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Channel: Velletri Life
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Il vino di Velletri è il più buono, tuttavia l'annata in corso...

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Il territorio di Velletri è stato fin dai tempi antichi legato alla tradizione dei vini; la presenza della viticoltura in quest’area, infatti, risale all’epoca romana, quando Plinio nominava il vino veliterno il più generoso dell’epoca, e Livio confermava quanto tali vini fossero preziosi. 


Nel corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto per Velletri un ruolo fondamentale, come testimonia la Festa dell’Uva che a partire dal 1930 viene allestita tutti gli anni, riscontrando sempre grande successo; e come testimoniamo i numerosi riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali che i vini a DOC Velletri continuano a registrare.

Oggi però, con la crisi economica, molti mercati locali stanno subendo un declino, più o meno evidente, e quello dei vini di Velletri non fa certo eccezione. La colpa però, è forse da ricercarsi in una politica marketing errata e nelle cattive abitudini di chi ha il potere di decidere i prezzi. Quella del 2015, dovrebbe essere “un’ annata boom” per il vino, in quanto i produttori si dicono “entusiasti per la qualità e l’abbondanza del frutto favorito dal clima ideale e dall’assenza di attacchi parassitari”; ma, per paradosso, è proprio la grande quantità della materia prima che pone il problema del prezzo che, a quanto detto, “ non potrà superare i 30 euro al quintale del 2014”. È chiaro che c’è poco da gioire se i prezzi non possono aumentare nonostante le uve siano più sane e più ricche. Una buona annata dovrebbe rendere di più in quanto dovrebbe regalare vini migliori in termini di ricchezza, longevità e qualità e non di certo perché la materia prima è più abbondante. Il vecchio assioma secondo il quale una minore quantità corrisponde ad una maggiore quantità, sembra non convincere il nostro territorio, dove al contrario, l’agricoltore si trova costretto a produrre il più possibile, in quanto ogni anno, a prescindere dalla qualità delle sue uve, percepisce all’incirca la stessa cifra. Secondo un principio piuttosto illogico, se la stagione è stata negativa e si produce poco e male, allora le uve verranno valutate di più, mentre se, al contrario, si riesce a produrre in misura maggiore, grazie ad una buona stagione, le uve subiranno una valutazione minore. Il problema di fondo è che, fin quando si continuerà a produrre secondo tale principio, saranno sempre i padroni dei grandi numeri, che acquistano centinaia di migliaia di quintali di uva di qualsiasi qualità, che stabiliranno il prezzo a seconda delle loro esigenze di imbottigliamento. Tutto questo porterà, come stadio ultimo del declino del mercato locale dei vivi, ad un fallimento di tutte le cooperative esistenti sul territorio veliterno e più in generale sull’intero territorio dei Castelli Romani, che già ha visto fallire svariate cooperative. Per recuperare questa situazione ci vorrebbe un’inversione di marcia, bisognerebbe cioè mirare sulla valorizzazione dell’immagine del proprio territorio, impegnandosi quotidianamente sulla qualità e sulle risorse della propria terra, slegandosi da chi mira unicamente al guadagno basato sui grandi numeri. Tra i paesi dei Castelli Romani, l’unico che sta provando quest’inversione di rotta è Frascati dove sta nascendo una nuova frontiera degli investimenti per chi vuole guadagnare dall’apprezzamento delle zone di produzione vinicola. La strada è ancora lunga da fare, ma gli sforzi fatti per la crescita dell’immagine e della qualità delle uve, con ogni probabilità, non resteranno vani.


Giorgia Rossetti

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