La possibilità di guardare Velletri come centro universitario non convenzionale, fatto di poli museali, di convegni internazionali e persone qualificate, può essere rilanciata a partire dalle parole di Igor Baglioni.
Intervista a cura di Valentina Leone
VELLETRI - La cultura del passato come fatto attuale, vista in tutti i suoi proteiformi e costanti aspetti, sembra affrancarsi con forza da qualsiasi imperativo economico nel disteso dialogo con lo studioso veliterno Igor Baglioni. A una settimana di distanza dall’apertura dei lavori del Convegno internazionale “Religioni e Violenza. Ideologie, Riti, Conflitti”, che si articolerà in cinque giornate, il ricercatore dell’Università di Roma “La Sapienza” e Direttore del Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni” ha tracciato una panoramica dei propri progetti, in fieri e futuri, lasciando trasparire il tessuto connettivo che li lega a Velletri, con una circolarità perfetta tra passione, competenze specialistiche e volontà di coinvolgere il territorio castellano per trasportarlo a livelli sempre più elevati.
Il prossimo 13 giugno a Palazzo Romani, presso la sede veliterna dell’UniPegaso, prenderà avvio il convegno internazionale “Religioni e Violenza. Ideologie, Riti, Conflitti”, da lei organizzato. Quali sono le ragioni che l’hanno portata a riunire qui a Velletri studiosi da ogni parte d’Europa per confrontarsi su questo tema?
Negli ultimi anni il mondo ha assistito alla crescita di una lunga spirale di violenza prodotta da azioni ricondotte, più o meno correttamente, al fanatismo religioso di persone appartenenti a credi differenti. L’attenzione dei media e della politica si è concentrata su questo tema, monopolizzando il dibattito e orientandolo fin troppo spesso su semplificazioni pericolose. Lo scopo del presente convegno è quello di creare una seria occasione di confronto tra colleghi appartenenti a discipline differenti che dia la possibilità di riflettere attentamente sul possibile rapporto strutturale tra le religioni e la violenza nelle sue varie accezioni. L’attenzione sarà focalizzata non solo sulla dimensione ideologica che ogni credenza religiosa implica, ma anche sul ruolo che la violenza stessa può funzionalmente ricoprire nelle pratiche rituali e nella definizione delle caratteristiche degli esseri sovrumani. Credo che anche i recenti fatti di cronaca rendano sempre più necessarie occasioni di queste tipo, in modo che da questi incontri possano essere estrapolate delle sintesi che siano di orientamento per chi riveste ruoli decisionali nell’amministrazione pubblica e nei mass media.
Cosa significa portare un evento di tali proporzioni nel cuore di Velletri?
Significa valorizzare la nostra città, ponendola al centro del dibattito culturale in Europa con un ruolo da protagonista. Significa valorizzare il suo patrimonio artistico e le sue tradizioni, rendendole note a persone che altrimenti non avrebbero mai saputo anche solo della sua esistenza. Significa valorizzare economicamente le diverse attività presenti sul nostro territorio e nei comuni vicini. Ricordo che Velletri è il cuore della manifestazione “Castelli Romani. Mito, Religioni e Tradizioni Eno-Gastronomiche”, strutturalmente connessa al convegno, e alla quale aderiscono i comuni di Albano Laziale, Ariccia, Artena, Castel Gandolfo, Genzano di Roma, Lanuvio, Lariano, Nemi, Rocca di Papa e Velletri. A ogni giornata del convegno è abbinata una serata di festa e cultura in uno dei comuni dei Castelli Romani. Si potrà assistere agli spettacoli previsti e partecipare gratuitamente alle visite guidate ai musei e ai monumenti del territorio. Si tratta di una manifestazione che mi propongono di far crescere nel tempo fino alla sua realizzazione ottimale e che credo dimostri pianamente come le attività culturali possano funzionare al tempo stesso come volano economico per il nostro territorio e come strumento di crescita e maturità critica e sociale per i suoi cittadini.
Vista la vocazione di Velletri a essere uno scenario culturale con una certa dinamica, potrebbe essere verosimile e proficuo un progetto che porti un’università o singoli dipartimenti disciplinari a Velletri?
