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Gian Carlo Caselli arriva a Velletri: “Dobbiamo essere legati alla legalità”

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Nella giornata di ieri, Mercoledì 3 Febbraio, il Teatro Aurora di Velletri, ha avuto il piacere e l’onore di ospitare il Procuratore Gian Carlo Castelli nell’incontro “Legati alla legalità” in cui hanno partecipato i ragazzi della Scuola Media Andrea Velletrano. 


In occasione di tale evento erano presenti, oltre ai ragazzi, e ovviamente ai professori, anche una rappresentanza di genitori, alcuni Assessori di Velletri, tra cui Ilaria Usai, Marilena Ciarcia, Luca Masi e la Dottoressa Rossella Menichelli, Responsabile del piano prevenzione e anticorruzione.
Ad introdurre Gian Carlo Caselli è stata Antonella Isopi, Direttrice dell’Istituto Comprensivo Velletri Centro Andrea Velletrano, la quale oltre a ringraziare sentitamente il Procuratore, ha auspicato che l’incontro potesse essere un’esperienza significativa per tutti i presenti e ha messo in luce il grande lavoro che i suoi ragazzi hanno fatto precedentemente, lavoro che è poi emerso dagli interessantissimi interventi svolti dagli alunni. Non appena ha preso la parola Caselli ha ringraziato tutti per l’invito e la presenza e ha poi raccontato brevemente della sua vita: dei dieci anni in cui si è imbattuto contro il terrorismo riguardante le Brigate Rosse e Prima Linea, e del successivo periodo palermitano in cui, da Torino, si è fatto trasferire in Sicilia, a seguito delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio in cui perdettero la vita Falcone e Borsellino. In apertura di tutto il suo discorso il Procuratore ha esordito con “Non fidatevi troppo di me. Parleremo di temi che sono molto complessi e che pertanto possono avere soluzioni diverse. Io esprimo soltanto una mia opinione. La scuola serve proprio a questo a ragionare con la propria testa, pur ascoltando tutti”. La domanda di partenza è stata: “Perché l’osservanza delle regole”?
Da qui si è diramato tutto il discorso di Gian Carlo Caselli che ha dichiarato che “ la legalità non è un qualcosa di astratto, da imparare a memoria; bensì un qualcosa di concreto, da poter misurare in termini di vantaggi, utilità, guadagno e qualità di vita in prospettiva di un futuro migliore”. Caselli poi, facendo un banalissimo esempio come quello del rispettare un semaforo, ha spiegato le varie forme della legalità. “Esiste una legalità in senso oggettivo, ovvero quella che vede rispettata una regola soltanto perché questa esiste; tale legalità viene specificata introducendo il concetto di sanzione. C’è poi una legalità in senso soggettivo che vede il rispettare delle regole a seguito di riflessioni personali, esiste infine un vero supporto etico della legalità che vede l’individuo rendersi realmente conto che il rispetto delle regole è essenziale per vivere meglio in una comunità, comprendendo che il senso civile aiuta sé stessi e gli altri”. Caselli poi ha aggiunto: “Per avere una vita che valga la pena di essere vissuta, le regole sono un qualcosa di essenziale: una vera e propria precondizione per un vivere civile. Senza regole non c’è partita, può esisterne solo una truccata, dove a vincere possono essere solo quelli che si trovano in posizioni di vantaggio, grazie allo sfruttamento di privilegi ingiusti, immotivati, privi di fondamenta. Per crescere in un’uguaglianza concreta c’è bisogno di regole, per evitare di essere sopraffatti ingiustamente. La legalità è il potere di chi è senza potere”. Spiegando poi, in maniera breve, ma esaustiva il concetto di corruzione, Caselli ha diviso l’illegalità in formale e sostanziale. Quest’ultima è quella che in maniera concreta ci danneggia. “La corruzione - ha dichiarato il Procuratore - secondo un calcolo della Corte dei Conti, costa all’Italia ben 60 miliardi di euro annuali. Sui cittadini italiani grava una tassa occulta ( che pagano anche i neonati) di 100 euro l’anno. Una vera e propria rapina di risorse che, se al contrario, avessimo a nostra disposizione, potrebbero migliorare in maniera concreta e consistente la qualità della nostra vita, magari con la costruzione di campi sportivi, centri per anziani, per avere ospedali più attrezzati, periferie meglio illuminate, per salvaguardare il nostro patrimonio artistico e culturale e più in generale il nostro intero territorio".
In conclusione, si potrebbe avere una vita più allegra, cosa che, come ricorda Caselli, prevede in uno dei suoi emendamenti la Costituzione americana. La nostra Costituzione invece, è priva di una legge specifica sulla felicità, sicuramente perché i costituenti hanno ritenuto superfluo scrivere un concetto che tutti abbiamo stampato nella testa e inciso nel cuore. Il diritto alla felicità è un qualcosa che abbiamo dentro, che sentiamo impellente dentro di noi. Ma la felicità, prosegue il nostro ospite, è data da più variabili quali la famiglia, la scuola, i maestri, i compagni, il lavoro, la fortuna e anche la legalità; perché grazie ad essa possiamo avere prospettive concrete di vivere meglio, di avere un futuro gradevole e degno di essere vissuto. Ma se la legalità è felicità, dobbiamo tirarci su le maniche, partecipare, essere presenti, per ottenerne quanto più sia possibile. Come predicava il giurista Piero Calamandrei, bisogna combattere l’indifferentismo alla politica, intesa come polis, ovvero vita cittadina, collettività; perché l’indifferenza, la non conoscenza dei fatti può essere micidiale.


Giorgia Rossetti

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