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Due casi di meningite ad Anzio e ad Albano, le relazioni della ASL Roma 6

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In data 06-02-2017 dall’Ospedale di Anzio è stata trasmessa al S.I.S.P. Distr. 6 la notifica di un caso di meningite pneumococcica relativa ad una giovane donna di 21 anni, residente nel comune di Anzio. 


ANZIO/ALBANO - Tale notifica è stata trasmessa al SERESMI per gli adempimenti di competenza. La ragazza ha accusato febbre elevata e mal di gola nella giornata di domenica 5-2-2017; dopo aver manifestato un episodio di natura neurologica, nella stessa giornata veniva ricoverata all’ospedale di Anzio, presso il quale veniva posta diagnosi di meningite pneumococcica tramite test rapido eseguito sul liquor.
Le condizioni di salute della ragazza sono progressivamente peggiorate al punto di consigliarne nella serata di ieri (6-2-2017) il trasferimento presso l’Ospedale L. Spallanzani di Roma, ove la ragazza è attualmente ricoverata nel reparto di rianimazione. La dott.ssa Gina Colantuono, coordinatrice C.C.I.C.A. aziendale, comunicava a mezzogiorno di oggi che l’ospedale romano confermava la diagnosi di meningite pneumococcica. Ai familiari della ragazza, raggiunti telefonicamente, venivano fornite le informazioni del caso, confermando quanto già indicato in ospedale: nessuna profilassi antibiotica necessaria per i contatti stretti del caso, trattandosi di una forma batterica sostenuta dal Pneumococco Pneumioniae, così come previsto dai protocolli e le specifiche linee guida nazionali. Per estrema cautela, il servizio osserverà nei confronti dei contatti stretti la sorveglianza sanitaria attiva. Gli stessi familiari contattati nuovamente per telefono intorno alle ore 17,00 comunicavano dall’Ospedale Spallanzani che la ragazza si trovava in condizioni critiche stazionarie. 


Oggetto: ALBANO LAZIALE - notifica caso di meningite pneumococcica 

In data 07-02-2017 dall’Ospedale di Albano è stata trasmessa al S.I.S.P. Distr. 2 la notifica di un caso di meningite pneumococcica relativa ad un uomo 51 anni , residente nel comune di Albano Laziale. Tale notifica è stata trasmessa al SERESMI per gli adempimenti di competenza. Il soggetto ha riferito otalgia da venerdì sera associata a febbre a partire da sabato mattina; nella giornata di lunedì 6-2-2017 giungeva al pronto soccorso dell’ospedale di Albano Laziale, con febbre, otalgia, perdita di coscienza e stato confusionale; nella struttura veniva eseguita rachicentesi con risultato del test rapido “Positivo (+) per Streptococco Pneumoniae”. Le condizioni di salute dell’uomo si sono progressivamente aggravate nell’arco della giornata, manifestando anche uno stato soporoso, tale da richiedere il monitoraggio in sala intensiva e il trasferimento in struttura specializzata. In data 7-2-2017 l’uomo veniva trasferito presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale L. Spallanzani di Roma, ove è attualmente ricoverato in condizioni molto critiche. Ai familiari dell’uomo, raggiunti telefonicamente, venivano fornite le informazioni del caso, confermando quanto già indicato in ospedale: nessuna profilassi antibiotica necessaria per i contatti stretti del caso. Per estrema cautela, il servizio osserverà nei confronti dei contatti stretti la sorveglianza sanitaria attiva.

Velletri ricorda Luigi Tenco, intervista ad Alfredo Saitto: "Le sue canzoni portano un segreto"

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Oltre a Vittorio Nocenzi, sarà illustre relatore della serata-evento organizzata dall'Associazione Memoria '900 con il patrocinio del Comune di Velletri e della Fondazione Cultura il giornalista e critico musicale Alfredo Saitto.

Intervista a cura di Rocco Della Corte


VELLETRI - Al Teatro Artemisio Saitto, che ha lavorato sempre nel campo della cultura e della musica, porterà la sua esperienza e le sue competenze per comprendere al meglio i caratteri della musica del cantautore Luigi Tenco. Un nome di spessore, dunque, a cui abbiamo posto alcune domande per inquadrare meglio il contesto storico, sociale e poetico dei tempi del cantautore di Cassine. Ecco le risposte di Alfredo Saitto.



Alfredo Saitto, lei è un autorevole esperto musicale. Cinquant’anni dopo la morte di Tenco, come è cambiato il modo di fare musica rispetto a quel tempo e quali erano le prerogative di un cantautore negli anni ‘60? 

La trasformazione del mondo musicale italiano, e non solo, in questi ultimi cinquant’anni ha completamente cambiato lo spirito e l’approccio di fare, usufruire e vivere la musica. Se sotto il profilo delle tecnologie lo scenario odierno offre delle possibilità impensabili in passato, a costi accessibili a tutti, il mercato e la veicolazione del “prodotto dell’ingegno” (perché tali rimangono una canzone, una performance o un progetto sonoro) vivono su un concetto di “falsa democrazia” che solo sulla carta offre opportunità a chiunque voglia essere protagonista, ma in realtà permette ad un ristretto giro di figure (tutte riunite in una sorta di cerchio magico) di decidere chi deve avere successo e di annichilire tutto il resto che si pone come un’alternativa valida (e spesso anche migliore). Dopo mezzo secolo, chi ne ha fatto le spese sono la creatività ed il talento che si sono visti superare da operazioni in cui la visibilità, l’esposizione nei media che contano su numeri enormi e far parte di meccanismi che catalizzano più del 90 per cento dell’audience sono la ricetta (sfortunatamente unica) vincente per una enorme popolarità “a tempo”. Le linee guida di oggi si basano su due concetti principali: correre per raggiungere grandi numeri al primo colpo (diventare un fenomeno del momento) e cercare chi dovrà essere quello che deve fare i grandi numeri domani. Non è importante costruire una carriera lunga negli anni, non c’è interesse nel creare qualcosa che rimanga nel tempo. Oggi si lavora all’urlo: “avanti un altro”. Le canzoni di successo hanno vita breve come i loro protagonisti. E tutto il resto non esiste. Dobbiamo prendere atto che se un Luigi Tenco nascesse oggi non avrebbe la possibilità di esprimere il suo genio e sarebbe lasciato ai margini di un mondo che non vuole alternative diverse, non è interessato ad alzare il livello della proposta, non cerca messaggi colti e raffinati, non vuole che la cultura sonora brilli di sostanza, ineluttabile poetica, o rispecchi le sensibilità di chi ha il coraggio di mettere se stesso in gioco con un testo, una melodia o una sfumatura del suo essere artista vero. Posso dire, per sottolineare con convinzione questo concetto, che se i Beatles si formassero oggi, tra cinquant’anni non se li ricorderebbe quasi nessuno. 

Qual è il suo giudizio critico su Luigi Tenco? Pregi e difetti del cantautore di Cassine, naturalmente nei limiti del possibile vista la riduttività della domanda? 

Parafrasando una frase di Ungaretti che diceva: “La poesia è poesia quando porta con sé un segreto”, credo che il raffinato suo concetto possa funzionare anche se cambio il soggetto e dico che: Una canzone d’autore è una canzone d’autore quando porta con sé un segreto”. Ebbene, la canzoni (poche per oggettivi problemi di tempo a disposizione) di Luigi Tenco hanno questa prerogativa: portano con loro un segreto. Composizioni con nulla di criptico e, tantomeno, bisognose di letture contorte, ma semplicemente che lasciano spazi infiniti, a chi l’ascolta, per immaginare ciò che si vuole sulla scorta delle proprie conoscenze ed esperienze personali. Se pensiamo al particolare periodo vissuto da Tenco (i favolosi Anni Sessanta) in cui anche la musica popolare subiva cambiamenti di linguaggio e di espressione sonora, possiamo dire con certezza che alcune pagine importanti di questa evoluzione sono state scritte dal cantautore ligure e, quindi, a lui dobbiamo molto, tanto in termini di emozioni che ci ha regalato che di una “visione altra”, volta ad una cultura modernista. Dovendo rispondere alla domanda che mi richiede, sempre con il dovuto rispetto che si deve ad un grande artista, un giudizio critico di Tenco, mi focalizzo sulla sensazione di enorme rimpianto che ci ha lasciato la sua scelta scellerata di farla finita (che posso anche comprendere ma non condividere). Quello sparo alla tempia non ci ha permesso di poter godere di quello che di bello avrebbe potuto scrivere e cantare, per quelle altre importanti pagine che un autore del suo calibro, sicuramente, ci avrebbe potuto dare. Il dispiacere di non aver potuto godere della sua arte mi lascia con l’amaro in bocca e la sua scelta di non combattere la considero un segno di debolezza che mal si coniuga con la forza dimostrata dalle sue canzoni. 

Alfredo Saitto

Qual è il pezzo che a suo avviso rispecchia di più il valore musicale del cantautore Tenco? 

