Mobilità sostenibile consiste in un principio alla base di un sistema di trasporto ideale, di persone e di merci, che pur soddisfacendo le esigenze di spostamento o movimentazione, non genera esternalità negative e concorre a garantire una buona qualità della vita.
Tale principio implica la capacità di soddisfare i bisogni della società di muoversi liberamente, comunicare, commerciare e stabilire relazioni senza sacrificare altri valori umani ed ecologici essenziali. Si tratta di un concetto di ampia portata, che coinvolge tutti gli ambiti del benessere della popolazione: la mobilità sostenibile si può infatti considerare sotto il profilo economico, ambientale, energetico, tecnologico e sociale. Ognuno portatore di interessi specifici, che richiede una visione olistica in chi ha responsabilità decisionali. Obiettivo della mobilità sostenibile è promuovere l’inclusione sociale, l’efficiente impiego delle risorse e la riduzione continua degli impatti della mobilità sull’uomo e l’ambiente. Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, la strategia d’intervento per perseguire questo obiettivo si articola su tre linee d’azione, integrate tra loro: ridurre il fabbisogno di mobilità, favorire l’utilizzo delle modalità di trasporto più sostenibili, migliorare continuamente i mezzi di trasporto perché siano sempre più efficienti. La Mobilità Sostenibile è un obiettivo per molti Paesi. La mobilità del futuro deve affrontare un obiettivo su tutti: uno sfruttamento migliore delle risorse disponibili. La sostenibilità degli spostamenti è infatti la misura prima della qualità del sistema messo in atto, soprattutto all'interno di un ecosistema che richiede sì strumenti meno inquinanti, ma soprattutto nuove direttrici di sviluppo in grado di abbattere l'impatto ambientale. E l'impatto ambientale può essere abbattuto ripensando il modo di intendere gli spostamenti, il proprio rapporto con l'auto, il rapporto tra la strada ed il tessuto urbano. La tecnologia può far molto in tal senso poiché mette a disposizione strumenti in grado di raccogliere informazioni, elaborarle e restituire strategie efficienti in grado di sposare gli interessi del singolo a quelli della collettività. Ma la tecnologia va sostenuta da un cambio di paradigma attraverso un lavoro certosino di diffusione della cultura dello sviluppo sostenibile. Dallo studio dal titolo “New Mobility. Matching the data revolution and the sustainability challenge” – condotto dall’Istituto per la Competitività (I-Com - è un Istituto tutto italiano con sede a Roma) e presentato a Bruxelles lo scorso 28 Novembre – emerge come nei primi nove mesi dell’anno, nell’area UE ed EFTA, siano state vendute circa 917.000 auto ad alimentazione alternativa (di cui più di 196.000 in Italia), con un aumento del 31% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Rapporto è disponibile soltanto in lingua inglese e scaricabile dal sito: https://www.i-com.it/wp-content/uploads/2018/11/New-Mobility.pdf Nonostante questo dato rappresenti un importante segnale della transizione in atto, i dati in valori assoluti ci mostrano come i veicoli a carburanti tradizionali siano ancora oggi i protagonisti di questo mercato: le auto a benzina e a diesel, infatti, pesano per circa il 94% sulle vendite totali. Il percorso da fare, dunque, è ancora molto lungo e i decisori politici, nelle scelte programmatiche, dovranno tenere presente che i veicoli a carburanti fossili saranno i più numerosi sulle nostre strade ancora per molti anni. Quindi, se la mobilità elettrica è, in prospettiva, la principale risposta a questa problematica, è necessario puntare anche su altri tipi di tecnologie e di strategie di mobilità in grado di dare risposte nel breve periodo. Una soluzione che sembrerebbe essere a portata di mano è rappresentata dai biocarburanti, combustibili prodotti a partire da sostanze organiche come le biomasse, dagli scarti di lavorazioni agricole o da coltivazioni dedicate. I biofuel, oltre a poter essere utilizzati in buona parte dei veicoli a benzina e diesel di nuova generazione attualmente in circolazione, possono sfruttare la rete di infrastrutture esistenti per essere distribuiti. E superare così uno dei problemi più importanti che affliggono i carburanti alternativi: appunto, la distribuzione. La mancanza di postazioni di ricarica elettrica, ad esempio, può essere considerata, insieme all’alto costo dei veicoli e alla scarsa autonomia, uno dei principali freni alla diffusione delle auto elettriche. Nel nostro Paese, a fine 2017 erano presenti circa 2.741 colonnine di ricarica pubbliche delle quali solo il 16% High Power (postazioni di nuova generazione che consentono