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Velletri, stazione di fine corsa? Si salvi dal degrado lo scalo ferroviario: appello a Regione e RFI

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Il biglietto da visita di una città, per chi viene da fuori, è spesso la stazione ferroviaria. Velletri nel suo territorio comunale ne ha ben due, ma oltre S. Eurosia lo scalo centrale è naturalmente quello di Piazza Martiri d'Ungheria.

di Rocco Della Corte

Fili e umidità
VELLETRI - Edificio pieno di storia, fu concepito come iniziale capolinea della linea ferroviaria cosiddetta "Pio-Latina" che conduceva, attraversando le rigogliose campagne dei Castelli Romani e con opere infrastrutturali importanti come il ponte di ferro sul fosso di S. Anatolia (primo ponte in ghisa d'Italia), a Ceprano e quindi a Napoli o in alternativa a Terracina.
Dagli anni Sessanta i tagli alle strade ferrate hanno reso quella di Velletri una stazione capolinea, ma il traffico pendolare è sempre stato intenso e negli ultimi anni le corse si sono addirittura raddoppiate rispetto al passato con una partenza ogni trenta minuti il pomeriggio a destinazioni alternate Termini/Tiburtina. Del doppio binario, dei disagi e dei ritardi si è a lungo dibattuto e restano questioni aperte, poiché non bastano inaugurazioni di nuovi treni - seppur importanti - per alleviare i problemi spinosi di chi quotidianamente deve raggiungere la capitale. L'attenzione vuole essere focalizzata, come appello, proprio sulla stazione ferroviaria centrale di Velletri, che se ha vissuto una riqualificazione generale nella piazza antistante al suo interno vive ancora situazioni poco edificanti. Lo spunto può essere proprio l'episodio di cronaca di domenica scorsa, ovvero l'atto di vandalismo che ha visto spaccato il vetro della porta centrale dell'atrio, che affaccia sul binario uno. Ad un sopralluogo più specifico, in realtà, emergono numerose altre situazioni poco decorose. Dalla metà degli anni Novanta la stazione di Velletri ha visto la chiusura del posto movimento e dell'ufficio del capo stazione. Gli impianti restano attivi, così come la sala relè per eventuali interventi straordinari, ma lo scalo è totalmente impresenziato.
Con il trasferimento dell'edicola nel nodo di scambio (altro tasto dolente) restano solo il bar e la biglietteria, che presta servizio con un unico dipendente dal lunedì al venerdì con orario 6,00-10,15 e 10,30-12,50. Nel resto della giornata, oltre ai capi-treno, i viaggiatori devono fare i conti con l'informatica: gli orari cartacei, spesso strappati dai vandali, fanno il paio con i monitor di partenze e arrivi e ci sono sia le macchinette per l'emissione dei titoli di viaggio che per generi alimentari. I problemi, però, non mancano: di sera l'illuminazione sulle banchine è a dir poco scarsa, e questo incide non poco sulla sicurezza. La pensilina è spesso in penombra, i lampioni sembrano non bastare e nell'area dello scalo merci quasi tutte le lampadine sono fulminate, con i neon che si accedono e si spengono. La sala d'attesa è corrosa dall'umidità, con alcuni pezzi di intonaco che stanno letteralmente sgretolandosi. Il tutto in prossimità di cavi dell'elettricità, come testimoniato dalle immagini. In più, l'erba tra i binari è sempre abbastanza alta e si rendono sempre più necessari gli interventi per raderla. Altro punto critico è quello delle panchine: all'interno della sala d'attesa ne è rimasta praticamente una sola, mentre le altre sono sparse sulla banchina del primo binario mentre non ce n'è nemmeno una sui marciapiedi degli altri binari di servizio. In più, e anche questa considerazione rientra nell'ambito della sicurezza, la pensilina ricopre solo una parte del primo binario: questo significa che in caso di pioggia un passeggero che arriva sul terzo binario e scende deve camminare su un marciapiede sconnesso (l'asfalto è tutt'altro che lineare e le linee gialle da non oltrepassare sono quasi invisibili) fino alla testa del treno per poi "risalire" verso il fabbricato viaggiatori. Non di rado, allora, quando piove alcuni imprudenti optano per l'attraversamento dei binari - già pericoloso di per sé, figurarsi se fatto al buio e con le rotaie bagnate.

RFI negli ultimi anni sta investendo anche nelle stazioni di provincia, e sarebbe auspicabile un intervento massiccio anche per quanto riguarda la stazione centrale di Velletri: un rifacimento della segnaletica e del manto dei marciapiedi, con le righe gialle da riapporre; l'installazione di pensiline della lunghezza intera o parziale delle banchine per il secondo e terzo binario e l'allungamento di quella del primo, come accaduto a Frascati. Un numero maggiore di monitor per le informazioni, l'allacciamento dello scalo alla Radio ufficiale delle ferrovie per dare informazioni in tempo reale sul traffico ferroviario, come accade nella vicina Cisterna. Sicuramente lavori non di poco conto, ma che darebbero una veste nuova e più accogliente alla stazione. Anche la sala d'attesa necessita di una riverniciatura e di lavori massicci contro l'umidità. Per quanto riguarda le aiuole, non sarà difficile trovare dei volontari disposte a curarle. Tutto ciò è possibile solo con il senso civico di chi la stazione la vive e la frequenta: tutti i posti si possono migliorare e abbellire, ma se poi il deficiente di turno li deturpa con le proprie scritte e i propri atti vandalici tutto si vanifica.
La speranza è che Velletri "Centrale" possa beneficiare di pensiline, marciapiedi nuovi (a norma, con la striscia apposita rialzata per le persone a ridotta mobilità e i non vedenti), un potenziamento dell'illuminazione e un'integrazione dei servizi informatici di informazione. Nulla è impossibile, a Frascati si sta lavorando in tal senso come in numerosi altri scali, e Velletri - che non si può più considerare un paesello di provincia - deve avere la stazione, o il biglietto da visita, che merita, magari anche con dei cartelli di informazioni turistiche sul modello di quello che illustra il sistema museale appena fuori dalla sala d'attesa. Illusione o utopia? Staremo a vedere  se RFI e Regione Lazio, con l'ausilio dei sempre più salvifici Fondi Europei, metteranno mano alla situazione e se hanno in programma di migliorare la stazione.

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