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L'angolo del computer: Siamo tutti spiati ?

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La risposta è si, in maniera sempre più incalzante in un “grande fratello” che utilizza dai metodi più banali sino a quelli più sofisticati al quale sembra impossibile sfuggire. Nel mondo attuale i beni più preziosi sono le informazioni che vengono acquisite principalmente tramite le iscrizioni ai siti web e le app, soprattutto quelle gratuite che si finanziano proprio vendendo i dati sensibili degli utenti. 

di Stefano Ruffini


Tra i dati più delicati ci sono quelli delle app di fitness che possono raccogliere notizie sulla nostra salute, sulle nostre abitudini alimentari e persino sullo svolgimento di una giornata tipo, dalla palestra alle ore di sonno. Questi metodi sono comunque leciti quando le politiche della privacy sono segnalate anche se pochi le leggono sino in fondo e non sempre sono chiare, altre volte invece, e succede più spesso di quanto non si pensi, sono fraudolentemente parziali o omesse del tutto. Tra i dati sensibili ci sono i servizi di geolocalizzazione che possono rivelare alla Polizia la posizione di un criminale ma anche ricattare una persona importante: vi immaginate se si scoprisse che un certo politico in piena notte sostava presso una zona famosa per la prostituzione? Alcune app poi, come si legge sulla policy in fase di installazione, possono accedere al microfono e alla fotocamera dello smartphone ed è quindi importante non confermare queste opzioni per evitare che “guardoni” possano entrare nella vostra vita privata. Un pericolo grande viene dalle “false” app, cioè cloni di app lecite, che in realtà celano malware o virus spioni come successo in una fraudolenta versione di Pokemon Go. Che siamo tutti schedati è un dato di fatto, il vero problema è che non sappiamo sempre in quale archivio siamo finiti e per quali finalità: solo pubblicitarie (il minore dei mali)? politiche ? statistiche ? Ogni nostra azione sulla rete svela qualcosa di noi , basta semplicemente una visita ad un sito e relativo cookie, un like su Facebook, un movimento bancario, un bancomat o una prenotazione di un hotel. Ma le informazioni non sono carpite solo “direttamente” su internet perché tutta una serie di altri mezzi indiretti partecipano alla raccolta dei dati incrociandoli tra loro: un casello autostradale, un ricovero ospedaliero, una videocamera pubblica, una tessera del supermercato, un drone o anche solo una telefonata. Che fare allora ? a parte rassegnarci conviene tenere un basso profilo cercando di limitare tutte quelle azioni che possano invadere troppo la privacy, in pratica divulgare il meno possibile i nostri dati personali, installare solo poche app note leggendo bene quali dati archivino e perchè, compilare moduli o iscrizioni solo se strettamente necessario, evitare like o commenti che potrebbero essere imbarazzanti in un ambito lavorativo anche futuro, non tenere sempre attivo il gps e la commessione dati dello smartphone per evitare di divulgare abitudini, orari e luoghi (non avrete 24 ore su 24 WhatsApp on line ma non muore nessuno, ci sono sempre gli sms per le emergenze) e richiedere la cancellazione dei propri dati ai siti o alle società di cui non abbiamo più bisogno dei loro servizi.   

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