Domani 28 ottobre ricorre il cinquattottesimo anniversario della scomparsa di Camilo Cienfuegos Gorriaran.
di Antonio Della Corte
Associazione Italia-Cuba Velletri
VELLETRI - Sempre allegro, burlone e sorridente: questo era il Comandante Cienfuegos, l’alter ego del Comandante Guevara, a cui era legato da un affetto fraterno.
Nato a L'Avana in un quartiere popolare il 6 febbraio 1932, quattro anni meno del "Che", sei anni più giovane di Fidel, da ragazzo Camilo aveva fatto il sarto e poi il redattore del giornale antifascista avanero "Lidice" insieme a suo fratello Osmany (che sarà ministro del turismo negli anni 90’). A 20 anni emigrò negli USA e poco dopo il golpe del sergente Batista adottò un cane randagio e lo chiamò Fulgencio: “è il nome più adatto per un bastardo”, rispose a chi gli chiedeva il perché di quel nome. "Il mio unico desiderio, la mia unica ambizione è andare a Cuba ed essere in prima linea quando si combatterà per il riscatto della libertà e dell’umanità”, affermava con convinzione prima di partire per il Messico. E nel maggio del 1956 raggiunse Fidel Castro a Città del Messico per arruolarsi nella spedizione degli ottantadue partigiani che partirono per Cuba col battello Granma nel dicembre successivo. Camilo si distinse per il suo enorme coraggio sulla Sierra Maestra e da soldato semplice in poco tempo divenne il Comandante di una delle più ardite colonne dell'Esercito Ribelle.
Nel corso della battaglia di Alegria de Pio, ai soldati batistiani che intimavano di arrendersi, gridò “Aqui no se rinde nadie” (qui non si arrende nessuno) e giù una scarica di pallottole. Ci vollero solo due anni per guadagnare sul campo i molteplici appellativi con cui è conosciuto: Il signore dell’Avanguardia, Il Comandante dall’eterno sorriso, Il Compagno del Che in cento battaglie, L’Eroe di Yaguajay, L’Uomo con cui Fidel si confidava, L’Immagine del popolo. Ma per i cubani fu e sarà per sempre semplicemente Camilo. Subito dopo la vittoria della Rivoluzione, divenne Capo di Stato Maggiore dell Esercito Ribelle. L’8 gennaio dichiarò che la caserma Columbia della capitale sarebbe diventata una scuola. Fu nominato ministro della difesa della neonata Revolucìon. Nel luglio successivo si svolse una gara di Baseball tra la P.N.R. (Policìa Nacìonal Revolucionaria) e Ejercito Rebelde. Il lanciatore dei Barbudos era Fidel, quello della PNR, Camilo, o così doveva essere. Ma in campo Camilo si presentò con la maglia della squadra avversaria: i giornalisti rimasero sconcertati e credendo in un errore glielo fecero notare. Lui, col suo sorriso di sempre rispose: "Yo no voy contra Fidel ni en un juego de pelota” (io non vado contro Fidel nemmeno in una partita di baseball). Pochi mesi dopo (28 ottobre 1959) il suo piccolo aereo, di ritorno da Camaguey, dove si era recato per sedare una rivolta capeggiata dal traditore Huber Matos, cadde nell'Oceano Atlantico durante una tempesta ed il suo corpo non venne mai più ritrovato. Aveva solo 27 anni. Il Che scrisse: “siamo sempre stati uniti, dalle ore tristi del primo disastro di Alegria de Pio e devo dire che il mio compagno di lotta, di allegria e di vittoria Camilo era per me davvero un fratello”. Oggi varie scuole, soprattutto militari, sono intitolate a lui, e la sua foto è in bella mostra in molte case cubane, insieme a quella del Che. L’affetto del suo popolo ha consolidato quella che è ormai una consuetudine, nella ricorrenza della sua scomparsa i cubani gettano in mare, in un fiume o in un corso d'acqua, un fiore per ricordarlo: "Una flor para Camilo". E sono momenti di intensa e suggestiva commozione per il viaggiatore che ha la fortuna di assistere a queste cerimonie. Nel municipio di Yaguajay, provincia di Sancti Spiritus esiste il Museo Memoriale Nazionale Camilo Cienfuegos Gorriaran, proprio nel luogo in cui alla fine del 1958 Camilo guidò la Colonna Rebelde n.2 Antonio Maceo, prima di liberare L’Avana. E proprio nella capitale c’è un altro museo a lui dedicato, in quella che fu la sua casa natale in calle Pocito 228 angolo calle Lawton. Dal 28 ottobre del 2009, in occasione del 50° anniversario della scomparsa, l’immagine di Camilo Cienfuegos accompagna quella del Che nella storica Plaza de la Revoluciòn a L’Avana sulla facciata del Ministero dell’Informatica e le Comunicazioni, proprio a fianco di quella del guerrigliero eroico posta sulla facciata del Ministero degli Interni. Nella parte inferiore si legge “Va bien Camilo?”, la domanda che Fidel rivolgeva spesso a Camilo. La sua avventura, umana, politica e rivoluzionaria oggi viene insegnata nelle scuole di Cuba. E anche noi, modestamente, quando fondammo il Circolo dell’Associazione di Amicizia e Solidarietà con