Roma, dal 4 Dicembre fino a Maggio sarà ospite nello spazio espositivo dell'Ara Pacis una collezione di opere di uno degli artisti post-impressionisti francesi più noti sulla scena artistica internazionale: Henri de Toulouse-Lautrec.
L'esposizione, composta da centosettanta opere, molte delle quali autentiche rarità, poiché firmate e numerate dallo stesso artista, comprendono in sé manifesti, locandine e illustrazioni, come quelle per la rivista satirica Le Rire.
L'itinerario offre la possibilità di ammirare seppur in parte la produzione artistica di Lautrec, scandendo la mostra in cinque sezione, che oltre ad evidenziare le fasi più salienti della sua vita, offrono al pubblico l'opportunità di discernere da ciò l'evoluzione tecnico-artistica del personaggio. Partendo dalle prime esperienze giovanili, sotto l'egida del maestro René Princeteau, l'occhio del pubblico viene preso per mano e guidato attraverso la crescita e la maturazione dell'artista, passando per le famose notti parigine al Moulin Rouge; dalle celebri locandine che lo hanno consacrato maggiormente al teatro, sua grande passione, per cui ha scritto programmi di sala e raffigurato scene. I viaggi, gli incontri, come quelli con Théo van Rysselberghe e con la pittura di Seurat, Gauguin, Van Gogh, hanno fatto di lui l'artista che noi tutti possiamo ammirare, fatto di riprese di attimi di vita quotidiana, di scene in cui i soggetti vengono ritratti sia in ambito pubblico che privato, senza discriminazioni di natura sociale: restano alla memoria le litografie in cui i soggetti erano delle prostitute. La mostra quindi, nonostante la ricchezza e la varietà tematica resta comunque piacevole al pubblico, soprattutto per la sua semplicità con cui viene posta, rendendola tale anche per chi non ha avuto in passato l'occasione di conoscere l'artista. Esposta nel luogo forse più significativo di una Roma Augustea caratterizzata dalla Pax Romana, ossia da un lungo periodo nel quale la città ha goduto di una longeva pace, imposta dall'allora Imperatore Augusto, peraltro originario proprio di Velletri, l'esposizione rappresenta il punto d'incontro tra due culture così distanti nella storia e tanto più nell'arte, da rappresentare una vera e propria eccezione: un whormhole artistico, un ponte tra due universi storici-artistici e culturali, che mai come ora ci fa comprendere il dovere di sdoganare la cultura da concetti inappropriati per essa, come il nazionalismo e la proprietà individuale; proiettandoci verso un futuro in cui la cultura possa assumere uno stampo cosmopolita, scevro da futili distinzioni di appartenenza e privatizzazioni.
Davide Brugnoli