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"Un titolo di studio per lavorare"? Non in Italia: solo il 52% dei laureati trova lavoro nel Belpaese

Gli italiani sono cresciuti col mito del ''pezzo di carta che facilita l'ingresso nel mondo del lavoro''. Perciò moltissimi ragazzi nel nostro paese hanno conseguito diplomi, lauree o dottorati, nella speranza di svolgere poi un lavoro poco faticoso e più appagante.


 Ma l'illusione si è scontrata con la dura realtà. Negli anni, ci siamo ritrovati con migliaia di laureati, fuori corso, diplomati e disoccupati. Un esercito di sedotti e abbandonati da una "rivoluzione culturale" rivelatasi illusoria e superficiale.

A conferma di ciò sono arrivati nei giorni scorsi i dati di Eurostat sull'occupazione giovanile nell’Unione. Analizzandoli si scopre la triste realtà, che cioè in Italia non conviene studiare. A meno che non si imparino un paio di lingue straniere e ci si trasferisca all'estero non appena terminati gli studi. La cd. fuga di cervelli. L’Italia, infatti risulta fanalino di coda in Europa sull’occupazione dei laureati a 3 anni dal conseguimento titolo accademico: solo poco più della metà (il 52,9%) trova lavoro, il dato peggiore nell’Unione dopo la Grecia. Secondo Eurostat, per cui la media del dato nell’Ue nel 2014 è stata del ’80,5%. Per i diplomati italiani la situazione risulta ancora peggiore, solo il 30,5% riesce a trovare un lavoro a 3 anni dal titolo (40,2% per i diplomi professionali). Nel complesso le persone tra i 20 e i 34 anni che hanno conseguito un titolo di studio nei 3 anni precedenti e che avevano un posto di lavoro nel 2014 erano il 45% in Italia contro il 76% della media Europea, sotto di oltre trenta punti . Paesi in testa alla classifica sono invece la Germania (90%), la Gran Bretagna (83,2%) e la Francia (75,2%). E questo significherà qualcosa in quanto questi paesi sono anche loro toccati dalla crisi, che viene spesso posta a pretesto da una politica nostrana incapace come causa dei mali italici. Anche per quanto riguarda l'educazione terziaria (dalla laurea breve al dottorato) i dati non cambiano: l’Italia è sempre al penultimo posto dopo la Grecia con il 52,9% ( prima la Germania col 93,1%). Tra il 2008 e il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal conseguimento del titolo nell’Unione europea è scesa di otto punti, mentre in Italia è crollata di oltre venti,dal 65,2% al 45%. Nello stesso periodo in Germania la percentuale è cresciuta dall’86,5% al 90%, a ulteriore dimostrazione che la crisi è un pretesto che non incide in maniera decisiva. I laureati, che trovano lavoro più facilmente rispetto ai diplomati, in Italia sono comunque pochi: secondo le statistiche Eurostat sempre riferite al 2014 noi italiani siamo maglia nera con il 23,9% di laureati a fronte del 37,9% della media Ue. Anche se bisogna dire che il dato è migliorato rispetto al 19,2% del 2008 comunque sempre meno della media UE. Questa situazione al di là dei proclami dei membri del governo che probabilmente vivono in un altro paese, nessuno si è accorto "che le famiglie italiane sono diventate più ricche" eppure questa affermazione è del Presidente del Consiglio. Una postilla, anche chi un lavoro c'è l'ha non se la passa molto meglio, con la continua compressione dei diritti e delle retribuzioni. Quanti si sono accorti che lo stipendio di dicembre 2015 è risultato più basso fino a 400 Euro rispetto a quello dello stesso mese del 2014?. E sapete perchè ? Perchè nella legge di stabilità per il 2015, il governo ha "dimenticato" di rinnovare la detassazione.

Antonio Della Corte

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