E’ facile Oggi tutto è programmato, tutto è preparato e pronto affinché si possa entrare, comprare, uscire fuori e mangiare. Tutto è chiuso in una scatola, perfetto, così perfetto che non sembra vero. Mele rosse e tonde, perfettamente tonde. Arance così arancioni che si sceglie proprio di prendere quelle più belle, nel reparto frutta di un supermercato qualsiasi.
“Cosa faccio per cena?”, ci si avvicina al reparto surgelati, si inizia a vedere, “Ah, hamburger pronti in due minuti, e patatine cotte al forno in quattro, ottimo”. Non si gira la scatola, per leggere cosa c’è dietro, e se si gira? Tante parole strane, da mettere nel carrello. “E qualche dolce? Ci sono tanti buoni ciambelloni confezionati e biscotti al cioccolato, nel reparto giù in fondo. Poi io non ho tempo di fare dolci, mi basta sapere che è buono”.
I pensieri aleggiano nella mente, ci convinciamo, non c’è poi tanto da convincersi, anche il prezzo è quello che conta. E andiamo via, dopo aver pagato. E’ facile, è tutto terribilmente veloce, le persone strisciano a milioni nelle casse dei negozi alimentari, a milioni con milioni di prodotti in mano, è facile. Ed è, soprattutto, conveniente. Tutti a razzolare i prodotti più convenienti, scambiando due parole con la vicina di frigorifero. “Oggi gli affettati confezionati sono tutti ad un euro, non lo trova conveniente signora?”. Ogni tanto, solo raramente,si sente dire “Signora, le posso dire che questi formaggi che compra lei a 1,79€ sono prodotti con latte in polvere e caseina che fanno tanto male?”. Raramente voci vere, ma tante volte risposte cieche, risposte sorde. “Eh, ma io che ci posso fare, costa poco poi, a casa tutti lo mangiano”. Ciechi e sordi alle verità, incapaci di saper essere coscienti, silenziosi davanti ai grandi schermi o alle imponenti voci che sembrano sussurrarci costantemente “Compra! Compra!”. Si compra per mangiare e non si pensa, si diventa automatici. Macchine da combattimento davanti a scaffali di barattoli. La verità è amara, no? E preferiamo non saperla, mettiamo un velo sopra, uno bello spesso, e continuiamo a convincerci che se è buono, allora non fa male. Soia, mono e di-gliceridi degli acidi grassi, olio di palma, conservanti, derivati, acqua. Perché acqua? Perché per produrre cose dietro un velo di plastica trasparente, ci vuole acqua. Per comprare carne surgelata, pronta in due minuti in forno o in padella, ci vuole acqua. Per realizzare quel chilo di carne che si decide di comprare in formato famiglia, tagliato a fette, perfettamente rosso, perfettamente chiuso in una scatola, ci vuole acqua. E, precisamente, per realizzare un chilo di carne di manzo, ci vogliono 15mila litri di acqua e chili e chili di cereali, di soia. Si barattano 15mila litri per una confezione di carne rossa. E se ne barattano 6mila per una confezione di carne di maiale, se ne barattano 4mila per una confezione di carne di pollo. Se ne barattano 1800 per un chilo di zucchero. E si baratta anche la foresta amazzonica, per nutrire quelle fette rosse o bianche di carne che decidiamo di comprare, e di preparare in due minuti. Si scambia un pezzo di terra, una fetta grandissima di ossigeno, per noi. Perché così, indaffarati e sordi nei supermercati veloci, strisciamo come luci di automobili. La sera, poi, due minuti e si chiama tutti a tavola, per mangiare la velocità e la bontà, quella perfezione di gusto da società utopistica. Un pezzo di polmone mondiale, per un chilo di carne. Un pezzo di polmone mondiale, per un chilo di crema alle nocciole. Un pezzo di polmone mondiale, per il gusto. Ma restare ciechi fa comodo. La Terra si affanna, si distrugge, ormai è una schizofrenica in una stanza senza sistema di circolazione, che vede fantasmi e spettri in campi desolati con corvi. E’ una donna stanca accasciata al suolo, che ride perché tanto ormai è finita, mentre i chili di carne e di soia e di olio di palma la mangiano da dentro, da dentro l’anima. Ha soldi in mano, la Terra, mentre sta morendo, sussurra parole sorde. Sussurra urli, a chi non ascolta, e compra. Compra. Compra. Compra.
Jessica Leoni