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"Loro non dimenticheranno" del professor Pierluigi Starace

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Sabato 13 sera “Ulisse” di Alberto Angela ha presentato una trasmissione dedicata alla caccia agli ebrei in Italia. Uno di loro reduce da Auschwitz, che allora era uno scolaretto delle elementari, rievocò il giorno in cui, nel 1938, era andato a scuola col compito ben fatto, ed il maestro gli aveva detto:”Tu oggi non puoi entrare a scuola” .

di Pierluigi Starace
Al “perché” ? dell’innocente gli aveva accarezzato la testolina, e detto:”Te lo spiegheranno a casa”. Dopo qualche anno era in quel lager, ad assistere allo sterminio dei genitori. Eppure la cosa che gli era rimasta più impressa della sua vita era stato quell’attimo in cui aveva, in quelle parole, percepito il primissimo contatto con qualcosa che, nel suo dispiegamento completo, era esprimibile con altre:” Tu non hai diritto ad entrare in una scuola perché non sei un ragazzo come gli altri. Tu, col tuo esistere, insozzi la vita degli altri. Tu non puoi dire o fare niente per evitare tutto ciò, perché la tua sporcizia è l’essenza del tuo DNA. Nell’interesse supremo della pulizia della nostra razza tu non hai diritto a vivere, in te, in tuo padre, noi uccidiamo simbolicamente tutti i tuoi antenati fino ad Abramo”. Nello stesso giorno apprendevo che Salvini aveva dato ordine di sgombrare da Riace gli stranieri che vi alloggiavano. Ho pensato, quasi in automatico, al “perché” d’un bimbo immigrato, nel momento in cui, a Riace, gli viene detto da qualcuno “tu non puoi restare qui”. Ho cercato affannosamente di “grigliare”, sulle parole soprascritte, quelle parole che poi Salvini ha cercato d’abborracciare tra il furbetto ed il sadico ( andremo piano, nessuna costrizione ad andarsene, potranno anche restare a Riace, ma non a spese nostre) per “ammorbidire” il tentato intervento demolitore dell’esperienza di Mimmo Lucano. Immedesimandomi in quel bimbo in quell’istante, ho intuito che l’essenza motivante quella cacciata coincideva con l’essenza del discorso del nazismo. Quel bimbo ha capito, e non dimenticherà mai, che se ne deve andare di lì perché è così irrimediabilmente sporco, che ha sporcato anche Mimmo Lucano. Non si berrà nessuna delle farisaiche dorature della verità sostanziale che lo ha colpito al cuore: ti portiamo via per portarti in un posto più bello e più grande, dove ci sono più soldi, con persone più brave di Mimmo Lucano, che ti faranno integrare meglio, bambino mio”. Da quello che è trapelato dai media, Mimmo Lucano ha adottato, come tanti filantropi degli albori della rivoluzione industriale, che la storia ricorda come pionieri del vero progresso, i buoni-acquisto, garantiti dai fondi ricevuti, sostitutivi del pagamento in contanti, ed ha impiegato per le pulizie degli immigrati come forza-lavoro. In altre parole ha permesso di mangiare e di lavorare alle persone affidategli: ha adempiuto al meglio, tanto da suscitare l’ammirazione d’osservatori internazionali, che la hanno premiata e documentata, la propria “mission” di sindaco dell’era delle migrazioni. . E allora erompe incoercibilmente quello che non vuole esser un sospetto, una malignità, una diffidenza preconcetta, ma un inderogabile interrogativo: non sarà stato proprio questo,in un “mondo” nel quale tanti e tanti affidatari di quei fondi fanno ben diversamente, ed in quello dei rifiuti, in cui la criminalità organizzata, magari specie calabrese, ha la parte che tutti sappiamo, il “delitto” di Mimmo Lucano sia stato quello di venir meno al “così fan tutti”, aggravato dall’entusiasmo creatore d’un rapporto nuovo tra “assistente” ed “assistito”? Torniamo a quel bimbo, ad ogni giorno in cui lo sgomento, il terrore del futuro, il singhiozzante “perché” si coaguleranno in sentimenti antagonisti. Quel bimbo, da adolescente, si chiederà con rabbia se lo stato serve a punire chi opera il bene, ma verso persone sbagliate, come lui appunto. E questo potrebbe fargli accumulare una carica eversiva maggiore di quella esplodente dalle banlieues parigine.”Vi faccio schifo, io? E allora mi fate schifo voi che me lo dite”. La mancata integrazione presenta il conto un giorno o l’altro, e nessun decreto-sicurezza, spray urticante o operazione di polizia ci potrà più far niente. Questo, tra l’altro, ha cercato d’evitarci l’azione armonizzatice di Mimmo Lucano. Lo hanno capito quelle migliaia di persone che, alla notizia incredibile dell’intervento ministeriale imponente l’abortimento della sua opera, hanno sommerso Riace ed il suo sindaco con un’ inondazione di solidarietà con lui e col suo modello di polis. Migliaia a nome di milioni, soprattutto del sud, che si sono schierati dalla sua parte e da quella degli abitanti di Riace vecchi e nuovi. E’ per questo che la fine di questo amaro e cupo articolo è d’altro tono. Quel bimbo, proveniente dai rischi della savana, da quelli delle autobomba afgane o dei missili di Assad, NON DIMENTICHERA’ mai tutta quella gente che si è mossa per stringerlo al cuore, che se lo stringe anche se è lontana, che ha raccolto soldi per lui quei soldi che il Ministero gli ha tagliato.Non dimenticherà mai che, se pur quel Ministero era ufficialmente italiano, quella gente era, sostanzialmente, ITALIANA. E sarà meglio per lui, ma, soprattutto, per noi.

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