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Roberto Leoni (DP): "Lavoriamo per creare i presupposti affinchè il centrosinistra governi Velletri"

Se il PD locale ha legittimato la scelta di Servadio nel ritirare le deleghe all'assessore Usai, non è dello stesso avviso Roberto Leoni, firmatario tra gli aderenti al movimento Articolo 1 - Democratici e Progressisti e da sempre vicino all'ormai ex titolare dell'assessorato alla Cultura. Ecco cosa ha dichiarato nella sua intervista, rilasciata in esclusiva per VelletriLife. 

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VELLETRI - L'assessore Ilaria Usai non ha rilasciato dichiarazioni in merito, nè sui social nè sulla stampa cartacea o on line, ma a parlare di quanto accaduto sulla questione che ha tenuto banco nel dibattito politico cittadino per varie settimane è stato proprio Roberto Leoni. Il consigliere comunale ed ex assessore ha spaziato dalla politica locale a quella nazionale, con un occhio ai progetti futuri che lo vedono coinvolto in prima persona per un lavoro che raccolga le istanze del popolo di centro-sinistra che non si riconosce più nel PD. Ecco cosa ha risposto Leoni.
Consigliere Roberto Leoni, la prima domanda non può che riguardare la revoca delle deleghe alla Cultura all’assessore Ilaria Usai, molto vicina alle sue posizioni politiche. Lei è stato uno dei primi ad esprimersi sulla questione, le polemiche sono state molto efferate, in rete e tra la gente. A suo avviso cosa non ha funzionato nei rapporti interni alla maggioranza e portato a questa situazione? 

Penso che il Sindaco abbia commesso un errore ritirando le deleghe a Ilaria Usai, sia nel metodo che nel merito. E’ bene sottolineare che la nomina di Assessore di Ilaria Usai era legata alla opportunità di rappresentanza politica nella Giunta Servadio, che, è bene ricordare, è il criterio con il quale sono state costruite sia la precedente che l’attuale giunta. La scelta della Usai non è stata una scelta “personale” ma politica, per questo ho sottolineato la irritualità del comportamento del Sindaco (che confermo) perché penso e sono convinto che nel corretto rapporto il Sindaco, pur avendo le prerogative che gli riserva la legge,  non può prescindere dal rispetto politico delle persone e dei ruoli .Nel merito ho trovato e trovo del tutto stravaganti le motivazioni che il Sindaco ha riferito alla stampa. Un assessore lo si valuta per il lavoro politico e istituzionale che produce, non per il numero delle presenze: svolge un incarico istituzionale che non è di dipendenza, non prende cioè lo stipendio dal Comune, gli viene riconosciuta una indennità di funzione che è cosa ben diversa e se mai dovesse essere alle dipendenze è alle dipendenza della Sua comunità. Se questo è il metro di misura, quindi - e non potrebbe esservene altro - gli attestati di solidarietà e di stima che Ilaria Usai ha ricevuto in maniera libera e incondizionata la dicono lunga sul gradimento del lavoro prodotto in mezzo alla gente nonostante le difficoltà incontrate. Per arrivare alla domanda, che non voglio eludere, non credo si sarebbe arrivati a questo epilogo finale se da parte del Sindaco vi fosse stato il pieno riconoscimento politico dell’Assessorato alla Cultura e dell’Assessore alla Cultura, quel che dico sta nei fatti, sta nelle scelte e nelle decisioni che il Sindaco ha fatto e ha preso nel settore della Cultura e degli eventi Culturali. 

In una recente intervista rilasciata proprio al nostro quotidiano, il Direttore Artistico della Fondazione Cultura, contro la quale lei si è schierato sin dal primo momento, ha ribadito la volontà di collaborare con l’assessorato alla Cultura. Ma l’assessore al momento non c’è... Lei per quale motivo si è reso immediatamente contrario all’istituzione della Fondazione? Crede che la Fondazione escluda l’Assessorato un margine di collaborazione si sarebbe potuto comunque creare? 

