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Channel: Velletri Life
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Un incantevole giardino segreto, favola a cielo aperto tra ecosistema e rovine: benvenuti a Ninfa

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La dimensione amena del giardino, lo spazio verde all’aria aperta con le sue simmetrie e disomogeneità è qualcosa che da sempre ha attratto l’uomo, forse perché lo riconduce alle sue ataviche origini e a qualcosa che sia diverso dal nebuloso caos cittadino.


 La serenità e la pace sembrano essere le due caratteristiche principali di queste aree verdi, quasi sottratte allo scorrere regolare del tempo, dove a dominare è un tempo ciclico e non lineare. Molti nel passato hanno tentato di afferrare anche l’atmosfera meditativa del giardino, a circoscrivere con le parole l’idillio dell’hortus conclusus tanto da creare un vero e proprio topos letterario.

Tutte le descrizioni dei mitici giardini delle delizie non sono però altro che rimodulazioni della lontanissima aura che circondava il giardino dell’Eden. Una volta perduto il Paradiso terrestre, è rimasto ancora all’umanità qualche riflesso dell’antico privilegio. L’Oasi di Ninfa, con la sua riservata e discreta presenza, sembra essere uno di questi luoghi fortunati in cui il visitatore si spoglia della sua voracità di turista e ridiventa uomo, abbandonando per un attimo i suoi turbinosi pensieri e amplificando i sensi ormai annichiliti nel quotidiano sopore.
Qualche anno fa, in una delle classifiche stilate dal New York Times, il giardino di Ninfa è stato eletto come il più bello e romantico del mondo. E, oltre alle numerose coppie che ne hanno percorso i sentieri, sarebbero d’accordo con questa opinione anche i protagonisti dei Romanticismi ottocenteschi che nell’età del Gran Tour hanno visitato questo luogo, così ricco di suggestioni che permeano l’atmosfera e ammaliano chi è disposto a lasciarsi trasportare. La sua realizzazione è stratificata nel tempo, i primi semi di quello che sarebbe diventato un giardino anglosassone furono gettati intorno al XVI secolo, e tuttavia la storia del luogo può essere riportata fino all’epoca romana e al tempio dedicato alle Ninfe Naiadi che vi sorgeva. Il fiume Ninfa, che eziologicamente veniva ricondotto alla presenza di queste divinità acquatiche, insieme con il lago in cui si specchia la dimora dei Caetani creano oggi l’habitat perfetto per moltissime specie di piante, alberi e fiori che possono essere ammirati nel periodo del loro diversificato massimo fulgore. Il rispetto e la cura verso il complesso e delicato ecosistema che governa l’intera oasi non ammette la visita di massa, bensì una visita guidata aperta a piccoli gruppi, che se lascia tempo all’introspezione fornisce anche le necessarie informazioni riguardo alle infinite varietà botaniche che si ammirano. La libertà non viene meno con la vigilanza e in primavera non si può evitare di avvicinarsi ad annusare le rose che sbocciano sui loro steli acuminati o di non rimanere vagamente storditi dal profumo dei glicini, che con la loro macchia di colore viola irrompono nell’orizzonte di attesa del visitatore e conquistano lo sguardo, quasi raddoppiando il loro effetto con i riflessi che balenano sull’acqua.
L’estate che segue porta con sé il calore di nuove sfumature e la pienezza di alcune forme, appena covate dal tepore primaverile. Rimane ormai solo l’autunno, che con la sua incostanza porta alla maturità la bellezza, la tinge a volte di rosso e la porta lontano con un soffio di vento che prima o poi ritornerà al punto di partenza. Se appare duro il segno del passaggio delle stagioni, non sembra che il cuore profondo del giardino di Ninfa e la sua parte più vitale sfiorisca mai. Per cogliere in tempo questa rosa rimane ancora l’ultima apertura del primo novembre prima del letargo invernale. Un’ottima occasione, insomma, per una gita fuoriporta o per un itinerario tutto interiore.


Valentina Leone

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