Venerdì 26 maggio, presso la Sala Parrocchiale di San Salvatore a Velletri, si è tenuto il 21mo incontro organizzato dal gruppo “Insieme” dal tema “Dipendenze oggi”, tutto un mondo, spesso drammatico, da scoprire.
VELLETRI - Dopo il saluto ed una breve introduzione di Antonio Liberati, ha preso la parola la dott.ssa Giovanna Marafini, tossicologa, che ha subito chiarito il concetto di dipendenza: un’esigenza forte del nostro cervello che, basandosi sulla memoria, sulla esperienza avuta, richiede di ripetere l’azione sempre più spesso a scapito anche del ragionamento logico.
L’esempio portato è molto comune: io assaggio per caso e per curiosità, un giorno la nutella, sento che per me è molto buona e mi genera benessere (anche se momentaneo). Il cervello allora, ricordando l’evento, mette in moto tutti quei meccanismi (acquolina in bocca, stato di ansia crescente, nervosismo, e via dicendo) che mi fanno cercare di nuovo la nutella e ciò sempre più spesso fino a che non riesco a stare un solo giorno senza mangiarla. La logica direbbe che la sua assunzione sempre più frequente non è giusta in quanto, essendo la sostanza molto calorica, ingrassa, crea problemi di carie ai denti, potrebbe creare grossi problemi in presenza di diabete e tanti altri problemi fisici collegati. Quando non si ha più il giusto equilibrio fra la ricerca sempre più spasmodica del cervello ed il ragionamento logico entriamo nel campo della dipendenza che altro non è che una malattia che si può e si deve curare. E’ evidente che se al posto della nutella ci mettiamo un’altra sostanza o un atteggiamento, il risultato non cambia. Abbiamo dunque dipendenza da fumo (sigari, sigarette e affini), da gioco (slot-machine, gratta e vinci, qualunque gioco d’azzardo), da sostanze stupefacenti (droghe nella loro totalità) da sostanze inebrianti (alcolici in genere ed in grande quantità), da oggetti specie se tecnologici (televisione, computer ed i suoi giochi vedi playstation, cellulari) e, ricordiamo sempre, la dipendenza grave può provocare problemi di salute, socialità (famiglie distrutte, allontanamento dal gruppo, perdita del lavoro) perdita della propria dignità, del proprio patrimonio finanziario, avvicinamento ad atti criminali fino alla propria ed altrui morte. Nella persona, se non c’è più un freno dato dal proprio cervello o dall’educazione dei genitori (nei minori) o responsabili, moltissime cose o situazioni creano dipendenza. Da questa che è diventata una malattia, un tunnel senza apparente via di salvezza, si può uscire. Basta chiedere aiuto alle apposite figure mediche e comunità specializzate nel campo. E’ da ottusi, in casi con risvolti anche gravi, pensare solo alla repressione: siamo di fronte a un malato che va curato con medicine e relativi trattamenti. E’ stato dunque interessante ascoltare le esperienze di due giovani che con le amorevoli cure della dott.ssa Marafini e dell’assistente sociale, poi intervenuta, la dott.ssa Cristina Polimeno hanno intrapreso un cammino che li ha portati fuori dal tunnel (uno dalle droghe e l’altro dall’alcol) e che, con la loro testimonianza vogliono essere la speranza per molti altri. Questo è il concetto base sul quale si lavora costantemente con tenacia e pazienza certosina. (Foto Sergio).