Ottavio si precipita con tutti i suoi per soccorrerlo. I Parti ripetono allora la trappola collaudata della proposta di un incontro pacificatore e definitivo tra Crasso e Surena: questa volta Crasso, renitente, è costretto ad accettare spinto dai suoi stessi, non senza aver dichiarato: “Ottavio, e tu, Petronio, e voi tutti, ufficiali romani qui presenti, … se sfuggirete a questo pericolo, dite a tutti che Crasso è perito per la perfidia dei nemici e non per il tradimento dei suoi concittadini”.
di Ciro Gravier
Gruppo Archeologico Veliterno - Terza ultima parte
I Parti obbligano Crasso a salire su un loro cavallo e lo spingono creando una gran confusione alla quale cercano di opporsi Ottavio e Petronio finchè si venne alle mani. Ottavio sguaina la spada e uccide uno scudiero parto, ma è trapassato a sua volta a morte alle spalle.
Crasso, caduto in terra, fu ucciso da un certo Promaxetres, che gli mozzò la testa e le mani. E qui, da storico che si vuole scrupoloso, Plutarco precisa: “Ma si parla di questi fatti per congettura più che per conoscenza certa, perché di tutti quelli che erano presenti, gli uni morirono combattendo intorno a Crasso, e gli altri si precipitarono verso le alture”, e furono successivamente massacrati dai Parti. Senza dubbio, comunque, questa ricostruzione – verosimilmente anche un po’ magnificata nel ricordo - fu fatta da qualcuno di quelli che 33 anni dopo, con l’accordo diplomatico, Augusto era riuscito a far tornare a Roma, e fu consegnata nei verbali dell’archivio di stato. Dei circa 40.000 uomini tra legionari e ausiliari, erano sopravvissuti – si disse - solo in 10.000 che furono fatti prigionieri. Secondo Plinio, l’anno successivo (52 a.C.) essi furono deportati dai Parti verso est a dare man forte alla loro guarnigione di guardia al confine orientale dell'Impero. Sappiamo poi dai documenti cinesi che, poco dopo, gli Han conquistarono quella regione e catturarono alcuni di questi soldati romani, ai quali per il loro valore e la loro strana “testuggine”, fu assegnato un territorio autonomo, chiamato Liqian Rong oggi Zhe-lai-zhai. Furono i primi europei a giungere e stabilirsi in Cina. Augusto - aveva allora 19 anni, e si chiamava ancora semplicemente Caio Ottavio - stava per muovere da Apollonia contro i Parti per vendicare Carre. Suo prozio Cesare, infatti, che ve lo aveva mandato con il titolo di “magister equitum” (comandante in seconda), «… preparava una spedizione militare contro i Parti, e sottomessi costoro pensava di attraversare l'Ircania costeggiando il mar Caspio ed il Caucaso, di aggirare il Ponto, invadere la Scizia, percorrere le regioni vicine alla Germania e la Germania stessa, e sarebbe rientrato in Italia passando per la Gallia, chiudendo così in un cerchio i suoi domini, di cui l'Oceano avrebbe costituito tutto intorno il suo confine» (Plutarco, Vite parallele - Cesare, 58). L’esercito doveva muovere da Apollonia il 18 marzo del 44, quando giunse la notizia terribile dell’uccisione di Cesare. Augusto dovette tornare di corsa in Italia, ed ebbe inizio tutta un’altra lunghissima storia, nel corso della quale anche Marco Antonio, senza successo, aveva provato a riprendere in proprio il progetto di Cesare. Ora finalmente Augusto era riuscito a lavare l’onta subita dalle armi romane, collocate con tutti gli onori nel tempio di Marte Ultore, ed anche a conoscere con relativa certezza le circostanze dell’eroica morte del suo parente di cui aveva sentito parlare a Velletri.