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Channel: Velletri Life
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Ma qual è la storia della Camelia e come arriva a Velletri?

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Lo scorso fine settimana Velletri è stata sede della festa che, con cadenza annuale, celebra il fiore più rappresentativo della città, giunto fino ad affiancarne il nome, la camelia. 


La sua iridescenza sembra adornare da secoli i giardini e le case dei veliterni, eppure la sua origine non appartiene al paesaggio mediterraneo ma estende le sue propaggini fino al lontano Giappone, dove svolge ancora una funzione decorativa all’interno del rito del tè per la sua colorazione accesa e l’assenza di un profumo tipico che non interferisce con l’aroma.

Il nome originale, custode del suo incanto esotico, è Tsubaki e per il suo periodo di fioritura è sempre stato considerato insieme ai Sakura, i rosati fiori del ciliegio, come un preannuncio della primavera, un legame stagionale esibito nel monogramma stesso che nella lingua giapponese serve a indicare la parola “tsubaki”, ottenuto con elementi che in cinese indicano l’albero primaverile. Nel linguaggio dei fiori giapponese la camelia è ricca per chi la dona di densi significati, diversi a seconda del colore: la camelia rossa traduce il sentimento amoroso, di colore giallo indica la brama e di candore perlaceo comunica l’attesa, forse il più bel messaggio da inviare a una persona amata.
Si narra anche che i samurai non amassero questi fiori, la loro caratteristica di non sfiorire petalo dopo petalo ma di cadere nella loro interezza, quasi a rinnegare l’idea di una separazione centellinata, suscitava associazioni macabre, ricordava il taglio della testa inferto ai guerrieri morti in battaglia. Nonostante i fantasmi evocati, alla camelia fu riconosciuta sul suolo autoctono l’eccellenza nella raffinatezza e, intorno al 1740, fu importata in Europa grazie al missionario gesuita Georg Joseph Kamel, dal quale deriva il nome della pianta in occidente, diffondendosi velocemente nei giardini continentali. In Italia fu la Reggia di Caserta a foggiarsi per prima della presenza delle camelie, da qui, secondo tragitti ancora ignoti, il fiore arrivò a lambire le campagne veliterne e a trovare nelle valli circostanti al monte Artemisio il perfetto habitat per prosperare. A partire dal secolo XIX la camelia ha conquistato il territorio veliterno, ridisegnando a suo modo la flora locale e assumendo sempre più rilievo nel ritratto cittadino. Le prime iniziative dedicate alle camelie in realtà si collocano a metà degli anni Novanta, quando per una coincidenza l’interesse dei dirigenti del Garden Club di Perugia, sollecitato da un articolo comparso sulla “Società Italiana Amici dei Fiori”, si coniugò con la passione dell’esperto di botanica, allora residente a Velletri, Piero Caneti. Da questo incontro felice nacque l’idea di dedicare al fiore, divenuto protagonista della città in maniera tangibile ma non ancora ufficiale, una celebrazione annuale, occasione unica per risvegliare la città all’inizio della nuova stagione con eventi, manifestazioni e appuntamenti unici.
Quest’anno, per la ventiduesima volta la camelia, si è rivelato essere il simbolo più rigoglioso della città, l’assorta pallidezza delle prime giornate di aprile non ha fatto che acuire lo sfolgorio dei suoi colori in contrasto con il cielo, mentre la sua bellezza ha avuto ancora una volta il merito di riunire le persone, grandi e bambini, in giro per le strade a inseguire l’ineffabile odore della camelia.

Valentina Leone

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