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Velletri Archeologica: "L'asilo di Ottavia" - Seconda parte - a cura del Gruppo Archeologico Veliterno

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PROSEGUE DA SABATO SCORSO - SECONDA PARTE: E veniamo alle due Antonie, le mie nipoti, le figlie di Ottavia e Antonio.

di Ciro Gravier

La prima, Antonia Maggiore, è nata ad Atene, nel 39. Quando venne a Roma con la madre, aveva tre anni. A 14 anni andò in moglie a Lucio Domizio Enobarbo, un lontano parente di Lepido, appassionato di cavalli, di giochi del circo e un po’ volgarotto, tanto che dovetti intervenire con fermezza per metterlo a posto.
Detto ciò, devo riconoscere che si è dimostrato capace e coraggioso nell’esercito del Reno: fu lui a far costruire i “pontes longi”, delle lunghe passerelle sulle paludi tra il Reno e l’Emisa, grazie alle quali il nostro esercito raggiunse punti della Germania interna dove non era mai arrivato prima. E questo gli valse l’onore di un trionfo. Antonia gli ha dato tre figli: due femmine (Domizia Lepida Major e Minor) e, in mezzo, un maschio: Gneo Domizio Enobarbo. Sono rappresentati nel fregio dell’Ara Pacis: Enobarbo è il ragazzino che si aggrappa alla toga di Druso mentre la madre Antonia gli tiene una mano affettuosa sulla spalla. La ragazzina che sta dopo è sua sorella maggiore Domizia, di nove anni. Il padre dei due bambini viene appresso, con la mano alzata. Domizia Minore non c’è perché all’epoca dell’edificazione dell’Ara, aveva pochi mesi ed era ancora in fasce.
La seconda, Antonia Minore, è nata anche lei ad Atene, nel 36. Suo padre in pratica non l’ha mai conosciuto perché venne a Roma che non aveva neanche un anno, mentre lui se ne restò in Egitto con l’amante Cleopatra, e poi si uccise nel 30, dopo la sconfitta di Azio. Nel 16, a 20 anni, ha sposato Druso, il secondo figlio, diciamo così, di mia moglie Livia, il quale è morto in Germania nel 9 a seguito delle ferite riportate in una stupida caduta da cavallo. Restata vedova, non si è voluta più sposare e si è interamente dedicata ai tre figli: Germanico, Claudio e Livilla.

Chi è rimasto? Ah, sì: i figli di Cleopatra. Quello sciagurato del padre, senza nessuna autorizzazione e anzi in pieno disprezzo del Senato, li aveva nominati re di varie province che appartenevano allo stato romano. Dopo il suicidio dei loro genitori, li portai a Roma: così erano più sicuri loro e più tranquillo io. Ovviamente, potevo affidarli solo a qualcuno di cui mi potessi fidare come di me stesso, e quindi a “Mamma Chioccia”, come qualche volta la chiamavo, ossia la mia sorellona Ottavia.
Alessandro Elio era nato ad Alessandria il 25 dicembre del 40. Quindi, quando me lo portai a Roma, aveva 10 anni, un bel bambino dai folti capelli ricci quasi a boccoli, paffutello ma un po’ maldestro. Il padre lo aveva fatto re dell’Armenia, della Media, della Fenicia e della Cilicia: gli aveva messo addosso delle brache armene di tessuto prezioso e in testa una tiara conica d’oro. È evidente che in questi posti il povero reuccio non ci andò mai. Andò invece in Africa, insieme a sua sorella gemella Cleopatra Selene, dalla faccia vezzosa a mo’ di palloncino, che io stesso ho spedita in Mauritania come moglie del re Giuba II, nostro alleato. Si è comportata con molta dignità e una certa alterigia, che però non le ha impedito di meritare l’ammirazione e l’affetto dei suoi sudditi. So che, dopo aver avuto due figli, o forse tre, è morta ed è stata sepolta in una tomba monumentale su una collina dominante la pianura di Tipaza, che dicono abitata dagli dei. Di Alessandro, invece, non ho più notizie.
Il terzo era Tolomeo Filadelfo, il fasullo re di Siria, Fenicia e Cilicia. Viziosetto e cagionevole di salute, non sopportava né il clima né la cucina romana. È morto nel 29, di febbre e di indigestione, a 7 anni.





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