Ho dichiarato la mia contrarietà alla costituzione della Fondazione perché non ho condiviso e non condivido che il Comune di Velletri abdichi al suo ruolo istituzionale privatizzando di fatto la Cultura a Velletri, per altro attraverso la costituzione di un organismo sul quale nutro anche dubbi di legittimità e peraltro dopo l’esperienza della gestione dell’Artemisio con una ATS. Penso che si sarebbe dovuto fare altro, penso che contenitori e spazi culturali importanti come il Teatro Artemisio, l’ex Convento del Carmine, l’area delle Stimmate, recuperati con tanto impegno e ai quali ho contribuito da Assessore ai lavori Pubblici, dovevano essere restituiti alla città e ai cittadini di Velletri e fatti vivere insieme alle realtà associative e culturali e far si che si iniziasse una stagione nuova e diversa per la cultura Veliterna di ampia condivisione e coinvolgimento. Anche qui per arrivare alla domanda, E’ ovvio che quel che è stato costruito si contrappone di fatto alle competenze e alle funzioni di un Assessorato alla Cultura reso marginale rispetto all’istituita fondazione, del resto lo dicono gli atti per come sono stati scritti e approvati, e qui penso ci sta anche la risposta al comportamento e alla decisione del Sindaco e la motivazione (quella vera).



Entrando nel merito: in molti, tramite comunicati stampa e dichiarazioni, hanno sottolineato come l’atto di revoca delle deleghe – pur rientrando nelle piene facoltà del Sindaco - risponda a delle logiche interne al PD, mentre nessuno ha avuto da ridire sulla persona dell’ex assessore. Queste logiche interne al PD si sono poi materializzate con l’adesione di un nutrito gruppo di persone e vari consiglieri al movimento Democratici e Progressisti, di cui anche lei fa parte?

Non comprendo a quali logiche interne del PD avrebbe risposto sotto l’aspetto politico. La collocazione di rappresentanza politica al Sindaco era nota fin da prima dell’atto della nomina e che il sottoscritto non fosse mai stato un Renziano quindi non omologabile al suo pensiero politico non è mai stato un mistero. Penso più che si possano prendere decisioni dettate dal momento e i momenti nella vita cambiano e possono cambiare le decisioni. Per quanto riguarda la scissione veliterna del PD se insieme a me altri hanno deciso di lasciare il partito (cinque consiglieri e un assessore) e fatto scelte diverse oltre alle questioni di livello Nazionale, è una responsabilità che in primo luogo fa capo a chi a livello locale il partito lo ha diretto e gestito .


La riunione del “Tognazzi” con Bianca Berlinguer e Roberto Speranza, avvenuta ben prima della nascita del movimento DP, è stato un semplice momento di confronto politico oppure una prima riunione delle forze in campo che saranno esterne al PD nella prossima tornata elettorale? 

L’incontro con Bianca Berlinguer e Roberto Speranza voleva essere un momento di confronto di quella parte del PD che aveva difficoltà a continuare a resistere nel partito di Renzi. Poi gli eventi hanno subito una accelerazione dovuta soprattutto dalla sordità di un segretario più interessato a salvare se stesso che la sua comunità, a quel punto c’è poco da fare. Nei prossimi tempi avremo modo di meglio valutare le forze in campo.

Qual è il compito dei Democratici e Progressisti a Velletri e in Italia? E cosa risponde, da politico d’esperienza, a chi critica D’Alema e Bersani? Viceversa, cosa critica a Renzi in questa fase politica? 

