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Sabato è la Giornata della Memoria: l'opinione sulla storia partendo dalle parole di Primo Levi

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Sabato è la Giornata della Memoria e i media non mancano di ricordarcelo da giorni. Se un alieno arrivasse da noi in questo periodo, crederebbe che abbiamo debellato il razzismo, che nella seconda guerra mondiale sia successo qualcosa di così atroce da vaccinare per sempre l’umanità contro questo male. Ma è davvero così?


di Irene Starace
 
Se guardiamo agli ebrei, sì. Se guardiamo ai tre quarti dell’umanità, la risposta non può essere che: no. Primo Levi, nell’introduzione a Se questo è un uomo, scriveva: “A molti…può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ‘ogni straniero è nemico’. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente…Ma quando…il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano”. Queste parole sono le uniche che bisognerebbe ricordare, non una volta all’anno, ma sempre; non solo nei confronti degli ebrei, ma nei confronti di tutti i popoli; e naturalmente dovrebbero essere messe in pratica. Invece, la sindaca di Roma accompagna gli studenti in visita ad Auschwitz e lascia da mesi in mezzo alla strada centinaia di profughi africani, bambini compresi. I politici di tutta Europa vanno a fare solenni discorsi sui luoghi dell’orrore e firmano accordi con la Turchia, la Libia, il Niger, famosi per la mancanza di rispetto dei diritti umani, per tenere lontani i migranti e i rifugiati; inventano la distinzione tra “profughi” e “migranti economici”, tanto arbitraria e assurda quanto quella tra “ebrei” e “ariani”, che significa: “avete diritto di scappare dalla guerra (sempre in teoria), ma non dalla fame e dalla miseria”. Una definizione meno peregrina è quella di “migranti ambientali”, che sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici (le cui conseguenze più gravi, peraltro, ricadono soprattutto sui paesi più poveri e meno colpevoli), ma la usano le organizzazioni umanitarie ed ecologiste, non certo i governi europei. Come ai tempi della Germania nazista, si criminalizza chi salva la vita, o presta assistenza in qualche modo, ai migranti. Come ai tempi degli Stati Uniti del Sud all’epoca della schiavitù prima, e della segregazione razziale poi, i migranti che arrivano vivi sulle nostre coste (non c’è più bisogno di andarli a prendere con le navi negriere; ci vengono da soli, a loro spese e a loro rischio!) si ritrovano sfruttati e senza diritti. Si è parlato bene dell’iniziativa di far lavorare i rifugiati gratis, come se fossero dei parassiti obbligati a ripagare un favore. A me sembra vergognoso: il lavoro non pagato ha un solo nome: schiavitù. Tanti altri finiscono sfruttati nei campi o nei circuiti criminali, anche i bambini, che hanno una legge che li tutela solo in Italia e da meno di un anno. In tutti gli altri paesi europei i bambini migranti e rifugiati non sono bambini, non sono nessuno. Chi riesce a sfuggire allo sfruttamento deve rimanere un cittadino di serie B, per tutta la vita e nei secoli dei secoli: le reazioni alla proposta di legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia sono state degne del Mississipippi e dell’Alabama degli anni Sessanta. L’Italia i suoi immigrati li vuole così: servili, grati per ogni briciola che si degna di gettargli, disposti a lavorare e morire in silenzio. Tanto, per uno che muore, ne arrivano altri cento a sostituirlo. Quando si parla di immigrati, li si nomina sempre in relazione alle necessità dell’Europa: tot in un paese, tot in un altro, se uno ha parenti in un altro paese non ha importanza…Così si considerano gli schiavi: esseri di second’ordine che hanno valore solo per i servizi che prestano, senza affetti, necessità, aspirazioni proprie. Se reclamano un diritto (praticare la loro religione senza essere trattati da criminali, per esempio) li si guarda come dei figli ingrati, che dopo tutto quello che i genitori hanno fatto per loro hanno anche il coraggio di continuare a pretendere! Sono tra noi e non li conosciamo. Gli italiani non sanno niente di loro e non vogliono neanche saperne, chiusi in un ridicolo compiacimento narcisistico dei “nostri valori”. Quali valori? In questo momento è in corso un altro genocidio, solo che viene praticato con mezzi diversi: lasciar morire (in mare o di freddo sulla “rotta balcanica”) o appaltare la costruzione dei Lager ai paesi vassalli dell’Africa. Così nessuno si sporca le mani o si sente colpevole. Tenendo in conto tutto questo, la giornata della memoria è qualcosa di diverso da un atto osceno di ipocrisia?

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