"O trono de marzo sveglia i serpi"è un proverbio tipico della città di Velletri. Il detto indica come nel mese di marzo si verifichi puntualmente un fortissimo tuono in grado di risvegliare i serpenti dal letargo e avvertire dunque tutti, animali e uomini, che la primavera è arrivata.
L'idea del tuono che annuncia il cambio di stagione è molto suggestiva, ma soprattutto richiama tradizioni antichissime aventi radici probabilmente in un'epoca dove la scansione temporale era regolata dalla natura. Il proverbio velletrano è stato anche lo spunto per la realizzazione della prima scala artistica cittadina, tra via Lata e Parco Muratori, il cui mosaico visto dal basso raffigura appunto un serpente. Accanto all'opera, inserita nell'ambito del progetto "ScalArte", figura proprio l'iscrizione del proverbio.
Tradizione e letteratura, però, come spesso accade si intersecano ed ecco allora che Velletri si collega con il resto d'Italia. Anche a Napoli, infatti, c'è la consuetudine di indicare con "O tuon e marz" l'arrivo della stagione dei fiori. E approfondendo l'analisi si scopre che in effetti l'espressione è tipica della zona centrale italiana, a cavallo tra Lazio e Campania. Se sia nata prima a Velletri o nella città partenopea non ci è dato sapere, ma è di certo merito di un personaggio illustre e cittadino onorario veliterno l'aver sapientemente legato le due tradizioni in uno spettacolo teatrale. Eduardo De Filippo, il genio della commedia impegnata, che visse a Velletri negli anni Settanta in una splendida villa di campagna in località Colle Ottone Alto, nel 1975 curò una trasposizione televisiva di una commedia del 1912 chiamata O tuono e' marzo. Il proverbio veliterno - napoletano fu utilizzato nei primi anni del Novecento da Vincenzo Scarpetta, fratellastro di Eduardo, come titolo di una commedia che proprio da un temporale prende le mosse per il successivo intreccio tragicomico. Sofia, infatti, in una notte passata a Roma in albergo viene talmente spaventata da tuoni e fulmini che per errore entra in una stanza che non è la sua. Un tuono in particolare, esageratamente rumoroso, provoca lo svenimento della ragazza.
Compare allora un losco uomo, che alloggiava in quella camera, il quale non si fa scrupoli e decide di approfittare di lei, mettendola incinta di Felice Sciosciammocca. Scarpetta localizza l'avvenimento del tuono proprio a Roma, forse perché consapevole della tradizione tutta veliterna e romana del "trono de marzo". E De Filippo, che da abitante di Velletri amava passeggiare lungo Corso della Repubblica e parlare con la gente, interessandosi di attualità, cultura e politica, difficilmente ignorava questa peculiarità della sapienza contadina romanesca e veliterna. Nel 1975, allora, il maestro lavora ad una trasposizione televisiva della commedia, scegliendo un cast di tutto rispetto comprendente - tra gli altri - Luca De Filippo, che ha incantato il Teatro Artemisio il 21 novembre 2014, Lina Sastri e l'altra "veliterna" Angelica Ippolito, compagna di Gian Maria Volontè. Lo spettacolo rientrava nel cosiddetto "ciclo scarpettiano" di Eduardo, che volle così omaggiare padre e fratellastro in un lavoro di elaborazione critica e letteraria di assoluto valore.
Se sia stato proprio il suo soggiorno veliterno a spingerlo alla riproposizione dell'opera del 1912 in una veste rinnovata e aggiornata è difficile da comprendere. Fatto sta che l'incontrastato deus ex machina del teatro italiano riuscì per l'ennesima volta, forse inconsapevolmente o forse no, in un'impresa rara: quella di abbattere le barriere e avvicinare due culture, quella contadina veliterna e quella popolare napoletana, dimostrando che in fondo - come ripeteva sempre il buon amico e collega Totò - "tutto il mondo è paese".
Rocco Della Corte