Quando si parla della produzione di un cantautore è sempre difficile trovare la canzone simbolo di un mondo complesso e variegato che lo stesso esprime con il suo canzoniere. Per Luigi Tenco la scelta si complica perché si deve basare su una carriera breve ed interrotta improvvisamente. Il cantautore ligure, nonostante il poco tempo che la vita gli ha messo a disposizione, è comunque riuscito ad offrire una fotografia chiara del suo mondo creativo fatta di innumerevoli toni di grigio che vanno dal bianco al nero. Semplificando molto e limitando non poco la disanima scelgo la sua ultima canzone “Ciao Amore, Ciao” non come la migliore che ha scritto, bensì come sintesi di una visione esistenziale ed espressiva del suo artefice. Un brano complesso nella sua gestazione, nato con vari testi e varie stesure melodiche ed arrivato sul palco del Festival di Sanremo dopo disamine, ripensamenti, scelte obbligate da censure e discografici e un’indecisione di fondo del protagonista sul risultato finale. Per scelta strategica “Ciao Amore, Ciao”, come noi la conosciamo, ha rinunciato ad un messaggio precedente che si basava su un testo antimilitarista, impegnato socialmente e voglioso di approfondire territori fino ad allora inesplorati dalla musica pop. Luigi era un artista sensibile, coerente con il suo pensiero da socialista convinto, consapevole che per raggiungere il suo scopo doveva mediare fra le occasioni che gli presentavano, interlocutori non certo illuminati, un cambiamento epocale del messaggio popolare tramite le canzoni e un periodo in cui i conservatori combattevano la loro battaglia dando fondo a tutte le convenzioni che giorno dopo giorno venivano messe in discussione da una generazione giovanile che inseguiva i sogni del cambiamento. Tenco era sollecitato dalla necessità di dover mediare con un ambiente che culturalmente era molto lontano da lui e che voleva fagocitarlo per usarlo a suo piacimento. Avrebbe potuto combattere e, per un periodo, ci ha provato con tutte le sue forze, ma ad un certo punto non ce l’ha fatta più ed ha messo il punto nel modo più disperato che conosceva: suicidandosi. 

A suo avviso l’opinione pubblica ha compreso il messaggio veicolato dai testi di Tenco oppure ha travisato tutto in funzione della sua tragica fine? 

Proviamo ad immaginare come i media e l’opinione pubblica racconterebbero il fatto e reagirebbero alla notizia, se quello che è accaduto nella stanza 219 dell'Hotel Savoy di Sanremo, alle prime ore del 27 gennaio del 1967, avvenisse oggi. All’epoca il fatto di cronaca nera lasciò stupiti gli italiani anche per il contesto dove era avvenuto: la Città dei fiori dove il massimo, fino a quel momento, dello scandalo era ad appannaggio della cantante che si era separata dal marito o del protagonista di turno con le corde vocali arrossate che cantava in playback e non dal vivo come tutti. Nonostante le pagine scritte sui giornali dai giornalisti presenti al Festival, l’atto di Tenco fu raccontato lasciando ampi spazi ad un mistero di fondo. Non è un caso che per molte decadi a seguire si è cercata la “reale storia” con indagini della magistratura, libri verità, teorie complottistiche e quant’altro la confusione dell’informazione può creare per autoalimentarsi. Oggi, un fatto del genere, sarebbe materiale per ore ed ore di trasmissioni di approfondimento, migliaia di dichiarazioni di chi lo conosceva bene o di ipotetiche persone (più o meno) informate dei fatti, tuttologi che nel ruolo di commentatori accreditati (ma chi gli ha dato la patente per fare questo?) giustificano il gettone di presenza sparando teorie bizzarre e analisi psicologiche e sociologiche dove tutto ed il suo contrario ci sta per un punto di più share televisivo. Non ci voglio pensare e mi concentro su quello che avvenuto cinquant’anni fa. Un dato è certo: nonostante la cruda realtà della morte di un artista, a noi sono arrivate le sue belle canzoni, le sue parole intelligenti ammantate di poesia, la sua voce particolare e discreta, facendoci quasi dimenticare i motivi ed il perché lui non c’è più. Un bell’esempio che ci dimostra che la vera arte sovrasta gli errori del suo autore e ci offre, sopra ogni cosa, suggestioni di provata bellezza. Irrinunciabile cibo per l’anima anche se oggi, sono in molti che hanno deciso, per inspiegabile ignoranza, di stare a dieta strettissima… rasentando quasi l’anoressia. Peggio per loro. Ma anche per noi che ne subiamo gli effetti negativi. 

Nonostante siano passati cinquant’anni, la testimonianza di quella scuola di cantautori resta attuale? Se sì, in che modo? 

Prima di rispondere a questa domanda voglio ribadire la mia personale posizione nei confronti del Premio Nobel a Bob Dylan. Io sono tra quelli che ha trovato giusta questa scelta, considerando certe canzoni d’autore di grande valore, ponendosi come una sorta di “poetica letteratura” del nuovo millennio. Certi messaggi, concetti espressivi, storie raccontate con amore e genialità, in una società come quella moderna dove il libro è, nei migliori dei casi, sostituito da uno schermo, ha bisogno di arrivare a chi è disponibile a recepirli in una forma diversa dove le parole sono supportate da un suono, una melodia o un canto. Detto questo la scuola genovese di Tenco, Paoli, De Andrè… sono un patrimonio della cultura italica come la scuola dei cantautori romani nata al Folkstudio nel cuore di Trastevere, o quella milanese dei Gaber, Jannacci… proliferata nella zona dei Navigli e di Porta Romana. Tenere vive queste intuizioni creative, dei brani meravigliosi che sfidano il tempo che scorre, la vita, le debolezze, gli errori, ma anche i successi dei protagonisti di allora, è doveroso e necessario per arginare la scellerata corsa ad un domani senza futuro che, per raggiungere il suo scopo fatto in primo luogo di grandi guadagni, tanti numeri e del “chi se frega della qualità”, e vuole che il ricordo del passato sia sempre più velocemente accantonato per avere un terreno vergine ed ignorante. Oggi più che mai dovremmo fare tesoro di una grande intuizione del fisico e filosofo Albert Einstein che ha detto: “Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato”.


Tanto tuonò che piovve: Ilaria Usai non è più l'assessore alla Cultura? Il commento di Leoni (PD)

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Tanto tuonò che piovve. Le voci, sempre più insistenti, su un ritiro delle deleghe dell'assessore Ilaria Usai si sarebbero materializzate. Il condizionale è d'obbligo, ma la notizia non stupisce.

VELLETRI - A dichiararlo, ad una nota testata giornalistica on line, è stato lo stesso primo cittadino che ha motivato la decisione lasciando trasparire la volontà di non procedere ad una nuova nomina. In attesa di comunicazioni ufficiali sul sito del Comune di Velletri, non si fanno attendere le reazioni della politica. Il primo è Roberto Leoni, consigliere PD ed ex assessore, la cui vicinanza politica all'ormai ex titolare delle deleghe alla cultura non è mai stata un mistero. 

"Apprendo dalla rete in maniera del tutto irrituale che il Sindaco Servadio ha ritirato le deleghe di assessore alla Cultura a Ilaria Usai", commenta Leoni. "Esprimo grande solidarietà a Ilaria che in questo breve periodo in cui ha svolto l'incarico istituzionale, pur nelle difficoltà incontrate nella agibilità politica ed istituzionale nella gestione di una delega importante per la nostra città, ha dato ampia e oggettiva dimostrazione di capacità di ascolto di tutti coloro che in maniera diversa si sono avvicinati all'assessorato, ricevendo numerosi pubblici apprezzamenti. Faccio molta difficoltà a comprendere le motivazioni che Servadio ha usato per motivare la sua decisione, ed esprimo grande preoccupazione per come si sta concludendo questa sua seconda consigliatura, anche per la totale assenza della presenza politica del partito locale in cui sono iscritto". Dichiarazioni pesate ma nette, come è nello stile di Roberto Leoni, mentre la nostra Redazione sta cercando di estrapolare la posizione del Partito Democratico in attesa di comunicazioni ufficiali dal Comune. Intanto, però, le voci si sono rivelate fondate e dopo Emanuela Treggiari la Cultura perde anche Ilaria Usai. Seguiranno aggiornamenti, anche con ulteriori dichiarazioni degli esponenti politici cittadini.

Ilaria Usai non è più l'assessore alla Cultura. Cestrilli (PD): "Una decisione autonoma del Sindaco"

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Mentre la politica si mobilita dopo la decisione del Sindaco Servadio di ritirare le deleghe all'assessore Ilaria Usai, continuano ad arrivare opinioni e dichiarazioni sul caso. La voce dell'amministrazione, nella persona del segretario PD Cestrilli, ufficializza la rimozione dall'incarico dell'assessore alla Cultura.

