettivo è quello di dare un messaggio preciso agli italiani e ai giovani, ovvero spiegare cosa significhi raggiungere uno scopo complicato e i sacrifici che si devono fare per certi traguardi. Cerco poi di far conoscere il mio reparto, di cui ho vissuto l’intera evoluzione in oltre quaranta anni. Spero che gli italiani e soprattutto i giovani sappiano che ci sono questi ragazzi disposti a tutto, lavorando dietro le quinte, con rinunce giornaliere e pronti ad aiutare il prossimo addestrandosi duramente.

A “Cinema sotto le Stelle”, martedì 8 agosto le gag del duo comico Paolantoni-Sarcinelli

$
0
0
Sarà una serata da risate a crepapelle quella che attende il pubblico di "Cinema sotto le Stelle", l'apprezzata kermesse cinematografica che sta allietando le serate di tanti veliterni e castellani all'ombra del palazzo comunale di Velletri. 

VELLETRI - Oltre alle consuete serate con le proiezioni cinematografiche, tante le serate-evento inserite nel cartellone della manifestazione ideata ed organizzata dal Cinema Multiplex Augustus, con la collaborazione col Comune di Velletri.
Tra queste quella di martedì 8 agosto, quando il palco di piazza Cesare Ottaviano Augusto sarà calcato dal duo comico formato da Francesco Paolantoni e Stefano Sarcinelli, che porteranno in scena il loro apprezzatissimo spettacolo "Ancora?", che già decine di migliaia di italiani ha fatto ridere in tutto lo Stivale. Uno spettacolo pieno di sketch e gag, in cui non mancheranno diverse parodie, come neppure un tuffo nel passato coi celebri personaggi di cui i due artisti sono stati nel tempo interpreti. A distanza di diversi anni dall’ideazione di trasmissioni di successo, il duo è infatti tornato insieme in questa esilarante commedia teatrale. Accompagnati sul palco da musicisti del tutto atipici Paolantoni e Sarcinelli vestiranno i panni di comico e di spalla, attingendo a piene mani dalla vita e dai classici, creando nuovi personaggi da tormentone. Un rinnovato connubio per i due comici, impegnati da sempre fra teatro, piccolo e grande schermo. L'appuntamento è per martedì 8 agosto, dalle 21.30, con biglietto fissato a 5 euro per una serata davvero da non perdere.

L’area archeologica delle Stimmate non va in ferie: annunciate le aperture straordinarie d’agosto

$
0
0
Combinare un nuovo cantiere di scavo archeologico e le aperture del sito. Questo un circolo virtuoso da pochi anni in sperimentazione, ad esempio nel caso della Domus aurea, che vedrà protagonista dal 7 al 10 agosto il complesso delle Stimmate. 

di Valentina Leone

VELLETRI - Dopo l’apertura di sabato 5 agosto in occasione della manifestazione “Calici di stelle”, dalle 18.30 fino alle 23.30, il Comune di Velletri ha annunciato che le visite all’area archeologica delle Stimmate proseguiranno nella seconda settimana di agosto.
Ad accompagnare i visitatori in un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, fino a risalire ai primi fori nel terreno che attestano la lunga frequentazione e l’uso sacrale dell’area, saranno i volontari del Gav (Gruppo Archeologico Veliterno), sempre attivi fin dall’inaugurazione del sito, occorsa lo scorso anno, nell’impegno di rendere accessibile e leggibile in tutta la sua articolata stratigrafia un luogo denso di storia.
L’area archeologica rimarrà aperta da lunedì 7 a giovedì 10 agosto, dalle 9 alle 11, per una serie di aperture doppiamente “straordinarie”, non solo perché le Stimmate generalmente sono state visitabili il sabato e la domenica, o in coincidenza con eventi cittadini, ma soprattutto perché le visite saranno effettuate in contemporanea con la ripresa degli scavi che interesseranno principalmente il terreno compreso tra le quattro colonne che appartenevano al colonnato dell’ex chiesa delle Stimmate, da tempo individuato dagli studiosi come probabile sede del nucleo più antico del santuario. Un’iniziativa, dunque, che coniuga entrambi gli aspetti, sia di continuo avanzamento degli studi su un complesso ancora non del tutto esplorato sia di condivisione dei risultati raggiunti e di quelli auspicati con i cittadini veliterni e di fuori, conoscitori o non, e che si spera sia partecipata.



