La vicenda che ha coinvolto già da tempo il comune di Marino e che ha portato all’arresto l’allora sindaco, quattro funzionari e altri imprenditori locali, non smette di svelare le sue carte. Risale a ieri l’arresto di un uomo con l’accusa di usura aggravata ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, in aggiunta a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Velletri.
Grazie anche alle varie intercettazioni telefoniche ed alle indagini della Procura Veliterna si è permesso di comprendere anche come questo non è che un filone dei tanti prestiti, favori e mazzette che collegano l’aguzzino all’ex-sindaco marinese Silvagni. Si presume, addirittura, che i due avessero una certa complicità in quanto ad affari, tanto da pensare che l’usurario fosse il braccio destro dell’allora primo cittadino.
Un’intercettazione telefonica avvenuta nel municipio marinese certificherebbe un incontro e uno scambio di denaro – somma che si aggirerebbe intorno ai duemila euro – destinato ad un consigliere comunale, vittima del raggiro. Già nell’aprile scorso il sindaco, eletto da poco meno di un anno, ed altri imprenditori locali erano finiti in manette; le accuse a Silvagni erano di peculato e corruzione. Grazie alle indagini dirette dal procuratore della Repubblica di Velletri Francesco Prete si è riusciti a far luce svelando come il politico, tra le varie cose, fosse venuto in possesso di una tangente del 3% su un totale di 100mila euro destinati al pagamento di imprese locali. Sembra, inoltre, che fossero stati donati favori in cambio di sponsorizzazioni per feste locali, e che un imprenditore per l’apertura di un noto Fast food sia stato aiutato accelerando illecitamente le pratiche, a patto che si assumessero venti persone scelte proprio da lui. Si comprende, quindi, come l’usuraio finito in manette pochi giorni fa sia solo una delle tante pedine del gioco che sta sconvolgendo da mesi il territorio dei Castelli Romani. Secondo quanto riportato dai Carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo il 62enne è accusato anche di esercizio abusivo dell’attività finanziaria, essendo in possesso di un bar dove egli stesso talvolta provvedeva agli scambi di denaro e prestiti. Altre aggravanti comprendono la modalità di gestione degli affari loschi, cioè una certa disinvoltura e spregiudicatezza con la quale provvedeva “a cielo aperto” alla sua attività tra il bar e la piazza centrale e con il quale teneva la contabilità di prestiti e nomi di molte persone che si rivolgevano a lui per bisogno. La Procura della Repubblica Veliterna continua ad indagare ma intanto il cravattaio dei politici e degli imprenditori è stato condotto presso il Carcere di Velletri, dove rimarrà in attesa del processo.
Jessica Leoni