VELLETRI - L'operato del giovane assessore è stato difeso subito, a livello politico, dal consigliere Roberto Leoni, ma anche da altri esponenti del Consiglio. Il candidato Sindaco Giorgio Greci ha espresso solidarietà all'ex assessore, così come l'esponente di SEL Stefano Pennacchi. Al di là dell'orbita consiliare allargata, la posizione ufficiale del Partito Democratico, forza politica di maggioranza in Consiglio e soprattutto perno portante della coalizione che nel 2013 vinse al primo turno riconfermando Fausto Servadio alla guida della città, appare piuttosto in linea con le decisioni del primo cittadino. La nostra Redazione ha intercettato Gianfranco Cestrilli, segretario della sede cittadina dei democratici, il quale ha dato la sua versione dei fatti tracciando un'analisi politica.
"Ho letto il comunicato del consigliere Leoni - dichiara a Velletri Life Cestrilli - e di irrituale trovo la chiamata in causa del PD locale che non ha avuto nessun ruolo sia nella attribuzione delle deleghe assessoriali che nella loro revoca. Deleghe attribuite e revocate in autonomia dal Sindaco Fausto Servadio nei confronti del quale il PD locale ribadisce la propria totale fiducia. Non nego di aver raccolto dal Sindaco qualche espressione di insoddisfazione riguardo l'operato dell'Assessore dovuta soprattutto alla impossibilità di Ilaria a ricoprire a tempo pieno quel ruolo, come non posso negare che da qualche giorno ci fosse nell'aria una qualsivoglia risoluzione del rapporto fiduciario. Che questo si traduca in una questione politica che investe il Partito locale è francamente troppo. Il PD locale è estraneo a queste vicenda, del resto Ilaria Usai non risulta iscritta al PD e non mi sembra che il PD, almeno quello di Velletri, fosse il suo partito di riferimento. Conosco Ilaria come una splendida persona e non posso che parlarne bene, ma ribadisco che nè io nè la Direzione del mio Partito abbiamo avuto nessun ruolo in questa vicenda, e se vogliamo dirla tutta a conferma di quanto ho appena detto, quella nomina per come è arrivata ha prodotto diversi mal di pancia proprio in quel partito che oggi viene chiamato in causa. Spero cosi di aver chiarito il mio pensiero". Ilaria Usai non ricoprirà più, dunque, la carica di assessore alla Cultura. Ma la decisione di Servadio è destinata ad alimentare il dibattito, politico e civile, e a far parlare di sé nei prossimi giorni. Tanti i messaggi dei cittadini sui social, di diverso tenore, a cominciare da quello dell'onorevole Andrea Ferro che sulla sua pagina facebook ha parlato di "errore del Sindaco di Velletri".

Rosavolley: vince la Seconda Divisione, sconfitta con un sorriso per la Serie D

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Ottima prestazione della Seconda Divisione della Rosavolley Velletri che è andata a Roma a vincere il match contro la Pallavolo Peter Pan (1-3). Perde invece la Serie D, ma la pallavolista veliterna Cristina Di Biagio riceve un premio come miglior giocatrice del match contro Giò Volley Aprilia.
VELLETRI - Un fine settimana tutto sommato più che soddisfacente per la società Rosavolley Velletri, impegnata sabato scorso in due match valevoli per la Seconda Divisione e per la Serie D.
La squadra che milita nel campionato di Seconda Divisione, è andata a vincere a Roma, contro la Pallavolo Peter Pan, facendo proprio il match con il risultato di 1- 3 (23/25 22/25 25/23 15/25). Rimane così a metà classifica la rappresentativa veliterna allenata da Paolo De Florio. Le ragazze ora hanno dieci giorni di tempo per preparasi al match contro ASD Tiburtina 2003, che precede le veliterne di un solo punto in classifica.
Serie D: sconfitta la selezione di Mister Ronsini ma Cristina Di Biagio porta a casa il riconoscimento quale miglior giocatrice del match.
La Serie D invece è incappata in una nuova sconfitta contro la Giò Volley di Aprilia. Al Pallone Tensostatico della cittadina pontina, la squadra di casa è stata nettamente superiore, battendo le veliterne per 3-0. Alla fine del match però la formazione guidata da Piero Ronsini è tornata a casa comunque con il sorriso sulle labbra, visto che la numero 11 della Rosavolley, Cristina Di Biagio, ha ricevuto il premio dalla società di Aprilia, quale miglior giocatrice del match.

PPV denuncia: "Il nodo di scambio sempre più in condizioni di abbandono”

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Riceviamo e pubblichiamo da Patto Popolare Velletri un comunicato stampa sul degrado del nodo di scambio, a firma Fabio Taddei.
 
VELLETRI - A novembre 2016 scorso, noi di Patto Popolare Velletri (P.P.V.) segnalammo lo stato di degrado del “nodo di scambio” alla stazione ferroviaria di Velletri, con tanto di foto varie di sporcizia ad abbandono. Tra le nostre segnalazioni ci fu anche quella di una scatola elettrica rotta ed incustodita dalla quale uscivano fili elettrici scoperti. Chiedemmo anche maggiore sorveglianza, più pulizia e la riparazione di molti lampioni spenti nel parcheggio limitrofo. Di tutto ciò c’è stata solo la riparazione della scatola elettrica che grazie alla nostra segnalazione è stata riparata così da essere eliminato un pericolo vero per i cittadini, ma i luoghi restano sempre sporchi e privi di sorveglianza, come dimostrano le foto.
Cosa fanno a tal riguardo sindaco, assessore e dirigente competente? Servadio continua ad occuparsi maggiormente degli affari della sua azienda e sempre meno della città con servizi sempre minori e tassazioni comunali per i cittadini costantemente in aumento. Non ha mantenuto quasi nulla di ciò che aveva promesso e questo non è che un piccolo esempio.

Lariano celebra la "Giornata della Memoria" per ricordare la Shoah

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Il 27 Gennaio è stata celebrata la Giornata della Memoria, con il fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei.
 
di Alessandro De Angelis
 
LARIANO - L’amministrazione comunale di Lariano al fine di rinnovare la memoria di un cosi tragico periodo e oscuro della storia del nostro Paese, ha organizzato la mattina del 27 gennaio un incontro presso il Polifunzionale Tiberio Bartoli che ha visto coinvolte tutte le classi terze della scuola media Achille Campanile. E’ stato proiettato il film “Le Chiavi di Sara”. All’incontro erano presenti il sindaco di Lariano Maurizio Caliciotti, l’assessore alla pubblica istruzione Maurizio Mattacchioni, il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Lariano dottoressa Isabella Pitone, e i vari insegnanti che hanno accompagnato le classi terze della scuola media Achille Campanile. L’assessore Maurizio Mattacchioni durante il suo intervento ha sottolineato l’importanza della Giornata della Memoria affermando:” L’Italia ha formalmente istituito la Giornata commemorativa, nello stesso medesimo giorno, 27 gennaio data riconosciuta anche dall’Onu:la giornata della memoria ricorda le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali e coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista”. L’assessore Mattacchioni ha brevemente ricordato come si è arrivati a definire in Italia la giornata della memoria nella data 27 gennaio( in ricordo della data del 27 gennaio del 1945 quando le truppe sovietiche della 60° armata del 1° Fronte Ucraino del maresciallo Ivan Konev arrivano per prime presso la città di Oświęcim ( in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento di Auschwitz e liberandone i superstiti. “L’apertura dei cancelli di Auschwitz ha affermato Mattacchioni- mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche degli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista. Mi rivolgo a voi ragazzi perché bisogna almeno ogni anno ricordare questa giornata.
La macchina di morte messa in atto dalla Germania nazista si può raccontare in questi freddi numeri: sei milioni di ebrei morti nei lager e negli omicidi di massa perpetrati dai tedeschi e da alleati e collaborazionisti. Almeno 300.000 zingari di etnia Rom e Sinti morti nei campi di concentramento, 300.000 esseri umani affetti da qualche tipo di disabilità mentale e fisica “eliminati” in nome dell’eugenetica e dell’improduttività, 100.000 oppositori politici del regime nazista uccisi, 25.000 omosessuali, 5000 testimoni di Geova. Numeri spesso approssimativi, tragicamente approssimativi. Il Futuro sarete voi, voi ragazzi che con la vostra intelligenza dovrete creare un mondo migliore, senza guerre e senza persecuzioni”. Durate la mattinata del 27 gennaio nella scuola media Achille Campanile per le classi prime è stato proiettato il Film “Corri Ragazzo Corri”e al suonare della campanella alle 1330 tutte le classi della scuola hanno partecipato sotto le note della Vita è Bella ad un flash mob, con uno sventolio di colorati fazzoletti al vento che hanno ricordato una pagina terribile e tragica della storia con tante innocenti vite spezzate.