Quartetto Accademia: la passione per la musica si trasforma diventa riscoperta dell'essenza musicale

$
0
0
Intervista al Quartetto Accademia: quando la passione per la musica si trasforma in divulgazione e riscoperta dell'essenza musicale. 

di Sara Scifoni


VELLETRI - Un buon successo quello che sta ottenendo “Chiostro in musica”, rassegna curata dall'Associazione Culturale Colle Ionci e dall'Accademia di alto perfezionamento Musicale Roma Castelli, coordinate da Valeriano Bottini, in coproduzione con la Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri, diretta dal Maestro Claudio Maria Micheli. Altra conferma della riuscita del festival veliterno è stata data dalla presenza del Quartetto Accademia, che si è esibito venerdì 4 agosto alla Casa delle Culture e della Musica.
Il Quartetto è un'ulteriore dimostrazione di come Velletri sia in grado di attirare attorno a sé personalità di respiro internazionale: il gruppo ha infatti svolto 70 tournée in ben 26 paesi, esibendosi spesso per importanti istituzioni musicali e festival in sedi prestigiose. Inoltre, il Quartetto Accademia vanta collaborazioni con figure di spicco in ambito musicale come quelle con Bruno Canino, Ennio Morricone, Aldemaro Romero, Claude Delange, Luisa Castellani e molti altri ancora. I componenti del complesso sono Gaetano Di Bacco (sassofono soprano), Enzo Filippetti (sassofono contralto), Giuseppe Berardini (sassofono tenore), Fabrizio Paoletti (sassofono baritono), e sono tutti, oltre che eccellenti sassofonisti, docenti di sassofono nei Conservatori di Musica di Roma, Pescara, Udine e L’Aquila. Fabrizio Paoletti ha rilasciato un'intervista a Velletri Life prima del concerto.

Da quanto tempo suonate insieme? In quali circostanze vi siete conosciuti e avete deciso di intraprendere insieme questo percorso? 

Suoniamo insieme dal 1984, quindi facendo due conti sono ben 33 anni. Ci siamo conosciuti nella classe di sax del Conservatorio de L'Aquila e da quel momento abbiamo deciso subito di puntare sul quartetto. 

Avete collaborato con diverse figure di spicco in ambito musicale. Hanno queste personalità condizionato il vostro modo di suonare e i vostri arrangiamenti? Se sì, chi di loro in particolar modo? 

Direi che ognuno di questi incontri ha contribuito ad arricchire il nostro modo di suonare e arrangiare, nessuno escluso. Delangle, ad esempio, ci ha arricchito per quanto riguarda il modo di suonare il sassofono, mentre Canino ci ha influenzato più nell'insieme. 

Il repertorio da voi scelto è molto ampio sia a livello di generi che a livello di epoche storiche, e varia dall'umorismo di Francaix alla monumentalità di Bach. In esso spiccano la Fuga in Sol minore di Bach, organistico, e “Rossini per quattro”, operistico. La scelta di questi brani, così lontani concettualmente da uno strumento come il sassofono, ha l'obiettivo di evidenziare le sonorità dello strumento o quello di donare qualcosa di nuovo al brano? 

Il nostro obiettivo principale è quello di dare alla musica la sua propria essenza, facendola risaltare, prestando particolar attenzione allo stile. Lo strumento in questo viene quasi dimenticato, poiché si tratta in realtà solo di un mezzo. 

