Oggi, 3 marzo 2016, inizierà il procedimento civile sulla vicenda di Davide Cervia. A parlare alla vigilia del processo è come sempre la moglie, Marisa Gentile, che non nasconde la fiducia riposta in questo nuovo capitolo di una vicenda che non accenna a trovare la strada della verità.
"Riassumo i fatti - esordisce la moglie del GE - dopo oltre un quarto di secolo, i famigliari di Davide Cervia, citano in giudizio il Ministero della Giustizia e il Ministero della Difesa, rei di aver violato il sacrosanto diritto alla verità sulla fine del loro congiunto. Aspettiamo questo momento da oltre venticinque anni; un'occasione unica per verbalizzare tutto quello che andiamo dicendo sugli 'strani' comportamenti di chi avrebbe dovuto indagare sin da subito per scoprire cosa fosse realmente accaduto a Davide".
Nella lunga e travagliata storia del tecnico, sottratto ai suoi cari - per citare le parole del Papa Giovanni Paolo II - non c'è mai stata una chiave di volta che ha fatto sembrare vicina la tanto agognata verità, divenuta per la famiglia di Cervia una vera ragione di vita. Marisa, papà Alberto e i suoi hanno continuato a lottare senza mai arrendersi. "Purtroppo in tutti questi anni - continua la moglie di Davide - abbiamo sperato che si avviasse un processo durante il quale venissero fuori in maniera ufficiale tutte le falsità, tutte le negazioni, tutti gli ostacoli che hanno contrapposto alla nostra ricerca della verità. Nonostante i libri scritti sulla vicenda, le interrogazioni parlamentari, le trasmissioni televisive, i sit-in, le raccolte di firme, l'appello del Papa, le attività del Comitato per la verità su Davide Cervia, la produzione del Film documentario Fuoco amico - la storia di Davide Cervia, le Istituzioni che avrebbero dovuto contribuire a fare luce sulla vicenda, sono rimaste sorde, e a volte (troppe volte), hanno fatto in modo di ostacolare la verifica di talune informazioni assolutamente indispensabili per capire cosa fosse successo. Mi sembra fin troppo ovvio che dietro il rapimento di Davide ci sia il coinvolgimento di alcune parti "malate" dello Stato e non solo il nostro, ma sino ad oggi non siamo riusciti a farci ascoltare da nessuno. Nessuno di chi è preposto a farlo, ha sentito la necessità di ascoltarci. Speriamo, quindi, che il giudice civile del Tribunale di Roma, la Dott.sa Maria Rosaria Covelli (Presidente della seconda sezione civile), abbia la pazienza di ascoltare la ricostruzione dei fatti che, colpevolmente, ci hanno allontanato dalla verità. Speriamo, come sempre, - conclude Marisa Gentile - che non succeda nulla di spiacevole.... e domani vi racconteremo!".