8 Dicembre 2015: in occasione della ricorrenza dell'immacolata concezione, la Porta Santa di Roma è stata aperta, dando così inizio al Giubileo straordinario della misericordia, indetto da Papa Francesco. Tale evento, che trae origini dalla tradizione culturale ebraica, la quale fissava ogni 50 anni un anno di riposo della terra, con lo scopo più pratico che spirituale, di far riposare la terra.
L'evento, che prevedeva inoltre la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi, veniva annunciato dal suono del corno d'ariete jobel, da cui trae origine il nome cristiano giubileo. La chiesa cristiana riprese tale usanza al fine di concedere ai suoi fedeli un anno dedicato interamente alla purificazione dell'anima, con la remissione dei peccati, la riconciliazione e la penitenza sacramentale.
Seppur con tutte le sue finalità spirituali, il Giubileo prevede un iter rituale ben definito, che inizia con l'apertura della Porta Santa, una porta che viene aperta solo in occasione dell'Anno Santo, rimanendo invece chiusa negli altri anni. Tale porta è presente oltre che nella basilica di San Pietro, sede centrale della cristianità romana, anche nelle altre tre basiliche maggiori della capitale: San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Questo rito esprime simbolicamente il concetto di “salvezza”, con il quale attraverso l'apertura della porta si introducono i fedeli verso un cammino straordinario, atto a compiere tale concetto. Il Giubileo 2015, indetto dal papa durante una funzione religiosa, con cadenza d'inizio che non coincide solo con la festa dell'immacolata, ma anche con la ricorrenza del cinquantesimo anno della fine del Concilio Vaticano II, è stato dedicato alla Misericordia, al fine di riconciliare la chiesa con il mondo e aprire una nuova pagina di dialogo tra l'uomo e Dio. Nel periodo che va quindi dal'8 Dicembre 2015 al 26 Novembre 2016 migliaia di fedeli e turisti invaderanno le strade della capitale, accorrendo in massa verso la purificazione dell'anima, verso l'espiazione delle colpe, per giungere al cospetto del Nostro Signore. Ma il giubileo, oltre che nello spirito, tinge il suo interesse, forse in maniera più tangibile nel business, in particolar modo negli Hotel, i maggiori esponenti commerciali quando si parla di turismo. Ebbene, al contrario di come molti potrebbero pensare, questo Giubileo, con tutti i meriti del caso che esso porterà alla capitale, avrà anche il demerito di aver anteposto gli affari ecclesiastici a quelli laici. Come? Basta dare un'occhiata agli alberghi o meglio agli edifici ecclesiastici che sono allestiti come alberghi per ospitare i turisti. Fin qui, non ci sarebbe nulla di male, peccato che stiamo parlando di edifici che hanno un valore storico-artistico immenso. Pensiamo alla Domus Sessoriana, struttura di proprietà della Congregazione italiana dell'Ordine cistercense, da cui è stata ricavata dalle celle di un antico monastero annesso alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, una casa per ferie. Come questa, solo a Roma ce ne sono poco più che 300, con una capienza che si aggira tra i 13mila e i 15mila posti letto. Il problema centrale di questi “hotel” è che sono in mano a veri e propri enti religiosi, i quali oltre a trarne profitto da tali strutture, godono di trattamenti fiscali, di cui invece qualsiasi altro hotel o struttura laica non ne vede minimamente l'ombra. Lo stato Italiano permette a tali strutture il pagamento delle tasse e imposte in maniera ridotta, dovuta ad un esenzione fiscale dell'Imu sull'immobile, qualora in esso si svolgano anche funzioni religiose. Tutto dipende quindi se all'interno di tali strutture si svolgono oltre a quelle religiose, anche funzioni commerciali, in tal caso le imposte vengono versate, come sono tenuti a fare tutti i gestori commerciali laici, ma in forma ridotta, in base alla frazione d'immobile messa in uso. La domanda è: chi controlla l'effettiva funzione di tali edifici? Nessuno! Ebbene si, lo Stato Italiano oltre ad applicare una riduzione d'imposta a tali strutture, non si cura nemmeno di verificare l'effettiva funzione di queste. Infatti, sono gli enti religiosi stessi, che attraverso un autocertificazione sanciscono o meno l'effettiva funzione dei loro stessi immobili. A causa di questo lassismo da parte dello Stato, le strutture in mano agli enti religiosi possono offrire ai clienti un servizio di maggiori o egual qualità a costo ridotto, facendo così concorrenza sleale a tutti gli altri enti laici, i quali non godendo di tali privilegi, sono costretti ad offrire lo stesso servizio in rapporto di qualità ad un prezzo più elevato. Il grosso dei guadagni relativi al turismo, che avrà con questo Giubileo un aumento esponenziale rispetto agli altri anni, andrà a questi enti, a danno delle altre strutture laiche e a danno dello Stato stesso. Infatti, si è calcolato che se tali strutture pagassero quanto dovuto in tema di tasse sull'immobile, andrebbero a versare in totale circa 20 milioni di euro, soldi che quindi andrebbero nelle casse dello Stato e invece vengono tranquillamente ignorati. L'autolesionismo però non finisce qui. Nonostante questi enti ricavino un profitto almeno 10 volte superiore alle imposte, godono, qualora non bastasse, di un altro privilegio, che li tutela nel caso in cui gli affari andassero male. Già, perché dentro queste strutture, bisognerebbe fare una piccola distinzione, tra quelle commerciali e quelle non commerciali. Infatti, secondo la norma, si possono definire non commerciali quelle che offrono un servizio a prezzi “simbolici” o comunque inferiori alla media delle tariffe medie previste per simili attività. Contando quindi che tali enti abbiano al loro servizio personale non retribuito, come suore o preti, finiscono sempre e comunque a poter offrire un servizio qualitativo magari uguale a quello delle strutture laiche ma di gran lunga inferiore a livello di prezzo, decentrando quindi il baricentro del commercio nelle casse ecclesiastiche a danno di quelle laiche e tenendo conto che gli interventi di manutenzione per il Giubileo le abbia pagate il Comune, grazie ad una deroga del patto di stabilità (50 milioni di euro), siamo di fronte ad un vera e propria frode commerciale. Grazie quindi all'opera di bene che lo Stato fa allo Stato della Chiesa, quest'ultimo nei secoli ha accumulato un patrimonio immobiliare non indifferente. Negli ultimi anni si è cercato di ridurre, seppur con scarsi risultati, derivanti non dall'inadeguatezza dei controlli, che se messi nelle condizioni di compiere il loro lavoro, sarebbero sicuramente efficienti, quanto agli interessi politici ed economici che legano la Chiesa allo Stato Italiano, già incatenato dai Patti Lateranensi. Un merito, seppur modesto, va al partito dei Radicali, che si rivolse alla Commissione Europea, la quale aprì una procedura contro lo Stato Italiano per presunti “ aiuti di stato” ai danni delle norme sulla concorrenza. L'Italia non venne però sanzionata, in quanto si dichiarò incapace di distinguere l'effettiva funzione svolta da tali strutture, ma un successivo ricorso sempre da parte dei Radicali alla corte di Lussemburgo potrebbe nuovamente riaprire la questione. Sta di fatto che questi “aiuti” agli enti ecclesiastici costa al Comune di Roma 25 milioni di euro di introiti, contando solo quelli dal 2006 ad oggi e la situazione per il momento non sembra migliorare...non c'è peccato più vergognoso che ingannare chi crede in te (cit.).
Davide Brugnoli