Il Vangelo dal volto umano di don Gaetano Zaralli.
di Gaetano Zaralli
Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?». Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: «Sono io» e: «Il tempo è prossimo»; non seguiteli. «Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine». Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (Lc 21,5–19).
Commento
La vita di un essere umano è come una bella storia di cui si vuole conoscere ad ogni costo “la fine”, lasciando nel dimenticatoio “il fine” principale per cui questa si concretizza nei giorni che scorrono.
Se si legge la pagina del vangelo di Luca con superficialità si corre il rischio di cogliere la drammaticità dei segni che dovrebbero accompagnare la fine dei tempi, senza vedere chiara la volontà di Cristo che con quei segni vuole scuotere le coscienze.
Da una parte potrebbe esserci la banale curiosità di sapere sul “come e sul “quando” certi
fatti accadranno, dall’altra dovrebbe esserci la scrupolosa attenzione su l’invito di aderire con costante intendimento al messaggio dell’amore.
Le generazioni pellegrine sulla terra, sconquassate dal frastuono di ricorrenti disastri, sempre hanno avuto bisogno di essere rassicurate da qualcuno che fosse capace di controllare le forze avverse della natura, non è il caso perciò di infierire ulteriormente con altrettante minacce,per giunta profetiche, sulla paura di chi ha già paura.
Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta.
Il “Tempio” che si lascia ammirare nella sua umana bellezza, richiama alla mente altri templi, altre costruzioni, non necessariamente di sassi, che nella Chiesa proliferano, dando la sensazione di grandezza e di potenza.
Se l’attenzione si spostasse solo di qualche metro dai cupoloni che svettano superbi nei cieli alle realtà più terra terra di tante parrocchie, l’osservatore potrebbe scoprire che, nonostante la grandiosità dell’istituzione, alla base della Chiesa si sta verificando un crollo costante a partire dalla partecipazione ai sacramenti.
Questo vi darà occasione di render testimonianza.
Non sono le persecuzioni e le rivoluzioni a segnare la fine del mondo cristiano, ma è l’indifferenza a minare la salute del Popolo di Dio. . . Non sono le guerre e i cataclismi a far traballare la fede dei battezzati, ma è la staticità a fare stragi di intelligenze e di volontà desiderose di mutamento. Ben venga allora la testimonianza e la perseveranza.
Alla perseveranza pensiamo noi, sempre attenti a non scambiarla con la testardaggine e la cecità.
Alla testimonianza ci sta pensando Francesco. Chissà che col suo esempio non riesca a combinare qualcosa di buono.