Il compito dei Democratici e Progressisti è richiamato nel manifesto del movimento, cioè aprire una fase costituente per ricostruire un centrosinistra plurale, non soffocato da ambizioni leaderistiche e da pretese di arrogante autosufficienza che inevitabilmente porteranno alla vittoria dei nostri avversari, né dalla rassegnazione alla progressiva impotenza delle istituzioni democratiche, ma che sappia trarre nuova linfa vitale dai valori costituzionali dell’antifascismo e dalla storia repubblicana. Il PD ha perso per strada la sua iniziale identità e nel corso della segreteria di Renzi ha subito una modificazione genetica, da forza politica trainante nel campo del centrosinistra si è pian piano trasformata in un soggetto di solo potere e di poca politica che si organizza solo nei momenti di esigenza elettorale. Le vicende di questi giorni delle primarie per la scelta/ celebrazione del segretario è emblematica. Le ultime tornate elettorali ci dicono che milioni di elettori della sinistra e del centro sinistra hanno abbandonato il PD facendo scelte diverse, chi nel PD agita strumentalmente D’Alema e Bersani dovrebbe prima di tutto preoccuparsi di loro altro che storie. Mi pare però che ci sia poca voglia di capire e lo ha dimostrato lo stesso Renzi che invece di condurre il partito verso il recupero di un dialogo politico inclusivo rispetto alle diverse posizioni, senza indugio alcuno ha preferito la strada dello scontro, finalizzato al solo personale interesse, cioè quello di essere il solo e indiscusso “capo” del partito attraverso la legittimazione delle primarie

Quali sono i progetti futuri di Roberto Leoni? Si sta lavorando ad una strada che sia alternativa al PD e che risponda alle istanze di un’area di centro-sinistra che non si riconosce nei democratici oppure è possibile, nonostante le divergenze politiche del momento, creare un fronte comune con il PD in vista delle prossime amministrative 2018 lavorando sui programmi?

Come ho detto c’è tanta gente, tanti elettori della sinistra e del centro sinistra che da tempo si sentono a disagio a riconoscersi in questo PD, penso a loro, penso ai tanti compagni e amici che si trovano nella confusione e non hanno più un riferimento politico certo e credibile e credo sia giusto e doveroso per me lavorare per creare qualcosa di alternativo al PD ma inclusivo nel campo del centrosinistra. Tutto ciò aperto a tutti giovani, uomini, donne, realtà della società civile e dell’associazionismo civico che si riconoscono nei temi e nei valori di una sinistra moderna e di governo . 

Alle prossime amministrative, come ammesso un po’ da tutti gli schieramenti, la partita è apertissima. Per ora a parte Giorgio Greci, che si propone come candidato trasversale, Paolo Felci con Casapound e con tutta probabilità il Movimento Cinque Stelle, non ci sono candidati né dal centro-destra né dal centro-sinistra, in termini di partiti. Qual è la strada che lei, con la sua pluriennale esperienza, crede occorra seguire per assicurare un buon governo alla città di Velletri? 

Ascolto quel che gira in città, più che ai nomi sono interessato a capire cosa si pensa di proporre per Velletri. Velletri ha subito un grave danno dalla mala gestione della destra. C’è bisogno di idee e capacità di governo. Al momento credo che la migliore strada sia quella dell’ascolto senza che nessuno pensi di avere soluzioni precostituite e vestiti già cuciti. 

Nove anni di amministrazione Servadio: se le chiedessero di dare un giudizio in poche parole, anche distinguendo la prima esperienza dalla seconda? 

Sicuramente positivi i primi cinque anni,  meno positivi i secondi. La situazione trovata nel 2008 era a dir poco disastrosa, con un debito certificato dagli ispettori del Ministero di 93 Milioni di Euro. In più non è assolutamente facile amministrare un Comune come il nostro. Penso che aver lavorato bene sulla programmazione nei primi anni sia stato utile e i risultati ottenuti soprattutto nelle opere pubbliche ne sono la riprova. Ma questo non basta: ci sono altri settori che hanno bisogno di impulso e attenzione, c’è bisogno di andare oltre, di costruire un nuovo percorso per Velletri. Pensare di poter affrontare le prossime elezioni soltanto con il conto del passato è sbagliato e sarebbe un grosso errore.

Roberto Leoni potrebbe essere un candidato Sindaco di una lista civica, di una coalizione capeggiata dai Democratici e Progressisti, o comunque dentro le primarie di uno schieramento politico? 

Roberto Leoni è impegnato a costruire i presupposti perché il centro sinistra continui a governare Velletri .

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