"Velletri come non l'avete mai vista": presentazione degli ultimi lavori di Guido Giani

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Nuove attività in vista per Guido Giani, ormai sempre più proteso nella sua missione di far conoscere ai veliterni (e non solo) la città che non c'è più. Iniziativa il 25 con il GAV e Circolo La Pallade Veliterna, ingresso libero.

di Rocco Della Corte


VELLETRI - Le sue ricostruzioni grafiche, fatte con passione e minuzia, stanno facendo il giro della città da molto tempo e restituiscono visivamente l'impatto con una Velletri ormai inesistente. Ma quanto era bella la nostra città? Tanto. Non bisogna crogiolarsi sul passato, ma riflettere fa sempre bene e il lavoro di Guido Giani, socio del Gruppo Archeologico Veliterno, in tal senso è una miniera, poichè induce il fruitore - al cospetto dei suoi capolavori - a provare ammirazione e sdegno (Palazzo Ginnetti distrutto, il Portale di Palazzo Filippi depredato, la Meridiana, e così via) per le storie che questa città ha messo in archivio.
Grazie alla collaborazione con il circolo artistico La Pallade Veliterna, però, sabato 25 febbraio alle ore 17.00 Guido Giani  - che nell'ex Scuola d'Arte ha un suo spazio personale a mo' di mostra permanente - esporrà presso il Polo Espositivo "Juana Romani" i nuovi progetti e i nuovi lavori per una Velletri come non la abbiamo mai vista. E' lo stesso Giani a raccontare quello che sarà un evento da seguire con interesse: "Dopo più di un anno dall'ultima conferenza - dice al nostro Giornale - torno con una nuova serie di "manufatti" bellissimi della nostra Velletri. Alternerò alla loro descrizione il racconto di episodi, fatti divertenti e immagini inedite commentate sulla base delle mie ricerche. La mia intenzione non è raccontarvi le storie dei monumenti che vi presenterò. Ci sono dei bellissimi libri, che vi invito a leggere, scritti da eminenti studiosi e storici, a cui mi sono ispirato per un più modesto sunto a corredo delle immagini e dei miei lavori. Tuttavia non ho tralasciato le scoperte che mentre disegnavo venivano a scaturire. Insomma un altro piccolo contributo alla nostra martoriata città che di bellezze ne aveva da vendere, ed ora noi abbiamo il dovere di tutelare le restanti". Recupero della memoria e messaggio civico da percepire: l'appuntamento, per comprendere questo e tanto altro, è al Polo Espositivo "Juana Romani" in via Novelli il prossimo 25 febbraio alle ore 17.00. 

"Un respiro affannato": Juana Romani, da Velletri al mondo, centocinquanta anni dopo

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Juana Romani riposa in una tomba simile a molte altre nel cimitero del piccolo comune di Suresnes, vicino Parigi. Di lei una lapide, una croce ormai distrutta e consumata dal tempo e un medaglione, la medaglia d'argento che vinse in occasione della grande Esposizione Universale del 1889.

di Gabriele Romani


Il cielo grigio delle fredde contrade francesi accentua, nel chiuso silenzio tipico dei luoghi di riposo, un senso di tristezza che pesantemente risuona assieme al riquiescat in pace scolpito sull'epitaffio. Su quel piccolo marmo un affastellarsi di nomi: Carolina, Giovanna, Juana, Giovannina, prima Carlesimo e poi Romani.
Una identità che sembra perdersi in ogni frammento del suo nome e poi ricomporsi nelle solide parole, artiste et peintre, artista e pittrice. Solo la morte poteva concedere la pace a questa donna che, dopo avere tanto lottato per la propria affermazione artistica e professionale, ripiegò su sé stessa, cadde non percependo più una terra sulla quale poggiare i piedi, quei «piedi bianchi» che, come scrisse su di lei il poeta Silvestre, calpestarono le cime più alte della «terra dell'Armonia», l'Italia. E' tutta una questione di equilibrio: dopo aver tanto volteggiato al suono crescente delle promesse della «capitale della modernità» ed essersi abbandonati ai sogni della belle époque, c'è chi resta in volo e si perde e chi invece torna consapevole sui propri passi. Juana Romani è una di quegli artisti che decisero di non far ritorno, forse perché tornare alla realtà sarebbe stato troppo doloroso: Picasso abbaia da lontano, Matisse si lamenta, Villette paventa arresti in grande stile, Monet pensa a sè. La pittrice muore all'età di cinquantasei anni in una tiepida giornata al principiare dell'estate, il 13 giugno 1923, nello Château de Suresnes, una casa di riposo destinata a «convalescenti, nevrastenici, nervosi, intossicati e psicopatici», una pleiade di alienati che vive sotto le dipendenze della prefettura della polizia e del dipartimento della Senna. La struttura era rinomata, già Elliott, fratello del presidente degli Stati Uniti d'America Theodore Roosevelt vi era stato ricoverato per problemi di alcolismo, mentre nel 1934 l'asilo accoglierà per schizofrenia la danzatrice Lucia Joyce, figlia dello scrittore James. Il manicomio, andato distrutto a seguito della Seconda Guerra Mondiale, si trovava al numero 10 della quai Gallieni, dopo il ponte e la fabbrica di profumi del fascistoide François Coty, dalla quale a volte poteva scappare una fragranza d'iris. Immersa nel verde di un grande parco, dopo un basso cancello e un gabbiotto, si entrava in quella prigione dalla facciata bianca: Juana muore lì, nella sua stanza, sola, mentre a Parigi suonano le campane che ribadiscono la fine di un'epoca già annunciata dalle sirene della Grande Guerra. Lo stesso giorno della sua morte, nella capitale si celebrano i funerali nazionali dello scrittore Pierre Loti, mentre vanno all'ultima asta di successione gli oggetti e i mobili appartenuti alla diva Sarah Bernhardt: «tutto passa», «gli stessi dèi muoiono», scrive Théophile Gautier ne L'Art.
Per le cineserie, qualche vetro veneziano, per i vasi Gallé e Daum non restavano che i nostalgici. Juana giace sul suo letto di morte cieca e deforme, come se avesse appena finito di lottare corpo a corpo con i suoi mostri. Molti raccontano che volle spirare circondata dai soldi che aveva accumulato nel corso della sua carriera artistica, come a voler chiudere il sipario della vita all'urlo del «ce l'ho fatta!». Il principe Giovan Battista Borghese, nel suo libro L'Italie Moderne, aveva compreso il dramma che visse la pittrice «la cui intelligenza venne meno sotto i piedi del suo troppo rapido successo». Juana Romani non era riuscita a inficiare quella legge formulata ne L'Étape di Paul Baurget, sull'impossibilità di elevarsi troppo rapidamente nella scala sociale senza distruggersi e ad astrarsi da quello che Baurget chiama il «problema della vita umana», «il problema della famiglia». Lei è e rimane figlia di una sarta analfabeta e di un brigante che non conoscerà mai, figliastra di un musicista nella cui famiglia non verrà mai accettata, una donna che con ambizione tenta di imporsi a parità degli uomini e di penetrare da parvenue gli strati sociali più alti: quella pittrice dalla leggera «pronuncia trasteverina», amica dei Rothschild, dei principi Borghese, dei Murat, non più italiana, ma neanche francese, autoesiliata dal gruppo delle donne pittrici e scultrici e dalla comunità viva degli artisti italiani a Parigi, soccombe.

[ Ritratto di Juana dipinto di Roybet e un nudo di Picasso ]

La Polizia minimizza: "Nessuno può inventarsi Detective: faremo Giustizia per la giovane scomparsa". Ma sull'Enigmista il Detective non parla...

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Jane Wittenberg, giovane 17enne, viene trovata morta nella propria abitazione a New Port (Rhode Island) il mattino del 9 Novembre 2016. 

VELLETRI - Un coltello le è stato piantato nel collo, recidendole la giugulare. Sulla scena del crimine, la stanza da letto dei genitori, non sono state rinvenute tracce o indizi. Unico “plausibile” testimone Ron Farden, ragazzo 18enne disabile, trovato in un angolo del corridoio visibilmente terrorizzato.

Il corpo è stato rinvenuto dalla madre di Ron, la quale era venuta a riprendere il figlio dopo averlo lasciato in casa Wittinberg per la notte. Dopo oltre un mese dalla morte, l'Enigmista, strano personaggio comparso in rete, dice di sapere di chi sia l'Assassino. La città è sconvolta. La polizia nel caos. C'è bisogno di aiuto.

Dove: Newport, Città nel Rhode Island. Newport è una città balneare degli Stati Uniti d'America, nella Contea di Newport, nello Stato del Rhode Island.

Quando:

08/11/2016, ore 13:00  In gran segreto Donna Johnson (in Winnterber) parte per Boston

08/11/2016  ore 23:17 Muore Jane Wittenberg

21/11/2016 3Nygma! si iscrive a [sito di incontri]

08/12/2016  L’Enigmista scrive sul muro della polizia "Alice nel Carcere delle Meraviglie, l'Assassino per strada. Io so: voi No!"

25/12/2016  Timothy scongiura Jim Sanders di unirsi al caso

Timothy Bold, lei ha in mano il caso. Cosa può dirci riguardo la morte di Jane Wittenber?

Nulla di più di quanto sapete voi. Questo Enigmista sta esaltando la propria figura facendo leva sui Mass Media. Io non gli darei credito. Questa è una tragedia: rispettate il dolore della famiglia Wittenberg.

Eppure, dalla scritta sul muro della Caserma di Polizia, questo Enigmista sembra essere al corrente dei fatti. Giusto?

Un atto fanatismo. Niente di più.

Ma dopo l'arresto di Cynthya O'Malley, sono state rinvenute prove mai considerate. Tutto questo sempre per opera dell'Enigmista. Come se lo spiega?

Fortuna. Ma nessuno può giocare a fare il detective: abbiate fiducia nelle forze dell'ordine. Devo andare (abbandona l'intervista stizzito n.d.r.).

Sembra che le forze dell'ordine brancolino nel buio. L'ex capitano della polizia, Jim Sanders, ha più volte rifiutato il reintegro. Forse nelle sue mani il caso può prendere una piega diversa.
Il Detective Timothy Bold, sotto pressione di una misteriosa setta del culto di Persefone, indaga sul caso (fonte anonima).

