Numerose esplorazioni sotto la città: si scoprono testimonianze di tutte le epoche. E appassiona la ricerca del Cimitero Paleocristiano di Velletri.
di Valentina Leone
VELLETRI - Una maggiore informazione sull’esistenza di strutture nascoste sotto l’epidermide di asfalto della città castellana ha portato, soprattutto nelle ultime settimane, a un crescente interesse dell’opinione pubblica per la Velletri sotterranea che risponde all’impegno profuso sul territorio da diverse associazioni speleologiche.
La straordinaria opera ingegneristica rappresentata dal seicentesco acquedotto Fontana, che corre da Valle delle Colombe a Nemi fino a piazza Garibaldi, e lo spessore monumentale dell’anfiteatro romano, del quale sono probabilmente rimaste alcune tracce interrate nella zona gravitante a piazza Mazzini, sono solo due esempi paradigmatici di quanto può essere ricco un suolo che è stato densamente abitato fin dall’epoca preromana, conservando numerosi segni del passaggio di personalità o di eventi nevralgici che hanno influenzato la toponomastica dei luoghi.
Oltre ai siti sepolti già noti, riportati alla luce dagli studi degli archeologi e rimasti sotterranei spesso per necessità dipendenti dalle scarse risorse per il mantenimento o per negligenza, esistono sul territorio comunale veliterno cavità naturali e ipogei artificiali che sono oggetto dell’instancabile esplorazione di gruppi di esperti, i quali strada per strada stanno cercando di localizzare nel contesto spaziale attuale e di identificare cronologicamente i numerosi ambienti inferi rinvenuti.
Il territorio a Sud di Roma è ricco di cunicoli di rara bellezza, come testimoniano le numerose iniziative di escursionismo speleologico, ad esempio quelle tenute dal CRS (Centro Ricerche Sotterranee) Egeria, riconosciuto a livello nazionale, che si è distinto per il tenace intervento di intensificazione degli studi sugli emissari del lago di Nemi e del lago Albano, e sull’acquedotto Fontana per quanto concerne Velletri. Ma è in progettazione un’altra attività, stavolta focalizzata sulle cavità sotterranee di Velletri e Lariano, promossa e seguita dal Centro studi e ricerche di archeologia, storia e arte “Oreste Nardini”, diretto da Giorgio Manganello, da anni in prima linea per portare a termine un’opera di perlustrazione completa della Velletri nascosta che dovrebbe sfociare in una pubblicazione a tema, corredata anche dalle immagini che i volontari scattano perlustrazione dopo perlustrazione. L’obiettivo, che porterebbe grande lustro alla città di Velletri in termini di attrazione turistica, è quello di giungere, attraverso una costante frequentazione del mondo sotterraneo, a una mappatura complessiva di tutti i percorsi sotterranei celati sotto le case, i negozi, di frequente sconfinanti nelle cantine private. Presto alla cartina nota della città di superficie saranno sovrapponibili i meandri del suo doppio sommerso, verrà aggiunta una terza dimensione, la profondità, che renderà conto della complessità di estensione anche in senso stratigrafico di Velletri. Prerogativa della città castellana, non condivisa da tutte le città italiane, è infatti la presenza di una realtà sotterranea che abbraccia molti secoli, dall’età precedente alla dominazione romana, passando per il periodo medioevale, fino a giungere agli anni dei bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale.
Una varietas che andrebbe valorizzata, in prospettiva di una futura messa in sicurezza di alcuni dei tratti più interessanti e di una apertura al pubblico che incentivi l’apertura di nuovi itinerari turistici. Secondo gli studiosi del Centro “Nardini”, inoltre, da qualche parte, tra Porta Napoletana e il ponte della ferrovia, si distende un cimitero paleocristiano noto solo attraverso le notazioni del cardinale Borgia, ancora non rintracciato, e insieme ad esso chissà quanti altri siti rimasti in attesa di essere di nuovo antropizzati. L’auspicio migliore per questo patrimonio è che il motto epicureo «lathe biosas», vivi nascostamente, non sia più conciliabile con un sottosuolo veliterno destinato a essere sempre più conosciuto, a divenire meta di escursioni aperte soprattutto ai non addetti ai lavori.
Il territorio a Sud di Roma è ricco di cunicoli di rara bellezza, come testimoniano le numerose iniziative di escursionismo speleologico, ad esempio quelle tenute dal CRS (Centro Ricerche Sotterranee) Egeria, riconosciuto a livello nazionale, che si è distinto per il tenace intervento di intensificazione degli studi sugli emissari del lago di Nemi e del lago Albano, e sull’acquedotto Fontana per quanto concerne Velletri. Ma è in progettazione un’altra attività, stavolta focalizzata sulle cavità sotterranee di Velletri e Lariano, promossa e seguita dal Centro studi e ricerche di archeologia, storia e arte “Oreste Nardini”, diretto da Giorgio Manganello, da anni in prima linea per portare a termine un’opera di perlustrazione completa della Velletri nascosta che dovrebbe sfociare in una pubblicazione a tema, corredata anche dalle immagini che i volontari scattano perlustrazione dopo perlustrazione. L’obiettivo, che porterebbe grande lustro alla città di Velletri in termini di attrazione turistica, è quello di giungere, attraverso una costante frequentazione del mondo sotterraneo, a una mappatura complessiva di tutti i percorsi sotterranei celati sotto le case, i negozi, di frequente sconfinanti nelle cantine private. Presto alla cartina nota della città di superficie saranno sovrapponibili i meandri del suo doppio sommerso, verrà aggiunta una terza dimensione, la profondità, che renderà conto della complessità di estensione anche in senso stratigrafico di Velletri. Prerogativa della città castellana, non condivisa da tutte le città italiane, è infatti la presenza di una realtà sotterranea che abbraccia molti secoli, dall’età precedente alla dominazione romana, passando per il periodo medioevale, fino a giungere agli anni dei bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale.
Una varietas che andrebbe valorizzata, in prospettiva di una futura messa in sicurezza di alcuni dei tratti più interessanti e di una apertura al pubblico che incentivi l’apertura di nuovi itinerari turistici. Secondo gli studiosi del Centro “Nardini”, inoltre, da qualche parte, tra Porta Napoletana e il ponte della ferrovia, si distende un cimitero paleocristiano noto solo attraverso le notazioni del cardinale Borgia, ancora non rintracciato, e insieme ad esso chissà quanti altri siti rimasti in attesa di essere di nuovo antropizzati. L’auspicio migliore per questo patrimonio è che il motto epicureo «lathe biosas», vivi nascostamente, non sia più conciliabile con un sottosuolo veliterno destinato a essere sempre più conosciuto, a divenire meta di escursioni aperte soprattutto ai non addetti ai lavori.
Valentina Leone