E' passato ormai un anno dalla triste vicenda che ha scosso la città di Velletri. Giusto trecentosessantacinque giorni fa, infatti, veniva ucciso Francesco Maria Pennacchi, il giovane commercialista veliterno, lasciando nella disperazione un'intera comunità.
VELLETRI - La dinamica dei fatti, ormai, è nota a tutti: Pennacchi, poco più che trentenne, era nel suo ufficio in via dei Volsci, con alcuni suoi amici, quando è nata una lite con il vicino di casa. Lorenc Prifti, questo il nome dell'assassino, ha trafitto con un coltello il commercialista veliterno, reo - a suo dire - di aver fatto troppo rumore.
I disperati soccorsi non sono serviti, e Francesco Maria non ce l'ha fatta. In questo lungo anno, difficile soprattutto per i familiari che condividevano con lui ogni giorno, ogni momento - la mamma Isabella, la fidanzata Pamela e il fratello Roberto - sono state numerose le richieste per sottolineare il loro diritto, che comunque non potrà sanare la ferita - alla giustizia. La famiglia Pennacchi non ha mai fatto calare l'attenzione sul caso, scrivendo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presenziando in varie trasmissioni televisive e con varie iniziative aventi come comune denominatore un'unica richiesta: "Giustizia e pena esemplare". E' anche sorto, spontaneamente, un gruppo social che racchiude amici e cittadini indignati per le sorti del giovane professionista, strappato alla vita con tanta crudeltà. Venerdì è arrivata la prima sentenza: considerando il rito abbreviato, i trent'anni sono il massimo possibile. Sulla sua pagina, l'avvocato Alessandro Priori - legale della famiglia Pennacchi - ha dichiarato, non senza lasciar trasparire un pizzico di commozione da quanto scritto: "Trenta anni all'assassino del mio Amico Francesco Maria Pennacchi. Oggi si è concluso il processo con una pena che non ci ridarà mai il nostro Francesco ma almeno chi si è macchiato di questo crimine per molti anni avrà modo di riflettere sul suo folle gesto". Intanto sdegno e solidarietà vanno a braccetto, per una vicenda che neanche dopo un anno può attenuare la rabbia. Un giovane ragazzo, con un avvenire radioso davanti (oltre ad essere commercialista, gestiva la pizzeria di famiglia insieme alla mamma e al fratello ed era arbitro di calcio a cinque di Serie A), che oggi non c'è più: il dolore è grande, la pena non potrà lenirlo, ma almeno - per adesso - la giustizia ha dato una prima risposta.