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Memoria '900, si chiude la mostra: Antonietta Lucchetti traccia un bilancio sull'esposizione sul Settantesimo della Repubblica

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L’associazione Memoria ‘900, dopo il termine della Mostra sul Settantesimo della Repubblica andata in scena dal 28 maggio al 9 giugno presso la Casa della Cultura di Velletri, desidera esprimere piena soddisfazione per il successo riscosso dall’iniziativa. 

Tantissimi i partecipanti e molto apprezzamento per un’esposizione storico-documentale che ha interessato i partecipanti e coinvolto le scuole, rispondendo pienamente agli obiettivi che gli organizzatori si erano preposti. Memoria ‘900 desidera ringraziare gli sponsor e tutti coloro che hanno partecipato e visitato la mostra dal giorno dell’inaugurazione fino a quello di chiusura, dando appuntamento al prossimo evento culturale. A tracciare un bilancio del progetto appena concluso è stata Antonietta Lucchetti, ideatrice e curatrice della mostra insieme a Massimo Fabi. Ecco l'intervista integrale.


Antonietta Lucchetti, la mostra sul “Settantesimo della Repubblica” organizzata dall’associazione Memoria ‘900 e avente lei e il professor Fabi come ideatori ha riscosso molto successo sia dal punto di vista della partecipazione che dell’apprezzamento. Quali sono le sue impressioni e le sue sensazioni al termine dell’esposizione? 

Certamente una grande soddisfazione e la conferma che la nostra città riesce a fare sue anche iniziative di stampo non prettamente “mondano”. 

Alla conferenza di presentazione ha dichiarato che l’idea di questa mostra è nata sui banchi di scuola durante il suo lavoro di docente: ci può ripercorrere le tappe che hanno materializzato la creazione e la realizzazione della mostra dalla semplice idea al progetto esecutivo? 

 Io svolgo la mia attività di insegnante nella scuola primaria di Casale, qualche mese fa parlavamo in classe dell’esigenza di avere delle regole certe e condivise per una buona convivenza civile, da lì ad arrivare a parlare della Costituzione il passo è stato breve e cosi continuare raccontando anche le storie famigliari di chi, tra i bisnonni dei miei alunni, subì le conseguenze di essere vissuto in un momento storico nel quale non vi erano le libertà garantite oggi dalla nostra Costituzione. Ma la storia non è soltanto racconto, mi sarebbe piaciuto avere in quel momento dei documenti scritti e delle immagini da mostrare ai miei alunni a testimonianza di quanto era accaduto nella nostra città in quel periodo. E’ nata così l’idea di una mostra che poteva raccogliere foto e documenti inediti su dei momenti così importanti per la nostra città e per il nostro Paese. 

L’associazione Memoria ‘900 si sta sempre più caratterizzando in città per eventi di alto spessore culturale che muovono numerose persone e creano interesse intorno alla storia e alla cultura. Qual è il segreto di questa nuova realtà veliterna di cui lei fa parte? 

 Il segreto è presto svelato, siamo un gruppo di persone che condividono l’amore per la nostra città e per la Storia. 

La presenza della professoressa Anna Foa durante la presentazione della mostra è stata la ciliegina sulla torta ad una conferenza di gran livello. La professoressa dopo aver visitato la mostra che impressioni ha avuto?

La professoressa Foa già da diversi anni riserva grande attenzione nei riguardi della nostra città. Qualche anno fa, ha partecipato, dando il suo importante supporto ,al percorso che ha portato alla apposizione della targa in ricordo delle vittime veliterne della Shoah ed ha sempre manifestato un notevole apprezzamento verso le attività che vengono svolte nella nostra
città in occasione del Giorno della Memoria. Grande è stato il suo entusiasmo osservando, nella giornata inaugurale della esposizione, la presenza di un pubblico così numeroso e partecipe, anche il contenuto del materiale esposto ed il percorso di ricerca effettuato ha suscitato in lei un estremo interesse. E’ stata, per la nostra giovane associazione , una nota di orgoglio aver ricevuto tali apprezzamenti da una storica di così alto spessore. 

Qual è oggi il valore della storia in un’Italia sempre più distratta dagli smartphone e da internet? Com’è stata la risposta delle scuole e degli studenti? 

Forse, proprio per la mia professione di docente che mi dà l’opportunità di trascorrere molto tempo con i bambini, ho grande fiducia verso le nuove generazioni. Io stessa ho accompagnato alcune classi della mia scuola in visita alla mostra, nonostante si tratti di bambini di scuola primaria c’è stata grande attenzione e curiosità verso i documenti esposti, i bambini mi hanno posto molte domande su di un periodo storico sul quale non avevano mai ascoltato testimonianze di chi aveva direttamente vissuto in quei tempi, è stato lo spunto, per me insegnante, per guidarli all’osservazione delle fonti indispensabili per la ricostruzione di un quadro storico. 

Quale messaggio avete voluto trasmettere esponendo documenti, immagini e manifesti riguardanti il periodo post-bellico e la nascita della Repubblica in Italia e a Velletri? 

 Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere è tutto contenuto nell’immagine che fa da copertina alla esposizione ;due giovani donne che camminano svelte e sorridenti mentre intorno ancora residui di macerie testimoniano che la guerra è finita da poco. Le due donne ci trasmettono l’idea di rinascita, di voglia di ricominciare un percorso interrotto ed un cammino verso la libertà, percorso che seppur difficile e pieno di ostacoli porterà il nostro Paese alla affermazione della Repubblica e ad una democrazia nella quale finalmente anche le donne avranno piena rappresentanza. 

 Considerazione finale: qual è stata la più grande soddisfazione di questo periodo di esposizione, o anche un aneddoto che descriva in pieno quest’esperienza? 

 Il lavoro di ricerca che ho svolto presso l’archivio storico del Comune di Velletri mi ha dato la possibilità di vivere alcuni momenti di grandissima emozione. Mentre consultavo alcuni faldoni mi sono imbattuta in un fascicolo all’interno del quale vi erano delle lettere di soldati veliterni fatti prigionieri durante la seconda guerra mondiale. Una di queste era firmata con lo stesso cognome di un mio alunno, dopo qualche giorno ho saputo che il soldato in questione era addirittura il prozio del mio alunno. La lettera, scritta ben settanta anni prima e spedita da un campo di prigionia del Sud Africa, non era mai stata consegnata alla famiglia ed era rimasta conservata all’interno dell’archivio. Ho deciso così di parlare di questa lettera mai recapitata ai miei alunni, con l’aiuto di Paolo
Pietromarchi papà del mio alunno Edoardo, abbiamo provato a ricostruire la storia di Ettore Pietromarchi, giovane soldato che, dopo essere tornato sano e salvo dalla prigionia, aveva avuto una lunga e felice vita e si era spento serenamente qualche anno fa . Ebbene dopo poche settimane abbiamo avuto la visita nella nostra scuola del signor Alberto Pietromarchi figlio del soldato Ettore che, finalmente, ha potuto leggere quella lettera scritta dal suo papà e mai consegnata. L’incontro con i bambini della classe è stato intenso, durante la visione del lavoro di ricostruzione storica svolto dai bambini l’uomo ha manifestato una grande emozione e si è poi mostrato grato ai bambini per il lavoro svolto.

Intervista a cura di Rocco Della Corte

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