Quantcast
Channel: Velletri Life
Viewing all articles
Browse latest Browse all 7460

Cuba ai Castelli Romani. L’Ambasciatore Josè Carlos Rodriguez Ruiz in un incontro pubblico su Gino Donè

$
0
0
Ringraziamenti. Di cuore e a tutti. L’ambasciatore Jose’Carlos Rodriguez Ruiz, e il consigliere politico Mauricio Martínez Duque, rappresentando la Rivoluzione e il popolo di Cuba, hanno espresso con emozione e sincerità un forte grazie al Circolo Italia Cuba “G. Donè” di Marino, e alla sezione ANPI “A. Del Gobbo” di Marino, per aver creato questo evento.
L’intera mattinata passata ai Castelli Romani ha consentito al diplomatico di “apprezzare molto e di cogliere grandi analogie tra questa parte di territorio – così bene illustrata dal Sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi – ed una altrettanto pregiata zona di tutela ecologica e di potenzialità ecoturistica di Cuba denominata “Las Terrazas”. “. Così simili per valori e modi di vita “slow”, che Sindaco e Ambasciatore si sono dichiarati disponibili ad approfondire futuri scambi e possibili sinergie in ambito sportivo, di studio e turistico. Un rinnovato spirito di vicinanza tra la città di Marino e Cuba, grazie proprio alla attività territoriale del Circolo guidato da Mauro Avello, è stato confermato con la firma nel registro degli ospiti di pregio di un pensiero che l’ambasciatore ha vergato al cospetto del Sindaco di Marino Carlo Colizza. Naturalmente il contributo forte e specifico, Jose’ Carlos Ruiz l’ha dato intervenendo proprio nell’affollato incontro che si è svolto in Sala Lepanto. L’allestimento della giornata dedicata a Gino Donè Paro, uno degli 82 che sbarcarono a Cuba per iniziare il percorso della Rivoluzione ancora in atto, ha coinciso con la presenza della mostra su Cesare Zavattini organizzata da MackFilm. Una “chicca” strabiliante, che non tutti conoscono è emersa proprio leggendo le didascalie della mostra. In una di esse, con vicino una grande indimenticabile immagine della “ciociara” (Sophia Loren) accasciata in mezzo una strada, la didascalia dà voce a Cesare Zavattini (che ne fu lo sceneggiatore dal celebre libro di Alberto Moravia) e si legge: “Ho un solo rammarico. Che quando De Sica (Vittorio) mi chiamò per la ciociara ed io accettai - realizzando un indubbio pregevole opera d’arte del verismo italiano-, avrei dovuto farlo anni dopo, e non rinunciare a far parte della Rivoluzione del 1961. Avrei proprio voluto far parte della Rivoluzione e di Cuba”. Leggere questo pensiero di un intellettuale, un antifascista, un comunista che era presente a Cuba in quel periodo è proprio un ottimo viatico per la giornata su Cuba e Gino Donè. Sarà anche per questo che la parte più appassionata dell’intervento di Jose’ Carlos Ruiz è stata in due momenti quando: da un lato ha sottolineato (come già chiaramente evidenziato dal video appena proiettato del prof. Pier Carlo Porporato) che Gino Donè è stato un partigiano della Resistenza italiana.