L’ultima persona ad aver visto Jane, oltre Ron, fu Cyntya O’Malley, nota alle forze dell’ordine come “Alice”: precedentemente incarcerata con l'accusa di omicidio, viene immediatamente messa in libertà.
Convinti di aver trovato l’assassino, gli inquirenti devono sottostare al gioco perverso dell’Enigmista, un sedicente testimone oculare dell’omicidio. Solo risolvendo i rompicapo, individuando indizi nascosti e collegando ogni prova, potranno scoprire il Vero Assassino di Jane.
Detective, vi aspettiamo il 18 Febbraio al Teatro Aurora per ricevere il vostro aiuto. Scoprite Assassino e Movente. Troverete tutti gli enigmi e i puzzle da ricostruire. Vedrete le scene salienti del "fatto" e potrete interrogare personalmente i personaggi. Vincerà la Giustizia. Il migliore vincerà un bel Premio.

Posti limitati in esaurimento.

Noemi Nicosanti campionessa regionale negli assoluti

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Un nuovo prestigioso risultato si realizza per la veliterna Noemi Nicosanti del Toukon Karate-Do.

Domenica 5 febbraio il Toukon ha conquistato il titolo di campionessa regionale nella categoria superiore a quella di appartenenza ovvero la seniores assoluti, replicando il risultato dello scorso anno quando per età aveva tentato la scalata per il podio della categoria juniores, conquistando il titolo.
Noemi ha vinto tutti gli incontri 5-0 e con questa vittoria nel campionato regionale si qualifica alla finale del Campionato Italiano che si svolgerà nel mese di marzo in Lombardia. Con il titolo della Nicosanti la società veliterna Toukon Karate-Do guidata dal Maestro federale e coach internazionale Luca Nicosanti conquista il primo posto regionale tra tutte le società.
Ancora un risultato importante a conferma dello zelo, del lavoro fruttuoso che arricchisce il curriculum di Noemi Nicosanti, nata a Velletri, classe 1999, atleta di karate specialità KATA. Studentessa al quarto anno del liceo linguistico A. Landi di Velletri, che frequenta con passione e profitto, Noemi è un'atleta di interesse nazionale FIJLKAM. Fa parte della nazionale di karate con la quale è in raduno dal 6 al 14 febbraio presso il centro Olimpico dell'Esercito in preparazione al campionato europeo che si svolgerà a Sofia dal 17 al 19 febbraio prossimo al quale partecipa per la seconda volta in rappresentanza dell'Italia. In bocca al lupo Noemi!

L'angolo del computer: batterie dei notebook, descrizione, uso, consigli e rimedi

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Le attuali batterie dei notebook sono formate da un involucro plastico con all’interno una serie di celle agli ioni di Litio. 

di Stefano Ruffini


Ogni cella basa il suo funzionamento elettrochimico sul passaggio di elettroni “rubati” agli atomi di litio (che diventano quindi ioni). Durante la carica gli elettroni vengono strappati al litio presente sul polo positivo migrando verso il polo negativo, nella scarica si ha il processo inverso e gli elettroni tornano sul polo positivo.
Le batterie al litio hanno caratteristiche molto diverse da quelle usate alcuni anni fa a base di Nickel (Nichel Cadmio o Nichel Metallo Idruro); infatti rispetto le Nickel non soffrono quasi per nulla dell’effetto memoria, sono più leggere, più potenti, perdono la carica, se non usate, più lentamente e sono anche “intelligenti”. Mi spiego: ogni batteria al Litio possiede inglobato un circuito elettronico che monitora la tensione della batteria per preservarla dai danni di un’eccessiva scarica; infatti in caso di scarica completa queste batterie diventano inutilizzabili; la funzione di questo circuito sta proprio nell’impedire che la carica scenda sotto una certa soglia interrompendo l’erogazione di corrente. Quindi quando il nostro notebook si spegne per mancanza di carica in realtà è il circuito all’interno della batteria che ha interrotto il flusso di corrente in tempo prima che si danneggi la batteria. Questo fatto porta alla conclusione che è sempre meglio caricare le batterie dei nuovi notebook ogni volta che se ne ha la possibilità ed evitare di lasciare le stesse per troppo tempo scariche. Infatti se è vero che sono protette dall’eccessiva scarica è vero anche che il circuito di protezione assorbe un minimo, anche se piccolissimo, di energia elettrica; quindi se una batteria poco carica la si lascia mesi ferma, questa continuerà lentamente a perdere energia (anche con l’apporto della scarica naturale) fino ad un punto “di non ritorno”, diventando inutilizzabile. Un altro problema delle batterie al Litio è il surriscaldamento. Nonostante il circuito elettronico provveda anche a staccare la corrente quando la temperatura risulti troppo elevata e le celle posseggano delle valvole di sfogo per scongiurare un aumento eccessivo di pressione dei gas all’interno, si sono verificati casi di incendi come accaduto ultimamente agli smartphone di una nota marca. Motivo in più per evitare di stare a ricaricarle e scaricarle (pratica tra l’altro inutile) quando se ne può fare a meno. Detto questo la domanda sorge spontanea: ma quando collego il pc alla rete elettrica tramite il suo alimentatore è meglio staccare la batteria o lasciarla inserita ? Se cercate nel web troverete dappertutto che è meglio staccarla per evitare il surriscaldamento della stessa, in realtà la mia risposta è “NO”: io consiglio di lasciarla sempre attaccata al notebook. Il motivo è semplice: quando le batterie sono cariche al 100% i circuiti elettronici e/o i sistemi operativi (sia dei notebook che dei cellulari) provvedono ad interrompere la carica e quindi non ha senso scollegarla. Prova ne è che una batteria carica su un notebook collegato alla rete elettrica non si surriscalda e anzi può preservare il computer da micro-sbalzi o interruzioni di tensione che in alcuni casi possono portare a guasti anche seri.… è come se si disponesse di un gruppo di continuità! Altra prova del fatto che non sia conveniente scollegarla è che molti dei nuovi pc o Mac non hanno più la batteria removibile in quanto è alloggiata all’interno dello chassis, spesso situata in posizioni poco accessibili ad un non esperto. Quanto dura una batteria ? dipende ovviamente dall’uso e dai cicli di carica e scarica. Mediamente con un uso misto quotidiano, cioè utilizzando il computer talvolta solo con la batteria e talvolta con la rete elettrica dopo due o tre anni si incomincia a sentire un deciso degrado dell’autonomia; ecco perché quando si può è meglio non scaricare del tutto la batteria che dopo 300-500 cicli completi di carica muore. Alcuni produttori come la Sony sulla passata linea Vaio consigliava inoltre di non caricare al massimo le batterie per allungarne la durata e a questo proposito includevano nel loro software la possibilità di interrompere la carica quando arrivava all’80-90%. Ora vediamo cosa fare nel caso la batteria non funzioni come dovrebbe o sia completamente morta. Se si tratta di una batteria che non tiene più la carica perché vecchia la si può sostituire comprandone una nuova; non sempre si riescono a reperire quelle originali e soprattutto sono costose ma per fortuna sulla rete ne vendono di compatibili. L’importante è non fidarsi mai (nemmeno se si acquistano le originali) della descrizione del venditore nella quale si legge la lista dei notebook a cui si adatta perché spesso anche a parità di modelli esistono delle piccole varianti e batterie apparentemente uguali in realtà non lo sono. L’unico e ripeto l’“unico” elemento certo per poter acquistare una batteria “giusta” è quello di leggere la sigla o il numero di parte sulla stessa ed ignorare ogni dicitura sul computer. Ad ogni modo per prolungare l’autonomia del pc basterebbe abbassare la luminosità dello schermo, utilizzare dischi fissi allo stato solido (SSD) al posto di quelli meccanici di serie, disinserire chiavette USB, DVD e periferiche collegate e spegnere, quando non servono, Wi-Fi e bluetooth. Se la batteria ha comportamenti anomali come non riuscire a caricarsi completamente (escludendo guasti all’alimentatore) forse è semplicemente mal calibrata e in questo caso può venire d’aiuto un programma che è un po’ il “coltellino svizzero” delle batterie: Battery Doubler che è gratuito fino ad un “tot” di esecuzioni e scaricabile qui: https://battery-doubler.it.softonic.com/ Quando invece la batteria è completamente morta, cioè non si riesce a caricarsi, ci sono poche cose da fare anche perché non si sa bene la causa. Nella mia esperienza ho avuto qualche successo con metodi empirici : ad esempio provando più volte ad inserirla da computer acceso tramite la tensione di rete per creare un piccolo shock, meglio se è in esecuzione il Battery Doubler oppure riponendola nel freezer una mezz’oretta, protetta in una busta chiusa, e poi togliendola aspettando una decina di minuti che la temperatura tornasse a livelli quasi ambientali; in questa maniera ho potuto recuperare quel poco di carica utile per farla riconoscere al computer come “non guasta” e far ripartire la carica (metodo abbinato al Battery Doubler utilizzato proprio in questi giorni con successo su una batteria lasciata abbandonata da alcuni anni).