una ricarica dei veicoli molto più rapida). Il problema della distribuzione risulta ancora più importante se prendiamo in considerazione un altro tipo di mobilità alternativa, quella a idrogeno. I veicoli a cella combustibile sono spinti da un motore elettrico alimentato dall’energia prodotta facendo reagire l’idrogeno con l’ossigeno. Come risultato di questo processo non vengono emesse sostanze nocive – quindi può essere definito a impatto zero – ma solo acqua che può essere rilasciata senza rischi nell’ambiente. La diffusione di questo tipo di veicoli è stata, fino ad oggi, frenata da limiti che riguardano la fase di stoccaggio del gas. L’idrogeno ha una scarsa densità energetica su base volumetrica, di conseguenza per essere utile nel campo dei trasporti deve essere compresso: un processo che comporta un ingente dispendio di energia, il che potrebbe rendere il sistema non sostenibile. Nel 2017 sono stati venduti a livello globale 6.475 veicoli a idrogeno, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti e in Giappone. L’Europa risulta pesantemente indietro su questo tipo di tecnologia, basti pensare che a livello continentale sono attive solo 78 stazioni di rifornimento, di cui il 58% in soli tre Paesi (Germania, Regno Unito e Danimarca). Infine meritano un’importante menzione i veicoli a gas naturale: sebbene non possa essere considerata una fonte di energia rinnovabile, questa alimentazione viene ritenuta alternativa visto il minore impatto ambientale rispetto a diesel e benzina. Ma anche un maggior volume che richiede per il suo utilizzo nel trasporto la compressione (GNC) o la liquefazione (GNL). Il gas compresso viene maggiormente utilizzato per i piccoli veicoli come le automobili e i piccoli furgoni industriali, mentre il gas liquefatto trova applicazione nell’alimentazione di camion, treni e navi. Secondo le previsioni contenute nello studio nei prossimi 12 anni il numero di mezzi di trasporto di questo tipo è destinato ad aumentare in maniera considerevole. Entro il 2030 sulle strade europee dovrebbe circolare il 12% di automobili, il 25% di camion e il 33% di autobus alimentati a gas naturale. L’Italia è il Paese europeo con più veicoli a gas naturale (più di un milione) e il settimo a livello globale. Ma come sarà la Mobilità del futuro prossimo, da qui al 2030. Il Rapporto dedica una sezione a questo tema, dando delle previsioni per la diffusione dell'auto a guida autonoma e della necessità di strumentazione e digitalizzazione delle strade. Solo per fare un esempio, ANAS ha lanciato da tempo il Progetto "Smart Road" (Strade intelligenti) con lo slogan "Strade intelligenti e smart city: cambia tutto, bisogna essere pronti". Il futuro della mobilità prevede una connessione tra mezzi, strade e infrastrutture in un ecosistema unitario di dati: una rivoluzione che necessita di strade “intelligenti”. Con il progetto “Smart Road”, ANAS punta dritta al futuro verso una mobilità che guardi al trasporto come a un sistema totalmente integrato. La Smart Road è quindi per ANAS un insieme di infrastrutture tecnologiche che mirano alla sostenibilità e al miglioramento della sicurezza e della fruibilità delle strade attraverso la Rivoluzione Digitale: la strada non è più solamente un’opera di ingegneria civile, ma un insieme di tecnologie che renderanno possibile il dialogo tra chi guida, il veicolo e l’infrastruttura, e tra i veicoli stessi, grazie a sistemi di connessione wireless che consentiranno la condivisione di dati su una piattaforma unificata. Un impulso decisivo alla realizzazione di questo ecosistema verrà dalla diffusione delle reti 5G. Tutto ciò richiede una visione di Città Intelligente e un Piano dei Trasporti che tenga conto dello stato delle tecnologie disponibili, con un minimo di anticipazione degli anni a venire. Ancora una volta vince la sinergia tra forze e risorse pubbliche e private. Insieme Amministrazione, cittadini, commercianti, artigiani, industriali e operatori della rete di trasporti pubblici hanno la responsabilità di concretizzare un progetto mirato alla sostenibilità ambientale a alla qualità della vita. Solo così può nascere un servizio di trasporti costruito intorno alle esigenze specifiche del cittadino. La novità di un simile approccio sta nella "rivoluzione culturale" che essa rappresenta, nella scelta coraggiosa di sacrificare gli interessi di alcuni operatori a favore della qualità della vita del cittadino utente. Serve fare scelte coraggiose e forse anche controcorrente, per questo rivoluzionarie. La realizzazione di un Piano dei Trasporti adeguato ai tempi e alla tecnologia disponibile rientra in questa corrente di pensiero e di azione.