Velletri sotterranea: parola a Carla Galeazzi, speleologa del Gruppo Egeria che sta lavorando su numerose cavità della zona dei Castelli Romani. Sono in cantiere anche progetti importanti per Velletri.
di Valentina Leone
VELLETRI - Negli ultimi mesi, in una zona compresa tra i Comuni di Nemi e di Velletri, procedono con intensità le esplorazioni degli speleologi del Centro Ricerche Sotterranee (CRS) Egeria, dirette a studiare, sulla scorta di fonti bibliografiche e della lunga militanza nel settore, l’acquedotto Fontana risalente al primo ventennio del Seicento.
La speleologa Carla Galeazzi, socia del CRS Egeria ed esperta di opere idrauliche del mondo antico, di insediamenti civili e monastici, ha raccontato alla nostra Redazione gli obiettivi e la filosofia dell’Associazione insieme ai primi risultati delle ricerche ancora in corso, trasmettendo empaticamente le emozioni provate nella perlustrazione dell’affascinante mondo sotterraneo di Velletri, alter ego della città in superficie e al centro di un progetto di valorizzazione.
Le perlustrazioni dell’acquedotto Fontana, prima con il censimento del 2002 e in seguito con le esplorazioni cominciate nel 2014, rappresentano una delle attività principali portate avanti dal CRS Egeria. Quali sono le novità emerse dalle ultime ricognizioni e quando prevedete di concludere lo studio?
Nel 2002 "incappammo" nell'Acquedotto Fontana mentre effettuavamo uno studio generale sulle opere idrauliche antiche dei Colli Albani. All'epoca esplorammo il cunicolo di adduzione di Fontana Tempesta e un tratto dell'acquedotto situato nella stessa zona. Senza dubbio l'Acquedotto Fontana, grazie al suo imponente sviluppo sotterraneo, rappresenta una delle maggiori opere da noi indagate.
Ma l'Associazione Egeria ha svolto anche tante altre campagne esplorative impegnative e di lunga durata come la "ricostruzione" dell'abitato dello scomparso borgo di
San Lorenzo Vecchio (Viterbo), il censimento dei sotterranei di Cisterna di Latina (Latina) con particolare riguardo al pozzo-cisterna di piazza Caetani e ai sotterranei del Palazzo omonimo, il censimento e lo studio degli emissari artificiali dei bacini endoreici del Lazio, fra i quali l'emissario del lago di Nemi e da tre anni l'emissario Albano (nell'ambito del Progetto Albanus, che condividiamo con i colleghi di A.S.S.O. e Roma Sotterranea in quanto tutte e tre le associazioni fanno parte della Federazione Hypogea) oltre al già citato studio delle opere idrauliche dei Colli Albani pubblicato nel 2003 su un numero monografico della rivista Opera Ipogea.
Nel 2014, anche grazie alla determinazione di Ruggero Bottiglia, socio di Egeria e profondo conoscitore della zona di Velletri, la nostra Associazione ha deciso di riprendere lo studio del Fontana con la speranza che le esplorazioni potessero essere estese anche ad altre realtà sotterranee di Velletri che, fino ad oggi, è stata scarsamente indagata dal punto di vista speleologico. Una grave lacuna, se si pensa a quanta storia è passata sul territorio di Velletri.
La novità, se possiamo definirla tale (giacché dovrebbe sempre essere la base di ogni studio), deriva da una approfondita ricerca bibliografica che sta accompagnando di pari passo le indagini sul campo. Ne deriva una rilettura interessante dell'antica opera idraulica, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto storico.
Non siamo in grado di indicare una data certa perché le ricerche bibliografiche stanno suggerendo spunti che, di volta in volta, proviamo a verificare sul campo. Il che richiede tempi lunghi …
Rispetto alle altre antiche opere idrauliche dei Colli Albani che avete indagato, come ad esempio l’emissario artificiale del lago Albano, l’acquedotto Fontana possiede delle peculiarità che lo rendono un unicumnel territorio regionale e nazionale?
Si tratta di due strutture destinate a funzioni diverse: regimazione delle acque lacuali l'una e opera di trasporto l'altra, realizzate ad oltre duemila anni di distanza. Quindi una qualsiasi comparazione si rivelerebbe assolutamente azzardata ma, da ricercatrice entusiasta di ogni struttura sotterranea che racconti una parte della storia dell'uomo e delle sue capacità progettuali, ritengo che ogni opera
idraulica abbia una sua "dignità", tanto più quando si tratta di complessi imponenti come l'Emissario Albano e l'Acquedotto Fontana.
Come Associazione Egeria, avendo percorso centinaia di chilometri lungo le vie d'acqua sotterranee del Lazio, posso auspicare quello che è il sogno comune di tutti i nostri ricercatori: un intervento della Regione Lazio per porre in essere un progetto di valorizzazione delle antiche vie d'acqua sotterranee, in particolare nei Colli Albani.
Nel corso delle esplorazioni quale è stato il momento più memorabile?
In ogni struttura scavata nelle rocce vulcaniche dei Colli Albani lo stupore è dietro l'angolo. Colori che vanno dal rosso/arancio dell'acquedotto del Piantato, sul Tuscolo, all'oro della mica illuminata dalle nostre luci nell'emissario di Nemi, ai depositi concrezionali che nei tufi non ti aspetteresti mai di trovare e invece sono lì, davanti ai tuoi occhi.
Ma quando per la prima volta abbiamo potuto vedere la pietra nera in cui è scavato un ramo del Fontana, descritta anche dalle fonti antiche, è stata una emozione indescrivibile. A dispetto di ogni logica geologica potete immaginare cosa voglia dire trovarvi al cospetto di immensi diamanti neri. Incanto allo stato puro!
La vostra Associazione ha previsto un inserimento di questo studio all’interno di un progetto più ampio, finalizzato a una mappatura complessiva delle cavità che passano anche per il centro storico e costituiscono un patrimonio sotterraneo per Velletri e dintorni?
Si, come già detto è uno degli obiettivi che ci piacerebbe raggiungere attraverso una convenzione con il Comune di Velletri, per il censimento puntuale e lo studio di tutti i sotterranei cittadini. Come, del resto, è recentemente accaduto fra il Comune di Anagni e la Federazione Hypogea.
I nostri studi sono peraltro condotti senza fine di lucro quindi approfittiamo anche di questa occasione per rilanciare la proposta. Poterlo fare come Federazione di gruppi speleologici, anziché come singola associazione, credo apporti un valore aggiunto interessante.
Lo stato di conservazione dell’acquedotto potrebbe consentire, anche con spese minime, la creazione di un itinerario culturale che valorizzi il sito a livello turistico come avviene in altre città italiane?
Certamente si, ma va sottolineato che in alcuni tratti del condotto sotterraneo - peraltro purtroppo facilmente percorribili anche da non speleologi - sono presenti distacchi importanti della malta cementizia che era stata apposta sulle pareti. Quindi se da un lato forniremo senz'altro al Comune di Velletri (se riterrà di qualche interesse il progetto) dati utili ad individuare rami dell'acquedotto da destinare anche a visite, dall'altro forniremo sicuramente i dettagli delle zone più a rischio, che a nostro avviso sarebbe meglio interdire alla libera circolazione.