Da oramai molti anni si sente parlare di “moneta elettronica” o “criptomoneta” , una valuta che non ha alcun riferimento a Stati o enti ma strettamente legata al mondo di internet tramite un struttura decentralizzata peer-to-peer, simile, tanto per fare un esempio, a quella utilizzata da alcuni programmi di scambio film e musica.
di Stefano Ruffini
VELLETRI - Nata nel 2008 da un anonimo che si faceva chiamare Satoshi Nakamoto con il nome di Bitcoin è diventata mano mano una valuta sempre più famosa tanto da essere accettata persino in alcuni negozi virtuali e reali di alcuni paesi.
Essendo una moneta che rende le transazioni anonime è ovviamente anche il mezzo più utilizzato per i pagamenti di materiale illecito come armi e droga nel “deep web” cioè nel mondo sommerso di internet, quello non raggiungibile tramite i motori di ricerca convenzionali; inoltre é la moneta richiesta per i riscatti dei pc tenuti in ostaggio dai virus di tipo “Ransomware” (i Cryptovirus). Dopo i Bitcoin sono sorte (e sorgeranno) tantissime altre criptomonete, alcune più conosciute come i Litecoin, altre meno, includendo quelle nate e subito abbandonate, ognuna con una propria quotazione di valore con ampie oscillazioni più simili ad un titolo di borsa che ad una valuta vera e propria. La criptovaluta è stata dichiarata da quasi tutti gli Stati, Italia compresa, una valuta legale, quindi i guadagni derivati dalla differenza in positivo tra l’acquisto e la vendita (o la creazione) andrebbe dichiarata al fisco. Come ottenere questi soldi elettronici ? I metodi sono essenzialmente due: acquistandoli o creandoli. Il primo metodo è quello più semplice e soprattutto quello più fattibile a livello di risorse elettroniche; bisogna registrarsi su uno dei siti che vendono criptomoneta (ad esempio https://www.bitstamp.net/) e acquistarla pagandola in Euro. Il secondo modo è crearli o come si dice in gergo “minarli” (cioè ricavarli come fosse una miniera). Poiché la criptovaluta è basata, come di evince dal termine, su algoritmi di criptazione, per ricavarla è necessario disporre di computer con elevatissima potenza di carico (e consumo di corrente) soprattutto relativa alla GPU (il processore dedicato alla grafica). Io stesso ho fatto un esperimento con un computer dedicato in elaborazione H24 e nonostante avessi una buona scheda GPU dopo qualche mese avevo guadagnato il corrispettivo di pochi centesimi di euro. Le macchine utilizzate da chi “mina seriamente” hanno costi molto alti, più computer in elaborazione e spesso anche spazi dedicati allo smaltimento del calore generato. Chiunque può provare: innanzitutto serve un “borsellino elettronico” (wallet) che risiede generalmente ne proprio pc (con tutti i rischi di furti da parte di virus o hacker) che si può ottenere istallando un programma liberamente scaricabile per i bitcoin da qui: Bitcoin.org che comprende anche un indirizzo dove poter ricevere la moneta. Il secondo e ultimo passaggio è installare il programma che “mina” i Bitcoin come Bgminer ( http://bfgminer.org/files/latest ). Esistono anche siti, dove potersi iscrivere, che usano il calcolo distribuito, sfruttano una rete di computer nei momenti in cui sono inattivi per inviare, far elaborare e ricevere algoritmi similmente ad altri siti che con la stessa tecnica elaborano molecole anticancro o modelli climatici. Per motivi matematici ogni criptovaluta ha un suo limite oltre il quale si esaurisce proprio come un filone di una miniera. In generale vorrei concludere che l’utente normale difficilmente si arricchirà con il “mining” e sconsiglio quindi di perdere tempo e soldi a cercare di ricavare criptomoneta; se dovesse servire meglio acquistarla essendo però consapevoli del valore che può variare anche di molto in poche ore. Il sito ufficiale dei Bitcoin in Italiano è: https://bitcoin.org/it/.