Cuba a Velletri abbiamo voluto intitolarlo a lui. “Camilo era caduto in mare. E’ per me viveva lì in fondo, circondato da bellissime sirene, profumato dai fiori che cominciammo a mandargli tutti gli anni. Era il capitano di un esercito di pesci violetti, navigava sul fondo a bordo delle stelle marine, addolciva col suo miele le acque salate, tra le montagne di coralli azzurri che somigliavano alla Sierra Maestra, col suo cappello guarnito di alghe d’argento, scortata da delfini e accudito dalla regina delle acque, che commossa dal suo eterno sorriso, gli prestava la balena di Pinocchio per le sue passeggiate più lunghe” ( da “Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente” di Bianca Pitzorno)
Nel corso della battaglia di Alegria de Pio, ai soldati batistiani che intimavano di arrendersi, gridò “Aqui no se rinde nadie” (qui non si arrende nessuno) e giù una scarica di pallottole. Ci vollero solo due anni per guadagnare sul campo i molteplici appellativi con cui è conosciuto: Il signore dell’Avanguardia, Il Comandante dall’eterno sorriso, Il Compagno del Che in cento battaglie, L’Eroe di Yaguajay, L’Uomo con cui Fidel si confidava, L’Immagine del popolo. Ma per i cubani fu e sarà per sempre semplicemente Camilo. Subito dopo la vittoria della Rivoluzione, divenne Capo di Stato Maggiore dell Esercito Ribelle. L’8 gennaio dichiarò che la caserma Columbia della capitale sarebbe diventata una scuola. Fu nominato ministro della difesa della neonata Revolucìon. Nel luglio successivo si svolse una gara di Baseball tra la P.N.R. (Policìa Nacìonal Revolucionaria) e Ejercito Rebelde. Il lanciatore dei Barbudos era Fidel, quello della PNR, Camilo, o così doveva essere. Ma in campo Camilo si presentò con la maglia della squadra avversaria: i giornalisti rimasero sconcertati e credendo in un errore glielo fecero notare. Lui, col suo sorriso di sempre rispose: "Yo no voy contra Fidel ni en un juego de pelota” (io non vado contro Fidel nemmeno in una partita di baseball). Pochi mesi dopo (28 ottobre 1959) il suo piccolo aereo, di ritorno da Camaguey, dove si era recato per sedare una rivolta capeggiata dal traditore Huber Matos, cadde nell'Oceano Atlantico durante una tempesta ed il suo corpo non venne mai più ritrovato. Aveva solo 27 anni. Il Che scrisse: “siamo sempre stati uniti, dalle ore tristi del primo disastro di Alegria de Pio e devo dire che il mio compagno di lotta, di allegria e di vittoria Camilo era per me davvero un fratello”. Oggi varie scuole, soprattutto militari, sono intitolate a lui, e la sua foto è in bella mostra in molte case cubane, insieme a quella del Che. L’affetto del suo popolo ha consolidato quella che è ormai una consuetudine, nella ricorrenza della sua scomparsa i cubani gettano in mare, in un fiume o in un corso d'acqua, un fiore per ricordarlo: "Una flor para Camilo". E sono momenti di intensa e suggestiva commozione per il viaggiatore che ha la fortuna di assistere a queste cerimonie. Nel municipio di Yaguajay, provincia di Sancti Spiritus esiste il Museo Memoriale Nazionale Camilo Cienfuegos Gorriaran, proprio nel luogo in cui alla fine del 1958 Camilo guidò la Colonna Rebelde n.2 Antonio Maceo, prima di liberare L’Avana. E proprio nella capitale c’è un altro museo a lui dedicato, in quella che fu la sua casa natale in calle Pocito 228 angolo calle Lawton. Dal 28 ottobre del 2009, in occasione del 50° anniversario della scomparsa, l’immagine di Camilo Cienfuegos accompagna quella del Che nella storica Plaza de la Revoluciòn a L’Avana sulla facciata del Ministero dell’Informatica e le Comunicazioni, proprio a fianco di quella del guerrigliero eroico posta sulla facciata del Ministero degli Interni. Nella parte inferiore si legge “Va bien Camilo?”, la domanda che Fidel rivolgeva spesso a Camilo. La sua avventura, umana, politica e rivoluzionaria oggi viene insegnata nelle scuole di Cuba. E anche noi, modestamente, quando fondammo il Circolo dell’Associazione di Amicizia e Solidarietà con Cuba a Velletri abbiamo voluto intitolarlo a lui. “Camilo era caduto in mare. E’ per me viveva lì in fondo, circondato da bellissime sirene, profumato dai fiori che cominciammo a mandargli tutti gli anni. Era il capitano di un esercito di pesci violetti, navigava sul fondo a bordo delle stelle marine, addolciva col suo miele le acque salate, tra le montagne di coralli azzurri che somigliavano alla Sierra Maestra, col suo cappello guarnito di alghe d’argento, scortata da delfini e accudito dalla regina delle acque, che commossa dal suo eterno sorriso, gli prestava la balena di Pinocchio per le sue passeggiate più lunghe” ( da “Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente” di Bianca Pitzorno)