Il 13 dicembre è il giorno in cui cade la ricorrenza del martirio di Santa Lucia, nota per essere la protettrice della vista. Non c'è modo più nobile di ricordarla se non attraverso le parole di Dante Alighieri, che le conferisce un ruolo di estrema rilevanza nei versi a lei dedicati.
di Sara Scifoni
Santa Lucia ebbe un ruolo cruciale nella stesura della Commedia, elaborata a posteriori rispetto ad alcune vicende biografiche dell'autore molto rilevanti. Nella vicenda dantesca si può individuare un parallelismo tra la biografia e il viaggio ultraterreno della Commedia: in entrambi i casi la donna è guida e speranza.
Nel Convivio III e IX (la cui stesura risale, secondo le ipotesi più accreditate, agli anni 1303-1304/1306-1308) Dante parla di una sua malattia agli occhi, che oggi i medici identificano con l'astenopia accomodativa (stress oculare provocante disagi nella vista) dovuta all’eccessivo tempo dedicato allo studio. Non è un caso che il figlio del poeta, Jacopo, sveli la devozione ardita del padre per la santa siracusana, protettrice della vista. Il Convivio fu lasciato incompleto per dare spazio alla stesura della Commedia (iniziata nel 1304-1305 o 1306-1307), in cui Lucia ha un ruolo fondamentale per il cammino dall'Inferno al Paradiso. La martire ha infatti il compito di intermediaria tra Dante e Beatrice, ed è affidato a lei l’onore di chiedere alla donna angelicata di soccorrere il poeta, perso nella selva del peccato (Inferno, II). Altro tema fondamentale nella Commediaè quello della luce, indicatrice della vicinanza a Dio: nell'Inferno il buio, nel Purgatorio il chiarore dell'alba o del crepuscolo e nel Paradiso bagliore intenso. Senza la vista, di cui Santa Lucia è protettrice, non c'è luce, senza contare poi che il praenomen latino Lucia non deriva da altro che da lux. La santa è infatti considerata la speranza illuminante: Dante durante la Commedia (Inferno V, Purgatorio V, Paradiso. III), parla delle tre donne benedette, che hanno permesso il suo viaggio ultraterreno e che possono essere considerate come l'equivalente paradisiaco delle tre fiere infernali (Inferno, I). La Vergine Maria rappresenta la Grazia preveniente, Beatrice la Teologia (grazia operante) e S. Lucia la Speranza (grazia illuminante). La poesia di Dante è l'espressione di una coscienza della realtà percepita come disintegrata e violenta, in cui c'è esigenza di verità e giustizia: Santa Lucia allora è proprio quella speranza contrapposta all'ingiustizia della vita terrena, salvezza dell'uomo reso cieco dall'oscurità del peccato; non è infatti una coincidenza che nel sogno diDante (Purgatorio IX) dietro all'Aquila, simbolo di giustizia, si celi la santa. Nella sua apparizione nel Purgatorio Santa Lucia, oltre ad essere una creatura celeste, acquisisce caratteri terreni quando prende tra le braccia Dante assopito, con un gesto materno, e lo porta all'entrata del Purgatorio per agevolarne l'ascesa verso il Paradiso. La concretezza fisica della Commedia è definita nel “realismo figurale” di Auerbach come la sussistenza dei caratteri storico-terreni nei personaggi danteschi, con il fine di creare per il lettore un'atmosfera di drammatico empirismo. La stessa descrizione di Dante a proposito del pianto pietoso (Inferno II) e degli “occhi belli” di Santa Lucia conferisce fisicità al poema. Il viaggio di Dante si conclude in Paradiso, dove la martire è posta nella “beata corte del cielo”, accanto a Sant'Anna, madre della Vergine e dove il poeta le porge il suo ultimo saluto (Paradiso XXXII). La «nimica di ciascun crudele», come è descritta dal poeta nel Convivio (III e IX), è quindi il necessario anello di congiunzione tra la selva del peccato e il Paradiso nel cammino ascetico-contemplativo di Dante Alighieri: Santa Lucia è colei che permette la visione della luce paradisiaca e della “beata corte del cielo”.