Nell’atmosfera creata da un miscuglio di violenza, malafede, per interessi inconfessabili finanziari ed elettoralistici, animante la rissa mediatica in corso sull’Islam, vorrei dire qualcosa di diverso, accreditandomi con almeno un punto, quello di non essere sul libro-paga di nessuno.
Inizio mostrando un’enorme e “naturaliter” dolosa improprietà di linguaggio, che è stato sdoganata prima e seguita in massa poi una: usare il termine “fondamentalismo” e quello “integralismo” per definire, in una religione qualsiasi, atteggiamenti fanatici, portanti necessariamente alla violenza, terrorismo incluso.
Proviamo a definire un fondamentalismo cristiano. E’ molto semplice: edificare il “regno dei cieli”, che vuol dire “il governo di Dio”,dove si fa la volontà del padre “come in cielo”, amando il prossimo con il “buon amore” ( questo vuol dire il greco eucaristia), condivedendo col prossimo il mangiare, bere, abitare, gioia e dolore. Ed autonegarsi l’arricchimento personale a spese del prossimo, il potere che non sia servizio. O non sono questi i fondamenti del cristianesimo? Se qualcuno li seguisse, seguendo il modello di Gesù fino all’immolazione, sarebbe, ( a parte la violenza contro se stesso per conformarsi a questo modello), un VIOLENTO? Passiamo all’Islam, anche qui servendoci dello scavo nel significato delle parole. Un islamico non pronuncia mai il nome di Dio senza associarvi subito dopo “ il clemente, il misericordioso”. L’essenza di Dio così confessata è quella di aver compassione e di perdonare. A proposito di pace, “la pace sia con voi” è il saluto normale tra islamici, con le identiche parole di Gesù risorto ai discepoli. “Dar as Salam” la casa della pace, nome della città più meridionale dell’espansione musulmana, è la sintesi dell’ideale di società retta dall’Islam. Salem, Selim, Salah, Salamat, sempre “pace” sono tra i nomi più diffusi fra loro. L’elemosina, cioè la misericordia verso i poveri, è uno dei pilastri dell’Islam.Questi sono i fondamenti, e chi non li segue, per seguire la violenza, in automatico, di fronte a Dio e se stesso, si pone fuori e contro l’Islam. “Grigliando”su questi fondamenti veri e buoni le storie parallele del cristianesimo e dell’Islam vediamo quante volte entrambe sono venute meno ad essi. Per ricordare una sola cosa la “guerra santa” , con una sorprendente specularità in tutto e per tutto fra crociati da un lato e mujaiddin del medioevo dall’altro, tra le due religioni, ne ha semplicemente rinnegati i fondamenti. Un altro modo per sollevarsi sulla rissa è il far emergere realtà che un vieto clericalismo simbiotico ad uno pseudo patriottismo hanno tenute nascoste nel tempo, e che oggi qualcuno non vorrebbe neanche sentire: che il vero Islam non è né estraneo, né ostile al vero cristianesimo. Ricordo il mio primissimo contatto con l’Islam, su un treno di pellegrini veliterni per Lourdes, nel 1963. A Marsiglia salirono delle famiglie algerine. Avendo detto ad uno degli uomini la mia meta, lui disse che anche loro veneravano la Madonna, e, al momento di salutarci, mi fece capire, con grande dignità, di pregare quella Madonna per lui ed i suoi cari. E’ scritto nel Corano che sarà non il profeta Mohamed, ma Issa Ibn Mariam, Gesù figlio di Maria, a giudicarci, nell’ultimo giorno. L’espressione “se Dio vuole” , traduzione del frequentissimo “inshallah “ degli islamici, è quasi assente nel nostro centro-nord e diffusissima nel nostro sud, per il fatto che esso ha avuto secoli d’islamizzazione ( ricordiamo le cento moschee di Palermo): ma quale sacerdote cattolico condannerebbe questo atteggiamento spirituale? Furono i teologi-filosofi islamici Avicenna ed Averroè a salvare, traducendo Aristotele in arabo, il pensiero ellenico, ed a riconsegnarcelo, in modo che il nostro Tommaso d’Aquino potesse fondarvi la teologia cristiana; le università islamiche della Spagna del Maghreb gareggiavano con quelle europee, dalla Sorbona a Bologna, a Padova, nell’erezione di sistemi filosofici e scientifici, esattamente come gli architetti islamici e cristiani si scambiavano informazioni sulle tecniche per lanciare verso l’alto gli uni i minareti, gli altri le guglie gotiche, gli uni per voltare le cupole delle moschee, gli altri quelli delle chiese. E non solo allora, ma ancor oggi c’erano moschee dedicate a Issa Ibn Mayam, come a sua madre, esattamente come noi abbiamo San Salvatore o Santa Maria. Sul suolo siciliano avvenne non solo l’avvicinamento, ma l’incontro, la fusione tra i due mondi: l’arte arabo-normanna. Concludo con il presente. Islam è anche quel “Ti raccomando!” che mi gridò, con un tono materno, un ragazzo nigeriano al quale, in una via di Roma, avevo fatto l’elemosina. Era la traduzione del saluto islamico:” Rahmatullah!” “Ti raccomando al Clemente!”Era il suo grazie. Islam è anche, in quel venditore di’accendini pakistano a Latina, che m’aveva detto d’aver incassato 20 centesimi d’elemosina in tre ore, senza parlare di quanti insulti, quell’estrema, sofferta come al culmine d’una via crucis, sopravvivenza, non solo sulle labbra, ma negli occhi, in tutta l’anima, di fede, e speranza in Dio. Islam è anche quella confidenza d’un giovane tunisino immigrato:” Era inverno, era notte, m’ero rifugiato in una casa in rovina, non avevo una coperta, ma non avevo freddo. Mi sono addormentato al calore della carezza di Dio”.
Pier Luigi Starace