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La morte del professor Giglio Petriacci, se ne va un preside storico dello Juana Romani di Velletri

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All’età di 79 anni, Giovedì mattina presso l’INI di Grottaferra si è spento il Prof. Giglio Petriacci, preside dell’Istituto Statale d’Arte “Juana Romani” dal 1982 al 1995. Si tratta di un uomo che ha scritto un capitolo fondamentale nella storia dell’istruzione artistica italiana. 


Nasce a Marino il 9 Giugno 1936 si diploma all’Istituto d’Arte di Via Conte Verde e all’Accademia di Belle Arti di Roma dove fu allievo di Lorenzo Guerrini e Pericle Fazzini. A soli diciassette anni ricevette in dono gli attrezzi della scultrice Dompè, inizia da insegnare nel 1957 nelle sezioni metalli e oreficeria degli Istituti Statale d’Arte di Marino e Velletri.

Nel 1964 riceve l’incarico di istituire la sezione Oreficeria presso l’Istituto Statale d’Arte di Tivoli. Dal 1968 ha partecipato alla vita artistica organizzando mostre a livello provinciale e comunale (Castelmassa – Sciacca) per incentivare l’educazione artistica nelle scuole medie. Preside degli Istituti d’Arte di Castelmassa – Sciacca – Vasto – Anzio – Tivoli – Marino – Velletri, ha concluso la sua carriera scolastica a Marino. Con le sue opere ha partecipato ad importanti mostre del territorio e alla quadriennale romana. Artista schivo e geloso delle sue opere. La dimensione del suo vissuto, rispecchia la sua personalità: una casa, che si affaccia sul Lago di Albano, le presenze umane sono lontane, anche il suo studio è immerso nella campagna castellana, quasi un eremo per arrivarci bisogna percorrere un lungo viale. Le case vicine sono una presenza invadente dell’ultima ora. Però non dobbiamo pensare che Petriacci sia un misantropo anzi è un uomo che ha vissuto molte ore a contatto con gli altri in particolare con i giovani.
Giglio ha lasciato all’uomo di scuola la sua immagine pubblica, riservando all’artista quella intima e creativa, il suo carattere ritroso lo avrebbe fatto rimanere nell’ombra ancora per anni se col suo ritorno alla guida del Paolo Mercuri di Marino non fosse stato convinto ad esporre la sua cospicua produzione in una mostra antologica nel Palazzo Comunale della sua città. Le opere di Petriacci sono una sorpresa e per il critico o lo studio un emozionante da campo tutto da scoprire e da investigare. Gli esordi di Petriacci vanno ricercati all’inizio della sua carriera di insegnante. Cesella sbalza, incastona gioie, crea gioielli filiformi, allora del tutto originali, in oro e argento. Modella il metallo quasi in fusione con un cannello di terra refrattaria, ed ottiene effetti di incredibile leggerezza. Con la lamina d’argento modella tra l’altro, ieratiche figure del Cristo, figure tese e scabre, intensamente drammatiche. L’incastonatura diventa non solo un fatto tecnico ma elemento che entra nella dinamica della creazione del gioiello. Lavora le superfici con il pulitore di pietra d’agata ottenendo effetto di lucido e opaco. Realizza anche girelli a cera persa. Una serie di inchiostri e pennarelli testimonia della lunga ed elaborata ricerca sull’uso del cesello, dello sbalzo e dell’elemento filiforme. Sono alcuni dei gioelli disegnati sono effettivamente realizzati. Tra gli anni 50/60 del XX secolo inizia a lavorare il ferro a volte con tecniche mai utilizzate o poco sperimentate tra il 65/67 nel laboratorio dell’ Istituto Statale d’Arte nascono i primi acciai smaltati.
Negli anni 70 scopre la lavorazione del gesso e realizza forme cilindriche nella prima fase e poi lavora con le ellissi. Quando ritorna nel 1973 nel Lazio in special modo della sua terra d’origine riscopre il gusto dell’utilizzo di materiali caldi come il rame, lo sconvolge la prima guerra del golfo che evoca in lui i bombardamenti subiti dalle nostre città, in questo particolare momento scopre il tema della famiglia. Di recente ha donato al comune di Marino un sua opera deflagrazione in ricordo del bombardamento della città avvenuto il 2 Febbraio 1944. Come preside del nostro Istituto d’arte ha proseguito il cammino tracciato dal preside De Rossi, lavorando sulla qualità degli elaborati, già aveva insegnato nell’allora scuola d’arte, trasformando con gli amici e colleghi Virgilio Pisoni e Ottavio Pinna la vecchia sezione di ferro battuto in Metalli e Oreficeria. Ha promosso la celebre mostra “Isa 88” ed ha con il Rotare Club cittadino presieduto da Alessandro Del Marro collaborato alla nascita della prima mostra orafa. Con lui si chiude un altro capitolo della gloriosa storia della Juana Romani. Lo ricorderemo con affetto.

Alessandro Filippi

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