Il 29 maggio 1744, sotto una pioggia battente, che da giorni imperversava su tutto il Lazio meridionale, Carlo di Borbone, re di Napoli e figlio del re di Spagna, alla testa di un esercito di 35.000 uomini mette campo a Velletri: chiudendo così la strada all’avanzata dell’esercito di Maria Teresa d’Austria, condotto dal generale boemo principe Cristiano von Lobkowitz.
Gli austriaci, ch’erano quasi 25.000, battuti sul tempo (anche loro puntavano su Velletri, per prepararsi all’inevitabile scontro) si accamparono tra Nemi e l’altopiano del Vivaro occupando le punte occidentali del massiccio dell’Artemisio. La contesa era iniziata sul finire del 1740 quando, morendo l’imperatore Carlo VII d’Asburgo padre di Maria Teresa, Spagna, Francia e Prussia non vollero riconoscere il diritto della principessa al trono d’Austria e Ungheria. Con il proposito di spartirsi i possessi austriaci in Slesia e in Italia, le potenze europee scatenarono la “guerra di successione austriaca” che infiammò la vecchia Europa fino al 1748.
Dopo le prime difficoltà, l’Austria passò all’offensiva sul fronte italiano e a marzo il Lobkowitz, che stazionava nelle Marche, ricevette l’ordine di occupare Napoli da dove gli austriaci erano stati buttati fuori, dallo stesso Carlo, nel 1734. Adesso, arrivati quasi all’unisono, si fronteggiavano sullo stesso, anche se impervio, territorio. Vi sarebbero rimasti per oltre cinque mesi in un confronto a volte duro: come il 10 giugno quando un’offensiva napoletana ridusse gli austriaci al solo Monte (e passo) della Spina o come il l’11 agosto quando gli austriaci riescono a penetrare in forze a Velletri. Passati attraverso la porta Napoletana, misero a ferro e fuoco mezza città ma vennero respinti dai napoletani, anche se sanguinosamente e molto a fatica.
Confronto spesso languente, fatto di isolati scontri e scaramucce o pesanti colpi di mano: come quando gli austriaci interrompono il grande acquedotto che dal monte Artemisio rifornisce Velletri! Di certo disastroso per la città e il territorio che dovettero sopportare, sfamare, assistere e curare, un numero di armati sei volte superiori all’intera popolazione! Alla fine d’ottobre gli austriaci gettano la spugna e si ritirano verso il nord d’Italia, dopo pochi giorni anche i napoletani rientrano nel regno: ci lasciano un territorio devastato, 4.000 feriti da curare e una pestilenza in atto che per la fine dell’anno mieterà un totale di 1.100 vittime tra i velletrani!
Massimo Fabi