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Intervista all'attrice Elena Sofia Ricci: al Teatro "Tognazzi" di Velletri in scena "Mammamiabella!"

Quando la bravura e la simpatia si incontrano, anche le brevi interviste possono trasformarsi in conversazioni che arricchiscono chi pone le domande. Elena Sofia Ricci, attrice di successo e grande professionista, in questi giorni è a Velletri per le prove del suo primo spettacolo da regista, "Mammamiabella!".

di Rocco Della Corte
con la collaborazione di Sara Scifoni

VELLETRI - La nostra Redazione ha rubato qualche minuto all'attrice, che appena è arrivata al Teatro "Tognazzi" ha risposto in maniera esauriente e cordiale alle curiosità dei giornalisti di Velletri Life. L'appuntamento per vedere lo spettacolo è per domenica sera alle ore 21.00 presso il teatro veliterno.


Elena Sofia Ricci, siamo abituata a vederti in fiction di successo ma questo è un esordio alla regia in teatro. Quali sono le sensazioni e le emozioni di questa nuova esperienza?

In primo luogo devo ringraziare Federico Perrotta, Valentina Olla e Sabrina Pellegrino, che hanno pensato a me per questa avventura, alla quale altrimenti non avrei mai pensato da sola. Non ho mai avuto, infatti, velleità registiche e non avrei mai creduto di dover lavorare a una regia nella mia vita. Mi sento di dire che sono nata per fare l'attrice, anche in passato ho svolto altre attività come il ballo, la danza, la musica, insomma tutto, ma la regia no. Quando me lo hanno proposto non volevo crederci, ed ero convinta di non saperlo fare. Loro però sono stati perseveranti, hanno ribattuto convincendomi di come avrei potuto essere utile in uno spettacolo incentrato sui nove mesi della maternità. Il loro incoraggiamento è stato decisivo. Inizialmente, dunque, pensavo di poter aiutare con qualche consiglio sulla recitazione. Man mano che leggevo il copione e vedevo loro, però, contemporaneamente sempre di più vedevo lo spettacolo. Io lavoro sempre in questo modo, devo vedere i personaggi che interpreto, immaginare le scene e visualizzare quello che poi diventerà il lavoro. Siccome questo spettacolo prendeva forma nella mia mente e mi stimolava tantissimo, mi sono accorta che in realtà stavo già avendo - in maniera naturale - delle idee di regia, nonostante non lo avessi mai fatto. Il contesto mi suggeriva delle idee, ad esempio una delle prime cose che ho chiesto e che al momento dell'apertura del sipario dovesse esserci qualcosa che non provocasse un impatto negativo sugli spettatori.  


Su cosa avete lavorato in particolar modo, considerando anche il tema, e come avete sviluppato l'argomento della maternità? 

Nonostante la produzione piccola, posso dire che si è lavorato molto bene sulla scenografia: è bella, una vera e propria giostra, così ben fatta grazie allo scenografo Andrea Taddei che ha idee e soluzioni carine. Con quattro velarini abbiamo realizzato una scenografia che sembra imponente, è fatta con poco, ma attraverso un gioco di luci ogni personaggio appare e riappare. In più ho dovuto fare i conti con la musica: con i musicisti in scena, mi sono inventata una situazione in cui appaiono vestiti da paperelle, da orsacchiotti: il mondo del bambino deve diventare un incubo che crolla sulla testa di questa povera madre protagonista. Via tutte le cose del buonismo, insomma, c'è qualche momento tenero ma viene in pochi secondi dissacrato. Amo essere anche un po' cinica e tanto più si è cinici tanto più il momento delicato e dolce viene fuori in maniera più forte. Il risultato ci ha premiato: c'è gente che dopo la fine dello spettacolo si è persino commossa, dopo aver riso con le lacrime perché ci sono tante scene divertenti. Insomma, il tema della maternità è trattato in modo originale perché ci siamo divertiti a sfatare tutti i luoghi comuni sulla gravidanza: di solito si dice che è bella, ma non è completamente vero. Quei nove mesi sono anche pieni di scocciature e di momenti orribili, si combatte con mariti, suocere, mamme, amici. Insomma tutto quello che avete sempre pensato sulla gravidanza e non avete mai potuto dire perché altrimenti avreste fatto brutta figura l'abbiamo detto noi, tutto senza remore.

Cosa diresti, in una sola frase, ad uno spettatore per convincerlo a venire a vedere lo spettacolo?