In realtà l’Università La Sapienza di Roma è interessata da anni a investire in questo senso sul nostro territorio e questo nonostante la palese “freddezza” dell’amministrazione comunale verso il Museo delle Religioni che qui a Velletri rappresenta concretamente, tramite me, La Sapienza. In più di un’occasione pubblica, sia a Velletri che a Roma, questa disponibilità è stata espressa dalle autorità accademiche ai nostri amministratori, sindaco e assessori compresi. Ma è appunto noto a tutti, come dicevo, come l’amministrazione si sia sempre dimostrata implicitamente abbastanza “fredda” verso le nostre attività, dando a volte l’impressione di viverle come una sorta di “evento fastidioso” che devono sopportare per cortesia istituzionale, ma che se potessero ne farebbero volentieri a meno. Un atteggiamento di “freddezza” che nel corso del tempo si è concretizzato in diversi “incidenti” e “incomprensioni”, a volte veramente spiacevoli. Detto questo, vorrei comunque precisare una cosa. È vero che da anni mi faccio portavoce a Velletri, tramite appunto il Museo delle Religioni, dell’apertura di una sede universitaria e di un centro di ricerca di rilevanza internazionale, ma appunto tramite un ente autonomo, sebbene fortemente legato alla Sapienza, come il Museo, e non tramite la dislocazione in loco di Dipartimenti universitari e corsi di laurea. Pensare che a soli 40 km da un polo attrattivo come Roma, con la legislazione attuale che disincentiva fortemente la frammentazione, in un contesto privo completamente di biblioteche specialistiche e di servizi pensati per studenti universitari, possano sopravvivere dipartimenti o corsi di laurea tradizionali è soltanto una pia illusione. E il fallimento di esperienze passate, come quelle intraprese con l’Università della Tuscia da parte del comune di Velletri, stanno a dimostrarlo. Per questo nutro un certo pessimismo anche sul buon esito a lungo andare della sede distaccata che l’Accademia delle Belle Arti dovrebbe aprire a Velletri, peraltro in un contesto fortemente divisivo tra la cittadinanza come quello della Casa delle Culture e della Musica, che a seguito delle modalità che hanno portato all’istituzione della Fondazione che l’amministra e alle dimissioni dell’assessore Ilaria Usai hanno spaccato in due la città, in pro e contro.
Di recente ha pubblicato anche il volume Echidna e i suoi discendenti. Studio sulle entità mostruose della Teogonia esiodea, presentato a Roma il 17 maggio nella sella sede centrale del CNR, sintesi di un suo personale percorso di ricerca che sappiamo ha portato avanti da più di dieci anni ormai. Come descriverebbe Echidna a un pubblico non del settore?
Il problema alla base di quest’opera e che mi ha orientato fin dai primi approcci a questa tematica risiede nel mio interesse a delineare i meccanismi attraverso i quali le civiltà appartenenti al mondo occidentale abbiano dialetticamente fondato la propria identità attraverso la presenza funzionale nelle loro rispettive tradizioni culturali di esseri mostruosi e dal carattere ibrido, variamente definiti. L’idea era di verificare le modalità attraverso le quali venivano proiettate o associate strettamente a questi esseri, in maniera coerentemente determinata e storicamente condizionata, gli aspetti della realtà ideologicamente intesa e come ciò concorreva alla legittimazione dell’ordine esistente, da intendersi sia in senso cosmologico che sociale. Ho scelto come area culturale per studiare il funzionamento di questi meccanismi il mondo greco antico, sia in ragione della mia personale preparazione filologica, che mi consentiva un’adeguata e profonda analisi del materiale documentario relativo a disposizione, sia per il valore paradigmatico che le entità mostruose presenti nella tradizione mitologica greca hanno svolto nell’arco di tutta la storia delle civiltà occidentali, venendo in esse continuamente rielaborate in senso funzionale e in modalità peculiari. Parallelamente, per delineare più chiaramente caratteristiche, funzionalità e percezione di questi esseri all’interno della cultura greca, ho indagato le categorie emiche con le quali queste entità venivano definite nella documentazione disponibile, verificando allo stesso tempo la validità euristica nel contesto greco delle categorie moderne di analisi e definizione, non da ultimo la stessa categoria di “mostro” che costituiva l’elemento orientativo iniziale da cui la ricerca muoveva. Per dirla in termini più diretti e spero non troppo “accademici”, il lettore scoprirà, scorrendo le pagine del mio libro, come questi esseri fossero protagonisti di racconti che avevano come scopo quello di orientare l’uomo in rapporto alla realtà nel suo complesso. Pertanto, l’aspetto mostruoso di queste entità non era casuale, il semplice sommarsi di tratti antitetici in natura per creare un essere orrido, ma erano strettamente funzionali alle finalità dei racconti di cui erano protagonisti; ogni loro singolo tratto è portavoce di un significato simbolico che li rende in un certo senso parole di un linguaggio ante litteram.
Sono in programma per il futuro nuove iniziative e percorsi di ricerca, magari che coinvolgano Velletri?
In occasione della recente riqualificazione a Velletri dell’area archeologica delle SS. Stimmate, sede del cosiddetto “tempio volsco” della città, il Museo delle Religioni sta preparando per il mese di luglio 2017 un confronto interdisciplinare tra storici delle religioni e archeologi in relazione ai temi di indagine comuni connessi ai luoghi di culto. L’iniziativa si pone in continuità scientifica con il convegno “Storia delle Religioni e Archeologia. Discipline a Confronto”, da me realizzato presso la Sapienza Università di Roma nel 2008, e vuole essere un omaggio che dedico alla memoria dell’amica Luciana Drago, per lunghi anni docente di etruscologia alla Sapienza, prematuramente scomparsa, che tanto ha studiato il territorio di Velletri e alle cui capacità e forza d’animo dobbiamo il recupero dell’area delle SS. Stimmate. Anche in questo caso il convegno avrà una portata europea e sarà un’ottima occasione per rendere noti nell’ambiente culturale internazionale i tesori della nostra città.