“Io disobbedisco”: questo il titolo dello spettacolo teatrale rappresentato dai ragazzi della scuola media Clemente Cardinali, andato di scena lo scorso 7 aprile sul prestigioso palco del Teatro Artemisio di Velletri.
VELLETRI - Uno spettacolo emozionante, forte e diretto, incentrato su una tematica impegnata e purtroppo sempre attuale: quella della violenza sulle donne. Perché di femminicidio ogni giorno si continua a morire, anche in Italia…
Sotto la guida delle docenti Enrica Gasbarri, Imma Pastore, Giulia Rufini, e davanti ad un pubblico partecipe e visibilmente commosso, i ragazzi si sono trasformati in abili attori, leggiadri ballerini-interpreti ed esperti cantanti e musicisti, per dar voce a chi non può o non riesce a disobbedire alla violenza. Su quel palcoscenico, dove tutto è finto ma niente è falso, ha così preso vita uno spettacolo scritto e pensato per scuotere le coscienze, fatto di recitazione, musica (cantata, suonata, interpretata e di sottofondo), danza e poesia: così le arti si sono unite per esplodere in un grido di dolore per le tante, troppe, vittime di femminicidio. Una ferita aperta e sanguinante per l’intera società moderna, che si rinnova ogni qualvolta la cronaca nera ci porta alla ribalta l’ennesima storia; una ferita che mina la salute delle famiglie e che colpisce anche i bambini, vittime innocenti ma spesso testimoni consapevoli … Un errore parlare di amori malati o passionali, perché l’Amore non picchia e non uccide, mai: quando accade, amore non è.
Si apre il sipario: sul palcoscenico quattro ragazzi espongono al pubblico i numeri del femminicidio, partendo da un testo scritto dalle stesse insegnanti: ogni numero, ogni parola è pesata dalla recitazione, sottolineata dai vari strumenti suonati in scena, rappresentata dall’entrata di alcune ragazze. Buio. Prende vita adesso la presa di coscienza e la forza delle donne: due canzoni, “Combattente” e “Nessuna conseguenza” di Fiorella Mannoia, cantate, ballate e recitate dai ragazzi, sono separate dall’emozionante recitazione a specchio di altre due ragazze della poesia “A tutte le donne” di Alda Merini. Forza e speranza spezzate in scena nella parte più toccante dello spettacolo: cinque ragazze-angelo, vestite di bianco, una alla volta recitano e raccontano al pubblico la propria storia su estratti di testi di “Ferite a morte” della Dandini. Sono donne che appartengono a mondi diversi e lontani, di estrazione sociale diversa, che hanno “scelto” di avere accanto uomini diversi, ma tutte e cinque andranno incontro allo stesso destino: essere uccise dai loro compagni. E sono loro a parlare in prima persona, con una recitazione drammatica ma giocata su un linguaggio dai toni leggeri ed ironici, per sensibilizzare.
Le ragazze escono lasciando sul palco un paio di scarpette rosse, le loro, simbolo della loro morte. Entrano allora cinque ragazzi, con in mano fiori rossi (camelie, fatte dagli stessi), che in visita alle loro madri, figlie, sorelle, amiche, colleghe, ormai morte, lanciano un grido di denuncia e di speranza e chi è ancora in tempo di denunciare. Lo spettacolo si chiude sull’ultima canzone cantata, suonata, ballata e recitata dai ragazzi: “Vietato morire” di Ermal Meta. Entusiasta il vice sindaco Marcello Pontecorvi, che si è complimentato con le insegnanti chiedendo loro una replica dello spettacolo.