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"La fine di un incubo": parla Lamberto Trivelloni, assolto, che ringrazia "le tante persone che hanno avuto fiducia"

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Lo ha definito la fine di un incubo, terminato con l'assoluzione presso la Corte di Appello di Roma: l'ex assessore e politico veliterno Lamberto Trivelloni si vede finalmente riabilitato ufficialmente dopo undici anni di processo con le accuse inerenti al filone "Appalti Truccati".

Nel 2005 venne addirittura condannato in primo grado a quattro anni, con 130.000 euro di risarcimento ed interdizione dai pubblici uffici, condanna che gli costò la mancata candidatura alle elezioni regionali avutesi poche settimane dopo.
Nelle dichiarazioni che ha rilasciato al nostro Giornale, l'esponente del neonato movimento Patto Popolare per Velletri non manca di esprimere la propria soddisfazione per un iter processuale lungo ma che alla fine ha sancito la sua innocenza: "Uno Stato democratico e di diritto fonda il suo sistema giudiziario sulla presunzione di innocenza. È obbligo della accusa provare (il sistema non a caso prevede tre gradi di giudizio) le accuse al presunto colpevole di qualcosa. Se l'accusa non ha prove o non riesce a produrle nei tempi stabiliti dalla legge, l'imputato è innocente, senza se e senza ma". "In quegli anni un’amministrazione eletta quasi con il 70 % dei consensi dai cittadini fu catalogata come una associazione di delinquenti e ladri, anche grazie ad alcuni "confidenti" che oggi paradossalmente occupano gli spazi delle persone che hanno ignobilmente denunciato e diffamato". Per il suo caso specifico, Trivelloni ricorda che "il Processo penale che ne è conseguito ha avuto le poche udienze in coincidenza sempre con competizioni elettorali e dopo 8 anni la sentenza di colpevolezza è stata emessa a cavallo delle elezioni regionali e comunali del 2013. Inoltre per non far prescrivere la procedura penale si "adottò" l'aggiunta di un reato di "associazione per delinquere" così da mantenere in vita il processo. Poi declassificato a distanza di 11 anni per mano della Corte di Appello di Roma". Sul corso delle indagini, l'esponente di PPV spiega: "Per gli inquirenti inizialmente Trivelloni era il "capo", perché "quando andava dal dirigente parlava ad alta voce". Poi, gli fu riconosciuto l’handicap uditivo e venne capito il motivo: "parla con tono più alto perché ci sente di meno" ed in quella veste avrebbe chiesto di affidare ad un povero Cristo un piccolo lavoro di circa dodicimila euro. Poi, quando l'avvocato gli spiegò in udienza che questo fatto non avrebbe comunque costituito reato in quanto un dirigente ha titolo di farlo autonomamente sino a ventimila euro, si cambiò e venni accusato di aver forzato affinché questa persona venisse pagata anche senza avere fatto il lavoro! Non bastarono fatture, intercettazioni telefoniche, bolle di accompagnamento dei materiali, ed il fatto che il lavoro invece era stato fatto e visibile a tutti, cioè il cancello e la recinzione di Santa Maria dell'Orto. Il grado successivo, la Corte di Appello, ha declassato il reato associativo". Sul futuro Lamberto Trivelloni ha le idee chiare: "ci sono voluti due tribunali superiori per restituirmi i miei diritti di persona per bene ed incensurata. Nessuno mi restituirà però la mancata partecipazione alle elezioni regionali del 2013 e tanti anni dove il mio nome è stato messo alla berlina in città. Tramite i miei legali si valuteranno eventuali richieste di risarcimento per quanto ingiustamente subito dal 2005 al 2016. Cosa che non auguro al nessuno. Ringrazio le tante persone che mi sono state vicino e che hanno sempre avuto fiducia in me senza chiedermi mai nulla in cambio,, le quali ho ripagato con questa assoluzione".

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