Ed è un eroe della Rivoluzione cubana. Gino è la dimostrazione di quale legame ci sia tra due popoli così lontani ma così simili come quello italiano e quello cubano. Da un altro lato, quando con forza l’ambasciatore ha ribadito come la Rivoluzione di Cuba non è ascrivibile ad un determinato momento che finisce in una determinata data. Ma, al contrario, la sua forza sta proprio nella sua continuazione, nei modi di viva partecipazione e di coscienza politica, così come nei suoi valori e fondamenti ideali contro l’oppressione e lo sfruttamento di ogni popolo e di ogni individuo. Valori e modi che il popolo cubano, i suoi rappresentanti e il legittimo governo rivoluzionario continuano anno dopo anno dall’inizio con Fidel Castro, così come con Raoul, ed ora con la guida di Miguel Diaz-Canel; proprio come ha confermato nel suo intervento anche il consigliere politico dell’ambasciata Mauricio Martínez Duque . Del resto nella Sala Lepanto, dove decine e decine di compagni, compagne e cittadini hanno preso parte all’evento, hanno potuto assistere a mille sfaccettature, e aneddoti, e rappresentazioni della vita di Gino Donè, tutte che si intrecciavano positivamente, via via, con le descrizioni, - dopo la presentazione di Mauro Avello e il saluto della Presidente nazionale portato da Marco Papacci, - ci sono stati gli approfondimenti. Di Claudio Simbolotti dell’Anpi provinciale, che ha ricostruito la vita di Gino Donè nel Veneto e nel periodo di guerra dopo l’8 settembre. Di Pier Carlo Porporato coordinatore Anaic Piemonte che ha raccontato in che modo, con vari viaggi e con il forte legame con Cuba, sono riusciti a convincere Gino Donè, persona molto schiva, a rendersi disponibile per il racconto che fa parte del docufilm, di cui nell’evento ne abbiamo apprezzato una ventina di minuti circa. Di Fabrizio Casari, scrittore e Direttore di Altrenotizie.org. che proprio con il suo ultimo libro sulla situazione del centroamerica e del Nicaragua ha rappresentato, parlandone in assemblea, di come mille e mille e sempre più sofisticati sono i mezzi che l’imperialismo utilizza per contrastare, con l’obbiettivo di spazzarli via gli stati e le realtà socialiste ed antimperialiste che invece sarebbero ben più numerose nel mondo se avessero la possibilità di realizzarsi con l’autodeterminazione dei popoli e con la sovranità che è dovuta ad ogni stato. Nella sala sono state apprezzate alcune innovative ricerche grafiche “Esposizione del carteles cubano” intitolato “Gino, uno degli 82” a cura di Luigi Bardellotto e Centro Studi Cartel Cubano. Per mostrare il pregio dello stare insieme, è ugualmente riuscita l’iniziativa culinaria tipica, all’”Hosteria de mi nonno”, dove una fitta tavolata ha continuato discorsi su Cuba, sui Castelli romani e su Gino Donè. Al termine, un differente appuntamento, ha avuto luogo grazie alla visita gratuita offerta dalla Associazione Archeoclub Colli Albani, in cui Ugo Onorati ha illustrato “Marino sotterranea”. Del successo dell’evento, ascrivibile senza dubbio al lavoro volontario e appassionato della Sezione Anpi presideuta dalla prof.Anna Maria Scialis; e del medesimo lavoro del Circolo Italia Cuba “G. Donè” di Marino guidato da Mauro Avello.

