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Gli arditi della salvezza

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Alla segnalazione di natante in pericolo alla guardia costiera, nel mare di Lampedusa, la sera del 25/11, nell’animo degli uomini allertati un immane conato di maledizione, coinvolgente sfruttatori di ambiente, classi e razze, fabbricanti d’armi ed armivendoli, scafisti, schiavisti torturatori, politici di tutto il mondo che hanno il coraggio, a volte, di parlare di corridoi umanitari e MAI di aprirne uno che sia uno, insomma tutti quelli che “hanno fatto la loro parte” perché, con onde alte 4 metri, alla soglia della calata del buio, si rovesciasse uno scafo con 170 persone a bordo; conato di maledizione che diventa irresistibile ora che tutte quelle brave persone sopraelencate sembrano gareggiare al sogghigno più vile o più atroce sputato su quegli uomini di mare:” Belli, ora gestitevela voi questa patata bollente!”.

Un conato talmente forte da poter bruciare ogni energia positiva. Poi, con uno scatto di reni collettivo, il suo superamento vittorioso, e le prue filano dritte spaccando i cavalloni verso il viluppo dei naufraghi. Non basta. C’è fra quei galleggianti nel crepuscolo chi non ce la fa a stringere una cima o a issarsi a bordo su una scaletta di corda, bisogna andare a prenderlo. Ed è lì ed allora che scattano gli arditi della salvezza, la punta di lancia dell’operazione, quelli che non vanno a mettere le mani o la faccia, ma tutto il corpo con ben stretta dentro tutta l’anima, nell’abisso tenebroso. L’avvistamento della bambina. L’onda che s’interpone, l’onda che “s’avvolge e pesa” su quel capo fornito di telecamerina, fino a coprire tutto il suo campo visivo. Il cavo d’un’altra onda, che mostra la piccina scivolare verso di lui. La bracciata che gliela fa afferrare. L’apparire e scomparire della prua della motovedetta, dove un uomo col braccio alzato esprime l’unico legame di quei due cuori tambureggianti – il suo e quello della bimba- schiacciati sotto l’incombere delle nuvole dall’alto e risucchiati verso le profondità in basso, con tutto il resto del mondo, con la vita. L’urlo irrefrenabile, acuto e sincronizzato, degli operatori e dei naufraghi, tra i quali i genitori della piccina, che guardano quella lotta titanica tra l’uomo e l’abisso. L’attimo della presa a bordo del fagotto sollevato sopra i flutti famelici. La storia, e non solo in questi giorni, la fanno non solo i massacratori, i licenziatori di massa, o i twittatori d’alto bordo H24. La storia non la fanno i difensori dei sacri confini con navi da guerra, ma i difensori ed allargatori di confini ben più sacri, quelli dell’attiva volontà di salvezza, non con chiacchiere, ma rischiando consapevolmente la vita propria per quella altrui. La fanno gli arditi della salvezza. Ed esalta e commuove, senza che il mio internzionalismo ne soffra, che i protagonisti di storia, da questa “punta di lancia” a tutti quelli che hanno costruita questa operazione istituzionale, siano italiani.

Pier Luigi Starace

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