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"Degli anticristi è l'ora": a cura del professor Pierluigi Starace

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Così “cantava”, nel livido ed insanguinato tramonto dei nobili ideali del romantico ottocento, il poeta milanese Lorenzo Stecchetti. 

di Pierluigi Starace
Lui alludeva all’ultima opera di Nietzsche, e alla vampata di sdegno sociale contro una religione puntellatrice indefettibile d’un potere che l’onda del progresso tecnoindustriale rendeva ancor più feroce ed insaziabile. Gli anticristi odierni che vengo a denunciare sono d’altra specie. Quella del sindaco di Como, comminante una pena pecuniaria a chi avesse violato la propria ordinanza di divieto d’accattonaggio. Sarebbe solo una barzelletta alla Berlusconi questa pretesa d’estrarre danaro da chi ne ha così poco da doverlo elemosinare, ma siccome i consiglieri l’hanno fatta passare e dei kapò –vigili urbani fatta eseguire, non posso passar oltre. Non basta. Forse andando oltre la lettera dell’ordinanza, ma comunque, pare, senza alcun richiamo da parte del sindaco, questi kapò la hanno usata per impedire a dei volontari di portar da mangiare a dei bisognosi. Affidando a costituzionalisti e giuristi lo scottante tema dei limiti alla dilatazione dell’esercizio del potere normativo in sede non parlamentare, affronto in prima persona e direttamente quello morale. Le mie radici cristiane si sono violentemente risvegliate in me dal profondo, a questo atto pubblico che fa di peggio che calpestarle o ignorarle o spregiarle. Se sta scritto che la risposta richiesta al cristiano nell’ultimo giorno all’ “Avevo fame, avevo sete, ero senza casa…” è l’opera buona, se tali parole non sono mai cadute in prescrizione, obsolete, se esse sono ancora l’unico e solo criterio dell’esame finale di ognuno davanti al giudice finale- allora quest’ordinanza sindacale, con la sua attuazione inasprita da parte di pubblici dipendenti, lede la libertà in assoluto più profonda d’un cristiano, è, in questo suo sradicamento di radici cristiane, essenzialmente scristianizzatrice. Come al tempo delle prime persecuzioni anticristiane degli imperatori romani, pone il cittadino nell’odiosa situazione o di disobbedire a Dio per obbedire all’uomo, o di disobbedire all’uomo per obbedire a Dio. In una completa eversione del fondamento della morale e del diritto il bene operare viene criminalizzato, ed il rifiuto, l’irresponsabilità, l’affamamento vengono sdoganati come comportamenti civili, protetti dalla legge, normali. Non so cosa abbia fatto il vescovo della diocesi comasca, ma mi sembra che l’unico atto da cristiano potesse esser stato denunciare tutto quanto ho detto non al TAR, o alla Corte costituzionale, o altro, ma solo a Dio ed al proprio gregge, additando l’obiezione di coscienza come unica risposta, e dandone l’esempio in prima persona. Certamente il presule sa che anche lui sarà interrogato sul testo unico enunciato da Gesù, e non sulla sua fedeltà al concordato mussoliniano o craxiano. Ma, senza offesa per il primato conquistato sul campo dal sindaco comasco, altri anticristi ne sono degni. Come quei giornalisti che fanno “passare” subdolamente velenose suspicioni di complicità tra scafisti, che, avendo prostituito la loro coscienza all’estrazione del massimo profitto dalla necessità dei profughi, se ne servono come mezzi, e chi, avendo scelto in piena coscienza la salvezza di essi come fine della propria azione, la persegue anche a costo della vita. Come la mentalità degli attuali leaders del “gruppo di Visegrad”, che cerca di certificare giorno dopo giorno l’estirpazione delle radici cristiane proprio nei paesi nei quali qualcuno ne supponeva una vigorosa ricrescita dopo l’ateismo di stato comunista. Che pur non aveva impedito una collaborazione di quei paesi con l’Africa e l’Asia, con borse di studio e progetti di stato.Evidentemente oggi questi rampanti figli della libertà neocapitalistica si vergognano di quell’atteggiamento come d’un residuato penoso dell’internazionalismo rosso. Non per nulla la piazza di Nova Huta,la città operaia “donata” dalla Russia sovietica ai compagni polacchi, nel cuore della cattolicissima Polonia, è stata intitolata a Ronald Reagan. E questo illumina il substrato comune soggiacente a tutte le incarnazioni dell’anticristo odierno, più profondo, determinante, semplice, efficiente di qualunque razzismo, etnocentrismo, antislamismo: “I “morti di fame”, per qualunque motivo, si devono lasciar morire di fame, per la nostra sicurezza e la nostra identità”. A Latina, a novembre, nella prima ondata di freddo, è morto assiderato, di notte, un uomo senza tetto. Lo hanno trovato vicino ad una chiesa. Nelle sue radici cristiane aveva pensato che i rappresentanti di chi disse “sono venuto a salvare” e “sono il buon pastore” gli avrebbero aperto la porta. Ma si era sbagliato. Quel parroco, e non solo quello, anche quelli che in due altre chiese hanno eretto cancellate per impedire ai senza tetto di rifugiarsi nelle notti di pioggia almeno sotto una un riparo di qualche palmo, hanno dimostrato di condividere lo spirito del sindaco comasco.

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