Il vostro cd “Hommage a sax” è inusuale poiché presenta brani per sassofono poco conosciuti ed eseguiti. Qual è l'obiettivo che la scelta di questi pezzi vuole esprimere? 

Lo scopo di “Hommage a sax” è assolutamente divulgativo: ci piacerebbe far conoscere la musica originale di compositori francesi dell'Ottocento. 

Siete docenti di sassofono nei Conservatori di Musica di Roma, Pescara, Udine e L’Aquila e per questo siete spesso a contatto con giovani aspiranti musicisti. Quali consigli dareste a chi vuole intraprendere la carriera di musicista? 

Il nostro consiglio è quello di seguire sempre e comunque la passione che si ha per lo strumento, per la musica e per la vita.

L'Atletico Velletri completa lo staff: parola a Ivano Supplizi e Marco Galderisi

$
0
0
L'Atletico Velletri, in attesa di ufficializzare i primi colpi di mercato che lasciano già presagire una squadra ambiziosa, piazza due pezzi da novanta nel proprio staff tecnico.

di Rocco Della Corte





VELLETRI - La società biancorossa, infatti, ha definito l'accordo con il preparatore dei portieri Ivano Supplizi, nome importante e blasonato del calcio a cinque e collaboratore del grande David Calabria, e con il professor Marco Galderisi che collaborerà per quanto riguarda la parte atletica.

Ivano Supplizzi, preparatore dei portieri con un'esperienza ultra-decennale, arriva a Velletri con le migliori intenzioni dopo aver lavorato in società di A, C1, C2. Molto amico di David Calabria, è molto conosciuto dagli estremi difensori ed è animato da tantissime motivazioni nella nuova avventura veliterna: "Il mio obiettivo a livello personale è che i portieri crescano. L?unica cosa che pretendo è che crescano mentalmente e tecnicamente, prima bisogna lavorare su una crescita mentale e poi sicuramente viene da sé anche quella fisica e tecnica".
Sulle ambizioni, non nasconde la volontà di fare meglio possibile con l'Atletico: "Sono romano - scherza, pur mantenendo la serietà - e non vado mai in una società per fare presenza. Voglio vincere, in mezzo al campo e in allenamento non esistono amici o nemici, solo persone che devono dare il massimo. E' una questione di mentalità, tutti devono abituarsi al lavoro e crescere per arrivare a risultati importanti" Poi, svela la sua concezione del delicato ruolo del portiere: "Io penso che il portiere debba essere un po' matto, se da piccoli si decide di mettersi in porta si fa un atto di coraggio. Pretendo la serietà, mi aspetto allenamenti consapevoli anche per rispetto nei confronti della società Atletico che investe in materiali, burocrazia, staff economie". Altro volto di spessore che comporrà lo staff tecnico dell'Atletico Velletri è il professor Marco Galderisi, insegnante di educazione fisica e collaboratore per quanto riguarda la parte atletica.
La sua esperienza trentennale tra calcio a undici, calcio a cinque, tennis e ginnastica correttiva e riabilitativa è di fatto una garanzia per il club veliterno. "Il mio obbiettivo - ha dichiarato il prof - è quello di prestarmi al servizio delle esigenze tecniche e tattiche del mister, e soprattutto dal punto quello di preservare la gli atleti da possibili infortuni che si possono generare durante il campionato offrendo anche una consulenza di fisioterapia. Ripeto anche io - ha concluso - che la cosa più importante, sottolineata da mister Fanelli, è che senza continuità e serietà nel comportamento difficilmente gli allenamenti potranno essere proficui. Punterò su questa specifica attitudine e mi batterò affinché tutti siano sempre puntuali e precisi, altrimenti non si va lontano". Lo staff ha preso corpo, dopo le interviste a mister Fanelli, Daniele Di Cocco e Stefano Di Giammarino non resta che attendere le prossime novità di mercato che non tarderanno ad arrivare.

Viewing all 7460 articles
Browse latest View live