Lorenzo Surpoli, già vicecampione italiano di ginnastica con la maglia della Velitrae, verso i prossimi mondiali di Calisthenics

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Nel 2007 Lorenzo Surpoli sfiorò a Prato il titolo di Campione d’Italia di ginnastica artistica maschile nella categoria Allievi con la maglia dell’Associazione Ginnastica d’Italia.

di Livio Mastrostefano


Sfortunatamente, un infortunio alla spalla costrinse il giovane ginnasta ad abbandonare precocemente uno sport che gli avrebbe regalato senz’altro grandi soddisfazioni.
L’amore per lo sport, nonchè la ricerca del virtuosismo e della perfezione nei gesti atletici, non abbandonò mai Lorenzo e oggi, a distanza di dieci anni, quel promettente ginnasta è diventato uno dei più bravi atleti in Italia di Calisthenics e si prepara a scalare le classifiche internazionali. Il Calisthenics nasce come un metodo di allenamento fisico in grado di costruire un fisico muscoloso, agile e funzionale esclusivamente attraverso l’allenamento a corpo libero. Un metodo legato alla ginnastica artistica, con cui condivide alcuni esercizi e soprattutto l’attenzione alla corretta esecuzione dei movimenti, fondamentale per allenarsi in maniera costante senza incorrere in infortuni fisici. Quello che invece li differenzia è la diversa rigidità degli schemi e dell’ambiente di lavoro: la ginnastica artistica si può praticare esclusivamente in palestre attrezzate, il Calisthenics, invece, si può praticare in palestra, a casa, all'aria aperta, un po’ ovunque tanto da essere definito uno Street WorkOut. Ma lo stesso Lorenzo ci tiene a puntualizzare alcuni aspetti: “Il Calisthenics è uno sport dove l'unico strumento che si utilizza è il proprio corpo cercando di sfidare la gravitá. Lo scopo del vero Calisthenics, quello praticato dagli atleti a livello agonistico, è l'aumento della forza ed il raggiungimento di figure chiamate skills (esercizi) sempre più complesse.” E precisa: “È ormai comune dire il Calisthenics deriva dalla ginnastica artistica o che è la ginnastica dei poveri, ma posso dirvi che non c'è niente di più sbagliato. È vero che il Calisthenics presenta alcuni elementi presi dalla ginnastica artistica, sono il primo a confermarlo, ma la differenza è che questi elementi sono stati portati a un livello superiore, così elevato che solo per alcuni atleti sono possibili determinati movimenti, lasciando invece alla grande massa soltanto un "non è possibile". Lorenzo ha le idee chiare anche in merito ad un riconoscimento del Calisthenics come disciplina olimpica: “Secondo me il Calisthenics dovrebbe assolutamente essere una disciplina riconosciuta dal CONI. Togliendo alcuni esercizi ripresi dalla ginnastica e con le dovute evoluzioni, il Calisthenics presenta molti esercizi che sono stati inventati solo dagli atleti praticanti questa disciplina e che non esistono in nessun altro sport. Per questo penso che il Calisthenics sia uno sport unico nel suo genere e che vada presa in seria considerazione un riconoscimento all’interno del circus olimpico.” Lorenzo non ha mai dimenticato l’Associazione Ginnastica Velitrae nella quale ha imparato ad amare la ginnastica e lo sport agonistico: “Mi alleno a casa dove mi sono creato tutta l'attrezzatura necessaria. I miei prossimi obiettivi sono il campionato nazionale che si terrà a Rimini nel mese di Giugno e poi un trofeo internazionale ad Agosto. Voglio raggiungere una forza fuori dal normale e, ovviamente, partecipare ai prossimi Campionati Mondiali di questa disciplina. Intanto collaboro come istruttore presso la palestra dell’Associazione Ginnastica Velitrae dove seguo un corso avanzato di Calisthenics. Per qualsiasi curiosità, informazioni o domanda su questa fantastica disciplina sportiva mi troverete tutte le sere lì.”

VI Domenica T.O. – A: "La dignità della donna" a cura di don Gaetano Zaralli

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TESTO
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna… Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». Ma io vi dico: non giurate affatto… Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.(Mt. 5, 20…37)


COMMENTO
“…se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei…”.
La giustizia degli scribi e dei farisei attraversa la concretezza dei modelli umani e si conclude spesso in una condanna. La giustizia predicata da Gesù, al contrario, va oltre la legge scritta ed entra, rischiando incomprensioni, nella dimensione delle coscienze, le sole capaci di distinguere il bene dal male alla luce costante del nuovo comandamento: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”… (Gv 15,12).
L’amore che viene da Dio, nel tracciare lo schema delle responsabilità, va più in profondità e coglie tutto intero l’aspetto morale dell’operato umano, partendo dalla dignità della persona fino a raggiungere le infinite sfaccettature dell’uso che si fa del proprio essere liberi.
Oggi c’è ancora un “giudizio” per chi si adira? C’è ancora un “sinedrio” che minaccia  “il fuoco della Geenna” per chi dice stupido al fratello? C’è ancora nell’ambito di casa cattolica la giustizia degli scribi e dei farisei?… Se, sì, si è ben lontani dall’amore che agisce come correzione fraterna in una comunità che desidera essere Chiesa.
   
“…Non commetterai adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla…”
Ho un debole per le donne e come uomo e come prete, e non ho mai trovato motivo di contrasto tra le due postazioni, anche se sempre l’una ha prevalso sull’altra, come accadde a Gesù con le maddalene…
Avere un debole per le donne significa prediligerle, e prediligere una persona significa renderla “beata”, farla oggetto di rispetto, lasciare che venga coinvolta nel confronto, permettere che stabilisca con l’altro un rapporto paritario, tanto da averne come risultato il riconoscimento delle diversità, che saranno poi a loro volta motivo di crescita reciproca.
La dignità della donna!… Quante parole, quanti bei discorsi, allorché ci si accinge  a decretare con legge il come, il quando e il chi questa dovrebbe salvaguardare. E se fosse la stessa donna a sottovalutare o a svendere per necessità di cose questo suo bene?  Può l’uomo, specie se danaroso, comprare impunemente ciò che il mercato gli offre? Può l’uomo potente e prepotente barattare con le sue risorse quel “bendidio” che, affamato di soldi, di successo,  di carriera, di coccole, gli si getta servizievole ai piedi?
A nostra insaputa Gesù ha raggiunto lo scopo: dopo 2000 anni di Vangelo, finalmente, sembra che nei rapporti tra uomo e donna sia stata fatta giustizia…  Ora c’è il solo rischio che le posizioni di dominio possano essere capovolte… Qualcuno mi ricorda, infatti, che il Vangelo parla anche della dignità dell’uomo… da salvaguardare.

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Tratto da:
“Un vangelo dal volto umano” di Gaetano Zaralli - Ed. Aracne

Una travolgente Veronica Pivetti a Velletri per presentare "Mai all'altezza" alla Mondadori

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Continua la ricca programmazione della Libreria Mondadori Bookstore di Velletri, che ha fatto di nuovo il pieno con l'illustre attrice di fiction, cinema e teatro Veronica Pivetti, approdata al suo secondo libro.

di Rocco Della Corte

Veronica Pivetti ed Ezio Tamilia
VELLETRI - Un punto di arrivo e un grande sospiro di sollievo, così come l'autrice ha definito questa esperienza editoriale: "Mai all'altezza", un manuale in cui viene spiegato in maniera brillante come sentirsi inadeguati e felici allo stesso tempo, è un libro destinato a far parlare di sé. 

Non solo per le tematiche fortemente attuali e coinvolgenti, ma anche per lo stile utilizzato tra le pagine, che rispecchia in pieno quello dell'autrice. Veronica Pivetti, nel venerdì pomeriggio letterario, è arrivata alla Mondadori di Velletri dove si è mostrata al pubblico con tutta la sua carica di spontaneità, sincerità e autoironia. Una chiacchierata confidenziale, impreziosita dalle domande e dagli spunti di riflessioni del sempre puntuale giornalista Ezio Tamilia, che ha dato ai presenti la cifra di quanto la nota attrice sia una donna trasparente e "alla mano". "La prof è un personaggio che mi somiglia molto - ha dichiarato la Pivetti, proveniente proprio dal set per le riprese della settima serie - ma so bene che il mio mestiere si basa molto sulla finzione, mentre con l'esperienza scrittoria sento di essere di più me stessa perché ci metto la massima sincerità".
Il folto pubblico e il dialogo tra Ezio Tamilia e la Pivetti

