Premetto alla trattazione dell’argomento del titolo due considerazioni che, almeno direttamente, non lo riguardano. Una è linguistica. Si è cominciato e continuato a definire “speronamento” un aspetto della manovra d’approdo di Carola Rackete.
di Pier Luigi Starace
Il vocabolario Devoto_Oli dice, alla voce “speronare”:” Colpire con lo sperone o con la prua un’altra nave”. Nessuna immagine e nessuna ricostruzione dei fatti ha mai mostrato o descritto la prua della “Sea watch” né a contatto né dirigentesi verso altro natante. L’altra è visuale. Tutti abbiamo visto il motoscafo della Gdf inserirsi tra la fiancata della “Sea Watch” in accostamento lentissimo e da tempo ufficialmente annunciato alla banchina, e la banchina stessa. Insieme a Fratoianni, che lo ha chiesto in aula a Salvini, chiedo:” Chi ha ordinato quella pericolosa ed inutile manovra? ” E vengo all’argomento del titolo. La sentenza della magistrata Alessandra Vella, giudice per le indagini preliminari, che non ha confermato la misura di custodia cautelare per la capitana coraggiosa, ha prodotto una reazione punibile con l’applicazione del decreto sicurezza bis proprio contro il suo generatore, Salvini, sotto la fattispecie: “oltraggio a pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni”. Un secondo elemento aggravante è l’esibizione pubblica e vibrata d’un atteggiamento delegittimatore dell’autorità della magistratura, per di più nella persona d’una donna. In forza di esso atteggiamento l’oltraggiatore s’arroga il trasferimento del potere di giudicare dalla persona del magistrato alla propria, in un’eversione dalle fondamenta della struttura dello stato di diritto. Ma c’è un terzo elemento più grave dei precedenti, e che s’annida nel tipo di oltraggio: “nemica dell’Italia”, accattato alla svelta dalle bancarelle di souvenir del ventennio gestite da CasaPound, e che era stato già da essa esibito alla “Sapienza” contro Mimmo Lucano. “Nemico della patria” non è un insulto qualsiasi, ma è una sentenza. “Nemico della patria” era la sentenza i forza della quale Robespierre, per mano del boia Fouquier-Tinville, mandava alla ghigliottina chi voleva. Ma il mio fiuto storico non mi suggerisce d’allacciare direttamente la Rivoluzione francese ai neonazisti odierni ed a Salvini. Mi dice che oggi questi lo usano come lo usò un giorno, dopo un salto mortale all’indietro nella storia, un tribunale savoiardo del “re galantuomo” contro Giuseppe Mazzini. In altre parole siccome era troppo difficile trovare qualche capo d’imputazione contro un uomo che era vissuto per la patria, lo sentenziarono nemico della patria. .In base a tale infamia Mazzini dovette morire su suolo inglese. Così oggi, siccome è troppo difficile costruire qualcosa contro Mimmo Lucano e contro una magistrata che ha applicato impeccabilmente la legge, la soluzione è in questa definizione che, dal suo primo apparire storico, evoca la condanna a morte. Un altro dettaglio, a proposito della libertà, stavolta. Salvini ha scritto che “devono essere arrestati” i deputati del PD che hanno visitato Carola Rackete a detenuta a bordo . Ma è una delle opere di misericordia istituzionalizzate dalla Chiesa il “visitare i carcerati”. Ma secondo le leggi vigenti tutti i deputati possono farlo. Ma perfino Erode permise a Gesù di visitare in carcere Giovanni Battista. E’ ripreso il mantra delle dimissioni per i magistrati che non si fanno dettare la sentenza da lui. Vedo in questo il modo d’agire della ruspa contro un riparo: prima lo butta giù-con una calunnia- e poi lo asporta, verso la discarica – col licenziamento. Ecco- preciso che non siamo ancora a questo, ma sì sulla via per arrivarci: ad uno stato-azienda, inteso nel senso più “deregolato” del termine. Quello in cui il datore di lavoro prima ti dice: “O fai quello che dico io o ti sbatto via”. Domani il professore di storia, il giornalista, l’avvocato che vorranno smentire un falso ed una calunnia propalati sa un social di stato potrebbero essere licenziati in quanto “nemici dell’Italia”. Ma moltissimi e splendidi esempi di resistenza a questa china ci dicono che possiamo farcela.