REPORTAGE DI ITALIA-CUBA VELLETRI, PRESENTE ALL'INIZIATIVA

Sabato scorso 28 aprile si è svolta presso la Sala Lepanto a Marino, l’iniziativa “Gino Donè Paro, un partigiano rivoluzionario”. Erano presenti l’ambasciatore di Cuba in Italia, Josè Carlos Rodriguez Ruiz, il primo consigliere politico dott. Mauricio Martinez Duque, il vice Presidente dell’Associazione Italia-Cuba, Marco Papacci, Claudio Simbolotti della segreteria provinciale dell’ANPI, il giornalista e scrittore Fabrizio Casari, e il coordinatore ANAIC del Piemonte Pier Carlo Porporato. Il tutto a dieci anni dalla morte (avvenuta nel marzo del 2008) di quest’uomo, la cui storia è sconosciuta ai più per via del carattere molto riservato, ma che è di grande importanza per la Resistenza italiana e per il ruolo che ebbe nella Rivoluzione Cubana. Gino Donè fu l’unico europeo ad essere imbarcato sul Granma, il battello che portò i rivoluzionari di Fidel Castro e Che Guevara dal Messico a Cuba per iniziare la lotta contro la dittatura di Batista sostenuta dagli USA. Gino nacque in una casa colonica a pochi km da Monastier in provincia di Treviso nel 1924, figlio di contadini. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza nei luoghi natali, dalla terra imparò la modestia e la tenacia, dall’acqua che tutti gli uomini sono uguali quando hanno i piedi poggiati su una barca. La seconda guerra mondiale lo vide combattente in Istria, e dopo l’8 settembre si unì alla Brigata Partigiana Piave iniziando la sua vita da ribelle. Viene descritto come uomo mite, modesto, poco propenso al protagonismo e riservato, la medesima impressione che avemmo nell’occasione in cui lo conoscemmo personalmente a Roma, era il 2004 o forse il 2005. Coloro che lo videro combattere riferiscono che non gli mancava né il coraggio, né la lucidità nelle situazioni di pericolo. E così per circa un anno e mezzo, tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945, il 20enne trevigiano ogni notte andava su e giù per la laguna veneta portando in salvo ex prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento. Alla fine della guerra per motivi politici ed economici lasciò l’Italia approdando ad Amburgo, senza documenti, passando per Francia e Belgio, e una notte si imbarcò clandestinamente sulla Sibilla, con i soli vestiti che aveva addosso, a bordo di una nave con destinazione Cuba. Al terzo giorno di navigazione, senza acqua né cibo usci allo scoperto, presentandosi al capitano: “Mi chiamo Gino Donè, sono un clandestino”. Il comandante del Sibilla, essendo in alto mare non poté far altro che tenerlo a bordo. Arrivato a L’Avana fece il carpentiere e poi il falegname passando le serate in compagnia degli studenti di medicina da cui imparò lo spagnolo, in quella che sarebbe diventata Plaza de la Revoluciòn. Divenne amico di uno statunitense che aveva fatto il corrispondente nella prima guerra mondiale a pochi km da Monastier, e che viveva a Cuba: si chiamava Ernest Heminghway. Negli anni Cinquanta entrò in contatto con i rivoluzionari cubani, ed essendo straniero e nel contempo esperto di guerriglia, avendo una maggiore libertà di movimento, pare fu lo stesso Fidel Castro a chiedere ai suoi: “portatemi l’Italiano”. Così Gino cominciò a fare la spola tra il Messico e Cuba portando i fondi che occorrevano per finanziare la nascente Rivoluzione, e all’alba di quel 25 novembre del 1956 salì sulla barca che avrebbe portato a Cuba Fidel e gli altri rivoluzionari. Gino ebbe una simpatia ricambiata con il medico del gruppo, argentino: il suo nome era Ernesto Guevara, sarebbe diventato il Che, il quale gli confidò che avrebbe voluto andare a Bologna per specializzarsi in un master sull’asma, malattia di cui soffriva, ma poi aveva scelto di fare la Rivoluzione. Pare che sia stato lo stesso Gino a far conoscere a Guevara Aleida Marsh che in seguito sarebbe diventata sua moglie. Gino ed Ernesto parteciparono insieme a diversi scontri contro le truppe di Batista. Dopo il trionfo della Rivoluzione, dell’italiano del Granma si persero le tracce, addirittura si pensava fosse morto in uno dei tanti scontri tra guerriglieri ed esercito. Molti raccontano che nei successivi quaranta anni un italiano, tra New York e la Florida si spendeva con discrezione, ma con costanza, ad aiutare in ogni modo la Rivoluzione Cubana. Nessuno ha mai confermato che fosse un agente dei servizi cubani nel cuore dell’impero. Tornato in Italia si iscrisse all’ANPI e all’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba. Il 27 marzo del 2008 davanti alla bara di Gino Donè Paro, nel cimitero di Spinea, c’erano quattro corone di rose rosse: “A Gino da Fidel Castro Ruz”. “A Gino da Raul Castro Ruz”. “A Gino dall’Ambasciata di Cuba in Italia”. “A Gino dai suoi compagni del Granma”.

Antonio Della Corte

Viewing all articles
Browse latest Browse all 7460

Trending Articles