Piccoli traumi insoluti, che restano per tutta la vita e si accrescono nell'interiorità della persona, ansie da prestazione, alcuni tratti anche molto fisici fanno di questo libro - edito da Mondadori - una piccola biografia che parte dalla catastrofe. E' infatti l'incendio della propria abitazione, realmente vissuto da Veronica Pivetti tre anni fa, il punto di partenza della narrazione: restare privi della propria casa, andata in fumo, significa disperarsi ma anche liberarsi di tante zavorre e slacciarsi dal concetto di 'possesso'. Salvati i due cani e il cellulare, la prof Baudino - così come è nota al pubblico del piccolo schermo - ha dovuto ricominciare ed ha rievocato nel percorso che si snoda nel suo libro tante esperienze, dall'infanzia, al rapporto con i genitori, toccando anche lati strettamente personali come l'amicizia o l'amore. La spontaneità e la simpatia della Pivetti, che ha ringraziato i tanti partecipanti sottolineando come sia proprio il contatto con il pubblico a darle la forza di superare le proprie insicurezze, è sfociata in una confessione discreta e sincera di tutti i lati umani di un'attrice consapevole di essere molto fortunata ma allo stesso tempo ben lontana dal voler salire su un piedistallo e comportarsi da vip. 
La firma degli autografi
"Sono logorroica - ha dichiarato dopo aver parlato a lungo e fittamente - ma ve ne sarete accorti. Ho avuto tanta fortuna, tanti problemi, in fondo questo libro può rispecchiare ognuno di voi perché c'è dentro un po' tutto, a cominciare dal bisogno d'amore. Poi, naturalmente, alcune cose sono più personali: io sono tarda - ha detto scherzando - ho sempre dieci anni di ritardo rispetto agli standard abituali". L'autoironia è carattere fondamentale della Pivetti, come sottolineato da lei stessa in risposta ad una domanda di Tamilia: sapersi prendere in giro serve a vivere meglio, essere più veri, non vergognarsi di dire determinate cose. Simpatica e vivace, l'attrice ha accennato anche alla sua esperienza nel Sanremo '98, tanto per legarsi all'attualità, e ha lasciato un messaggio importante dialogando con il pubblico in modo schietto e confidenziale. 
Il direttore Rocco Della Corte e Veronica Pivetti
"Ricordatevi dell'eccezionalità e dell'unicità della vita di ognuno di voi", ha infatti concluso l'autrice, lanciando un monito che rispecchia una personalità poliedrica, esplosiva, fatta di fulminea simpatia ma anche di profondità. A margine dell'evento Veronica Pivetti non si è sottratta ad autografi e foto di rito, dedicando qualche minuto ad ognuno dei numerosi fans accorsi. Un'iniziativa di spessore che ha riportato un grande successo di pubblico, ma la programmazione della Mondadori continuerà a stupire e il prossimo appuntamento è già all'orizzonte: venerdì prossimo, infatti, sarà a Velletri Giovanni Floris, noto conduttore tv, giornalista e ideatore di "Ballarò". L'appuntamento, stavolta, sarà al Liceo Scientifico "Landi" visto che tra i progetti della libreria veliterna c'è proprio quello di coinvolgere il mondo scolastico e studentesco. 

Stasera su Raitre il cantautore veliterno Matteo Trenta con la sua musica da Sanremo

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Matteo Trenta, giunto tra i primi 60 artisti selezionati per Sanremo Giovani 2017, stasera sarà in diretta alle 20 sul programma Blob di Rai Tre.

di Valentina Leone


SANREMO - Ammesso lo scorso ottobre alle audizioni per decretare i partecipanti alle “Nuove Proposte” della sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo, che si chiuderà questa sera, il cantautore Matteo Trenta si esibirà alle ore 20 su Rai Tre con il suo singolo Matto.
Il brano, disponibile in tutti i digital store, è stato scelto per essere inserito in uno speciale totalmente dedicato al principale festival della canzone italiana. Un testo che sicuramente spiccherà per il suo sfiorare a ritmo incalzante i problemi minuti della quotidianità, senza rinunciare a proporre uno sguardo ironico capace di abbracciare con il suo affondo burlesco il ribaltamento straniante del reale, così evidente in quel «e penso che il mondo sia piatto, e penso che il piatto sia mondo». Alla giovane promessa veliterna, che con orgoglio dichiara «ma io sono diverso da tutti, avrò anche sessanta difetti, ma stringo la vita fra i denti»,vanno i migliori auguri per continuare al meglio, tra scrittura e canto, la propria carriera artistica.


Con Bianca Berlinguer e Roberto Speranza per parlare delle sfide del futuro per il centrosinistra a Velletri

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Al Teatro Tognazzi un convegno organizzato da PD e Noi domani per parlare delle sfide del futuro per l'area politica del centrosinistra.

di Rocco Della Corte

VELLETRI - Molta partecipazione, di cittadini e autorità, e due ospiti di eccezione: l'onorevole Roberto Speranza, deputato democratico della 'minoranza', e Bianca Berlinguer, giornalista ed ex direttrice del Tg3 nonchè figlia di Enrico. I due relatori, coordinati dall'editorialista di Huffington Post Alessandro De Angelis, si sono alternati in un dibattito interessante toccando le più svariate tematiche dell'attualità politica italiana e internazionale.


A fare gli onori di casa, dopo i saluti di Carlo Ponzo, il presidente del Consiglio Comunale di Velletri Daniele Ognibene. Quest'ultimo, dopo un'introduzione incentrata sull'importanza del dibattito interno al partito, ha ringraziato le numerose autorità in sala (consiglieri comunali, regionali, assessori di varie città dell'hinterland) e ha fatto un cenno alla manifestazione svoltasi la mattina a Velletri (organizzata da CPI) per evidenziare la necessità di affermare uguaglianza e diritti. Ha quindi dato la parola ai due intervenuti, chiamati a dire la loro sul futuro e sulle sfide di un centrosinistra da organizzare, ripartendo dai diritti e dall'uguaglianza. L'onorevole Roberto Speranza, dopo aver ribadito l'errore commesso da Renzi nel personalizzare il referendum, ha raccontato il paradosso di come le cose più di sinistra ultimamente le dica Papa Francesco. "E' importante recuperare - ha detto il deputato lucano - la vicinanza con la gente e la presenza sul territorio. Non sono gli errori di Virginia Raggi a Roma che daranno agli elettori nuova fiducia nel PD, e la direzione di lunedì non deve presentarsi, proprio per questo, come un plebiscito o una vendetta su Renzi. Dobbiamo ricercare una sintesi, anche guardando alla situazione internazionale che è sintomatica".
Speranza, Berlinguer, De Angelis
Secondo Speranza è un errore liquidare il Movimento Cinque Stelle come chi intercetta un voto di protesta, occorre un'analisi politica più profonda. A fargli eco Bianca Berlinguer, che ha riportato l'esperienza giornalistica delle interviste effettuate alla base dem: "addirittura si sono stupiti che noi andassimo a chiedere nelle sezioni le loro opinioni", ha constatato l'ex direttrice del Tg3, "e questo è un grande distacco dalla realtà". "Riguardo a Roma - ha ripreso la figlia dello storico leader comunista - posso dire che dai pareri raccolti e dai sondaggi, nonostante tutto oggi le periferie rivoterebbero la Raggi proprio perché sentono lontano il PD". Il dato che conferma ciò è la vittoria di Giachetti nel solo quartiere dei Parioli, e soprattutto - anche in relazione al referendum - la disaffezione dei giovani. Speranza auspica un Partito Democratico che parli ai giovani, e conferma la sua contrarietà alla sovrapposizione dei ruoli di premier e segretario: "E' inutile che diffondiamo ottimismo e poi 4 giovani su 10 sono senza lavoro, Renzi è un grande comunicatore, è un leader, ma poi i giovani rimangono disoccupati e questo è un dato di fatto. E' folle pensare che il 40% di Sì al Referendum sia la percentuale che il PD raggiungerebbe alle politiche!". La Berlinguer, sul discorso giovani, ha portato l'esempio di sua figlia stessa spiegando il No di massa della fascia dai 18 ai 30 anni nella mancata identificazione dei ragazzi nei partiti. Ha poi posto a Speranza una questione spinosa: "Mi sembra di vedere in trasmissione, quando intervisto un esponente della maggioranza dem e poi uno della minoranza, una distanza forse insanabile". Speranza ha risposto di non essere uno scissionista e di sostenere, paradossalmente, il governo forse più di altri parlamentari democratici. "Un governo che è figlio di nessuno?" si è chiesta la Berlinguer, e su questo anche si dovrà riflettere al congresso di lunedì. Speranza ha ribadito che a suo avviso il PD deve cercare di essere costruttivo e ricominciare dal rapporto con la scuola, con i sindacati, con le associazioni e con il campo civico poiché da solo non può avere ambizioni.
Roberto Speranza
L'ascolto è stato un concetto fondamentale nel discorso del deputato dem, ed è uno dei difetti maggiori di Renzi. Bianca Berlinguer ha portato l'esempio, ancora vivo, del passato: "Nonostante le doti indiscutibili di Renzi nella comunicazione - ha sottolineato la giornalista - è sbagliato caricarsi tutto addosso. Quello che è mancato, poi, è fare una autocritica vera: io ricordo che quando alle elezioni il PCI perdeva punti percentuali, c'era un atteggiamento diverso dei vertici nei confronti della base. Si andava nelle sezioni a chiedere cosa fosse successo". Una delle dichiarazioni più importanti di Speranza si lega proprio all'elettorato: l'onorevole ha affermato con forza che non è il partito a giudicare il popolo, ma sono gli elettori a giudicare il PD. Questo concetto imprescindibile, se non applicato, snaturerà i democratici stessi.
Il giornalista De Angelis ha chiesto ai due ospiti se non sarebbe utile, per i dem, un po' di opposizione. Speranza, entrando nel merito, ha risposto che occorre pensare al paese più che alle collocazioni del PD e che i democratici sono l'unica alternativa reale. "Oggi abbiamo tre macropoli - ha detto il deputato - e a parte noi, i Cinque Stelle non sono liquidabili col populismo. Roma e Torino lo dimostrano. Il centrodestra, invece, è più forte di quanto si creda". Proprio sul concetto di populismo si è discusso in apertura, mentre la sintesi del convegno ha virato sulla necessità di ricostruire i cocci del PD "inequivocabilmente presenti", come ha dichiarato la Berlinguer, e rifondare il centrosinistra consci che "da soli non si va da nessuna parte". Un convegno molto partecipato che di fatto apre la riflessione anche nel PD locale, vista la location veliterna in cui si è tenuto e i recenti fatti che hanno scosso la Giunta Servadio con la revoca delle deleghe all'assessore Usai (tra l'altro seduta in prima fila). Numerosi i consiglieri comunali e gli esponenti dell'amministrazione presenti, in quello che si profila come un incontro di riflessione in vista delle prossime elezioni. Anche dal centrosinistra iniziano ad arrivare segnali fondamentali di programmazione.