Lo inviterei perché a mio avviso è molto divertente, è colorato, musicale, poi dura poco, e anche quello è un vantaggio: se non ti piace è un intramuscolo, un'ora e un quarto e sei fuori.



Impossibile non parlare della tua carriera: visto che siamo ad un esordio alla regia, cosa ricordi dei tuoi esordi da attrice? Qual è uno dei momenti più belli, o il primo che ti viene in mente, relativo ai tuoi inizi? 

I miei ricordi d'esordio sono un po' lontani ma nitidi e sono legati al primissimo spettacolo che ho fatto nella mia vita. Avevo 19 anni. Ricordo il provino che feci per la "Scuola delle mogli" di Moliere, al cospetto di Mario Scaccia, compianto e grandissimo attore nonché mio maestro. Io portai una scena, l'avevo preparata con impegno, e alla fine del mio provino sentii un signore applaudire dal fondo della sala. Era Mario Scaccia... in quel momento, in quel preciso istante, ho pensato che quello sarebbe stato il mio mestiere e non avrei potuto fare nient'altro nella mia vita se non questo mestiere. Fortunatamente mi presero a fare quello spettacolo, e ho debuttato nel teatro di Eduardo, al S. Ferdinando di Napoli, nel 1981. Un altro ricordo molto bello è il compimento dei miei 20 anni, sul palcoscenico, sempre con Mario Scaccia. Eravamo andati in scena, alla fine dello spettacolo - come di consueto - durante gli applausi lui appariva per ultimo e da solo. Ad un certo punto fece fermare l'applauso, venne in quinta dove aspettavo, mi prese per mano e nel silenzio più totale mi portò in proscenio. Davanti a 2500 persone silenziose io stavo letteralmente morendo di paura, pensavo mi rimproverasse, mi chiedevo cosa avessi combinato, fu uno di quei momenti in cui lì per lì ti senti morire. Invece lui disse solo: "Questa bambina oggi compie venti anni", con la sua voce un po' nasale. Eravamo al teatro di Valdagno, un cinema grandissimo, e quel momento io non lo potrò mai dimenticare. 

Poi, però, la carriera è proseguita ed è arrivato il successo: quali sono i lavori che ti hanno appassionata maggiormente?

Questo è stato l'inizio, in seguito sono stata molto fortunata. Tutta la mia carriera è costellata di ricordi incredibili, di doni che mi sono stati fatti dai miei maestri. Non faccio torto a nessuno, però, se dico che in linea di massima gli spettacoli che mi hanno dato di più - soprattutto da quando ho cominciato a scegliere cosa recitare - sono i grandi classici: Williams, Pirandello, Shakespeare. Questi sono quelli che amo maggiormente, rappresentano le prove da attrice più dure alla quale sono stata sottoposta. Ma mi hanno dato anche più soddisfazione perché mi hanno obbligato forzosamente a una crescita. Il grande classico, che sia Shakespeare, Pirandello. Williams o Cechov, ti mette con le spalle al muro. Non puoi portare il classico a te, devi tu fare lo sforzo di aderire al grande classico e quindi sei obbligato a crescere. Ovviamente ho tanti altri ricordi meravigliosi, ma farei torti a destra e a manca se provassi a elencarli tutti.



Che progetti ci sono a livello televisivo o cinematografico, invece, per il futuro prossimo?

Adesso c'è in uscita la quarta serie di "Che Dio ci aiuti" sulla Rai, in tanti la aspettano e posso assicurare che sarà molto divertente. Gli affezionati possono stare tranquilli: ci saranno le star delle passate edizioni, ma anche dei nuovi personaggi che non faranno sentire la mancanza di quelli che ci saranno meno. Gli attori del cast sono veramente forti. Un'altra cosa a cui tengo particolarmente è il film evento proiettato nella sale gli scorsi 29 e 30 novembre, che verrà trasmesso in marzo sulla Rai: il tema è la violenza sulle donne, è stata una operazione importante a cui tengo molto. Non mancano progetti, di cui però parlerò più avanti.

Una domanda per i lettori veliterni: conoscevi già Velletri o è la prima volta che ti trovi nella nostra città?

Non è la prima volta, ci sono stata altre volte a Velletri e in generale conosco abbastanza bene tutti i Castelli. In fondo ho passato più di qualche anno ad Ariccia, girando "Orgoglio", fiction che ebbe un successo clamoroso. Non sono nuova in queste zone, ho tante amiche che vivono qui ed è un territorio che conosco e a cui voglio bene.

Intervista a cura di Rocco Della Corte
Collaborazione: Sara Scifoni



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