“E’ possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo, ai lavoratori. L’Umanità avanza verso la conquista di una vita migliore” (dall’ultimo discorso di Salvador Allende a Radio Magallanes, 11 settembre 1973).
di Antonio Della Corte
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Circolo "Camilo Cienfuegos" di Velletri
di Antonio Della Corte
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Circolo "Camilo Cienfuegos" di Velletri
Oggi è l’11 settembre, si celebra ipocritamente e nella totale complicità dei media. Una delle più grandi menzogne mediatiche prodotte dai poteri finanziari e dalle lobby affaristiche, per addomesticare l’opinione pubblica mondiale e inaugurare la “politica della paura”, come allora la definì il compianto Eduardo Galeano. Sembra ormai certo che le famose torri crollarono per delle cariche di nano-dinamite piazzate nei punti nevralgici dei fabbricati, sacrificando la vita di quasi 3.000 persone, e non per l’impatto degli aerei, mandato in diretta TV mondiale.
Dando il via all'allucinante quanto lucido "Progetto per un nuovo secolo americano", teso al dominio mondiale e all'accaparramento delle risorse, con un evento scioccante che avrebbe giustificato ogni restrizione ai diritti individuali e collettivi, nell'equazione "più sicurezza in cambio di meno diritti". Inaugurato con gli interventi militari in Afghanistan e Iraq, interventi tutt'altro che umanitari, semmai una guerra può definirsi umanitaria. Vorremmo ricordare qui un altro 11 settembre, che non gode della stessa enfasi retorica, anzi colpevolmente ignorato, quasi nascosto dai media, ma altrettanto - se non ancora più drammaticamente - tragico, che ha portato conseguenze e ferite nell'anima e nello spirito anche per quei milioni di esseri umani che non ne hanno riportato conseguenze fisiche. Il riferimento è al golpe militare in Cile, col quale 44 anni fa, grazie all’organizzazione e il finanziamento degli USA, le forze armate, la polizia e l’estrema destra realizzarono il colpo di stato contro il governo costituzionale di Unidad Popular del Presidente democraticamente eletto Salvador Allende, mettendo fine ad un’esperienza unica e a quasi 50 anni di stabilità politica nel paese sudamericano. L’obiettivo fu quello di sperimentare le ricette neo-liberiste della “scuola di Chicago”, poi applicate su scala mondiale e di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze nefaste, compresa la crisi che il cosiddetto primo mondo attraversa ormai da diversi anni, figlia anche di quelle scellerate politiche economiche. Col golpe di Pinochet, che solo pochi giorni prima aveva giurato, rivolto al Presidente Allende “Lei avrà sempre la mia lealtà incondizionata”, inizia il dominio incontrastato delle imprese nel paese, con privatizzazioni selvagge e il conseguente declino della classe media e dell’instabilità lavorativa. Il golpe fu davvero tragico per il Cile, Salvador Allende morì combattendo nel palazzo presidenziale della Moneda, la distruzione delle istituzioni democratiche fu veloce e capillare. Il dominio militare si insinuò in ogni settore della società.
Pinochet instaurò un regime ferreo degno del terzo reich, si ebbero oltre 3.000 morti e furono più di 30.000 i prigionieri politici e i torturati, oltre ad un massiccio esodo verso altri paesi del continente e dell’Europa. Il celebre gruppo musicale degli Inti Illimani ha vissuto per anni nella vicina Genzano, e il famoso scrittore Luis Sepulveda, all'epoca giovane membro dello staff di Allende, scampò alla morte solo per una banale e fortuita coincidenza. In quella che fu la “lucida follia” dei primi anni Settanta moltissimi giovani e adolescenti solo sospettati di essere contrari al regime furono desaparecidos, cioè spariti nel nulla e mai più ritrovati e i loro genitori, ormai anziani, non hanno mai avuto, fino ad oggi, giustizia, né un luogo dove poter piangere i loro ragazzi. Regista delle operazioni e del più ampio progetto continentale conosciuto come Operazione Condor fu Henry Kissinger: documenti oggi de-secretati dalla CIA rivelano con certezza le sue pesanti responsabilità, anche quale mandante dell’ assassinio del generale lealista Renè Schneider, sua la sinistra affermazione “un paese non può diventare marxista per l’irresponsabilità del suo popolo”. Questo è il principio che portò alle sanguinarie dittature militari in tutto il continente, il che è sintomatico di quale sia la concezione della democrazia di certi personaggi, nel caso specifico, insigniti anche del Nobel per la pace, oltre ad essere membri influenti del Comitato per le politiche estere del Vaticano, durante il pontificato di Benedetto XVI.