"Il volo dell'airone": ecco numero, orari e giorni di ricevimento per lo sportello AISPAC

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L'AISPAC, dopo il successo della serata-evento da Benito al Bosco, ufficializza i numeri verdi e gli orari di apertura dello sportello anti-violenza.

di Rocco Della Corte

VELLETRI - Lo sportello "Il volo dell'airone" riceverà tutti coloro che ne hanno bisogno nella sede operativa dell'associazione, sita in Piazza Cairoli, 30.


Nello specifico, il lunedì - mercoledì - venerdì dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 avranno luogo ascolto e consulenza psicologica. Martedì e giovedì dalle 10.30 alle 13.30 sono i giorni deputati alla consulenza legale gratuita. Il giovedì dalle 10.30 alle 13.30 sarà possibile anche usufruire del consulto medico gratuito. Si riceve per appuntamento e il numero da memorizzare per ogni eventualità è 3337825036. Un servizio importante quello dell'AISPAC, uno sportello al servizio della città e di chi ne ha bisogno, in un'operazione sociale molto sentita.



“Padre Curato” rivive nel ricordo collettivo a 20 anni dalla scomparsa alla Sala Tersicore

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La grande partecipazione e le fortissime emozioni vissute nei due giorni dedicati al ricordo di Padre Italo Laracca a venti anni dalla scomparsa, avvenuta il 14 febbraio 1997, hanno arricchito di energie l’Associazione che porta il suo nome. 

di Fabio Ciarla


VELLETRI - Si è capito, ancora una volta, che Velletri non ha dimenticato il suo angelo del bene, che il ricordo non è svanito, che il carisma di un sacerdote come pochi ha lasciato un segno indelebile. Primo appuntamento di queste doppie celebrazioni, che per certi versi continueranno per tutto il 2017, è stato il ricordo civile organizzato nella Sala Tersicore del Palazzo Comunale, giovedì 9 febbraio alle 17.

L’incontro si è aperto con la visione del video ideato e realizzato da Visio Giorgi, che ha raccolto negli anni numerose testimonianze a cominciare da una “lezione” tenuta da padre Curato in una scuola elementare di Velletri sui fatti della guerra, poi immagini dei funerali e infine numerose interviste realizzate per l’occasione a persone che hanno conosciuto padre Italo. Tra queste due sindaci di schieramenti opposti, Valerio Ciafrei e Bruno Cesaroni, così come da evidenziare sono gli interventi di don Angelo Lopez, che ha tracciato soprattutto la figura del sacerdote, sia come innovatore per le catechesi agli adulti sia come grande guida spirituale e materiale, ad esempio nella cura degli ammalati. Di pregio anche il ricordo dell’amicizia speciale con Gian Maria Volonté e l’inserimento di alcuni discorsi tenuti da padre Laracca durante la serata in cui fu insignito del premio “Paul Harris” dal locale Rotary Club, episodio avvenuto proprio pochi giorni prima della sua morte.
Splendide anche le parole del compianto monsignor Carroll Abbing, che con padre Curato visse i tremendi mesi di guerra facendo da tramite con Roma per portare anch’egli aiuto come poteva e a rischio della vita, così come il ricordo emerso nelle parole di molti di padre Luigi Laracca, fratello di padre Italo, impegnato soprattutto nella campagna della parrocchia di San Martino fino alla sua prematura scomparsa nel 1978. Un video che, con tutti i limiti di un lavoro amatoriale realizzato innanzitutto per affetto, riesce a tracciare una figura completa di padre Laracca, uomo capace di dialogare con tutti e di dimostrare la sua fede con i fatti e con gli insegnamenti, di saper gestire l’immensa riconoscenza di un popolo intero sempre con la stessa tonaca indosso, magari rattoppata e lisa, pur di riuscire ad aiutare gli orfani di guerra che aveva deciso di raccogliere e accogliere nella sua San Martino. Per il video, oltre all’impagabile lavoro di Visio Giorgi, vanno ringraziate una serie di persone che hanno collaborato a titolo gratuito per la riuscita dell’iniziativa: dott. Paolo Carotenuto (filmato sulla guerra a Velletri), dott. Alessandro Del Marro (filmato premiazione Rotary), Maestro Alessandro filippi (filmato Carrol Abbing e alcune foto), dott. Bruno Cesaroni, Moreno Montagna e l’Università del Carnevale, Luigi Bartelli, sig.ra Paola Sciubba, dott.sa Chiara Bilei per la grafica, Adriano Morelli per il supporto tecnico, dott. Enzo Toto per l’interpretazione delle poesie di Lucia Mammucari e Giulio Montagna e il Maestro Antonio Censi per lo splendido accompagnamento musicale. Naturalmente un attestato di gratitudine va a tutte le persone che si sono fatte intervistare e ad “ARTEVETRO” di Bagnasco Barbara, in via del Comune 52 a Velletri, che ha supportato l’intera realizzazione. Dopo la visione della raccolta di immagini e testimonianze (a disposizione dei soci tramite un DVD di cui si può far richiesta), la parola è stata presa da Giorgio Maggiore, presidente emerito dell’Associazione “Padre Italo Laracca”, che dopo i saluti e i ringraziamenti ha passato il microfono ai tre ospiti della serata: la professoressa Barbara Martella, vincitrice anni fa di un premio indetto proprio dall’associazione e simbolo delle nuove generazioni; l’avvocato Renato Mammucari e il Vescovo di Velletri-Segni S.E. Mons. Vincenzo Apicella.
Tutti hanno dato una propria personale testimonianza, con la chiusura di Apicella che pur non avendo conosciuto personalmente padre Laracca ha confermato di averne sentito parlare “fin dal primo giorno che sono arrivato a Velletri”. L’Associazione ha vissuto la parte religiosa del ricordo di padre Italo, chierico regolare somasco, domenica 12 febbraio nella chiesa di San Martino, dove visse senza quasi interruzioni dal 1935 fino alla sua morte. Nell’occasione la comunità Somasca festeggiava il proprio fondatore San Girolamo Emiliani con la Santa Messa celebrata proprio dal Vescovo Apicella, che in Sala Tersicore aveva già accennato come non fosse un caso che padre Italo fosse stato chiamato dal Signore, proprio nei giorni in cui la sua comunità viveva il ricordo del suo fondatore, che dell’aiuto ai più piccoli aveva fatto una missione. E anche nell’omelia il Vescovo ha voluto ricordare la figura di padre Italo Laracca come vero interprete del messaggio di carità di San Girolamo Emiliani, invitando tutti a non dimenticare il bene fatto per la comunità parrocchiale e per la città di Velletri. L’Associazione “Padre Italo Laracca” si è poi riunita per il tesseramento annuale e il pranzo sociale presso il ristorante “Casale della Regina” dove sono riemersi ancora i ricordi, gli insegnamenti e l’affetto per il “Curato” per eccellenza.


Via Paganico è un colabrodo, i cittadini chiedono lumi al Comune. Andreozzi: "Interverremo"

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Via Paganico torna al centro dell'attenzione. Stavolta la segnalazione di un cittadino pone all'attenzione della nostra Redazione la situazione di pericolo del manto.

VELLETRI - Via Paganico, strada molto frequentata sia per la densità abitativa delle contrade abbracciate che per le varie attività, versa in uno stato di completo degrado. 
La situazione difficile di un'arteria fondamentale nel panorama viario cittadina è stata segnalata alla nostra Redazione da un cittadino, che - foto alla mano - ci ha posto numerosi interrogativi. "La strada è distrutta e in alcuni punti le macchine devono allargarsi, non di rado si è rischiato un incidente.

Sei mesi fa fecero un lavoro per un collettore dell'acqua, la ditta ha rifatto la sua parte di asfalto e il resto è rimasto così". I residenti chiedono rassicurazioni dal Comune, prima di tutto per l'incolumità degli automobilisti che molto assiduamente percorrono quel tratto e poi anche per evitare danni alle auto stesse visto il dissesto del manto stradale. La nostra Redazione ha inoltrato la segnalazione all'assessore Sergio Andreozzi, il quale ha risposto così: "La strada per gran parte non è di nostra competenza, ma per quello che ci spetta sono già in programma degli investimenti che copriranno le spese per risistemare il tratto e rimetterlo in sicurezza". Non resta che aspettare e sperare di non dover attendere troppo per rivedere una strada fruibile e sicura per tutti.
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