Il referendum sulla Costituzione del prossimo 4 dicembre è sempre più vicino, e il dibattito si infiamma tra i sostenitori del No e quelli del Sì. Anche a Velletri chi si oppone alle modifiche e al quesito "truffaldino" - così come lo definiscono i membri del Comitato per il No - si è riunito e in incontri periodici fa il punto della situazione, cercando di portare avanti una campagna informativa sulle ragioni del No.
Il Comitato veliterno, nato nel maggio 2016, aderisce al Comitato per il No Nazionale e racchiude tutti coloro che per tanti motivi sono contrari alla riforma. Ne fanno parte l'ANPI, la CGIL-SPI, Sinistra Italiana, SEL, Possibile, Rifondazione Comunista, La Spinosa, Movimento Cinque Stelle, Italia Nostra, Socialisti per il No.
La prima iniziativa pubblica dello scorso 24 settembre, che ha visto una buona partecipazione di pubblico, ha messo in luce come la GP Morgan già nel lontano 2013 dava delle direttive da realizzare che prevedevano meno diritti, meno democrazia e più potere alla finanza. Proprio la GP Morgan - come hanno sottolineato i relatori - criticava la Costituzione Italiana poiché dava poca libertà all'economia. Le ragioni del No, quindi, partono proprio da questo "attacco alla sovranità": le capacità decisionali saranno limitate (l'esempio fatto è quello delle Trivelle), e la condivisione sarà tarpata da un accentramento del potere definito "inaccettabile". I punti su cui si sono soffermati i membri del Comitato, ascoltati dalla nostra Redazione, sono stati principalmente tre: la critica al quesito, i rischi per l'ambiente, e il valore del voto (a cosa si dice no). Sul quesito la critica è netta: "Il quesito inganna, perché non si può chiedere qualcosa di ideale che poi non corrisponde al vero. Chiaramente leggendolo così è equivocabile, c'è proprio un problema linguistico. Il 'superamento' riguarda un problema, ma qui non è un problema ma una cosa positiva, che secondo noi non va cambiata. Il quesito, però, distorce la realtà e induce a pensare che ci sia qualche ostacolo da superare. Non si può nascondere che è stato preso il testo della legge, ma c'è un ricorso in atto che noi condividiamo - fatto da M5S e Sel - per cui speriamo che il Tar dia ragione a chi ha fatto l'esposto e venga modificato in extremis il testo del referendum". Un altro punto nodale che secondo il Comitato è a rischio è proprio quello relativo all'ambiente: "Il rischio maggiore, in caso di vittoria di sì, è il fatto che le Regioni avrebbero una capacità limitata di decisione. Verrebbe tutto accentrato dal Governo, e se si pensa ad esempio al referendum sulle trivelle e i risultati delle varie regioni, si capisce come sia un pericolo enorme per le popolazione il non poter ribellarsi di fronte a certe decisioni". Andando più sullo specifico, inoltre, il No riguarda altre ragioni pratiche come la semplificazione che il Comitato veliterno ritiene altrettanto truffaldina ("si porta ad uno stravolgimento di 47 articoli e ogni legge si espone a più possibilità di ricorso"), o l'economia ("il risparmio è 95 centesimi a cittadino, secondo i calcoli fatti dalla Corte dei Conti"). La cosa più grave, secondo gli esponenti del Comitato, è che la democrazia rappresentativa vedrà diminuiti i rappresentanti, per un referendum popolare occorreranno 800.000 firme anziché 500.000 e ad uscirne favoriti saranno solo ed esclusivamente i poteri forti. Da non sottovalutare è anche il fatto "che la Confindustria e le Banche sono a favore del Sì. Stiamo tornando agli anni Sessanta, quando ciò che ci riguarda viene deciso dalle nazioni straniere con un restringimento della democrazia: non è un caso quello che ha detto l'ambasciatore USA. In più, la semplificazione è ridicola: non si capisce perché alcune leggi comode vengano approvate subito, mentre altre restino bloccate per tanto tempo. Il problema di questi rallentamenti non è dovuto alla Costituzione". "Noi diciamo No - ribadiscono in conclusione i membri del Comitato - a una riduzione della democrazia che favorisce il Governo e i poteri forti, la finanza internazionale e le logiche mondiali che influiscono sulla nostra capacità di decisione. Il Senato vede ridotti i campi in cui può intervenire, e ci sono argomenti su cui non avremo più voce in capitolo. Il Parlamento sarà in qualche modo strutturato da una legge che già riteniamo incostituzionale, ed ecco che c'è un circuito vizioso. La difesa del territorio sarà in scacco dei grandi costruttori (vedi Ponte sullo Stretto) e le Regioni saranno messe da parte. Noi non avremo né una autonomia di rappresentare i territori né una sovranità nazionale: è terribile. L'articolo 70 è indicativo: passa da 9 a 439 parole, ed è quello che parla delle competenze del Senato. Ecco le possibilità di ricorso a cui si espone ogni legge. Per fare economia si possono dimezzare i parlamentari, oppure si possono diminuire gli stipendi: le proposte sono varie, con il Si ci saranno solo meno senatori, sempre nominati, che continuano a prendere gli stessi soldi. Il Parlamento poi lavora 2-3 giorni a settimana, ad agosto è chiuso, le Commissioni spesso durano anni: questi sono gli sprechi". "La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato - sintetizzano dal Comitato - e va condivisa perchè identitaria, invece questo quesito ha spaccato il paese. Inoltre chi ha studiato questa riforma non ha una cultura giuridica: ciò non è trascurabile. Per questo e per tante altre ragioni invitiamo tutti a votare No".
Rocco Della Corte