Le attuali batterie dei notebook sono formate da un involucro plastico con all’interno una serie di celle agli ioni di Litio.
di Stefano Ruffini
Ogni cella basa il suo funzionamento elettrochimico sul passaggio di elettroni “rubati” agli atomi di litio (che diventano quindi ioni). Durante la carica gli elettroni vengono strappati al litio presente sul polo positivo migrando verso il polo negativo, nella scarica si ha il processo inverso e gli elettroni tornano sul polo positivo.
Le batterie al litio hanno caratteristiche molto diverse da quelle usate alcuni anni fa a base di Nickel (Nichel Cadmio o Nichel Metallo Idruro); infatti rispetto le Nickel non soffrono quasi per nulla dell’effetto memoria, sono più leggere, più potenti, perdono la carica, se non usate, più lentamente e sono anche “intelligenti”. Mi spiego: ogni batteria al Litio possiede inglobato un circuito elettronico che monitora la tensione della batteria per preservarla dai danni di un’eccessiva scarica; infatti in caso di scarica completa queste batterie diventano inutilizzabili; la funzione di questo circuito sta proprio nell’impedire che la carica scenda sotto una certa soglia interrompendo l’erogazione di corrente. Quindi quando il nostro notebook si spegne per mancanza di carica in realtà è il circuito all’interno della batteria che ha interrotto il flusso di corrente in tempo prima che si danneggi la batteria. Questo fatto porta alla conclusione che è sempre meglio caricare le batterie dei nuovi notebook ogni volta che se ne ha la possibilità ed evitare di lasciare le stesse per troppo tempo scariche. Infatti se è vero che sono protette dall’eccessiva scarica è vero anche che il circuito di protezione assorbe un minimo, anche se piccolissimo, di energia elettrica; quindi se una batteria poco carica la si lascia mesi ferma, questa continuerà lentamente a perdere energia (anche con l’apporto della scarica naturale) fino ad un punto “di non ritorno”, diventando inutilizzabile. Un altro problema delle batterie al Litio è il surriscaldamento. Nonostante il circuito elettronico provveda anche a staccare la corrente quando la temperatura risulti troppo elevata e le celle posseggano delle valvole di sfogo per scongiurare un aumento eccessivo di pressione dei gas all’interno, si sono verificati casi di incendi come accaduto ultimamente agli smartphone di una nota marca. Motivo in più per evitare di stare a ricaricarle e scaricarle (pratica tra l’altro inutile) quando se ne può fare a meno. Detto questo la domanda sorge spontanea: ma quando collego il pc alla rete elettrica tramite il suo alimentatore è meglio staccare la batteria o lasciarla inserita ? Se cercate nel web troverete dappertutto che è meglio staccarla per evitare il surriscaldamento della stessa, in realtà la mia risposta è “NO”: io consiglio di lasciarla sempre attaccata al notebook. Il motivo è semplice: quando le batterie sono cariche al 100% i circuiti elettronici e/o i sistemi operativi (sia dei notebook che dei cellulari) provvedono ad interrompere la carica e quindi non ha senso scollegarla. Prova ne è che una batteria carica su un notebook collegato alla rete elettrica non si surriscalda e anzi può preservare il computer da micro-sbalzi o interruzioni di tensione che in alcuni casi possono portare a guasti anche seri.… è come se si disponesse di un gruppo di continuità! Altra prova del fatto che non sia conveniente scollegarla è che molti dei nuovi pc o Mac non hanno più la batteria removibile in quanto è alloggiata all’interno dello chassis, spesso situata in posizioni poco accessibili ad un non esperto. Quanto dura una batteria ? dipende ovviamente dall’uso e dai cicli di carica e scarica. Mediamente con un uso misto quotidiano, cioè utilizzando il computer talvolta solo con la batteria e talvolta con la rete elettrica dopo due o tre anni si incomincia a sentire un deciso degrado dell’autonomia; ecco perché quando si può è meglio non scaricare del tutto la batteria che dopo 300-500 cicli completi di carica muore. Alcuni produttori come la Sony sulla passata linea Vaio consigliava inoltre di non caricare al massimo le batterie per allungarne la durata e a questo proposito includevano nel loro software la possibilità di interrompere la carica quando arrivava all’80-90%. Ora vediamo cosa fare nel caso la batteria non funzioni come dovrebbe o sia completamente morta. Se si tratta di una batteria che non tiene più la carica perché vecchia la si può sostituire comprandone una nuova; non sempre si riescono a reperire quelle originali e soprattutto sono costose ma per fortuna sulla rete ne vendono di compatibili. L’importante è non fidarsi mai (nemmeno se si acquistano le originali) della descrizione del venditore nella quale si legge la lista dei notebook a cui si adatta perché spesso anche a parità di modelli esistono delle piccole varianti e batterie apparentemente uguali in realtà non lo sono. L’unico e ripeto l’“unico” elemento certo per poter acquistare una batteria “giusta” è quello di leggere la sigla o il numero di parte sulla stessa ed ignorare ogni dicitura sul computer. Ad ogni modo per prolungare l’autonomia del pc basterebbe abbassare la luminosità dello schermo, utilizzare dischi fissi allo stato solido (SSD) al posto di quelli meccanici di serie, disinserire chiavette USB, DVD e periferiche collegate e spegnere, quando non servono, Wi-Fi e bluetooth. Se la batteria ha comportamenti anomali come non riuscire a caricarsi completamente (escludendo guasti all’alimentatore) forse è semplicemente mal calibrata e in questo caso può venire d’aiuto un programma che è un po’ il “coltellino svizzero” delle batterie: Battery Doubler che è gratuito fino ad un “tot” di esecuzioni e scaricabile qui: https://battery-doubler.it.softonic.com/ Quando invece la batteria è completamente morta, cioè non si riesce a caricarsi, ci sono poche cose da fare anche perché non si sa bene la causa. Nella mia esperienza ho avuto qualche successo con metodi empirici : ad esempio provando più volte ad inserirla da computer acceso tramite la tensione di rete per creare un piccolo shock, meglio se è in esecuzione il Battery Doubler oppure riponendola nel freezer una mezz’oretta, protetta in una busta chiusa, e poi togliendola aspettando una decina di minuti che la temperatura tornasse a livelli quasi ambientali; in questa maniera ho potuto recuperare quel poco di carica utile per farla riconoscere al computer come “non guasta” e far ripartire la carica (metodo abbinato al Battery Doubler utilizzato proprio in questi giorni con successo su una batteria lasciata abbandonata da alcuni anni).