Quantcast
Channel: Velletri Life
Viewing all articles
Browse latest Browse all 7460

Il destino tenebroso di un luogo incantevole: la riscoperta della Domus Aurea di Nerone

$
0
0
Non solamente a Velletri e dintorni esistono scrigni ricchi di storia e cultura che rimangono reconditi e non abbastanza conosciuti o sono continuamente soverchiati e oscurati da luoghi di maggiore attrazione turistica. 

Anzi, nella vicina città eterna la questione diventa più complessa e il problema dei siti archeologici prestigiosi messi in secondo piano emerge con più insistenza e con più dolore per gli studiosi e gli appassionati che visitano posti ricolmi di meravigliosi regesti del passato, stimolo per gli occhi e per la mente, ma spesso lasciati a se stessi, abbandonati alla totale incuria o non sufficientemente amati.

Un simile destino, anche se forse non così tenebroso e recentemente riportato in auge, lo ha vissuto la Domus Aurea, la reggia costruita per volere dell’imperatore Nerone nel 64 d. C. in seguito all’incendio di Roma, da un anno a questa parte resa di nuovo accessibile ai visitatori nel fine settimana con un interessante progetto che rende al tempo stesso possibile la visita e la sovvenzione del cantiere, indispensabile per il restauro e il mantenimento complessivo della struttura.
Protetti contro le insidie esterne da un professionale elmetto giallo, si resta però completamente indifesi contro le emozioni interiori, perché si resta ammaliati entrando in questa che è stata denominata “Casa d’oro” non solo per i suoi pregiati ornamenti ma perché il principio che ne ha regolato la costruzione esigeva che ogni stanza fosse sempre illuminata dalla luce. Le sensazioni che si provano in questa immensa dimora destinata all’otium, e quindi mai abitata stabilmente, potrebbero essere paragonate alla sindrome di Stendhal: è uno stato psico- fisico particolare, provato al cospetto di questa come di altre opere di incommensurabile valore artistico. Superate le gallerie di età traianea e appena varcate le soglie della Domus, il visitatore potrà inabissarsi letteralmente in un’altra epoca, discendendo in un ambiente che si sviluppa per diversi metri sottoterra pur essendo un tempo destinato a essere accarezzato dai raggi del sole. Di una struttura che copriva 80 ettari e comprendeva il colle Palatino, Celio, Esquilino, abbracciando al suo interno l’odierna valle del Colosseo in cui al tempo sorgeva un lago, è purtroppo rimasto ben poco, sufficiente tuttavia a rendere la grandezza e la magnificenza dell’antica dimora neroniana. L’unico padiglione attualmente conservato sul colle Oppio si articola in 150 stanze per una estensione di 16.000 metri quadrati, per intenderci, l’equivalente di tre campi da calcio; mentre le sue decorazioni e affreschi coprono una superficie stimata trenta volte più grande rispetto alla Cappella Sistina. È un luogo in tutti i sensi unico, conservatosi nonostante la damnatio memoriae che pesava sul nome e sul ricordo di Nerone perché i romani non distruggevano mai ciò che avevano costruito, lo interravano e ci ricostruivano sopra. Così nei vani della Domus a volte si vedono passare alcuni
muri che appartengono alle strutture precedenti o a quelle che si sono sovrapposte, o si scorgono le radici del giardino soprastante degli anni ‘30 che sta gravando sulla struttura mettendola a costante rischio di crolli. Ancora gli addetti ai lavori stanno procedendo alla prima fase di messa in sicurezza dell’intero padiglione rimasto, ma sulle pareti, oltre il velo spesso dei sali che hanno impregnato le mura, si scorgono i colori degli affreschi che un tempo adornavano e rendevano uniche tutte le sale. I pochi tasselli di pulitura, le uniche parti per ora completamente restaurate, lasciano libere le redini alla fantasia, che da quello che è rimasto ed è stato riportato alla primigenia bellezza porta a immaginare e a ricostruire mentalmente ciò che poteva essere al tempo del massimo splendore. Per questo attraversare la Domus Aurea significa avere costanti sorprese, una stanza dopo l’altra, fino ad arrivare alla famosa sala ottagona, opera di straordinaria innovazione tecnica per il tempo e primo prototipo della cupola del Pantheon. Lì sotto, complice il clima umido e la collocazione sotterranea, si sente veramente il peso della bellezza. E forse ancora una volta gli antichi romani hanno qualcosa da insegnare a noi moderni.



Valentina Leone

Viewing all articles
Browse latest Browse all 7460

Trending Articles